CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 98 antimeridiana del 23 giugno 2005


Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Claudia Lombardo.

Discussione Mozione n. 38 sulle servitù
militari e Interpellanza n. 87 protocollo
sugli indennizzi ai pescatori

Il Consiglio ha ripreso stamattina la discussione della mozione del centrosinistra e dell'interpellanza del centrodestra sulle servitù militari. Ieri sera, a dibattito non ancora concluso, era intervenuto il presidente della Regione, on. Soru, che, per impegni precedenti, oggi non poteva essere in Aula.

Nel primo intervento, l'on. Eugenio Murgioni (Fortza Paris) ha ricordato che le moderne tecnologie militari consentono di utilizzare territori meno vasti del passato. Ma in Sardegna questa evoluzione non ha portato alcun beneficio, se i vincoli sono rimasti più o meno gli stessi del passato. A soffrire di questa situazione non sono soltanto i pescatori di Teulada e di Sant'Anna Arresi, "espropriati" per mesi del loro mare; ma anche quelli di altre località, ad esempio Porto Corallo, dove 14 barche e 45 lavoratori sono condizionati dalle servitù che gravano nel comune di Villaputzu (tremila ettari e 12 km di coste). Se le basi militari per alcuni paesi sono considerate una risorsa, "bisogna saper valutare i pro e i contro di questa presenza che, comunque, non deve mai confliggere con le esigenze dell'economia locale". Da parte della Regione ci dovrà essere la fermezza necessaria, ma senza alcuna inclinazione alla demagogia: è indispensabile un'indagine precisa sulle servitù compatibili e sulle reali ricadute economiche, per decidere di conseguenza. La presenza militare è difesa da alcune popolazioni, che ne apprezzano i benefici: in questo caso - ha suggerito Murgioni - è opportuno che nella trattativa negoziale con lo Stato sia introdotta una clausola, che consenta il trasferimento in Sardegna dei militari sardi dislocati in altri contingenti e che ne abbiano fatto richiesta.

"Qualcosa sta cambiando a proposito delle servitù: da un lato, la determinazione del presidente Soru nel difendere i nostri diritti di popolo libero; dall'altra un barlume di consapevolezza da parte dello Stato, che deve ridurre il peso eccessivo della presenza militare". Lo ha detto l'on. Carmelo Cachia (Insieme per la Sardegna) ricordando come debba essere tenuto presente il peso economico, i rischi ambientali e le forte limitazioni alla libertà delle popolazioni che, in alcuni casi, questa presenza genera. La battaglia per gli indennizzi ai pescatori è l'inizio di un percorso. Condivisibile, perciò, il richiamo preteso da Soru, nel protocollo integrativo, alle precedenti intese Stato-Regione (Spadolini-Melis e D'Alema-Palomba), a quelle, sorprendentemente, il sottosegretario Cicu assegna scarsa rilevanza giuridica e politica, sminuendo le istituzioni che un rappresentante del Governo dovrebbe invece riconoscere. Ricordando che al primo posto vanno messi i problemi di natura sanitaria, per la presenza degli armamenti usati, l'on. Cachia ha ricordato la vicenda dell'uranio impoverito, utilizzato per alcuni proiettili, al quale c'è il timore che siano legate patologie tumorali. Il dubbio non aiuta quelle popolazioni (dove peraltro l'incidenza di casi è fuori norma) e le costringe a vivere in una condizione di stress che non aiuta la salute.

"Un pugno di mosche", per l'on. Giuseppe Atzeri (Misto-Psd'Az) la lunga, estenuante battaglia per "liberarci da questa invasione pacifica e subdola" che mortifica l'autonomia e la libertà dei sardi. Vent'anni e più non sono bastati ed anche il mitico accordo Spadolini-Mario Melis non ha dato i risultati sperati. Deluso perché il presidente Soru non abbia atteso la conclusione del dibattito in Aula, mostrando "scarso rispetto verso il Consiglio", Atzeri ha detto che è giunto il momento di dire basta alla continua violenza esercitata "dal potere degli Stati maggiori" nei confronti dell'Isola, che ha duramente pagato il prezzo "dell'accordo vigliacco" fra Andreotti e il governo Usa, per una base militare pericolosa e top secret.

