CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 96 antimeridiana del
22 giugno 2005
Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu.
In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:
Il primo argomento preso in esame dall'Aula è stata l'interpellanza del centrodestra (primo firmatario l'on. Giorgio Oppi, UDC, che ha illustrato il documento) sul ritardo nell'istituzione di una "casa di cura e custodia giudiziaria" dei malati psichiatrici; il provvedimento, adottato dalla precedente Giunta, che si proponeva di realizzare "una struttura particolare", concordata con la Procura della Repubblica, considerata la gravità del fenomeno ("la Sardegna ha il più alto tasso in Europa dei suicidi in carcere"), è stato revocato dalla Giunta attuale "senza un valido programma alternativo, fondato su basi scientifiche", una decisione che ha il sapore "di una decisione esclusivamente politica".
L'on. Oppi ha sostenuto la necessità di una struttura che si prenda cura dei detenuti affetti da gravi patologie della psiche, non potendo il carcere fornire alcun percorso terapeutico ed essendo, comunque, necessaria una forma di custodia, perché si tratta, spesso, di detenuti con a carico gravi reati, senza la quale mancherebbe la prevenzione "alla reiterazione del crimine".
La struttura in questione - che sarebbe dovuta essere ubicata nel Comune di Ussana - prevedeva anche un intervento riabilitativo e di reinserimento sociale ed avrebbe consentito il ritorno a casa di circa una settantina di pazienti, trasferiti negli ospedali psichiatrici giudiziari del Continente, aggravando, col disagio dei familiari, un problema già grave.
L'assessore della Sanità, Nerina Dirindin, ha assicurato di conoscere bene, sotto questo profilo, il problema della Sardegna, che detiene il record del trattamento sanitario obbligato, ma ha difeso il provvedimento di revoca perché il progetto "replicava gli ospedali psichiatrici giudiziari", sulla cui utilità gli esperti sollevano molti dubbi, anziché proporre un servizio più efficace nelle risposte e rendendo meno severe le misure detentive, evitando - ove possibile - il ricorso agli ospedali psichiatrici giudiziari. Una commissione tecnica - ha aggiunto l'assessore - sta predisponendo, d'intesa col tribunale di sorveglianza e col ministero di Grazia e Giustizia, una convenzione che trasferisce alle Asl di competenza l'assistenza, attraverso il servizio di salute mentale, alleggerendo la sorveglianza.
"Del tutto insoddisfatto" si è dichiarato l'on. Oppi (UDC) della risposta, soprattutto perché l'interpellanza arriva in Aula con otto mesi di ritardo, la presidenza della Giunta non ha fornito la documentazione necessaria, e la mancanza di strutture continua a penalizzare i detenuti malati, sia quelli trasferiti ad altre strutture, sia una trentina attualmente in osservazione. Il problema, in sostanza, non sarebbe stato affrontato.
Documento n. 3 - Nomina di 3 esperti
nella Consulta per l'emigrazione.Il Consiglio ha, quindi, esaminato il documento n. 3, che propone l'approvazione di una delibera della Giunta, con la quale si nominano tre esperti, di grande e provata capacità, quali componenti la Consulta per l'emigrazione. L'Aula ha, infatti, approvato un'inversione dell'ordine del giorno, posponendo la mozione n. 33 (sull'evoluzione della società dell'informazione) al documento n. 3, anche per permettere al presidente della Giunta di raggiungere l'Aula e di partecipare alla discussione sulla mozione 33 (Pili e più).
L'Aula ha, quindi, esaminato il documento n. 3 "Proposta al Consiglio regionale per la nomina di tre esperti in seno alla Consulta regionale per l'emigrazione", che è stato illustrato dal presidente della commissione Politiche comunitarie, Diritti civili ed Emigrazione. Il consigliere Paolo Pisu (PRC), dopo aver ricordato l'importanza, la necessità di conservare rapporti stretti con i sardi all'estero, che hanno raggiunto un numero realmente molto elevato (la "metà della società sarda", li ha definiti il presidente della Seconda), ha ripercorso l'iter del provvedimento in esame.
Il Consiglio è chiamato ad approvare, ha aggiunto Paolo Pisu, una delibera con la quale la Giunta regionale nomina tre autorevoli studiosi, particolarmente esperti nel campo dell'emigrazione, della valorizzazione e conservazione dei valori più tipici e tradizionali della cultura sarda, in seno alla Consulta per l'emigrazione. Un organismo, ha detto anche Pisu, che è stato ufficialmente insediato qualche settimana fa e che ha preso a lavorare "monco, incompleto", per l'assenza dei tre esperti di nomina consiliare.
