CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 66 pomeridiana del
2 febbraio 2005
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu.
Comunicazioni del Presidente della Regione
sulla situazione industriale e sui relativi rapporti
con lo Stato.Il Presidente Soru ha illustrato i punti salienti dell'incontro svoltosi ieri a Roma sui problemi del settore industriale sardo, incontro che da tempo era stato richiesto e sollecitato dalla Regione. L'unità raggiunta su questi problemi tra le forze politiche e sociali è stato determinante, particolarmente per il settore della chimica (o per quello che ne rimane) e per l'energia, temi vitali per la Sardegna che uscirà nel 2006 dall'Obiettivo 1 della Comunità Europea. Dobbiamo individuare subito i temi che rappresentano il futuro dell'Isola, ha proseguito Soru, e tra questi c'è quello delle entrate, delle servitù militari, dell'ambiente e della cultura. Quali saranno i nostri margini di autonomia nel decidere su questi punti strategici per il nostro futuro? Perché non siamo riusciti a fare diventare importante la cultura sarda in tutto il mondo? Per Soru, il confronto con lo Stato non può essere episodico, ma deve essere di pari dignità, attraverso i canali istituzionali. Il tempo che ci resta per la spesa del bilancio è ristretto, dobbiamo sapere se possiamo decidere sul nostro modello di sviluppo, o se dovremo essere solo spettatori.
Ieri questo risultato è stato conseguito. E' stata riconosciuta la nostra posizione di discutere i rapporti stato Regione, alla luce anche delle nuove richieste di autonomia. Il presidente Soru ha giudicato "interessante il risultato raggiunto anche sui temi dell'industria e dell'energia". Dopo aver ripercorso le tappe dell'accordo di programma e dei contratti di localizzazione con lo Stato e dei relativi finanziamenti, Soru ha comunicato che la Sardegna avrà una prenotazione sul fondo unico, specialmente per Ottana; si sono riscontrati ritardi nelle progettazioni per Porto Torres e Macchiareddu. Occorre accelerare i processi di reperimento dei progetti. I fondi ci sono, insomma, ma mancano i progetti. E per i prossimi anni c'è l'impegno di reperire ulteriori risorse.
Soru è passato, quindi, a trattare i temi dell'energia, fondamentali per l'industria chimica e metallurgica sarda. Si tratta di individuare un nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri che tenga presente la situazione sarda. Ci sarà anche lo spazio per un accordo con le aziende "energivore" per arrivare all'autoproduzione energetica, con una nuova centrale nel Sulcis. Questo porterà alla valorizzazione di quanto è stato investito finora nel settore minerario e creerà certo nuove occasioni di occupazione e sviluppo.
L'incontro col Governo è stato solo il primo di atri che avverranno a breve, ha detto ancora il Presidente Soru, mentre si darà vita ad un comitato che dovrà coordinare gli sviluppi degli accordi raggiunti. Dopo avere accennato anche ad investimenti futuri nel settore energetico, Soru ha, infine, espresso un giudizio positivo sull'incontro, sia per i temi posti in discussione sia per i risultati ottenuti e gli impegni assunti.Moderato ottimismo sulle risultanze dell'incontro di Roma, che non deve essere considerato "né una vittoria, né un traguardo, ma una tappa", è stato espresso dal presidente della Commissione Industria, Giovanni Giagu (La Margherita). Non si deve abbassare la guardia, ma ribadire la grave situazione di un tessuto industriale estremamente fragile. E' tuttavia un passo significativo che sia stato riaperto un dialogo col Governo; il che rappresenta uno spiraglio importante anche se non c'è posto per gli entusiasmi. Resta comunque il dubbio, ha proseguito Giagu, sulle reali possibilità di procedere spediti verso il risultato, come ha fatto emergere la diversità di giudizio fra le organizzazioni sindacali. Ciò che si deve fare, è comprendere se "siamo capaci di affrontare la sfida con unità e compattezza". Giagu ha ribadito che bisogna favorire la convergenza di tutte le parti perchè solo l'unità può dare la forza per affrontare la situazione. Dopo aver ricordato che, con l'uscita dall'Obiettivo 1, cambiano gli scenari e che la Sardegna si trova ad affrontare la agguerrita concorrenza delle altre regioni, Giagu ha sostenuto l'esigenza di mantenere alta la tensione e non allentare la mobilitazione di tutta l'isola.