Anche l'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha espresso un giudizio fortemente critico per l'assenza del presidente Soru ("nessun impegno è maggiore: l'assenza dimostra scarsa considerazione del Consiglio") e per l'atteggiamento demagogico del centrosinistra "che rischia di dividerci anche su argomenti di grande condivisione"; quel centrosinistra - ha aggiunto - che nella scorsa legislatura non consentì al Consiglio di pronunciarsi sulla "Sardegna terra di pace e di amicizia", il cui richiamo contenuto nell'incipit della mozione è, perciò, improprio. Le servitù militari sono argomento complesso e difficile da risolvere: oggi si dà la croce addosso a un governo nazionale di segno politico diverso rispetto a quello regionale; ma né Prodi, né D'Alema, da premier, erano riusciti a combinare molto. Anzi, se qualche passo avanti è stato fatto, ciò è avvenuto col governo Berlusconi. Infine, l'on. Ladu ha sostenuto la necessità dell'intesa fra Regione e comuni interessati; questi ultimi - ha detto - si sentono scavalcati e non vogliono privarsi della presenza militare (è il caso di Macomer) che dà respiro all'economia locale.

Definendo "la presenza militare un tumore sociale che genera tumori reali", l'on. Antonello Licheri (PRC) ha sostenuto che i danni di questa presenza colpiscono, in modo irreversibile, ambiente e società. E' legittima l'ambizioni dei sardi di liberarsi di questo peso e di tornare in possesso di territori negati a qualsiasi attività ("quelli di Teulada - ha aggiunto - destinati alla riforma agraria, sono stati chiusi da filo spinato" e divenuti off limits per la popolazione. Ora quei territori sono una "immensa discarica bellica"). Licheri ha chiesto che, nelle trattative negoziali, la Regione mostri fermezza su tre punti: i trattati segreti con gli Usa devono essere resi pubblici; la presenza militare va ridiscussa globalmente; i territori devono essere bonificati a spese dello Stato.

L'on. Mario Diana (AN) ha definito "poco corretto" il comportamento del presidente della Giunta, Soru, che ieri ha chiesto di intervenire alla fine della seduta pomeridiana. Il capogruppo di Alleanza Nazionale ha ricordato che ieri pomeriggio la seduta era iniziata con un'ora di ritardo proprio per l'assenza in Aula del presidente della Regione, che era andato a Sant'Antioco "con pochi amici" ad incontrare i pescatori, senza avvertire il Consiglio. Per Diana questo comportamento è stato una scorrettezza. Inoltre, il consigliere regionale ha definito "una bella mossa" del centrosinistra quella di presentare (oltre all'interrogazione della minoranza) una mozione, che ha fatto sì che i due argomenti  fossero accomunati. "In quest'Aula c'è la volontà di aggirare le norme e di strumentalizzare la battaglia dei pescatori".

L'on. Franco Oppi (UDC) ha sollecitato il presidente del Consiglio ad applicare il regolamento. Per il capogruppo dell'Udc è in corso una telenovela. "Voi sollecitate l'unità - ha detto rivolgendosi alla Giunta e alla maggioranza - ma unità non ne volete, voi volete solo utilizzare la gente". Per l'on. Oppi, quando il presidente Soru dice "sono pronto a firmare" sottintende che sempre tutto è condizionato al suo volere. Per Oppi i due argomenti (servitù militari e indennizzi) dovevano essere discussi separatamente. Oppi, poi, ha chiesto notizie sulla firma del protocollo d'intesa sugli indennizzi da parte del presidente Soru. "Il presidente ieri in Aula ha detto: fra un'ora firmerò, ma ha firmato?" Il capogruppo dell'Udc ha ricordato, ancora una volta, che il suo partito è favorevole  alla riduzione di alcune servitù militari, ma non è d'accordo a dismetterle tutte. 