Il presidente della Commissione, dopo aver ricordato che la Seconda, a maggioranza, aveva a suo tempo approvato un ordine del giorno di "ratifica" della delibera della Giunta, ne ha chiesto la sollecita approvazione, sia per la validità dei nomi proposti "i curricula presentati sono di grande valore", sia per ovviare ad una assenza che, di fatto, limita il lavoro della stessa Consulta.L'invito ad una sollecita approvazione della delibera della Giunta è stato, parzialmente, accolto dal consigliere Giorgio Oppi (UDC), il quale ha chiesto e si è chiesto se i nomi indicati dalla Giunta sono gli stessi approvati dalla Seconda commissione e se, come avviene di solito per una "corretta prassi parlamentare", sono stati concordati anche con le opposizioni e se, magari, si è chiesto alla stessa opposizione di indicarne uno.
Le indicazioni della Giunta possono essere approvate o respinte, ha dal canto suo ricordato il consigliere Giorgio La Spisa (FI), il quale ha anche chiesto la votazione a scrutinio segreto del documento, perché implica, in ogni caso, un giudizio su "persone".
Posizione condivisa, rafforzata, dal consigliere Carlo Sanjust (FI), il quale ha chiesto al presidente del Consiglio anche una interpretazione "autentica" della legge istitutiva della Consulta, la n. 7 del 15 gennaio 1991. Secondo l'esponente di Forza Italia, infatti, la Giunta avrebbe dovuto indicare una rosa di nomi, lasciando al Consiglio il compito di decidere i tre da eleggere. La proposta della Giunta, quindi, potrebbe essere addirittura "illegittima". In ogni caso, il Consiglio ha il potere di approvare, ma anche di respingere, le proposte dell'Esecutivo.
A questo proposito, il consigliere Attilio Dedoni (I Riformatori Sardi) ha detto che sarebbe opportuno conoscere anche se la Giunta ha fatto un bando pubblico, prima di decidere sui nomi, e quali criteri ha seguito per individuare gli esperti indicati in questo documento.
Per sgomberare il campo da sempre possibili equivoci, il presidente Giacomo Spissu ha concordato sulla necessità di votare " a scrutinio segreto" il documento in esame, perché riguarda nomi. Il Presidente ha anche ribadito che la legge parla di "proposta della Giunta approvata dal Consiglio", quindi è la Giunta che indica i nomi da eleggere, da inserire, nella Consulta per l'emigrazione.
Il problema, d'altro canto, ha ricordato la consigliere Maria Grazia Caligaris (Misto-SDI-SU), era stato discusso, approfondito a suo tempo anche dalla Seconda commissione, che aveva approvato la delibera della Giunta e ne aveva auspicato l'immediata ratifica da parte del Consiglio. La Consulta, infatti, ha cominciato a lavorare e lo sta facendo senza i rappresentanti del Consiglio regionale, "un'assenza alla quale si deve immediatamente porre rimedio".
Per decidere sulle modalità di voto, anche se l'orientamento era evidente, ed anche per approfondire il tema della rosa di nomi e delle indicazioni della Giunta, il Presidente ha sospeso la seduta per alcuni minuti.
Alla ripresa dei lavori, confermata la votazione a scrutinio segreto ed il "diritto" della Giunta di indicare i "suoi" nomi, salvo la potestà del Consiglio di bocciarli, il Presidente ha posto in votazione il documento n. 3, che è stato approvato, a scrutinio segreto, con 25 voti a favore, 24 contrari e 3 astensioni.Schema norma attuazione n. 4 - Norme di
attuazione dello Statuto in materia di
demanio e patrimonio.Lo schema di attuazione dello Statuto speciale della Sardegna, che modifica il decreto del presidente della Repubblica 19 maggio 1949, n. 250, in materia di demanio e patrimonio, è stato illustrato dall'on. Paolo Maninchedda (Progetto Sardegna).
Il presidente della commissione Autonomia ha sottolineato la grande opportunità che ha il Consiglio di chiudere un lungo Iter in materia di demanio e patrimonio.
L on. Maninchedda ha ricordato che la Prima commissione ha concluso l'esame del testo predisposto dalla Commissione paritetica il 1 giugno 2005.L'organismo consiliare ha dato parere favorevole in quanto ha ritenuto le nuove norme "urgenti e necessarie" per superare la situazione che si è venuta a creare in conseguenza delle norme di attuazione dello Statuto emanate col decreto del presidente della Repubblica del 19 maggio 1949, n. 250, le quali diedero delle disposizioni statutarie un'interpretazione fortemente restrittiva. Infatti, l'articolo 14 dello Statuto stabilisce che la Regione, nell'ambito del suo territorio, succede allo Stato nei beni e nei diritti patrimoniali di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo. Tali beni restano, tuttavia, allo Stato, stabilisce il comma 2 dell'articolo 4, finché siano utilizzati per servizi statali o per monopoli fiscali.
