CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 55 pomeridiana del 3 dicembre 2004


Il Consiglio regionale ha proseguito i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Paolo Fadda.

Discussione Mozione n. 19
sul nuovo piano sanitario regionale

Il Consiglio regionale si è riunito, in seduta straordinaria per discutere una mozione urgente presentata dai gruppi I Riformatori, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC, Fortza Paris "sulle linee guida del nuovo Piano sanitario regionale".

La mozione prende lo spunto dalla difficile situazione esistente nel sistema sanitario regionale, che ha urgente bisogno di interventi di modernizzazione e di adeguamento delle attività programmazione, per poter utilizzare nel modo migliore le risorse umane ed economiche disponibili. In modo di un'assistenza sanitaria di qualità, per rispondere in maniera adeguata alle esigenze dei cittadini.

Se in sanità i soldi sono sempre insufficienti rispetto la domanda di salute, in Sardegna sono troppo pochi: l'insularità e una rete viaria insufficiente fanno lievitare i costi e non consentono di adeguare la situazione sarda ai parametri nazionali. Una cosa è "calcolare i costi su un pezzo di città", ed un'altra "su una regione vasta e con densità della popolazione molto bassa". L'ha detto l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) illustrando la mozione di cui è primo firmatario. A parte le insidie della devolution ("c'è il pericolo di un'ulteriore contrazione delle risorse"), è indispensabile favorire l'accesso all'assistenza anche a chi, non avendo risorse proprie, deve mettersi in fila. La sanità, insomma, è una cartina di tornasole per misurare l'evoluzione sociale e nel difendere le categorie deboli (i malati sono sempre deboli).
Vargiu ha ribadito che lo Stato, applicando i parametri sull'età anagrafica nell'assegnazione delle risorse, ha costretto la Sardegna ad un handicap iniziale, ricevendo meno di regioni dove l'età media è più avanzata. Ma alla cosa non è stata data soverchia importanza fino a quando (1997) lo Stato ha ripianato i debiti a pie' di lista. Ma è diventata, la stessa cosa, il nodo cruciale quando è toccato alle Regioni rimediare ai disavanzi, prima con i mutui ed ora pescando nelle spese correnti (il recente assestamento di bilancio riguardava, per l'80 per cento, proprio il riequilibrio della sanità).
Risorse a parte, il discorso si allarga ad altre considerazioni, altrettanto importanti. Le (poche) risorse vengono impiegate nel modo migliore? E chi controlla la spesa? Oltre a batter cassa, infatti, bisogna razionalizzare al massimo il sistema.
Sicuramente la Sanità sarda non va a gonfie vele. Ci sono punte di eccellenza, ma sacche di disagio; in questa vicenda quali sono le intenzioni della Regione su: i piccoli ospedali, le liste d'attesa, la risposta alle patologie sociali, l'assistenza domiciliare, il riequilibrio dei posti letto fra acuti e lungodegenti? Tanti problemi che ruotano attorno ad un vero e proprio pianeta e che si aggiungono ad altri problemi non meno importanti: dall'agenzia regionale della Sanità ("un agile strumento tecnico-scientifico a supporto dell'assessorato"), allo scorporo (o meno) degli ospedali dalle Asl per favorire una gestione più efficiente.
In attesa del Piano sanitario regionale, il Consiglio - chiede l'on. Vargiu - vuole essere informato sullo stato dell'arte e discutere a tutto campo su uno dei temi cruciali della politica regionale; forse il più delicato, perché si parla di salute.