Per l'on. Stefano Pinna (Progetto Sardegna) il merito della mozione presentata è anche quello di consentire al Consiglio di affrontare il problema dell'autonomia. La mozione, infatti, risponde a una doppia logica: risolvere il problema contingente e aprire una riflessione più ampia sul peso delle servitù militari, sulla loro condizione e sulla loro ricaduta in Sardegna. Per il capogruppo di Progetto Sardegna,  uno Stato è forte se ha la capacità di custodire e valorizzare l'autonomia. Non c'è crescita se non c'è autonomia, non c'è autonomia se non c'è la possibilità di controllare il territorio.

L'on. Antonio Biancu (La Margherita) ha espresso condivisione per la mozione presentata dal centrosinistra e ha definito "ostruzionistico" il comportamento del sottosegretario Cicu, che ha voluto un braccio di ferro con la Sardegna, colpevole solo di essere una regione governata dal centrosinistra. L'on. Biancu ha ricordato che la ripartizione delle servitù fra le varie regioni italiane (60% in Sardegna, 30% in Friuli, il resto suddivise tra le altre 18 regioni) non è accettabile. La situazione, nella ultima legislatura nazionale, è anche peggiorata: c'è stata, infatti, la progressiva riduzione del demanio delle servitù militari in Friuli e in Sicilia, ma non in Sardegna. Per Biancu questo stato di cose è inaccettabile e le istituzioni regionali devono richiedere, formalmente e con determinazione, l'avvio di un confronto con lo Stato. "La Regione - ha concluso Biancu - è schierata dalla parte dei lavoratori e questa mozione ne è la dimostrazione. Quindi, l'approvazione di questa mozione significa riaffermare il diritto della nostra regione di programmare il proprio futuro. Noi vogliamo che la Sardegna collabori alla pace, ma nella stessa misura di tutte le altre regioni italiane".

L'on. Siro Marrocu (DS) ha detto di essere in totale sintonia con il presidente della Regione  e con la giunta. "La complessità del problema (che deve essere affrontato in un'ottica nazionale e internazionale)  impone serietà". Per il capogruppo dei Ds bisogna decidere quale strategia si deve portare avanti. Non può essere tutto ridotto alla polemica politica. Marrocu ha detto di aver incontrato più volte i pescatori della Sardegna, sempre per problemi riguardanti gli indennizzi. "Vorrei poterli incontrare per parlare di politiche di sviluppo". 

L'on. Giorgio La Spisa (FI) ha affrontato vari aspetti dell'argomento all'ordine del giorno del Consiglio. Prima di tutto il rapporto tra la Regione (e tutte le amministrazioni locali) e lo Stato. Deve esserci un confronto serio che coinvolga tutta la popolazione sulla presenza dei militari in Sardegna. "Credo sia tempo di portare a Roma posizioni forti, ragionate e serie e, con dati reali, chiedere un progressivo ridimensionamento delle servitù militari, tenendo però presente anche lo sviluppo della Sardegna. Per la Spisa, infatti, la presenza militare non è solo legata ai problemi della base di La Maddalena o di Teulada, ma vuol dire anche controllo, presidio dei territori, garanzia per i cittadini anche sul piano economico. La Spisa ha  smentito l'affermazione di chi sostiene che dal 1981 ad oggi non si è fatto nulla. "In questi ultimi 20 anni sono stati dismessi ben 216 immobili, si sono ridotte alcune basi, trovati accordi per Macomer, si è abbattuto il muro militare del porto di Cagliari".  La Spisa ha auspicato l'apertura di un confronto serio con lo Stato, che si basi su un metodo e non si ricerchi lo scontro a tutti i costi, come è successo fino a questo momento. "Noi presenteremo un nostro documento - ha concluso - perché sia chiaro a Roma che una parte del Consiglio regionale non condivide le posizioni oltranziste di questo presidente".
Con l'intervento dell'on. La Spisa si è conclusa la discussione sulla mozione e sull'interpellanza. I lavori sono stati sospesi per qualche minuto, per consentire la presentazione degli ordini del giorno.   

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato la presentazi9one di due distinti ordini del giorno, il primo, della maggioranza, che sostiene e condivide l'operato della giunta Soru,; il secondo, dell'opposizione, che non condivide le scelte fatte dall'esecutivo. Gli ordini del giorno sono stati "dati per illustrati" e posti in  votazione dallo stesso presidente Spissu.