L'articolo 39, ultimo comma, del DPR n. 250 stabilì che restano allo Stato i beni ad esso pervenuti, dopo l'entrata in vigore dello Statuto.
Quest'interpretazione statica dell'articolo 14 dello Statuto, ha continuato Maninchedda, fu però smentita dalla sentenza n. 383, del 1991, della Corte Costituzionale. Con l'intesa istituzionale del 21 aprile 1999, Stato e Regione assunsero l'impegno di dare attuazione allo Statuto, riconoscendo l'esigenza di un suo adeguamento.
Per Maninchedda l'aspetto positivo dello schema è l'abrogazione dell'articolo 39, ultimo comma, che rappresenta il superamento di una interpretazione infondata e riduttiva dell'articolo 14 dello Statuto.
La Prima commissione, ha concluso, ferma restando l'esigenza di arrivare rapidamente all'approvazione dello schema, auspica che si faccia ogni sforzo per estendere la procedura "patrizia" a tutti i beni immobili da trasferire alla Regione.Nella discussione generale è intervenuto l'on. Mauro Pili (FI) che ha sottolineato che lo schema era già stato definito il 13 marzo del 2002. "Noi, come Consiglio, non possiamo rischiare, apportando delle modifiche allo schema - ha detto - di inficiare i risultati che ormai sembrano a portata di mano. Per questo non ho firmato l'ordine del giorno presentato sull'argomento. Non introduciamo motivi di contrasto, non prendiamoci rischi".
Per L'on. Uras (PRC) i comportamenti adottati in materia dallo Stato sono stati "discutibili". Lo Stato ha "approfittato" della situazione per lucrare ai danni della Regione, vendendo beni immobili che erano della Sardegna. Lo Stato si è comportato non solo con colpevole ritardo ma anche contro l'interesse della Regione. Per il consigliere di Rifondazione questo schema oggi "è il male minore". L'on. Uras, da un lato, ha espresso soddisfazione, perché finalmente si arriva alla fine di un iter lunghissimo, ma dall'altro lato sostiene che il rimedio proposto non è adatto alla "eradicazione del male"
L'on. Giovanbattista Orrù (DS) ha ricordato che l'obiettivo principale deve essere quello di porre fine a questa questione "infinita". Non possiamo consentire, ha detto, che attraverso un passaggio parlamentare si riaprano i termini. Per il consigliere diessino c'è la necessità di approvare, all'unanimità, senza modifiche, al più presto, lo schema licenziato dalla Commissione paritetica, ma il Consiglio deve anche dettare indirizzi alla Giunta.
È poi intervenuto l'on. Francesco Sanna (La Margherita), che pur sottolineando il percorso eccessivamente rallentato della Commissione paritetica, ha tuttavia condiviso che si arrivi ad un voto positivo e, magari, ad un voto unanime, per l'importanza del fatto che si rimuoverebbe, in tal modo, un grosso limite giuridico all'attuazione dello Statuto.
Nello svolgere alcune considerazioni sui difficili rapporti fra Stato e Regione, circa le competenze statutarie, ha sottolineato come un eventuale voto unitario avrebbe un significato di grande importanza, anche nella prospettiva dell'elaborazione e approvazione di un nuovo Statuto."Mi è difficile pronunciarmi senza sé e senza ma, come nell'invito dell'on. Sanna", ha dichiarato, invece, l'on. Mario Diana (AN), per il quale il testo esitato dalla Commissione rischia di procurare difficoltà nel confronto con lo Stato. Secondo l'esponente di AN, in riferimento ai beni acquisiti dallo Stato successivamente al DPR 1949 n. 250, non sarà facile trovare una soluzione al problema. "Non vorrei, invece, ha detto, che questo testo, nella stesura uscita dalla Commissione, serva ad aprire un altro fronte nel confronto in atto con lo Stato". Ha giudicato una forzatura l'eliminazione del limite temporale posto dallo schema di Norma di attuazione.
Ha concluso la discussione l'assessore Gianvalerio Sanna (urbanistica ed Enti Locali), che ha detto di condividere la sostanza del documento in discussione.
Definendo "non buono" lo stato dei rapporti Stato - Regione sul problema dello Statuto, Sanna ha ripercorso le varie tappe del confronto con il Governo sul passaggio dei beni statali alla Regione, come previsto dallo Statuto speciale. "Il rispetto dello Statuto non può essere un fatto di carattere politico", ha detto l'assessore, che ha ricordato la mancanza di dialogo nelle azioni che lo Stato sta compiendo.