Per l'on. Alessandro Frau (Progetto Sardegna), le preoccupazioni sulla situazione di crisi del comparto industriale, giustificate, necessitano di una reazione forte dell'intera Sardegna con tutti i mezzi sindacali e politici possibili. I dati della crisi, ha detto Frau, sono davanti agli occhi di tutti, dal calo della produzione all'aumento della disoccupazione. E' quindi importante indurre il Governo a dare risposte lungamente e invano attese.
Il rappresentante di Progetto Sardegna, si è quindi soffermato a lungo sul caso della crisi della Scaini di Villacidro, fabbrica in gravi difficoltà e di cui si rischia la chiusura. Frau ne ha ripercorso a grandi linee le vicissitudini a partire dalla vendita dall'Agip all'attuale azionista di maggioranza, la società svizzera Zacarias. Una storia costellata di tanti avvenimenti "poco chiari", ha affermato l'oratore, su cui andrebbe fatta chiarezza. "Si tratta di un dramma sociale prima che industriale - ha detto Frau - che coinvolge 140 operai, e le loro famiglie", un problema importantissimo che richiede un impegno straordinario.Per l'Udeur è quindi intervenuto l'on. Carmelo Cachia, per il quale "il presidente Soru ha avuto il merito di riaprire un confronto col Governo, il che rappresenta una vittoria per la Regione". Il che non significa che si possa essere troppo ottimisti, in quanto vi è sempre l'insidia "di ulteriori ritardi da parte del Governo sia nei confronti degli impegni assunti, ma soprattutto nell'attuazione dell'accordo di programma già siglato".
Giustamente il presidente Soru ha parlato di "manifestazione per il momento congelata, ma resta la mobilitazione delle coscienze", ha ricordato Cachia, il quale ha osservato che non depone a favore della serenità il fatto che il Governo non abbia "stanziato risorse, ma le abbia solamente prenotate". Tuttavia il caso Sardegna è stato portato alla ribalta nel confronto con Roma, il che non significa solamente industria, ma anche trasporti ed energia.
"La Sardegna vanta grossi crediti con lo Stato, ha concluso, e gli scenari non sono rassicuranti: sino a quando il Governo abuserà della pazienza dei sardi?"E' quindi intervenuto l'on. Nicolò Rassu (FI), che ha osservato come l'incontro di Roma ha portato una "ventata positiva sulla vertenza per l'industria chimica". Ma si tratta, a detta dell'oratore, di una ripetizione di cose già viste anche un anno fa, con promesse non mantenute. "Il problema è che si è sempre dovuta inseguire le emergenza, ma il vero nodo è la politica di dismissioni dell'Enichem che sta proseguendo con la tecnica dello spezzatino del tessuto industriale sardo".
Per tutto ciò, secondo Rassu, se da un lato è fondamentale nell'immediato difendere il comparto industriale chimico e il suo indotto, occorre cominciare ad avere un occhio di attenzione all'evoluzione del mercato verso la chimica fine. Nel rispetto dell'accordo di programma, ha detto, occorre quindi portare avanti i programmi esistenti, ma anche cominciare e progettare la riconversione. Ha infine espresso forti preoccupazioni per le sorti dell'Endesa di Portotorres e per gli sviluppi attorno al cavo sottomarino SAPEI.Ha poi preso la parola l'on Vincenzo Floris (DS) per il quale l'incontro può far segnare un passo in avanti alla soluzione della crisi industriale, a condizione però che nessuno "bari al gioco, a cominciare dal Governo". Tanto è vero, ha sottolineato, che la Cgil ha espresso scarsa fiducia sulle nuove promesse del Governo. Il tempo dell'attesa - ha quindi sottolineato - deve essere considerato finito per sempre, e la manifestazione prevista a Palazzo Chigi è davvero solo congelata.
