CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 57 antimeridiana e pomeridiana del 21 dicembre 2004


Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu.

In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di :


L'Assemblea regionale si è riunita per esaminare il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria predisposto dalla Giunta per il triennio 2005-2007.

Esame del DPEF 2005 - 2007

Il primo ad intervenire è stato il relatore di maggioranza, on. Eliseo Secci (La Margherita) presidente della commissione Programmazione. Prendendo le mosse dalla constatazione del ritardo con cui giunge all'esame dell'Aula questo documento, l'on Secci ha richiamato tutte le cause che hanno portato a questo, sia per quanto riguarda la stagione elettorale e sia per quanto attiene alle urgenze, che hanno impedito una elaborazione più rapida del DPEF.
Entrando, quindi, nel merito concreto dei problemi, Secci ha illustrato gli orientamenti della strategia economica dell'esecutivo, che dovrà essere alla base della prossima legge finanziaria ed ha elencato puntualmente i contenuti che verranno particolarmente interessati dalla politica di sviluppo annunciata dalla Giunta.
Particolare sottolineatura è stata fatta da Secci sull'impostazione di risanamento delle finanze regionali, considerando l'obiettivo prioritario da perseguire. In questa direzione appare corretto attuare una rigorosa politica di eliminazione delle spese improduttive e di contenimento dell'indebitamento.
Considerando le indicazioni contenute nel documento, circa il Piano di sviluppo regionale, quale traccia che indica, quindi, le iniziative di politica economica, l'oratore ha sottolineato l'esigenza di prestare attenzione alle politiche delle entrate, condizionate dai ritardi del Governo nazionale. Su questo fronte occorre aprire un confronto fra Regione e Governo, ha quindi sottolineato Secci, per riportare alla normalità le erogazioni di competenza dello Stato verso la Regione Sardegna.
Sottolineando, quindi, la viva preoccupazione sullo stato di forte indebitamento della Sardegna, ha ribadito che la commissione condivide le linee di riduzione di tale indebitamento, indicate dalla Giunta nel DPEF, fino a circa 2 miliardi e mezzo di euro.
Secci ha, quindi, richiamato come i nuovi intendimenti della Giunta consentiranno, innovando il recente ordinamento, di puntualizzare e dare maggiore compiutezza ad un programma, che si propone di inaugurare una nuova stagione della politica economica e finanziaria, destinata a favorire lo sviluppo armonico del sistema regionale.
Dopo aver approfondito a lungo una serie di questioni tecniche, che riguardano gli strumenti contabili di risanamento finanziario, il relatore Secci ha, in conclusione, auspicato una rapida approvazione del provvedimento.

Ricordando che sono state presentate due relazioni di minoranza, il presidente Spissu ha dato la parola all'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori). Richiamando l'affermazione del precedente oratore, circa il condizionamento obbligato a carico del DPEF dalla grave situazione finanziaria regionale, Vargiu ha subito affermato che, pur condivisibili in linea di principio, tali affermazioni non troverebbero riscontro nel contenuto del DPEF.
Un documento di programmazione che elenca solo lo stato dei fatti, senza scelte concrete e indicazioni sugli strumenti da adottare non ha senso, ha detto Vargiu così come esso non deve essere l'elenco dei "desiderata" della maggioranza.
Il testo che approda in Aula, pertanto, non può certo dirsi tranquillizzante, ha proseguito Vargiu, per il quale il nuovo Governo regionale sembra "aver perso una buona occasione per dare un taglio netto con il passato".
Sarebbe stato meglio avere un documento più agile e snello e di più facile lettura, ha sottolineato ancora il rappresentante della minoranza, per il quale sarebbe stato auspicabile individuare con chiarezza gli strumenti che la Giunta intende utilizzare per le sue scelte strategiche.
Dopo avere, quindi, criticato il modo in cui si intende affrontare il contenimento della spesa e la politica delle entrate, Vargiu ha ribadito che non si intravedono particolari novità. Il nuovo elemento costituito dal Programma regionale di sviluppo potrebbe, inoltre, essere una nuova causa di aggravio burocratico e legislativo, privo di capacità reale di programmazione,
Il restyling che ci si attendeva dal DPEF non si coglie, ha aggiunto ancora l'on. Vargiu, auspicando un confronto che dia concretezza alle enunciazioni teoriche.
Dopo avere svolto, quindi, una serie di puntuali considerazioni sui ritardi culturali, sull'esigenza di apertura della Sardegna al mondo, sulla opportunità di una nuova valutazione di qualità delle decisioni finanziarie e sul piano straordinario del lavoro, Vargiu ha sottolineato le problematiche di controllo sociale dell'annunciato piano per la comunicazione.
Ricordando la stagione delicata che si sta attraversando, Vargiu ha richiamato il metodo della concertazione, che deve essere la "stella polare" dell'azione di Governo, allo stesso modo in cui il metodo della condivisione delle regole deve restare la "stella polare" dei rapporti all'interno dell'organo legislativo.