Concluso il dibattito, il Presidente ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno che è stato illustrato dall'on. Paolo Maninchedda. "Privatizzare l'autonomia, ha affermato, non credo che sia un fatto positivo". Maninchedda ha a lungo approfondito le questioni concernenti il rapporto con lo Stato in seno alla Commissione paritetica, sottolineando le difficoltà che sono sempre insorte nei confronti dell'amministrazione centrale. Dopo essersi soffermato sulla possibilità di allargare le materie a carattere "patrizio", ha auspicato l'approvazione dell'ordine del giorno.
Per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno, è intervenuto l'on. Mauro Pili (FI), per il quale vi sono alcune perplessità su alcune parti e condivisioni su altre. "Penso che nessuno di noi voglia dare deleghe in bianco alla Giunta". Quindi, due distinti pronunciamenti; un si ad acquisire per intero i beni come previsto dallo Statuto e un sì affinché siano precisati, con attenzione per la Giunta, tutti i possibili percorsi, anche sulle servitù militari.
Il voto a favore dell'ordine del giorno è stato preannunciato dall'on. Giuseppe Atzeri (Psd'Az), per il quale si tratta di una tappa fondamentale nel percorso della nostra autonomia. Ha espresso forti preoccupazioni per gli interessi montanti intorno ai beni che lo Stato dovrebbe dismettere. Non si tratta di aprire un confronto con lo Stato, ma di attuare l'articolo 14.
Voto a favore anche da parte dell'on. Adriano Salis (Insieme per la Sardegna), che ha ricordato le varie tappe che si sono succedute nel confronto, con lo Stato, sui beni dismissibili dello Stato.
Ha, quindi, replicato con precisazioni tecniche alle affermazioni fatte dall'on. Pili, affermando che è giusto che questo Consiglio si riappropri di un'iniziativa che, in passato, è stata forte.
È, quindi, intervenuto, l'on. Giorgio La Spisa (FI), il quale, con varie argomentazioni, ha proposto la votazione per parti dell'ordine del giorno, ritenendo che la prima parte potrebbe avere un voto unanime e proponendo il rinvio, ad altro dibattito, della seconda parte.
Per l'on. Giuseppe Balia (Mist -SDI-SU) ogni divisione per un ordine del giorno come quello in discussione appare unicamente fittizia, mentre sarebbe doveroso un voto unanime. Il voto per parti, per altro, rischia di sminuire il documento, ha aggiunto Balia. Che ha ricordato le future battaglie che il Consiglio dovrà affrontare sul tema dello Statuto.
Anche l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) ha espresso consenso per le varie argomentazioni espresse, sulla negatività di eventuali divisioni del Consiglio in questa materie; tuttavia, si è chiesto l'oratore, perché non si è chiesta una condivisione preventiva del documento?
Deve essere scelta insieme una strada, se si vuole il consenso. E poiché c'è necessità di un approfondimento sulla seconda parte dell'ordine del giorno , sarebbe auspicabile una votazione per parti.Non si dice convinto della votazione per parti l'on. Renato Cugini (DS), per il quale un'occasione importante come questa non va sprecata. Ha, quindi, proposto una sospensione della discussione e una implementazione dell'ordine del giorno nella parte dispositiva, per ritornare questo pomeriggio con un nuovo ordine del giorno migliorato e sostenuto da tutti.
Per l'on. Mario Diana (AN) l'ordine del giorno non nasce per dare impulso alla relazione della Quarta commissione. Chiedere l'unanimità sarebbe stato legittimo, se l'ordine del giorno non fosse stato presentato isolatamente, non in quanto collegato allo "schema n. 4", che essendo già un atto del Consiglio ha valore di per sé. È necessario votare per parti questo ordine del giorno.
"L'ambizione dell'ordine del giorno era quella di interpretare il lavoro della Commissione e arrivare ad un'ipotesi che potesse avere l'unanimità, ha detto l'on. Giovanni Orrù (DS), che ha detto di non comprendere perché non si voglia condividere l'invito rivolto alla Giunta, affinché svolga adeguate azioni in questa materia.
L'ordine del giorno è stato, quindi, posto in votazione, col sistema elettronico palese, per parti.
La votazione della prima parte ha dato questo esito: presenti 65, votanti 65, sì 64, no 1.
La votazione della seconda parte ha dato questo esito: presenti 66, votanti 62, sì 43, no 19, astenuti 4.
L'ordine del giorno è stato approvato.
I lavori del Consiglio
riprenderanno alle 16.30