CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 58 antimeridiana del 22 dicembre 2004


Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu.

Il presidente, in apertura, ha ricordato che il primo punto all'ordine del giorno era l'elezione del segretario dell'ufficio di presidenza in rappresentanza del gruppo misto. Dopo una breve sospensione, si è proceduto al voto. E' risultato eletto l'on. Oscar Cherchi UDS-Sardi Uniti  (pres. 65, ast.1, votanti 64, schede bianche 22,Cherchi 32, Ibba 10).

Prosecuzione esame del DPEF 2005 - 2007

Il primo ad intervenire, nel dibattito sul DPEF, è stato l'on. Mario Floris (Misto-UDS-Sardi Uniti) che ha ricordato che l'attuale DPEF, sebbene tutti affermino che si tratti di un documento di transizione, prevede scelte durevoli nel tempo. Il Dpef, ha aggiunto, è un documento che non nasce in Sardegna ma in seguito all'esigenza nazionale di coniugare gli obiettivi di sviluppo e le risorse.
Il DPEF regionale è molto più approssimativo di quello nazionale, è un rito, una dichiarazione di intenti. "Durante la mia presidenza avevo chiesto, in quest'aula, di trasformare il DPEF in un documento di monitoraggio dei risultati raggiunti nell'anno precedente,  che servisse come base per orientare la spesa. Oggi riformulo la proposta ".
Per il leader dell'Uds il documento dovrebbe essere diviso in due parti: una tecnica e di informazione, l'altra politica e programmatica. Sul documento all'esame dell'Aula, Floris ha sottolineato che ci si aspettava di più e di meglio. "Nel documento non c'è concertazione e non c'è politica, pertanto, sarebbe necessario implementarlo con formali dichiarazione del presidente Soru".  
L'ex presidente della Giunta e del Consiglio regionale ha, inoltre, affermato che il documento è impreciso e che c'è una sottovalutazione dei veri problemi dell'impresa, della questione nazionalitaria, dei bisogni reali della Sardegna. Rivolgendosi al presidente della Giunta, ha detto che lo sviluppo della nostra regione dipende anche da come sapremo trasformare "il molto" che abbiamo in sviluppo reale e sostenibile. "Trasformare le prospettive di sviluppo in realtà, senza una politica efficace è difficile, soprattutto senza il ruolo insostituibile dei partiti. I partiti esistono, negarne il ruolo vuol dire mettere in discussione la democrazia e la libertà. Non si possono vincere le grandi battaglie della Sardegna isolandosi".

Per L'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) il Dpef è una scatola vuota, un mero esercizio stilistico, un documento dai contenuti volutamente bassi, un momento transitorio per arrivare al piano regionale di sviluppo. "E' il caso, pertanto, di discutere un documento del genere? Forse la maggioranza avrebbe fatto meglio a non presentarlo".
Il capogruppo di Fortza Paris ha detto che alle affermazioni di principio non corrispondono i finanziamenti. Interi settori sono trascurati (imprenditoria giovanile e femminile, cultura identitaria, formazione, politiche del lavoro, mondo agropastorale). Ladu ha chiesto al presidente Soru maggiori chiarimenti sul modello che ispirava la sua filosofia politica e ha sottolineato che il capo della Giunta avrebbe fatto meglio, ieri nell'incontro con il ministro Alemanno, a presentarsi con un piano di rilancio del settore.
Il DPEF, ha continuato, è carente, non c'è strategia ed è un'involuzione rispetto al passato. Siamo tutti d'accordo, ha concluso, che l'obiettivo del DPEF sia quello di risanare il bilancio. Questo scopo deve, però, essere perseguito in maniera graduale e non deve intaccare le politiche di programmazione e di lavoro. Per Ladu si tratta di un documento di tipo aziendalistico, concepito da un uomo solo: "oggi ci vuole un nuovo protagonismo di popolo, è necessario partire dal basso".