E' stata, quindi, la volta della seconda relazione di minoranza, illustrata dall'on. Beniamino Scarpa (Misto-Psd'az). Il Documento arriva alla approvazione dell'Aula con un forte ritardo, ha detto Scarpa, e sembra preludere ad un ben più impegnativo documento di programmazione. Tuttavia, il documento presenta profili di notevole interesse e contiene numerosi spunti e propositi, che sono in linea generale condivisibili.
Questo vale per la necessità di puntare ad uno sviluppo sostenibile, di incrementare i livelli di riuscita scolastica e di istruzione, di intervenire con un riordino nel campo della ricerca, di rendere più efficace il sistema della formazione, di riorganizzare gli strumenti nel campo della "società della informazione".
Vi sono, tuttavia, alcune questioni specifiche che si vogliono affrontare. Il DPEF si apre con una affermazione di principio, che in commissione si è inutilmente proposto di eliminare. Infatti, il documento assume come fondamento, di tutto lo sviluppo e la descrizione delle politiche che si intende intraprendere, l'affermazione per la quale ci troviamo fronte ad "una legislatura nata con un sistema elettorale nuovo per l'Isola. Una occasione storica per la Sardegna.  E' inaccettabile che la Giunta esprima nel documento un giudizio così categorico su una questione centrale ed oggi delicata, in attesa di una possibile adozione di una legge elettorale tutta sarda".
Con riferimento alla riforma della Regione, ha proseguito Scarpa, è corretto predisporsi alla attuazione delle recenti riforme costituzionali, dando pieno corso al decentramento dei poteri verso gli enti locali ed al federalismo amministrativo.
Il documento riferisce della necessità di un nuovo statuto di autonomia, ma sul punto non dà alcuna indicazione circa la posizione della Giunta con riguardo ai contenuti, assumendo una posizione notarile di messa a disposizione di risorse e competenze.
Per il secondo oratore di minoranza, inoltre, con riguardo alle politiche della conoscenza si deve osservare un'attenzione, a dir poco superficiale, prestata alla questione della lingua sarda e della cultura identitaria.
Poche righe di un paragrafo che viene prioritariamente dedicato all'Arte, cui ci si dedica più diffusamente. In commissione si sono proposti due emendamenti, ha ricordato Scarpa, miranti ad introdurre la questione della lingua sarda e della cultura identitaria tra le priorità nel medio periodo dell'azione di Governo ed alla redazione di uno specifico piano di settore all'interno del "programma generale di sviluppo". Detti emendamenti, previo parere negativo della Giunta, sono stati bocciati. E' arrivato il momento che il presidente della Regione e la Giunta regionale dichiarino le loro intenzioni nei confronti di questi argomenti.

Dopo avere ribadito le esigenze che riguardano il settore dello sviluppo rurale agricolo e le preoccupazioni mostrate nel DPEF, circa le possibili conseguenze negative sul nostro sistema produttivo della nuova politica agricola comunitaria, Scarpa ha approfondito gli altri temi che riguardano le altre attività produttive, industria, artigianato, commercio, turismo, per i quali "aspettiamo atti concreti, che consentano di valutare le precise intenzioni ed iniziative, per difenderle e per consentirne uno sviluppo in termini solidi e moderni".
Un'ultima annotazione, ha quindi concluso Scarpa, riguarda la prima priorità indicata nel documento in materia di bilanci. Vi si legge che "deve essere effettuata una rigorosa politica di eliminazione delle spese improduttive e di riqualificazione di quelle di difficoltosa utilizzabilità, a beneficio dei settori di spesa "portanti" e funzionali allo sviluppo economico e sociale". Non è dato però sapere quali siano queste spese, e ci riserviamo di valutare nel merito il giudizio e le scelte che verranno adottati dalla Giunta e dalla maggioranza al riguardo.

