CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 68 antimeridiana del 23 febbraio 2005


Il Consiglio regionale ha proseguito i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda.

Esame disegno di legge n. 103
Disposizioni urgenti in materia
di commercio

Il progetto di legge si propone di dare risposte concrete al problema posto dalla proliferazione indisciplinata delle grandi strutture di vendita. Col disegno di legge si procede ad una verifica dell'esistente, ad una corretta valutazione dell'equilibrio tra libera concorrenza e diritto del consumatore al servizio di prossimità, all'analisi del territorio e del sistema viario. In particolare si sancisce che previa istruttoria si provvede all'elaborazione di un piano regionale per le grandi strutture di vendita.
Aprendo la discussione il presidente Fadda ha dato la parola al relatore di maggioranza, on. Giovanni Giagu .

Sottolineando l'importanza del provvedimento in esame il relatore, l'on. Giagu (La Margherita) presidente della commissione Industria , si è soffermato sulle problematiche che riguardano la presenza dei grandi centri commerciali e la loro compatibilità con i piccoli esercizi commerciali. L'on. Giagu ha, tuttavia, auspicato un generale e complessivo riordino del settore, anche per dare chiarezza ad una materia in continua evoluzione.

Per l'on. Sergio Pisano (I Riformatori), che è intervenuto in quanto relatore di minoranza, il presente disegno di legge avrebbe potuto avere un consenso unanime in Commissione se non vi fosse l'articolo 2 giudicato, in qualche misura, una norma intrusa. Dopo avere espresso riserve su quello che il Consigliere ha definito "esproprio del ruolo del Consiglio e delle autonomie locali", Pisano ha anche espresso critiche sui tempi delle risposte da dare ai sardi.

E', quindi, intervenuto l'on.  Mariano Contu (FI) il quale ha giudicato un intervento ancora parziale, il DL in discussione, precisando che il settore su cui si interviene è in grave sofferenza anche a causa della mancata pianificazione e della selvaggia liberalizzazione di cui il comparto a sofferto negli ultimi anni.
Sottolineando il ruolo importante svolto dalla minoranza in Commissione, Contu ha allungo affrontato il problema dell'articolo 2 che, a suo giudizio, reca norme che non hanno a che vedere con le grandi strutture commerciali. L'oratore ha, quindi, indicato con soddisfazione il terzo comma dell'articolo 1 come una grande innovazione da lui stesso proposta e sostenuta.

Per l'on. Roberto Capelli (UDC) ci si trova ancora una volta ad inseguire l'emergenza perchè vi è un limite di sistema che non viene affrontato; e, quindi, si ripresenta una norma di blocco e di revoca in assenza di un piano generale. L'importanza del provvedimento deriva dal fatto che ci troviamo ad agire in un settore che dal punto di vista economico è il primo nel tessuto produttivo. Tuttavia, non si devono demonizzare le grandi strutture di vendita che hanno avuto un ruolo importante in termini di occupazione, calmierizzazione dei prezzi, razionalizzazione dei costi produttivi, e che hanno introdotto uno scenario di chiarezza e trasparenza nelle relazioni fra impresa e lavoro.
Contestando il concetto secondo cui le grandi strutture produttive abbiano affossato le piccole strutture di vendita, l'on. Capelli ha affermato che ci si trova, anzi, in una fase di crescita del settore dei piccoli negozi ed ha precisato che non di un vulnus a questo settore si deve parlare ma di ristrutturazione. Auspicando una seria riflessione su alcune parti dell'articolato, Capelli ha espresso la convinzione che con appropriate modifiche la legge possa avere maggiori consensi.

Per l'on. Nicola Rassu (FI) la materia avrebbe meritato un dibattito approfondito; la fretta non aiuta a risolvere problemi che sono importanti per l'economia. L'equilibrio lo si trova - ha detto Rassu - armonizzando grande e piccola distribuzione, non trovando escamotage tipo i "centri commerciali naturali", che fanno riferimento ai centri storici, contrapponendosi ai centri commerciali di periferia; ma si tratta - ha precisato l'esponente di Forza Italia - di realtà già esistenti, che non sono in grado, senza scelte di politica commerciale e di piano, di risolvere il problema. Poca chiarezza, dunque, sulle finalità che la leggina si propone; una delle tante leggine "spezzatino" che non incidono sul tessuto commerciale; qualche volta, anzi, sono fonte di ambiguità. Altro argomento contestato, l'articolo 2 che si propone di "spalmare sulle diecimila domande presentate" dai negozi di vicinato le risorse della legge 9, appena 35 milioni di euro, del tutto insufficienti. Il criterio previsto dalla Giunta è quello di ridurre l'aiuto (non sarà più del 40 per cento della spesa prevista per la ristrutturazione; ma in percentuale assai più bassa). Col momento di crisi che il commercio attraversa è poco probabile che gli operatori facciano ricorso al sistema del credito. Meglio allora prevedere un fondo di rotazione per mantenere la dotazione necessaria per almeno tre anni.