Rivolgendosi a "colleghe e colleghi demotivati" e avvertendo in Aula una "rassegnazione palpabile", l'on. Giuseppe Atzeri (Misto - Psd'Az) ha sostenuto che è impossibile pensare di concretizzare i sogni del Dpef senza il supporto del personale, da tempo in agitazione. Una "patata bollente" ereditata dalla Giunta attuale, che, se non ha contribuito ad alimentare inutili speranze di fronte ai conti rigidi, non ha tuttavia evitato che passasse un messaggio equivoco che dipinge i dipendenti regionali come fannulloni, confinandoli "nel girone dantesco dei perditempo".
Il discorso col personale va ripreso, coinvolgendo i sindacati; perché la macchina funzioni è indispensabile "che la Giunta si faccia voler bene". Quanto al Dpef, Atzeri ha mostrato apprezzamento per la volontà di rinegoziare con lo Stato "ciò che ci è dovuto", ricordando anomalie che gridano vendetta, come la Saras, che paga le tasse in Lombardia e lascia in Sardegna inquinamento; o come "il meccanismo finanziario" di Inpdap e Inps che, su direttiva statale, ci riconoscono una minima parte di quanto dovuto.
Sulla politica energetica, l'esponente sardista ha detto di "condividere lo spirito" della Giunta, impegnata a garantire il gas naturale; nel frattempo, tuttavia, vanno realizzate le reti di distribuzione (le risorse ci sono; vanno messe a disposizione dei Comuni. Il carbone del Sulcis è un altro nodo da sciogliere, in maniera definitiva: la scienza "onesta" - ha precisato - deve stabilire se bruciare il carbone o bruciare risorse, evitando quel trasversalismo politico che rincorre ("è immorale e antieconomico") un'improbabile "chimera industriale".
Atzeri ha anche criticato il "proconsole romano" che gestisce la scuola sarda secondo criteri di pura ragioneria, dimenticando le peculiarità dell'isola, le gravi deficienze della rete viaria, gli effetti negativi dei tagli: non solo quattromila disoccupati, ma anche un disagio sociale che, in alcune zone, potrebbe generare "balentes suburbani".
In polemica con "l'ineffabile antropologo" che "con stile rancoroso" ha, di recente, su un giornale locale, banalizzato identità, cultura e lingua sarda, Atzeri ha dichiarato che occorre, al contrario, difendere le nostre peculiarità di cui la lingua è prevalente espressione; ma la prospettiva è difficile "se, per questa difesa, non è previsto neppure un euro".
Giudizio positivo ha espresso sul Dpef, "che contiene aspetti innovativi" ed è capace di "determinare indirizzi strategici", l'on. Antonello Licheri (PRC). In esso sono contenuti alcuni punto di riferimento: dal risanamento del bilancio, all'istruzione e formazione, alla riforma della Regione, da attuare "con il coinvolgimento degli enti locali". Ma il risanamento della spesa - ha sottolineato - "non può colpire le politiche del lavoro e sociali" e il rifinanziamento del piano straordinario del lavoro diventa una priorità assoluta alla quale il PRC non vuol rinunciare. In polemica con l'on. Diana (il quale ne metteva in dubbio l'efficacia, sostenendo che le iniziative prese non hanno evitato lo spopolamento di molti paesi), l'on. Licheri ha affermato, "con certezza documentale" che i fondi "usati bene" hanno prodotto sviluppo e occupazione.
Questo, e altri suggerimenti dell'Aula, "devono essere accolti perché costituiscono arricchimento", ha aggiunto; e fra i "suggerimenti" c'è la necessità di modificare "un sistema elettorale che non risponde alla realtà politica della Sardegna e svuota di competente il Consiglio" favorendo una forma di governo centralistica e "ignota alla modernità". La sindrome del bipolarismo maggioritario è la sintesi negativa del sistema presidenziale; per cui è opportuna una revisione che deve essere "pienamente condivisa dalle forze politiche e sociali".