Nella discussione generale è intervenuto per primo l'on. Luciano Uras (PRC), che ha parlato soprattutto di politiche attive del lavoro. Il Dpef, ha detto, è motivo di preoccupazione perché "si vanno assottigliando le risorse finanziarie disponibili". Gli interventi della Finanziaria del Governo (in particolare la riduzione delle tasse) non hanno portato benefici alle categorie sociali più deboli, anzi le hanno danneggiate. I soldi sono pochi; è indispensabile spenderli bene. Un'analisi critica del passato ha dimostrato che la spesa ha favorito alcuni settori, ma non ha consentito di ottenere benefici.
In molti casi i finanziamenti non vanno tagliati, ma corretti. Sulla politica del lavoro e sulla politica sociale anche l'analisi del documento di programmazione non è da condividere, soprattutto quando afferma che la crescita dell'occupazione, negli ultimi anni, è dovuta alla flessibilità introdotta dal "pacchetto Treu".
"Non credo - ha precisato Uras - che sia una valutazione corretta. Forse la flessibilità avvantaggia le aree forti del Nord Italia, dove esiste una crescita imprenditoriale e una forte attrazione dei capitali esteri; ma non può essere riproposta, paro paro, per un'isola economicamente allo sfascio, dove, col 17 per cento di disoccupazione, chi perde il lavoro difficilmente ne trova un altro". Occorrono perciò specifiche politiche, come la legge 37 del 1998, "che ha salvato situazioni difficili".
Riferendosi in particolare all'articolo 19, Uras ha affermato che la legge 37 è stata monitorata (i Comuni devono render conto delle cose fatte per accedere a successivi finanziamenti) ed ha dimostrato la sua validità: le risorse erogate hanno determinato migliaia di posti. Al di là dei discorsi generici, dunque, la vera sfida del Dpef è quella di creare condizioni di vita migliori.

Sulla seconda parte del Dpef, la programmazione regionale ("scritta probabilmente per stimolare i ragionamenti più che determinare decisioni") si è intrattenuto l'on. Paolo Maninchedda (Progetto Sardegna), sottolineando come esista il rischio di un centralismo (in alcuni documenti la Regione è vista come un sistema piramidale), rispetto a quel "federalismo buono" che, invece, dovrebbe caratterizzare la nuova politica. L'aumento della burocrazia trasferisce potere agli apparati (attraverso la gestione diretta di grandi interessi economici: basti pensare alla sanità) che rispondono più alla loro logica, che alle leggi varate. La programmazione potrebbe ripartire da una vocazione centralista.
Il secondo "argomento di riflessione" riguarda il ruolo del Consiglio. Fra le conseguenze dell'elezione diretta del presidente della Regione c'è quella di trasferire ad esso gli indirizzi economici e finanziari. Il Consiglio, di conseguenza, non è più il luogo dove le decisioni maturano; semmai il luogo dove diventano esplicite. In altre parole il Consiglio "non concorre alle decisioni" ma fa "da sentinella alla Giunta". Tale condizione "vizia" il sistema istituzionale rispetto alla spesa: la Regione "usurpa" poteri non suoi se non li distribuisce, secondo un sistema di federalismo solidale.
L'esempio arriva puntuale. "Ho sentore che siano state istituite otto Province per nulla - ha aggiunto, richiamando "l'architettura barocca" dell'amministrazione pubblica - ma abbiamo il dovere di inserirle, come soggetti attivi, nella programmazione". Infine, sulle politiche sociali e del lavoro ("siamo in ritardo sulla elaborazione di linee politiche; per ora li individuiamo soprattutto come importanti centri di costo") bisogna evitare che la bonifica dei bilanci non consenta di aumentare la giustizia sociale. Limite, questo, che trasferisce alla politica il compito di garantire comunque i redditi minori, "di cittadinanza".

