CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 106 antimeridiana del 21 luglio 2005


Il Consiglio si è riunito sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda.

Dopo alcune sospensioni della seduta (e conseguenti rinvii) a causa della scarsa affluenza di consiglieri in Aula, il presidente ha, quindi, aperto la seduta ponendo in discussione il primo punto all'ordine del giorno.

Esame Proposta di legge n. 89/A - Norme
per unioni di Comuni e Comunità montane.

Nell'illustrare il provvedimento, il relatore on. Peppino Balia (Misto SDI-SU) ha premesso che la legge intende riorganizzare le politiche di sussidiarietà ed ha sottolineato che la legge in discussione è paradigmatica, in quanto è la prima legge di riforma di questa legislatura, alla quale la Prima commissione presto farà seguire altri importanti provvedimenti.  Osservando che la Commissione con questa legge avrebbe potuto "scegliere una strada minimalista", ma che un'operazione di questo tipo non sarebbe stata l'avvio di un reale processo riformatore ed avrebbe al massimo potuto tamponare discrepanze macroscopiche, Balia ha ricordato, come questa legge ha evidentemente dovuto tenere conto del nuovo assetto delle province. Pertanto nel dettare le nuove regole per la Comunità montane, disciplina anche le Unioni dei Comuni interprovinciali prevedendo anche un adeguato sostegno per i Comuni più piccoli.
Il primo importante principio di fondo, ha osservato l'oratore, riguarda il fatto che le unioni di Comuni assurgono al ruolo di Enti locali, e che le diverse Comunità montane diventano Unioni di Comuni montani. Sottolineando, quindi, il processo di delegificazione che la Commissione a voluto privilegiare, Balia ha poi precisato, in dettaglio, le funzioni assegnate alle nuove unità entità, anche sulla base del programma che sarà elaborato in base alla nuova legge. A questo riguardo il relatore ha analizzato la nuova normativa, sia per quanto riguarda le normali associazioni di Comuni, ma anche per quelle Unioni che sono particolarmente caratterizzate in quanto Comunità montane (alle quali sono attribuite per questo specifiche competenze relative agli specifici benefici previsti per le montagne). Dopo aver, quindi, illustrato l'articolazione degli organi delle Unioni dei Comuni, dal presidente (scelto fra i sindaci dei Comuni interessati), all'organo esecutivo, Balia si è, quindi, soffermato sugli aspetti finanziari precisandone i meccanismi ed in particolare l'assegnazione delle necessarie risorse economiche. Ha, quindi, concluso approfondendo la parte della legge relativa agli aiuti a favore dei piccoli Comuni, sottolineandone l'importanza e il valore specifico.

Ha aperto la discussione generale della legge l'on. Gianbattista Orrù (DS), il quale ha detto di condividere pienamente la sostanza dell'intervento del relatore.
"È la secondo occasione importane in cui la Regione utilizza le proprie prerogative in materia di istituzioni locali", ha ricordato Orrù, che ha sottolineato come la prima occasione sia stata rappresentata dalla istituzione delle nuove Province. Si dà il via, secondo Orrù, con questo provvedimento , ad un importane processo di riforma che non è dettato dall'esterno, ma nasce all'interno. C'è l'esigenza, in vero, ha precisato l'oratore, di un percorso riformatore più ordinato e più lineare che parta delle modifiche statutarie per calare poi sugli assetti successivi. Certo, ha sottolineato, bisogna anche tenere conto dei bisogni urgenti del territorio; ma occorre fare in modo che le attuali riforme possano omogeneizzarsi con le future riforme statutarie. Non nascondendo, tuttavia, le forti contraddizioni che le nuove Province e le 25 Comunità montane pongono, anche sul terreno delle funzioni trasferite, Orrù ha detto che non ci si può, quindi, limitare a quanto fatto finora. Dopo avere, infine, ricordato le gravi problematiche delle zone interne, l'esponente diessino ha approfondito alcune tematiche di ingegneria istituzionale che caratterizzano il provvedimento.