"Generico, evanescente, inconsistente, privo di caratura politica" questo Dpef, che "non dice niente sulle previsioni di sviluppo" è un documento che può essere condiviso da tutti perché ha una paternità comune. Anche l'on. Giorgio Oppi (UDC) ha ripetuto una sottolineatura già fatta dall'opposizione, di un Dpef "scritto a più mani, forse troppe", che ha riproposto dal vecchio documento le stesse conclusioni e alcune parti importanti, come i trasporti. Manca invece qualsiasi progetto industriale, quel passaggio dall'industria pesante al nuovo modello di sviluppo legato all'industria leggera e compatibile con l'ambiente. Si creano illusioni cercando di tenere in piedi l'esistente, nascondendo situazioni di rottura (l'Eni con Evc, principalmente a causa del problema energetico) o tollerando situazioni non suscettibili di sviluppo (Arbatax, Nuova Silius, Carbosulcis). Questo libro dei sogni - ha aggiunto Oppi - si scontra però con la penuria di risorse. E se il sistema industriale piange, il turismo non ride, un po' per vincoli e leggi urbanistiche che bloccano lo sviluppo "per almeno un quinquennio", un po' "per l'idea umiliante del turismo di nicchia". Il Consiglio - ha ribadito - ha il diritto di sapere "che cosa volete fare". Stesso discorso sulla sanità, dove si fanno "considerazioni spensierate", ripetute cento volte e cento volte sentite "da chi è sardo"; non scelte, non previsione di risorse future, ma solo vecchie idee "e propaganda", fatta da "suonatori a orecchio". Difendendo l'operato dell'assessore Contu, sul quale si era espresso criticamente il presidente Soru, "per colpa di informatori di quarta categoria", l'on. Oppi ha ricordato alcuni successi della politica agricola regionale, la legge 44 ("che, trattando con Bruxelles ha impedito che gli agricoltori dovessero restituire le provvidenze comunitarie"), l'attuazione dei POR (nel settore si è registrato il record nelle risorse impegnate), il pagamento delle macchine agricole ed ha invitato la maggioranza a fare battaglie "insieme", altrimenti i viaggi a Roma o a Bruxelles per rivendicare qualcosa "diventano viaggi inutili".

E', quindi, intervenuto l'on. Stefano Pinna (Progetto Sardegna), che ha esordito richiamando i vari temi su cui si è fondata la campagna elettorale di giugno, che si ritrovano fondamentalmente oggi e che erano pienamente indicati sul programma di Governo. Un programma che rappresenta l'intera coalizione. Il DPEF, quindi, rappresenta la prima concreta assunzione di responsabilità,  ha proseguito, sottolineando che con esso si è giunti alla fine di un quadro politico quale quello precedente.
Citando gli indicatori economico finanziari odierni, e richiamando che siamo sull'orlo della bancarotta, ha prospettato il duplice itinerario della maggioranza: dalla contrazione delle spese e la loro razionalizzazione; a quello della riqualificazione della spesa stessa. Pinna ha, quindi, esposto riserve e critiche sulle scelte finanziarie operate nelle precedenti stagioni di bilancio ed ha rimarcato come sia finita una stagione; ora la consapevolezza che il peso dell'indebitamento è tale che la ripresa economica non si può fondare su nuovi debiti.
Ci si trova in una fase di transizioni, il problema è riflettere su come superare questa transizione. Passando, quindi, ad esaminare il documento di programmazione , Pinna ne ha sottolineato gli aspetti più significativi, ricordando che oggi la Sardegna ha un economia bloccata dalla fortissima terziarizzazione. Il quadro che emerge denota come i necessari interventi finanziari non hanno prodotto adeguati risultati; ed allora occorre ancora sostenere tutte le attività ed i settori deboli, ed in particolare le politiche che fondano le peculiarità sociali e culturali della nostra Regione. Infatti, accanto al contenimento della spesa, ci sarà la sua riqualificazione nella  direzione di uno sviluppo sostenibile sociale, e di uno sviluppo locale, al fine di rafforzare i sistemi territoriali di sviluppo. Saranno questi a polarizzare una reticolarizzazione degli interventi. In questo senso il bilancio 2005 sarà il passaggio successivo su cui si riqualificherà l'azione dell'esecutivo.