"Dall'incontro romano è comunque uscita una Regione più autorevole, ed il riconoscimento del caso Sardegna può far segnare una svolta ai rapporti col Governo, a patto che quest'ultimo rispetti gli impegni". Floris si è quindi a lungo soffermato sulla situazione concreta del comparto industriale, sottolineando tutti i momenti di debolezza e approfondendo i rapporti societari all'interno del settore chimico. Si tratta, ha sottolineato, di una partita molto complessa, con tanti punti di crisi aperti. Ha ricordato infine, che il caso Sardegna non si limita alle emergenze, ma deve rappresentare una "pagina più avanzata della nostra Autonomia".L'on. Luciano Uras (Prc), ha espresso apprezzamento per l'impegno del Presidente e della Giunta nell'incontro di Roma, ma ha qualche perplessità sugli impegni non rispettati deve pur essere espressa nei confronti del Governo e dello Stato che si sono resi colpevoli di gravi inadempienze. Gli accordi di programma sono rimasti una grande incompiuta, la gassificazione non c'è, i lavoratori sono sempre a rischio. "Il fatto è - ha detto Uras - che andrebbe rivista e modificata la cultura" che ha sempre manifestato il Governo in questi confronti, una cultura del non rispetto degli impegni. Di fronte a ciò, allora, ha affermato Uras "non dobbiamo congelare la protesta, ma anzi dobbiamo infiammarla". Ecco perchè sono condivisibili le perplessità espresse della Cgil. "Perplessità giustificate dai fatti: cioè dal modo in cui si sono sempre comportati i governi, e non solo quelli di destra".
E' stata, quindi, la volta di Matteo Sanna (AN), il quale ha in primo luogo manifestato la solidarietà nei confronti di tutti i lavoratori che rischiano il posto, auspicando che "da quest'aula possano venire fatti positivi e concreti per salvare quanto più è possibile". Il problema, tuttavia, ha detto Sanna, è fondamentalmente un problema politico e riguarda la strategia che il governo regionale intende porre in essere per far fronte a questa crisi".
Infatti, ha proseguito l'oratore, non può essere una Regione da sola ad affrontare una crisi che ha origini in uno scenario internazionale. Al di là delle scelte sbagliate con i primi Piani di rinascita, con la scelta dell'industrializzazione chimica a spese del sistema agropastorale, qual è oggi il "progetto di sviluppo che questa maggioranza e questa Giunta hanno in mente?". Al centro dell'attenzione vi sono state finora le coste su cui non si può costruire, o le campagne su cui non si possono installare impianti eolici; di altro non si discute.
Ecco perchè, ha concluso Sanna, occorre un serio confronto in Aula per portare avanti idee e non "fughe in avanti isolate, come quella della manifestazione a Palazzo Chigi".Per l'on. Peppino Balia (Misto SDI-SU) è indispensabile, prima di tutto, affrettare i tempi per scrivere il nuovo statuto. L'autonomia sarda ha ricevuto "il primo grosso attacco dalla Consulta", che - nell'annullare le scelte regionali sulle scorie nucleari - ha tenuto conto più di motivi "contabili e ragionieristici" che "della nostra storia di popolo e della volontà di autodeterminazione". Sono segnali importanti che collocano i sardi ai margini del potere decisionale sul destino della propria terra.