È, quindi, intervenuto l'on. Nanni Moro (AN), che ha espresso il convincimento che il provvedimento avrebbe avuto necessità di maggiore approfondimento e di ben maggiori spazi di confronto con le autonomie locali. Moro ha stigmatizzati quello che ha definito "dogmatismo fondamentalista" del presidente della Regione che ha spinto il Consiglio regionale al ruolo di "zona grigia" delle istituzioni regionali. "Si procede in modo scorretto", a giudizio dell'oratore, il quale ha criticato la "pomposità" dell'annuncio del Consiglio delle autonomie locali. Dopo avere espresso severe critiche , anche molto forti, sulle politiche di riforma, ma anche su quelle di sviluppo, adottate dalla Giunta e dalla maggioranza, Moro ha ribadito, quindi, "il ruolo di supplenza" che il Consiglio dovrà assumere.
Proseguendo il suo intervento il consigliere di Alleanza Nazionale ha, quindi, riproposto la questione dei maggiori approfondimenti che la riforma in esame avrebbe dovuto avere, anche in considerazione del ruolo delle nuove Province. La Giunta e la maggioranza  "stanno manifestando un forte strabismo" in tema di riforme, ha detto Moro, non vi è dubbio , ha concluso, che le zone montane necessitano  di interventi seri; ma la risposta non può essere frammentata e polverizzata "con la duplicazione di centri di potere inutili in cui la sinistra e maestra".

L'on. Renato Cugini (DS) ha detto che la proposta di legge all'esame del Consiglio è coerente al programma della maggioranza. Per l'esponente dei Ds c'è necessità di un riordino della materia e l'obiettivo del Consiglio deve essere solo quello di produrre delle norme a favore degli interessi della Sardegna. Il consigliere regionale diessino è stato molto critico nei confronti dei numerosi emendamenti presentati: "Se è un mezzo per incentivare il dialogo e approfondire la legge - ha detto - va bene, ma se si tratta di un mezzo per fare contrapposizione avete scelto la strada sbagliata".  Per Cugini la fase storica delle Comunità montane si è, ormai, conclusa. Pertanto, c'è bisogno di un intervento straordinario e duraturo che limiti il numero delle Comunità montane a quei Comuni che ne hanno effettivamente bisogno. La maggioranza, infatti, ha ormai abbracciato la logica di snellimento delle procedure. "Dobbiamo essere realistici - ha proseguito Cugini - andare avanti nelle riforme e dare risposte alle popolazioni". Il consigliere dei Ds ha espresso il dubbio che esista in Consiglio, da parte di tutti,  una vera volontà riformatrice. Questo si evince anche dal numero degli emendamenti presentati che ripropongono una logica campanilistica e schemi da tempo superati. E' necessario, invece,  procedere con una logica nuova che abbia l'obiettivo di riformare,  di confrontarsi e di eliminare le Comunità montane inutili.

L'on. Matteo Sanna (AN) ha detto che l'on. Cugini parlava al Consiglio ma in realtà voleva essere ascoltato da qualcun altro. Anche l'on. Sanna è d'accordo che una riforma è necessaria però il criterio dell'altitudine assunto nella proposta di legge è insufficiente ed è in antitesi con le scelte fatte dalla Comunità Europea che utilizza i parametri socio-economici. Sanna ha anche chiesto maggior attenzione per le piccole realtà che non possono essere cancellate totalmente. "Il contributo che le Comunità montane possono offrire può essere enorme - ha concluso l'esponente di AN - e nella riforma bisogna tener presente anche della posizione dei piccoli comuni che solo per una logica altimetrica sono fuori dalle comunità montane previste da questa legge".

L'on.  Paolo Maninchedda (Progetto Sardegna) ha ricordato che questa proposta di legge è di iniziativa consiliare ed è profondamente innovativa. "Con questa legge il Consiglio - ha detto il presidente della prima commissione consiliare - sta dimostrando di produrre innovazione e giustizia". Un segnale positivo da parte dell'Assemblea che rischia  di subire "una mutazione pericolosa". Si sta assistendo, infatti, in tutto il mondo, all'aumento delle competenze degli esecutivi a scapito di quelle dei consigli regionali. "Ormai - ha proseguito - anche da noi il potere è stato dato più ai governatori che ai consigli regionali, più ai sindaci che ai consigli comunali. Stiamo assistendo alla centralizzazione delle decisioni. Anche per questa legge si sono verificate proposte di "rimodellamento" che ritengo ingiuste e ingrate per il lavoro svolto. Non è vero che la concentrazione del potere delle decisioni è più efficiente del confronto democratico. Spesso la concentrazione del potere produce risultati pessimi". Maninchedda ha illustrato alcuni dati. L'assessorato dell'Agricoltura ha speso appena lo 0,37%, il turismo il 4,4%, la pubblica istruzione il 14%. "Così non funziona - ha ribadito - e a questo si aggiunge  qualche innovazione amministrativa che lascia perplessi.  Questa legge oggi in discussione parte dalla convinzione che si cambia la Sardegna esaltando le competenze. E' una legge federalista che "spalma il potere" e che, per la prima volta, tende ad aggregare i Comuni ponendo al primo posto le comunità e dopo l'istituzione che le governa. E', inoltre, una  legge che finanzia non la gestione ma gli investimenti". Per Maninchedda questa è la prima vera grande legge di riforma che non merita il grande numero di emendamenti presentati.