Per l'on. Roberto Capelli (UDC) il Dpef "enuncia e non dice altro", è "imponente ma dispersivo" e non individua le linee di Giunta e maggioranza. Ha l'aspetto di un cartello elettorale, "ma le elezioni sono finite e bisogna pensare a governare ed a legiferare". Un Dpef del genere rischia di diventare un percorso obbligato, "quasi fastidioso", una sorta di commedia, recitata da attori, con ruoli diversi. Quando si entrerà nel vivo delle decisioni, con la Finanziaria, questo documento cadrà nel dimenticatoio.
Capelli ha sottolineato il silenzio sulle aree interne, ricordando come l'economia sarda "dipenda quasi totalmente dagli interventi regionali". Incomprensibile, perciò, aver dato la priorità ad altri argomenti, "importanti ma non urgentissimi". Altra pecca del documento, quello di aver copiato le conclusioni, "senza cambiare né virgole, né virgolette", dal Dpef della precedente maggioranza, verso il quale il centrosinistra aveva dichiarato dissenso politico presentando emendamenti soppressivi totali.
Un semplice lavoro di "copia e incolla" che fa cadere la Giunta nello stesso errore, peraltro deprecabile, del presidente Pili, quando, a inizio di legislatura, cadde nel banale errore ricopiando dichiarazioni programmatiche di altra Regione. L'on. Capelli ha chiesto maggior rigore a questa coalizione, che si propone nel segno della discontinuità, ma che con atteggiamenti di "clientelismo; così sarebbero stati definiti ieri" tiene fermi provvedimenti ispettivi e non elimina fonti di spreco accertato. Quali? "Lo dirò quando in Aula ci sarà il presidente Soru".

E' stato questo l'ultimo intervento della mattina. Il presidente Spissu ha convocato una conferenza dei capigruppo per organizzare i lavori, aggiornando l'Aula per le 16,30. Alle 16, invece, si riunirà la Terza Commissione, per l'esame della leggina sull'esercizio provvisorio, previsto per due mesi.

I lavori del Consiglio regionale sono stati  sospesi e sono ripresi nel pomeriggio alle ore 16.30.

Il Consiglio regionale ha proseguito i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Paolo Fadda.

Alla ripresa dei lavori pomeridiani, il DPEF è stato attentamente esaminato dall'on. Mario Bruno (Progetto Sardegna), il quale si è, in particolare, soffermato sulla "difficile" situazione economica e finanziaria del "sistema Sardegna". Negli esercizi precedenti, ha ricordato Mario Bruno, i bilanci annuali regionali si sono sempre chiusi con un deficit di almeno un miliardo di euro; i conti regionali, nel loro complesso, sono in rosso per almeno 2,9 miliardi di euro, il 50 per cento delle entrate correnti annuali della Regione.
Una situazione estremamente difficile ed il DPEF sottolinea come sia necessario porvi rimedio. Il governo regionale, nel suo documento programmatico, ha quindi confermato che intende tagliare di almeno un miliardo l'anno questo preoccupante fabbisogno. Come? Certamente razionalizzando le uscite, tagliando le spese improduttive, riducendo gli sprechi.
Un compito arduo, ha aggiunto Mario Bruno, che si cercherà di attuare elaborando e presentando al Consiglio un nuovo Programma regionale di sviluppo, che dovrà indicare le linee strategiche da seguire per rivitalizzare i comparti produttivi isolani; un piano di intervento per combattere un deficit di notevoli dimensioni che si cercherà di ridurre, anche proponendo una programmazione complessiva, che non sarà assolutamente "centralista".
Nell'opera di risanamento dei conti pubblici e, contemporaneamente, di rilancio del sistema produttivo sardo si partirà, ed anche questo è uno "dei punti fermi del programma di questa maggioranza" dalla esigenza di difendere gli ultimi, i soggetti deboli della società sarda. " I nostri programmi, ha aggiunto Bruno, partiranno dalla centralità della persona" e le politiche sociali saranno "certamente prioritarie".
Questo documento, d'altro canto, è stato elaborato per dare risposte concrete alle reali esigenze della società sarda. E questo governo intende coinvolgere, in questo suo programma, gli enti locali, il volontariato, tutte le forze vive che operano nel complesso panorama regionale. D'altra parte, in molte occasioni si è parlato d'emergenze sociali, alle quali occorre dare risposte univoche, anche decidendo ed attuando nuove iniziative incisive, mettendo a punto nuovi strumenti di intervento, nuove strategie, riproponendo e ridando valore alle "politiche attive del lavoro".
Un programma ambizioso, quindi, le cui linee principali sono contenute in questo DPEF, che propone anche lacune interessanti modifiche nel campo della comunicazione, proponendo nuove regole per un attento dialogo con tutte le componenti della società sarda. Un DPEF innovativo, quindi, che certamente darà i suoi frutti nel prossimo quinquennio.