Processo irreversibile, quello della grande distribuzione, nata e cresciuta in Sardegna "in maniera scriteriata", ma che nessuno avrebbe potuto fermare. Lo ha detto l'0n. Mario Diana (AN) sostenendo tuttavia che il fenomeno va disciplinato col riordino generale della materia. La leggina arriva in ritardo e non aiuta a risolvere alcun problema, perché, se ferma la grande distribuzione, non restituisce competitività al commercio tradizionale, dei piccoli esercizi. Se questa era l'intenzione, intervenendo con le risorse accantonate dalla legge 9, l'obiettivo è stato mancato. Si rischia invece di creare contrapposizione fra grandi e piccole strutture, a danno soprattutto di queste ultime. Richiamando il fatto che l'urgenza dell'argomento abbia costretto la Terza commissione a bloccare l'esame della Finanziaria (le commissioni non possono lavorare in concomitanza del Consiglio), l'on. Diana ha criticato alcune decisione del presidente Soru che sta intervenendo, "nottetempo", sugli enti con azioni di commissariamento mentre la riforma degli enti è contenuta nella manovra finanziaria. "C'è un disegno strategico - ha concluso - per attentare alla democrazia parlamentare".

"Figlia dell'ennesimo ritardo" ed "eredità di un pasticcio" l'on. Silvio Cerchi (DS) ha definito la "leggina" in discussione. Il ritardo è quello del piano del commercio che, attraverso il piano, disciplina a livello regionale la grande distribuzione, finora scappata di mano ("in Sardegna ci sono 13 centri commerciali; due in più della Campania, che ha livelli di consumo simili ai nostri, ma una popolazione tre volte superiore"). Il pasticcio riguarda invece il blocco della legge 9, che non ha funzionato per anni, indebolendo il commercio di vicinato, il cui impoverimento è un trend consolidato, come l'arretratezza delle strutture e dei criteri di gestione che collocano molte aziende fuori mercato. L'articolo 2, distribuendo i soldi disponibili, "dà una boccata d'ossigeno",  ma è già qualcosa, rispetto al niente e rispetto alla crisi ("il turn over delle insegne dei centri storici evidenzia la drammaticità del problema"). Quando alle 10 mila domande, non sono state istruite; non se ne conoscono i contenuti, ma, rispetto ai numeri regionali, sono tante e nascondo la corsa ad accaparrarsi qualcosa. Un eccesso di "prenotazioni" che crea anomalie; perciò la spesa delle risorse non è la soluzione migliore, ma mette in movimento il settore e su questo aspetto si sono trovate d'accordo anche le associazioni di categoria.

Le grandi strutture di distribuzione hanno impoverito la vita urbana e "desertificato i centri abitati"; tuttavia ad esse va dato il merito di avere spinto verso un equilibrio fra qualità e prezzo e verso l'ammodernamento delle strutture commerciali. Il piano del commercio - da realizzarsi in tempi ragionevoli - deve indicare la strada per non mettere in ginocchio la piccola distribuzione. Lo ha detto l'on. Giorgio La Spisa (FI), criticando però l'intenzione (articolo 2) di spalmare fra tutte le domande la risorse della legge 9. Sarebbe opportuno - ha affermato - "qualificare gli incentivi e premiare il meglio", anziché polverizzare i soldi a disposizione. Se il blocco della grande distribuzione chiede risposte attraverso un piano; la distribuzione degli incentivi richiede una riflessione rapida.

Ma la Giunta, "se c'è necessità", è d'accordo a ritirare l'articolo 2, che "rappresenta una delle possibili soluzioni al problema". Ciò per smorzare le polemiche e trovare invece quell'unità che è emersa, in generale, sull'articolo 1; lo ha comunicato all'Aula l'assessore competente, Depau, apprezzando il tono propositivo del dibattito e la necessità di bloccare, in attesa del piano del commercio ("ma sarà l'ultimo blocco") la grande distribuzione.

Conclusa la discussione generale, si è votato per il passaggio agli articoli. 56 i voti favorevoli e 7 quelli contrari.

Nel dibattito sugli articoli e sugli emendamenti sono intervenuti: Capelli (UDC), Giagu (La Margherita), Rassu (FI), Uras (PRC), Pisano (I Riformatori), Vargi (I Riformatori), Contu (FI), Silvio Cherchi (DS), Ladu (Fortza Paris), Vincenzo Floris (DS), Oppi (UDC).

Terminati gli interventi il presidente Spissu ha ricordato che si era in fase di dell'articolo 2.

La votazione del testo con voto elettronico chiesto dall'on. Capelli, ha dato questo risultato:

Presenti 65, No 59, Si 1. Astenuti 5.

Il Consiglio non approva facendo decadere l'articolo con tutti gli emendamenti.

Il Consiglio ha approvato l'articolo 3 e la legge nel suo complesso (Presenti 62; Si 36; Astenuti 26).

Il presidente Spissu ha ricordato all'Aula che era stata presentata la mozione 29 (Diana e più) sul commissariamento del Azienda Regionale Sarda dei Trasporti.

L'on. Diana (AN) ne ha chiesto la discussione immediata.

L'assessore Gianvalerio Sanna ha ribadito l'indisponibilità immediata della Giunta fino l'audizione in Commissione dell'assessore fissata per domani.

 L'on. Diana (AN) ha sottolineato che trattandosi di un fatto straordinario doveva essere il presidente della Giunta a presentarsi in audizione. Il presidente Spissu ha detto che sulla data di discussione della mozione decideranno i capigruppo.


Il Consiglio sarà riconvocato
a domicilio