Per l'on. Oscar Cherchi (UDS) l'unico obiettivo di questa proposta di legge è il riordino e la razionalizzazione a tutti i costi. "Stiamo perdendo una grande occasione perché questa legge, che sarà approvata con il voto della sola maggioranza, firma la condanna a morte di tutte le Comunità montane e dei territori dell'interno. Per L'on. Cherchi non si possono fare generalizzazioni: "a prima vista è condivisibile la volontà di riordinare la materia, ma non tutto va eliminato". L'esponente dell'Uds ha avvertito la maggioranza che approvando la legge dovrà farsi carico di tutte le conseguenze. Il riordino delle comunità montane rischia, infatti, di trasformarsi in un'operazione politica contro i piccoli Comuni e contro le popolazioni che perderanno ingenti risorse finanziarie. Per Cherchi, inoltre, non si può ragionare in termini solo di altimetria ma si deve tenere conto di altri parametri come lo sviluppo e lo spopolamento.

Due i temi principali toccati dall'on. Giuseppe Cuccu (La Margherita): la necessità che pari dignità rispetto a Comunità montane e Unione di Comuni sia riservata anche ad altre forme associative (ha citato il caso emblematico di "Sa corona arrubia", che ha consentito a quel territorio di uscire dall'anonimato attraverso una serie di iniziative di spessore); il segnale di attenzione che la legge dà alle zone interne, dov'è necessario valorizzare il potenziale turistico, agroalimentare, dei saperi e dell'ambiente che queste aree possiedono. La condizione di sviluppo dipende - a suo giudizio - dalla capacità di mantenere "un'armonica distribuzione delle popolazioni in tutto il territorio". Lo spopolamento è, infatti, legato al rischio geologico segnato dal ripetersi di disastri ambientali. L'ambizione della legge è, perciò, quella di mettere in rete iniziative per rilanciare il territorio: "è solo un inizio", ha precisato, dal quale, tuttavia, Marmilla, Ogliastra e Barigadu, per fare alcuni nomi, possono attendersi l'avvio di un processo di sviluppo.

Una riforma inappagante, l'ha definita invece l'on. Andrea Biancareddu (UDC), che, anzi, riforma non è, ma solo l'occasione "per tagliare la testa ad amministratori nominati dalla giunta precedente". Niente di male, se le intenzioni fossero manifeste. Biancareddu ha ricordato come la metà delle Comunità montane (13 su 25) erano, ad un controllo sui bilanci effettuato un paio di anni fa, "in dissesto finanziario". Cancellarle o tenerle in piedi non deve essere una scelta legata a timori infondati (non c'è lo spauracchio di dover rinunciare ai fondi per la montagna. E' sufficiente prevedere in legge che questi vengono assegnati alle Province, come avviene in Sicilia. Saranno le Province a individuare i Comuni montani ed a canalizzare le risorse) o al tentativo di far mantenere la poltrona a qualche amico. Ci sono - ha ricordato - situazioni paradossali che classificano "montani" Comuni come quelli della Gallura che si affacciano sul mare, o Quartu, oppure Villasimius; mentre vengono esclusi altri (come Laerru) che invece del territorio montano ha tutte le caratteristiche. Una riforma che non corregge queste situazioni, è una "riforma barzelletta".
Se si vuole fare una legge che metta ordine ed eviti i paradossi, "si potrebbero trovare in quest'aula facili convergenze", ma se si continuerà ad asfaltare la strada del molo vecchio in un paese di mare (che è montano solo perché, per avventura, nel proprio territorio ha un picco montuoso di 500 metri), sottraendo risorse ad altre aree, allora il discorso diventa propagandistico.


I lavori riprenderanno
nel pomeriggio, alle ore 17.