L'assessore Nerina Dirindin ha risposto che i soldi sono sufficienti. Dallo Stato occorre ottenere qualcosa di più, ad esempio per l'insularità, che è un fatto oggettivo. Nella Conferenza Stato-Regioni la Sardegna, che partecipa al riparto del fondo nazionale, punta i piedi. Ma non bisogna far dipendere tutto dal riconoscimenti di qualche milione di euro in più. I soldi, dunque, ci sono; ma sono stati spesi bene? La mancanza di una programmazione compiuta ha inciso e la Sanità ha fatto come l'asino di Buridano, morto non per assenza di cibo, ma nell'incertezza se mangiare la biada di destra o quella di sinistra.
Di qui la necessità di scegliere subito gli obiettivi e gli strumenti per arrivarci. Prestazioni e servizi erogati devono essere più "appropriati". Infatti, vanno corrette alcune tendenze: l'uso improprio dell'ospedale, l'eccesso dei consumi dei farmaci e della diagnostica poco costosa.
I tempi per la presentazione del piano saranno "relativamente accelerati", ma sarà un piano generale, non di dettaglio. La bozza è prevista entro la fine dell'anno, "un traguardo ambizioso, ma necessario". Sarà un piano "leggero"; poi verranno le norme di attuazione.
Che idea si è fatta l'assessore dello stato di salute della Sanità? La Dirindin ha indicato alcune anomalie (l'eccessiva polarizzazione delle due aree principali, Cagliari e Sassari, a cospetto di un vasto territorio carente; lo squilibrio fra assistenza ospedaliera e del distretto) e, soprattutto, le priorità: politica seria del personale (decisiva se si considera che il costo lavori rappresenta il 70 per cento della spesa sanitaria) con riferimento alla formazione, la garanzia della stabilità e all'uso più limitato del tempo determinato; innovazione tecnologica, attenzione alla patologie in particolare sofferenza.
Ne ha elencato cinque: talassemia, malattie genetiche rare e metaboliche; le patologie sociali (diabete, sclerosi multipla, Alzheimer, malattie reumatiche); disagio sociale e salute mentale ("il livello dei disturbi in Sardegna è alto; spesso l'epilogo ha esiti drammatici"); la rete oncologica, con centri di riferimento distribuiti nel territorio, screening tempestivo e, all'epilogo, lotta al dolore; malattie cardio e cerebrovascolari.
Poi ci sono gli interventi della prevenzione (umana e animale), il potenziamento del distretto secondo il principio della "continuità dell'assistenza"; l'unificazione del serio 118 per le emergenze e urgenze e il potenziamento dell'elisoccorso.
L'agenzia regionale della sanità? La giunta la ritiene indispensabile.
L'istituzione delle aziende ospedaliere? "Stiamo ragionando con calma". Se sono intese come strumento per superare i conflitti interni alle Asl, "non siamo d'accordo", perché la sanità, per vincere le battaglie, "richiede cooperazione"

Nel dibattito è intervenuto per primo l'on. Gerolamo Licandro (FI). Anche la sanità - ha detto, facendo riferimento all'economia, condizionata dal decreto salvacoste - è "a due velocità", quella di chi può pagarsi gli specialisti migliori e quella di chi deve attendere mesi una visita anche quando una diagnosi precoce potrebbe essere decisiva e quell'attesa fatale. Un'ora di ambulanza "fa la differenza"; per cui la corsa da Oristano al Brotzu, ammesso che si trovi l'ambulanza, di un traumatizzato alla testa può essere la corsa della speranza, ma anche la tragica resa.

Il presidente della Commissione sanità, on. Pierangelo Masia, sottolineando l'impegno della Giunta, ha evidenziato problemi che devono essere affrontati con particolare impegno: dal disbrigo delle pratiche di invalidità (Sassari segna un grave ritardo), ai problemi del personale (sotto organico e alle prese col rinnovo dei contratti); dal protocollo Università-Regione alle convenzioni; dalle polemiche sui centri trapianti al lavoro interinale. Di segno fortemente positivo l'accomunare la politica sanitaria e sociale; "non se ne parlava da tanto tempo".

L'aspetto della prevenzione è stato richiamato dall'on. Carlo Sanjust (FI), insieme alle difficoltà dell'Avis per la raccolta del sangue (l'assessore dice: la Sardegna deve essere autosufficiente) e alla necessità della formazione per i volontari del primo soccorso ("compriamo le ambulanze, ma dobbiamo pensare agli operatori").