Un documento che delinea le linee per un coerente sviluppo, ha detto dal canto suo l'on. Tore Serra (Insieme per la Sardegna - PCDI), che propone una "sfida" di grande interesse sociale. Le linee indicate, infatti, sono "una bussola" che indica con fermezza i traguardi che si vogliono raggiungere, le strade che si intendono seguire per dare risposte concrete ad una società in difficoltà.
Questo DPEF, ha aggiunto Tore Serra, indica che saranno presentati il piano regionale sanitario, che saranno proposti anche quello agricolo, dei trasporti, i programmi di intervento nei diversi settori per ridare slancio ad un sistema socio- economico che non è in grande salute. Ci sono delle difficoltà obiettive, ha aggiunto l'esponente del PCDI, ed il settore sanitario è quello che ha provocato il deficit maggiore nei conti pubblici e quello che assorbe il maggior numero di risorse.
Mettere al centro del programma di governo il "Progetto sviluppo", ha concluso Serra, è una scelta assolutamente condivisibile, che porterà a risultati positivi in tempi sufficientemente brevi.

I contenuti del DPEF sono, forse, anche molto buoni, ma sono presentati in modo "accademico", forse freddo e poco accattivante. Tuttavia, ci sono spunti di indubbio interesse, come quello dell'esigenza di tagliare la spesa improduttiva. L'on. Oscar Cerchi (Misto - UDS) ha voluto ricordare che, in passato, si è speso molto e non sempre nel modo migliore. Le difficoltà del sistema economico mondiale, tra l'altro, hanno ripercussioni preoccupanti anche per la Sardegna e sarà opportuno scegliere con maggior cura ed attenzione i settori sui quali si dovrà investire.
Prevedere traguardi ambiziosi, come quello di una crescita annua del PIL di almeno il 3 per cento, la lotta alla disoccupazione per arrivare, nel 2010, ad almeno il 70 per cento degli occupati (il 60 per cento in campo femminile) sono obiettivi ambiziosi sui quali si deve assolutamente puntare. Ma come si possono centrare traguardi così importanti quando si dispone di un flusso finanziario estremamente limitato?
Si deve ricontrattare con lo Stato la ripartizione delle entrate, ha aggiunto Cherchi. Alla Sardegna vanno, mediamente, il 22 per cento delle tasse, a qualunque titolo, pagate nell'Isola, mentre in molte altre regioni si arriva anche al 70 se non all'80 per cento. Chiedere ed ottenere una quota maggiora, quella indicata dalle norme statutarie è, quindi, una necessità. Le quote dell'Irpef e dell''Iva devono essere ricontrattate, devono crescere, anche per tener fede agli impegni che lo Stato ha preso nei confronti della Sardegna, anche per tener conto dei diritti e delle nostre caratteristiche di "Nazione sarda".
Aboliamo i muri, rimuoviamo gli steccati, ha aggiunto Cerchi, cambiamo i colori delle nostre maglie e lavoriamo, uniti, per il progresso della Sardegna. Tagliare il deficit di un miliardo di euro l'anno è un grande obiettivo, eliminare i residui passivi, un altro ottimo sistema, esaminare anche la possibilità di vendere "i beni immobili non utilizzati", può essere un'ipotesi sulla quale lavorare.
Ma la Regione deve puntare, se vuole realmente far crescere il livello della società isolana, sulla cultura, sulla crescita culturale dei giovani, sulla preparazione professionale, la base sulla quale si può e si deve costruire un futuro migliore. La gente sarda ha sete di riscatto, ha concluso Oscar Cerchi, rimbocchiamoci le maniche, conquistiamo le risorse finanziarie necessarie, non tarpiamo le ali ai progetti anche ambiziosi ed "andiamo avanti. L'importante è crederci, l'importante è lavorare insieme, per il riscatto della Sardegna".
Il DPEF predisposto dalla Giunta regionale presenta "manchevolezze e lacune" anche se annuncia di voler avviare una stagione di profondi mutamenti. "E' un documento influenzato dalla campagna elettorale e risente di quei temi. E' un documento di transitorietà". L'on. Nicola Rassu (FI) ha sottolineato, nel suo intervento critico, che vi si possono cogliere notevoli contraddizioni. In alcune parti, ha detto l'esponente di FI, è certamente condivisibile (quando si parla di ridurre il deficit complessivo e si annuncia la presentazione di molti piani di settore), ma presenta molte lacune.
Nell'analisi generale, ad esempio, viene ignorata la piccola industria, vengono trascurati settori importanti che, invece, meriterebbero migliore attenzione. "Mi sarei aspettato un documento più agile e snello, ha detto anche Rassu, con indicazioni più precise". In molti settori, infatti, le attività produttive sarde sono state superate da quelle di molte altre regioni, da quelle dei paesi dell'est. Una situazione di preoccupante crisi dalla quale si deve assolutamente uscire, se si vuole risalire la china."Si devono dare indirizzi certi, proporre misure risolutive ed innovative, altrimenti si interverrà in settori che "creeranno solamente nuova povertà".
Anche una certa "chiusura" nei confronti delle energie alternative, ha detto Rassu, non è condivisibile. Si deve puntare sull'eolico (ma non costruendo nuovi tralicci sulle montagne), si deve ottenere il metano, puntare sull'energia solare e rivalorizzare, con le nuove tecnologie, anche il carbone. Si deve avere, in sostanza, un orizzonte più ampio, che porti alla valorizzazione delle risorse locali ed all'utilizzo di tutte le "possibilità che il sistema economico sardo ha per ridiventare competitivo, innovativo e concorrenziale".