Altro esempio, la decisione dell'Ue ("che non accetteremo in maniera supina") di collocare la Sardegna fuori dall'Obiettivo 1 avendo superato la percentuale minima del Pil (il 75 per cento rispetto alla media dei paesi Ue) secondo parametri a dir poco superati che non tengono alcun conto di altri deficit, dalla rete dei servizi, alla infrastrutture, all'assenza del metano, alla rete ferroviaria. In questo panorama, tutt'altro che confortante, trova posto la crisi profonda dell'industria: diventa perciò un dovere "difendere fino all'ultimo posto di lavoro" e chiedere allo Stato che rimuova alcune delle cause che frenano lo sviluppo, a cominciare dal "caro energia".L'on. Giuseppe Atzeri (Misto - Psd'Az) ha affermato che viene clamorosamente smentita l'equazione "chilowatt uguale benessere". La Sardegna, "per un appetito irrefrenabile", consuma più energia della Lombardia, ma la povertà è grande ed i costi energetico non colpiscono solo le industrie energivore, ma anche quelle manifatturiere e artigiane. Di qui l'urgenza di rispolverare il piano energetico regionale ("ma esiste ancora?") evitando di essere sedotti dalla suggestione dell'energia nucleare, che i sardisti considerano una scelta sciagurata.
Altro nodo da sciogliere, l'utilizzo del carbone per produrre energia. In questi anni in Sardegna - ha aggiunto - si sono bruciati più soldi che carbone: ora bisogna avere il coraggio di stabilire, una volta per tutte, se è conveniente utilizzarlo, nonostante la presenza "di un inquilino scomodo, lo zolfo".L'on. Antonello Licheri (PRC) ha sostenuto di considerare l'attesa alle risposte del governo una sorta di tregua armata, tenendo viva la mobilitazione se i tempi non saranno brevi e le risposte convincenti. L'incontro con il sottosegretario Letta non ha detto nulla di nuovo: l'accordo del 2003 sull'energia ha visto soltanto la rimodulazione del decreto sugli sconti tariffari; dell'elettrodotto Sapei si parla solo per annunciare altri rinvii, mentre sul metanodotto si tace. Licheni ha auspicato unità d'intenti tra le forze politiche perché "qui si gioca la dignità dell'istituto autonomista" ed ha ricordato come la situazione economica sia assai grave in molte aree che registrano disoccupazione ed emigrazione record.
Anche per l'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) occorre chiedere i conti allo Stato che, dal governo Ciampi in poi, ha sempre più abbandonato la Sardegna al suo destino. La crisi è generale ed è aggravata - ha sostenuto - dalla mancanza di una politica energetica. Il problema dei trasporti e l'insularità fanno il resto. Ladu ha auspicato che il Consiglio dedichi una sessione di lavori per discutere le opportunità che ancora si offrono ai sardi, a patto, però, che si persegua una politica condivisa, rafforzata dall'impegno di tutti.
Per l'on. Roberto Capelli (UDC) ci sono momenti di tensione sulle sorti dell'industria sarda ("ieri per Ottana, oggi per Portovesme") e momenti di quasi apatia; meglio, allora, trovare vaste intese politiche ("non vorremmo essere esclusi dal progetto di sviluppo") e tenere viva l'attenzione.
Per l'on. Antonio Calledda (DS) si gioca, in questa vertenza, il destino dell'industria sarda; avere riaperto un tavolo di trattativa col governo è sicuramente un fatto positivo, dal quale, tuttavia, si attendono i frutti. Nonostante, per la presenza industriale, il Sulcis sia diventato zona ad alto rischio, "gli impianti vanno difesi, perché garantiscono la sopravvivenza del territorio". Quanto alla centrale elettrica a carbone (da verificare la disponibilità per realizzare il processo di gassificazione), l'on. Calledda ha riferito del viaggio di studio effettuato due anni fa dalla Commissione industria in Olanda, in una centrale dove l'utilizzo del carbone ad alto tenore di zolfo dà un rendimento apprezzabile e nessun impatto ambientale.
"Mi sembra che sia giunto il momento - ha aggiunto - di decidere, superando quella sorta di reticenza che, a mio giudizio, è la causa principale del fallimento della bancabilità del progetto".Apprezzamento e plauso l'on. Sergio Pisano (I Riformatori) ha rivolto al presidente Soru per "la forza con cui ha posto il problema della Sardegna - e non solo dell'industria - all'attenzione del governo, interpretando l'ansia di tutti i sardi che cominciano a rivedere lo spettro della disoccupazione". La crisi economica è forte ed appare "un paradosso economico" che gli indicatori del Pil parlino, invece, "di buona salute".