L'on. Nazareno Pacifico (DS) ha sostenuto che le risorse economiche condizionano qualunque piano; perciò il Governo deve riconoscere l'handicap dell'insularità e della dispersione della popolazione; ma anche sull'esistenza di patologie particolari è indispensabile aprire una trattativa con lo Stato. Altro aspetto delicato, il riequilibrio dei poteri. I direttori generali sono gli ultimi monarchi assoluti e spesso trasformano le Asl in piccoli regni. Bisogna restituire dignità a sindaci e sanitari e prendere che le leggi siano applicate senza margini di discrezionalità totale (come nel caso di psichiatria alla Asl 8, dove "si è fatto esattamente il contrario di quanto la legge prevedeva".

"Il diritto alla salute è ormai una conquista largamente condivisa" un traguardo raggiunto con molti sacrifici, ma qualità attuale del servizio "non è certo molto gradita dai malati". L'on. Antonello Licheri (PRC), ha indicato quali le linee strategiche da seguire per una effettiva razionalizzazione dall'intero sistema sanitario pubblico.
La realtà isolana, ha aggiunto Licheri, impone il mantenimento degli ospedali esistenti anche nei piccoli centri; anzi sarà opportuni realizzare una rete più capillare di presidi, per garantire efficacia e tempestività negli interventi per assicurare una accettabile presenza sanitaria nelle diverse realtà isolane.
La Sanità pubblica, in concreto, deve essere assolutamente potenziata, ha detto Licheri per dare risposte concrete alle crescenti esigenze dei meno fortunati, per garantire i diritti ai "più deboli", per garantire in quella giustizia sociale per la quale si è sempre battuta e si batte il Partito della Rifondazione comunista.

"Stiamo parlando, per la prima volta in quest'Aula, di sanità. Nella scorsa legislatura, per varie e giustificate ragioni, il Consiglio non è riuscito ad affrontare, nella sede istituzionale, i problemi del mondo sanitario. L'on. Roberto Capelli (UDC), ricordando che il sistema sardo non è ridotto in condizioni disperate, come ha detto l'on. Licheri, ma presenta anche situazioni di ottimo livello. "Lo stesso assessore ha riconosciuto l'ottima preparazione e la grande disponibilità del personale delle strutture sanitarie isolane".
Il sistema ha bisogno di interventi di razionalizzazione, ha detto ancora Capelli, e questi interventi si possono fare tenendo conto della disponibilità finanziarie della Regione, che appaiono comunque insufficienti. Si devono evitare, però, gli sprechi e le spese inutili e improduttive.
Un particolare settore, sul quale è necessario intervenire è quello del personale, della sua qualificazione, della prevenzione e della emergenza.
"Problemi sui quali sarà opportuno tornare, anche con indicazioni tempestive e serene, ha concluso Capelli. E certamente sapremo contribuire alla soluzione dei problemi che condizionano il sistema sanitario sardo.

L'affermazione dell'assessore che i fondi disponibili sono sufficienti, è una piacevole novità. L'on. Raimondo Ibba (Misto-SDI-SU) quindi, si è augurato che in futuro la "manovrina" di assestamento del bilancio sanitario regionale sia realmente una "manovrina limitata".
Con serenità, ha aggiunto Ibba, potremmo programmare meglio i nuovi interventi, in modo da garantire servizi ed assistenza tempestivi ed appropriati.
Alcuni aspetti contenuti nella proposta del piano sanitario, ha detto Ibba, sono senza dubbio condivisibili e altri saranno migliorati.
Altro tema approfondito da Mondino Ibba è stato quello della qualità e della adeguatezza del personale. Le capacità assistenziali e diagnostiche esistenti in Sardegna, se esaltate, potrebbero permettere alle strutture isolane di acquisire un ruolo di eccezione nel sistema sanitario l "almeno europeo".
Seguendo questa strada potremmo, anzi, "richiamare" pazienti in Sardegna ed affermarci in quel delicato "ma economicamente interessante" settore del "turismo sanitario", che potrebbe anche portare nuova ricchezza e nuovi posti di lavoro.
Altro problema trattato è stato quello delle nuove povertà, temi particolarmente sentiti sui quali si dovrà ragionare con grande attenzione, per evitare possibili nuove emarginazioni. Comunque Aula e Commissione sono le sedi più adatte per discutere, concretamente della sanità.