Intervenendo per dichiarazione di voto, l'on. Antonello Liori (AN) ha svolto una serie di considerazioni critiche sulla azione della maggioranza anche su questa materia, sottolineando come la presenza dei militari, pur nella difficoltà delle questioni che ciò pone, ha avuto anche ripercussioni benefiche dal punto di vista economico, ma ha anche in qualche modo ostacolato l'aggressione selvaggia al territorio dal punto di vista ambientale. Ma c'è un punto importate, ha concluso, e riguarda il futuro dei territori che verrebbero liberati dalle dismissioni.

Il voto contrario  all'ODG n. 1 è stato annunciato dall'on. Mario Floris (Misto - UDS), sia per questioni formali , ma anche per ragioni di democrazia sostanziale. Osservando come  certe decisioni di grandissimo peso vengano assunte ormai oltre i confini nazionali, ha sottolineato che si devono conoscere esattamente i termini concreti delle eventuali dismissioni, per poter assumere decisioni che devono essere concertate attraverso una azione unitaria. Decisioni che molto spesso travalicano il potere stesso del presidente della Giunta. "Occorre restituire al Consiglio la dignità che gli compete", ha concluso Floris.

Il voto favorevole all'ODG n. 1 è stato annunciato dall'on. Luciano Uras (PRC), il quale ha sottolineato come tale ordine del giorno non abbia alcuna connotazione ideologica. Contestando le argomentazioni sulle ricadute economiche derivanti dalla presenza militare, fatte dal centrodestra, Uras ha respinto le critiche di "pacifismo di maniera" lanciate dalle opposizioni, precisando i valori reali di una politica di pace e di amicizia fra i popoli.

Voto contrario all'ordine del giorno n. 1 , invece, da parte dell' on. Ignazio Artizzu (AN), che ha criticato "la strumentalizzazione del problema dei pescatori" fatta dal presidente Soru. È stato un approccio sbagliato e discutibile della questione, ha proseguito, criticando il pacifismo di stampo comunista, che viene spesso propagandato, osservando che il comunismo non si sposa bene con i valori della pace. Ha, quindi, definito il presidente Soru "girofondista", perché solleverebbe un problema e vi girerebbe attorno senza costrutto.

Il voto contrario all'ODG n.1 è stato annunciato anche dall'on. Mariano Contu (FI). "C'è il desiderio di distrarre l'attenzione da problemi reali", ha denunciato Contu, che si è soffermato su talune vicende riguardanti la protesta dei pescatori. Contu ha analizzato, quindi, alcuni punti contenuti nel protocollo Stato - Regione ed ha concluso criticando l'atteggiamento assunto dal presidente della Regione.

No all'ODG anche da parte dell'on. Matteo Sanna (AN), che ha riferito del malcontento esistente a La Maddalena per le decisioni del presidente della Regione, manifestato anche da parte di esponenti locali aderenti alle forze di sinistra. Osservando il grosso peso delle ricadute economiche, derivanti dalla presenza americana nell'arcipelago, ha definito strumentale e demagogico l'ODG della maggioranza.

Favorevole all'ODG n. 1 si è detto l'on. Elio Corda (Progetto Sardegna), che ha subito ricordato, con dati e cifre, il peso della presenza militare in Sardegna. Corda ha posto con forza l'esigenza di una ricontrattazione della presenza militare, ricordando come non vi sia possibilità di "monetizzare" in alcun modo il rischio di gravi danni alla salute, derivanti dalla presenza dei sottomarini atomici.

Anche i Riformatori, a nome dell'on. Pierpaolo Vargiu, hanno annunciato il voto contrario all'ODG n. 1. Quando si parla di servitù militari occorre reinquadrare sempre il contesto. Come è possibile che 40 o 50 anni fa furono accettati, da insigni politici sardi, tali vincoli? Evidentemente il contesto storico lo rendeva necessario.  Ma ancora oggi non viviamo in un mondo completamente pacificato, il che deve fare riflettere. È evidente che vi è, oggi, la volontà di tutti di dismettere le servitù, ma attraverso un percorso concreto e realistico, che consideri  ogni ricaduta delle azioni intraprese.