Un documento "sobrio e onesto": così l'on. Silvio Cerchi (DS) ha definito il Dpef, ricordando che le molte variabili "esterne al governo della Regione" non consentono una programmazione minuziosa. Un Dpef "meno pirotecnico" di altre volte, ma che delinea "le ipotesi di lavoro di una legislatura costituente" e, soprattutto, manifesta la coesione del centrosinistra, capace di portare avanti l'impegnativo discorso politico. L'on. Cherchi ha incentrato l'intervento sulla necessità di una politica finanziaria organica, considerate le previsioni poco ottimistiche.
La situazione - ha detto - è destinata a peggiorare; alla riduzione dei trasferimenti dello Stato si aggiunge l'uscita dall'Obiettivo 1 e la modifica della parte seconda della Costituzione che affida la capacità fiscale ai territori interessati, ignorando qualsiasi stima sui costi delle competenze trasferite. La devolution, insomma, annuncia tempi grami. Di qui altre due possibili vie di transito: la prima riguarda il rapporto con l'Unione europea e la possibilità di negoziare in qualche misura interventi misurati a superare le diseconomie dell'isola rendendo "morbida" l'uscita dall'Obiettivo 1; la seconda, un diverso rapporto con le banche, soprattutto quelle regionali e locali, essendo la Regione deputata a favorire - anche attraverso il credito - lo sviluppo dell'isola.

Giudizio negativo, invece, quello espresso dall'on. Fedele Sanciu (FI) per "assenza di concretezza", elemento fondamentale di quale atto di programmazione che eviti la pericolosa strada dei sogni. Questo Dpef - ha aggiunto - si preoccupa di demolire il passato, cose buone e cattive insieme, come se si preoccupasse di cancellare la memoria. "Fantasioso e creativo" il documento trascura alcuni aspetti dell'economia e del sociale, dalle politiche del lavoro agli interventi a sostegno delle imprese, bloccando quanto si era fatto nella precedente legislatura - ha sostenuto - per favorire l'imprenditoria giovanile e femminile.

Sono note - ha aggiunto Sanciu - le cause dell'arretratezza dell'isola: rete viaria insufficiente che rende difficile persino lo spostamento dei prodotti e la stessa mobilità delle persone; la crisi energetica; l'insufficiente qualificazione culturale, tanto per citare le emergenze. Per nessuno di questi problemi esiste nel Dpef una proposta, un semplice indirizzo; tantomeno uno strumento per intervenire. Ultimo accenno alla vertenza sul prezzo del latte ovino, settore strategico dell'economia. L'on. Sanciu ha replicato al presidente Soru, che ha definito un'associazione di categoria corresponsabile della situazione, definendo offensivo questo giudizio, che nasce, in realtà, dall'incapacità della Giunta a gestire il problema.