Un giudizio positivo sul Dpef è stato, quindi, espresso, a nome della Margherita, dall'on. Francesco Sanna aprendo il proprio intervento. Spiegando la posizione del suo partito, Sanna ha precisato le nuove modalità di azione nei confronti delle grandi questioni aperte (dalle infrastrutture all'energia ed alla metanizzazione). Il Dpef è, inoltre, connotato anche dal suo essere innestato nelle politiche comunitarie,  ha detto Sanna, per il quale la scelta operata di andare verso l'elaborazione di un programma regnale di sviluppo, nell'ambito del quale i Dpef rappresenteranno "la legge di monitoraggio annuale".
Polemizzando con l'on, Pili, al quale ha contestato l'attendibilità dei dati da lui illustrati ieri, il rappresentante della Margherita ha spiegato come non si possano condividere le linee di intervento privilegiate nella scorsa legislatura. La sfida vera, ha affermato Sanna, è di riportare a rigore i conti e le finanze regionali, privilegiando l'efficienza e l'efficacia non orientate alla quantità, ma alla qualità dell'impiego delle risorse, badando fondamentalmente agli effetti che produrranno. Ecco perché il Dpef rappresenta l'inizio di una riflessione forte che il Consiglio deve fare, ha detto l'oratore; il quale, aprendo il capitolo del ruolo dei parlamenti, ha ricordato che il loro non è "di assalto ai conti pubblici" come ci ricordano gli scrittori dell'articolo 81 della Costituzione, i vari Vannoni e Andreatta, per intendersi.
Il Dpef traccia molte linee, che forse non sono molto appariscenti, ma che "faranno del bene alla Sardegna e un po' di male a qualcuno", ha affermato ancora l'oratore, che ha espresso l'esigenza di privilegiare il mondo dei diritti e della cittadinanza più che dei gruppi di interessi e degli affari.
Bisogna parlare della finanza e del debito di uno stato. Solo così potremo guardare in faccia i nostri figli sapendo di non averli dimenticati e penalizzato il loro futuro.

E' poi intervenuto l'on. Siro Marrocu (DS). "Non capisco perché suscita stupore nei colleghi che in Dpef siano state inserite parti dei Dpef di altri anni che noi condividevamo, per questo le abbiamo inserite in questo documento. Quindi, per l'on. Marrocu, nulla a che vedere con le copiature del passato. Non c'è niente di scandaloso, niente di straordinario, ha aggiunto piuttosto una riconferma delle parti valide.
Ci attende una legislatura che avvierà, grazie ad una politica rigorosa una grande stagione di sviluppo. Ma non è possibile lo sviluppo  con un disavanzo come quello attuale. La nostra è una sfida che costerà sacrifici. C'è bisogno di avviare una politica vera di cambiamento che si concretizzerà in vere azioni di governo. In questa legislatura c'è una maggioranza coesa che porterà avanti le azioni di Governo. Per l'on. Marrocu nel Dpef c'è un chiaro progetto di iniziative di Governo e di cambiamento. Non c'è la volontà ne da parte del presidente, né da parte della Giunta, di ridurre il ruolo del Consiglio a mero controllo.

L'on. Giorgio La Spisa (FI) nel suo intervento ha ricordato alcuni pareri espressi durante le audizioni. "In commissione, ha ricordato, gli imprenditori hanno definito il documento "generale avente carattere enunciativo" e la CGIL ha dichiarato che questo Dpef ha i connotati dei precedenti perché non ci sono scelte, né priorità.
Questi due giudizi rendono l'idea di cosa sia questo documento. Questo Dpef, per La Spisa non dice cosa e come impostare la politica di sviluppo.
In questo Dpef si dice che, esso è un nuovo strumento di programmazione in attesa del nuovo Piano regionale di sviluppo.
La nostra posizione è, quindi, di attesa, vogliamo vedere cosa farà la Giunta. Noi ci aspettavamo che questo Dpef potesse dare l'indicazione chiara di quali fossero gli obiettivi strategici di questo esecutivo, ma così non è stato, ci sono solo enunciazioni. Le idee e le iniziative sono sicuramente di forte presa sul pubblico, ma di risultati ne abbiamo visti pochi. "Insomma conta più quello che dice la gente comune che i risultati". L'on. La Spisa ha fatto l'analisi dei singoli settori produttivi: sulla politica agricola la posizione è rassegnata (non esiste la volontà di trovare nuovi sbocchi); sull'industria la posizione è "rinunciataria".
Inoltra, per La Spisa, mancano soluzioni in materia industriale, in materia energetica. Mentre Giudizio positivo è stato espresso per la parte relativa all0innovazione e alla ricerca. Per il capogruppo di Forza Italia questo Dpef è "un'occasione persa".


I lavori del Consiglio
proseguiranno alle ore 17.00