Favorevole all'ODG n.° 1 si è detto l'on. Silvio Cherchi (DS), che ha respinto le critiche avanzate dall'opposizione ed ha osservato che il peso delle servitù è eccessivo e sono stati disattesi gli impegni presi dallo Stato nel passato. "Non si tratta di cacciare via i militari, e riconosciamo la difficoltà del problema che chiama in causa accordi istituzionali" ha detto: si tratta però di riaprire il confronto con il Governo, ponendo alcune priorità.

Voto favorevole anche da parte dell'on.  Maria Grazia Caligaris (Misto-SDI-SU), per la quale le servitù non possono bloccare lo sviluppo. Le opportunità dipendono solo dall'autodeterminazione.

Contrario all'ODG n. 1 l'on. Roberto Capelli (UDC), per il quale il Consiglio è sempre più lontano dagli interessi reali della gente. Per contro, solo politiche inadeguate, da parte della Regione, in tutti i settori economici e sociali. Quanto sta a cuore, realmente, questo problema alla gente? si è chiesto Capelli, ricordando, per contro, tutti quei problemi di carattere economico che attanagliano la Sardegna. L'approccio corretto è quello istituzionale, come ha proposto l'on. Floris, ha proseguito l'oratore, il quale ha auspicato che si affrontino, alfine, i problemi veramente urgenti.

Per l'on. Giuseppe Balia (Misto-SDI-SU), che ha annunciato il voto favorevole all'ODG n.1, sono infondate le critiche giunte dall'opposizione. Ricordando precedenti interpellanze consiliari, sulla esigenza di ricontrattazione della presenza militare, ha detto che si tratta di una più che giusta rivendicazione.

Ha confermato il proprio voto contrario l'on. Attilio Dedoni (I Riformatori), riprendendo e condividendo quanto affermato dall'on. Floris, circa la necessità di una discussione sui dati reali e certi delle problematiche sulle servitù. Un dibattito in Consiglio che è organo istituzionalmente deputato ad affrontare questi problemi..

Per l'on. Paolo Pisu (PRC) occorre respingere le distorsioni propagandistiche venute dai banchi delle opposizioni. Ha polemizzato con i banchi delle opposizioni sulle radici fasciste o comuniste, affermando che la posizione del suo partito è chiara. La guerra fredda è finita, né il terrorismo internazionale può essere pretesto per le servitù, ha detto Pisu. Che ha concluso ribadendo che il peso delle servitù è eccessivo.

Il voto favorevole è stato preannunciato anche dall'on. Giovanna Cerina (Progetto Sardegna), che ha sottolineato l'utilità del dibattito sviluppatosi e il valore positivo dei documenti presentati. Occorre che si risvegli nella comunità il valore di questa battaglia, che deve essere comune a maggioranza e opposizione. Una valenza diversa: questo è il significato del dibattito.

Dopo le dichiarazioni di voto, l'assessore Gian Valerio Sanna ha accolto l'ODG n. 1 e ha respinto l'ODG n. 2.

Ritenendo, tuttavia, insufficiente la conclusione di questo dibattito per la non trovata unità di intenti, ha difeso l'operato del Presidente della Regione, che ha manifestato un atteggiamento fermo e per niente altalenante. Facendo riferimento ai rischi derivanti dallo stoccaggio, in Sardegna, anche degli armamenti dell'ex Jugoslavia, ha risposto a Floris ricordando che l'autonomia non si conquista con atteggiamenti di compiacenza.

Concluse le dichiarazioni di voto, il Presidente ha posto in votazione entrambi gli ordini del giorno, perché "non del tutto in contrasto" tra loro.

L'esito sull'ODG n. 1 è stato il seguente: presenti 73, votanti 73, sì 44, no 29, astenuti nessuno. L'ordine del giorno è stato approvato.

L'esito del voto sull'ODG n. 2 è stato il seguente: presenti 73, votanti 70, sì 27, no 43, astenuti 3. Il documento della opposizione è stato, quindi, respinto.

Il Presidente ha chiuso i lavori del Consiglio.


Il Consiglio regionale
sarà riconvocato a domicilio