Sulla crisi in agricoltura si è soffermato anche l'on. Alberto Sanna (DS), richiamando la sofferenza del settore ("l'impresa agricola è strutturalmente debole, fortemente sottocapitalizzata e indebitata"). Il Dpef appare, a riguardo, "puntuale e preciso". Alcune indicazioni suggeriscono di partire dal mercato, cioè dall'ultimo anello della catena, per tutelare le produzioni.
E' il mercato che decide che cosa produrre e come vendere ed occorre "un'alleanza fra chi produce e chi consuma" per sfuggire alle regole della grande distribuzione, "che decide le politiche commerciali".
La politica regionale - ha aggiunto - deve definire con priorità una nuova politica di marketing, creando le premesse per un rilancio del settore, la cui crisi, legata ai bassi redditi, determina da anni il progressivo spopolamento delle campagne. Individuare i punti critici della filiera e superarli diventa la condizione necessaria.
Ma il marketing - ha concluso Sanna - non riguarda solo il mercato esterno; anche su quello interno è necessario intervenire, ricordando che l'agricoltura sarda è molto lontana dal soddisfare il fabbisogno regionale: appena il 10 per cento dei consumi di frutta; meno di un terzo della carne; attorno al 50 per cento per le produzione orticole. Sono numeri che fanno riflettere e dimostrano la scarsa organizzazione del comparto.

E', quindi, intervenuto l'on. Gerolamo Licandro (FI), che ha ricordato le accuse rivolte nella passata legislatura alla Giunta di centrodestra di portare all'attenzione del Consiglio documenti di programmazione definiti "libri dei sogni", ma altrettanto si deve dire oggi del Documento che si sta discutendo. La realtà è che, oggi come allora, è che il Dpef serve a ben poco, e noi stiamo discutendo "sul niente", su un documento inutile, al punto che poi il bilancio disattende immancabilmente il Dpef.
Licandro ha, quindi, affrontato il tema delle risorse necessarie per affrontare gli investimenti strutturali, asserendo con convinzione che nel documento in esame non si intravede alcuna strategia per il loro reperimento. L' on. Licandro è stato particolarmente critico nel trattare il tema della sanità per il quale a parte una serie di sopraluoghi, non vi sono stati interventi significativi se non per nominare qualche manager di oltre tirreno.
Questi sono i reali problemi da affrontare, ha detto ancora l'oratore, se non si vuole relegare tali atti al ruolo di "libri dei sogni".
Sul tema della continuità territoriale occorrono, poi, risposte chiare, ha concluso Licandro, per il quale occorre sapere che cosa succederà dopo il 1° gennaio. 

Scuola e lavoro sono stati, successivamente, i temi centrali dell'intervento dell'on. Ciriaco Davoli (PRC), che considera questi due aspetti fondamentali nella crescita sociale. Esprimendo fortissime preoccupazioni per le conseguenze derivanti dalla riforma Moratti, Davoli ha ribadito che il neo liberismo praticato nei confronti del sistema dell'istruzione sta andando a pesante discapito della scuola pubblica.
Quanto al tema del lavoro, l'oratore ha approfondito con dovizia di argomentazioni il gravissimo impoverimento del territorio regionale e soprattutto delle zone interne, sottolineando l'aggravarsi drammatico della disoccupazione. Davoli ha affermato con estrema chiarezza che il tema del lavoro tradizionalmente è stato punto focale dell'azione del suo gruppo politico.

Per l'on. Chicco Porcu (Progetto Sardegna) il dibattito si sta trascinando formalmente, senza momenti di grande interesse, sottolineando come si stia ripetendo l'ossessione delle risorse, condizione sine qua non per avviare lo sviluppo, senza tenere conto che una parte importante deve essere riservata alle scelte di spesa e cioè al modo di utilizzare le risorse.
Dopo avere allungo approfondito i vari temi di politica economica, che vengono affrontati nel documento di programmazione, Porcu si è chiesto che cosa si possa fare di più per dare nuova spinta allo sviluppo. Porcu ha, quindi, affrontato con varie argomentazioni i problemi del disavanzo e sulle forme per farvi fronte, ribadendo che occorrono nuove idee e nuove leve di intervento, confermando quanto detto in precedenza, e cioè che non è questione di incremento di risorse quanto della capacità di utilizzarle nel modo più efficace.