Siamo avanti a molte regioni italiane con un Pil che ha raggiunto l'82,5 per cento della media europea. Il dato, che ci esclude dai benefici dell'Obiettivo 1, è drogato da elementi "estranei" come la raffineria della Saras o come la massiccia presenza della grande distribuzione, che trasferisce ricchezza fuori dall'isola. Quanto all'energia, bisogna stare in campana: il 97 per cento della produzione dipende dal petrolio, elemento di grande incertezza sul mercato mondiale; le fonti alternative sono indispensabili. In questa prospettiva il metano diventa risorsa strategica,L'on. Francesco Sanna (La Margherita) ha sottolineato che si sta affrontando una questione che ha una valenza europea e internazionale. Tutto questo pone una questione di fortissima concorrenza internazionale anche a causa dei bassissimi costi di produzione, come, ad esempio, avviene in Cina, a spese della salute delle popolazioni e dei lavoratori di quei paesi. Ecco allora che per arginare la crisi del tessuto produttivo in Italia e in Europa occorrono politiche industriali adeguate.
Quanto alla questione energetica, Sanna ha sostenuto che anche perciò che riguarda il cavo sottomarino le risorse esistono e, quindi, il cavo va realizzato e realizzato subito. C'è poi il problema del carbone, ha detto, e produrre energia dal carbone è possibile in modo del tutto pulito ed ecologico, e ciò soprattutto mediante la gassificazione.Per l'on. Giorgio La Spisa (FI) dalla giornata di ieri si dovrebbe trarre un giudizio positivo, si può essere ottimisti, ma anche molto realisti. Tuttavia c'è una volontà del Governo nazionale di volere dare attenzione al problema Sardegna. D'altra parte ci sono stati due momenti precedenti con la conclusione di due protocolli di intesa. C'è poi il fatto che la Sardegna non vuole più andare a Roma "con il cappello in mano", ha detto La Spisa.
"Stiamo camminando perché c'è una progettualità in Sardegna, ma anche perché c'è attenzione da parte del Governo". Sottolineando che quest'ultimo ha, infatti, confermato le risorse promesse alcuni anni fa, La Spisa ha poi ribadito che l'esistenza di un fondo indistinto non rappresenta una preoccupazione. Sostenendo la necessità di aprire anche la strada ad una politica di reindustrializzazione che guardi anche ai mercati internazionali, La Spisa ha, quindi, ribadito che esiste davvero un problema di politica energetica perché in questo comparto occorre garantire un delicato equilibrio. E' necessario che il dibattito prosegua.Le conclusioni le ha, quindi, tratte il presidente Renato Soru che ha ringraziato per il dibattito sereno che ha confortato la Giunta. Ricordando la manifestazione dei lavoratori chimici pochi giorni fa e gli impegni assunti dalla Giunta e dalle forze politiche, Soru ha sottolineato che senza quello non ci sarebbe stato l'incontro a Roma. Ecco perché, ha affermato, occorre spingere sul Governo perché rispetti gli impegni.
Soru ha, quindi, detto che non vi è motivo, al momento, per non dare credito agli impegni del Governo, fermo restando che si dovrà stare svegli. Riconfermando le scelte sul carbone e sul gasdotto, ha sottolineato che c'è la possibilità di vedere realizzati quei progetti. A questo proposito a ricordato che incontrerà in Algeria le massime autorità di quel paese per approfondire la questione del gasdotto.
Quanto all'eolico, Soru ha ribadito di essere contrario a quei progetti che vanno a vantaggio dei soli produttori che li installano e di un eolico che realizza solo in Sardegna l'intero stock di cui si deve fare carico il paese. Grande fermezza nella rivendicazione di nuove e maggiori entrate finanziarie a favore della Sardegna da parte dello Stato ha, quindi, manifestato il Presidente, per il quale il tema delle entrate merita l'unità in Consiglio.
Il Consiglio sarà
riconvocato a domicilio