E' poi intervenuto l'on. Peppino Balia (Misto-SDI-SU) il quale, ricordando che si sta oggi affrontando una fase di difficoltà complessiva sia a livello regionale che nazionale, ha sottolineato che le difficoltà vanno affrontate con consapevolezza e concretezza.Esprimendo apprezzamento per l'innovazione rappresentata dai Piani regionali di sviluppo, Balia ha criticato la "quasi schizofrenia" che in passato a caratterizzato la politica economica regionale. Invece, i Piani regionali di sviluppo servono a delineare meglio una linea capace di dare nuove opportunità di crescita.
Ammettendo come in passato non ci si a stata sufficiente attenzione sul tema delle risorse, Balia ha osservato che occorre vincere la battaglia della riforma della politica economica regionale e la battaglia di legittima rivendicazione nei confronti del Governo.
Introducendo, quindi, il tema della riforme l'on. Balia ha elencato i temi che la commissione apposita si è posta ed ha ricordato il quesito che la commissione si è posta sulla riforma degli enti, osservando che proprio su questo argomento si è scatenato inevitabilmente un ampio dibattito sulla stampa. Relativamente a questo argomento occorre chiarezza, che consenta a qualunque livello di questa istituzione di essere informato.

Ha poi preso la parola l'on. Mauro Pili (FI) per il quale questo dibattito "è un rito che va consumato fino in fondo". Pili ha criticato la mancanza di assegnazione di priorità precise. "Si potevano fare scelte chiare e innovative" ha detto Pili, vista la posizione di forza dell'esecutivo, e invece si assiste ad un inversione di tendenza rispetto all'esigenza di focalizzare scelte e azioni.
Si tratta di Dpef assimilabile a una "nave container" in cui è stato caricato di tutto, ma non vi è una rotta precisa. Parlando di confusione e assenza di strategie. Pili ha proseguito sottolineando come nel Dpef non si intraveda alcun contenuto strategico, ribadendo che la questione delle risorse non va enunciata ma affrontata. Dopo avere esaminato i punti salienti contenuti nel documento, il leader forzista ne ha rimarcato il limiti e le contraddizioni.
Il rappresentante della minoranza ha, quindi, richiamato alcune ulteriori contraddizioni contenute nel Dpef odierno rispetto alle posizioni a suo tempo espresse nella precedente legislatura da esponenti dell'attuale maggioranza che si opponevano a scelte analoghe a quelle odierne compiute dalla Giunta di allora. Estremamente critico, infine, Pili sulle scelte della Giunta in tema di reperimento delle risorse, Pili ha concluso illustrando i pochi emendamenti presentati fra cui quello che propone la formale abolizione del Parco del Gennargentu.

Per l'on. Carmelo Cachia (Insieme per la Sardegna) la Sardegna sta pagando il prezzo di un'arretratezza da cui non riesce ad affrancarsi, anche per la mancata assegnazione di risorse dello Stato e della Ue. Senza una politica di equità sociale le disuguaglianze sono destinate ad aumentare, ha ribadito l'oratore, il quale ha approfondito vari aspetti della programmazione economica, sostenendo che i ritardi di sviluppo possono essere acuiti dalle disuguaglianze interne.
C'è un grosso Gap da colmare rispetto alle regioni settentrionali, ha proseguito Cachia ricordando che occorre varare una "politica di piano" che consenta una difesa appropriata delle nostre produzioni. Cachia ha, poi, denunciato il fatto che lo Stato è in debito con la Sardegna e che i "debiti vanno onorati", Cachia ha affermato che occorre aprire una vertenza per il riconoscimento dei diritti della Sardegna.

Ha poi preso la parola l'on. Mario Diana (AN), che ha in primo luogo contestato certi apprezzamenti espressi anche da qualche esponente della minoranza a favore del Dpef. Il rappresentante del centrodestra ha, quindi, definito "bussola impazzita" un Dpef quale quello in esame che dovrebbe tracciare percorsi, ma non lo fa. Ad esempio, sulla scuola, sulla salute e sul lavoro, non si comprende come si intenda procedere e quali scelte si intendano compiere, ha detto Diana, il quale ha sottolineato l'assenza di qualsiasi novità nella politica economica della Regione.
"Non sappiamo ancora quale indirizzo l'esecutivo voglio dare ad esempio alla politica del credito", ha ribadito Diana, che ha espresso una lunga serie di riserve su altri punti del documento di programmazione, a cominciare dal settore turistico. Quanto alla questione dello sviluppo sostenibile, l'oratore ha dichiarato che questa linea di tendenza non può essere solamente enunciata, ma deve essere perseguita con un sostegno sia culturale sia economico nei confronti delle popolazioni, e soprattutto occorre incidere a favore delle zone interne.

Con l'intervento dell'on. Diana si e chiusa la seduta odierna.


I lavori del Consiglio
riprenderanno domani
alle ore 10.00