In passato, Alleanza Nazionale, ha anche chiesto una Commissione d'inchiesta, per rendersi conto della realtà sanitaria esistente nell'isola. Questo confronto è, quindi, molto opportuno. Analizzando alcuni aspetti particolari delle dichiarazioni dell'assessore, l'on. Antonello Liori (AN) ha voluto ricordare che il settore sanitario e quello assistenziale devono essere separati; così come devono essere molto chiare le indicazioni e le direttive da dare agli amministratori delle aziende sanitari.
Alcune indicazioni contenute nelle proposte dell'assessore, ha aggiunto Liori, sono largamente condivisibili; su alcuni punti, invece, sarà necessario avviare un approfondito confronto "specialmente in materia di rapporti tra il territorio e le strutture ospedaliere".
La prevenzione, l'efficienza, il decentramento, la ricerca sono temi sui quali si può concordare, come è confortante che l'assessore riconosca che il livello del personale sanitario sardo è "ottimo" e che "medici ed infermieri sono particolarmente attenti alle esigenze dei pazienti".
Ci sono, quindi, le condizioni favorevoli, ha concluso Liori, dalle quali partire per disegnare un nuovo sistema, anche più evoluto e migliore. "Noi saremmo leali e faremmo il nostro dovere, ha aggiunto Liori, e forniremo il nostro apporto; avanzeremo le nostre proposte. L'unica cosa che chiediamo è il rispetto delle nostre idee, il rispetto del nostro ruolo e del nostro compito".

Il servizio sanitario deve essere costruito su quattro principi fondamentali: l'assistenza ai cittadini, l'efficienza delle prestazioni, il coinvolgimento dei cittadini, nella gestione, la garanzia delle risorse finanziarie necessarie. L'on. Alessandro Frau (Progetto Sardegna) ha richiamato i colleghi ad un esame razionale della situazione dell'intero sistema ricordando come sia necessario garantire "i diritti di tutti", rimuovendo gli sprechi e i privilegi che, in un sistema democratico non devono esistere.
Sono cambiate le cose, sta cambiando il sistema delle tutele sociali; la Sardegna deve essere in grado di garantire elevati livelli di prestazione, rendendoli, comunque, compatibili con le scarse risorse economiche regionali.

I rapporti molto stretti esistenti tra il potere politico ed il sistema sanitario sono stati attentamente esaminati dall'on. Paolo Maninchedda (Progetto Sardegna), il quale ha voluto ricordare come il sistema sanitario e il mondo politico siano intimamente legati e come, troppo spesso, il mondo sanitario abbia condizionato le scelte politiche, e viceversa.
L'intero sistema deve essere razionalizzato, ha aggiunto Maninchedda, ma questo non è un compito da affidare solamente ai medici. In molte occasioni i responsabili della sanità, per fare quadrare i conti, hanno tagliato in periferia risanando il centro.
Le responsabilità poi si scaricano sugli amministratori. Invece, il Consiglio, la classe politica ha compiti e doveri ben precisi, ai quali deve fare fronte. Ad esempio, ha aggiunto Maninchedda, il Consiglio deve decidere come possibile razionalizzare il sistema sanitario inserendo principio guida nel prossimo Dpef e nella manovra di bilancio.
"Dobbiamo disegnare un progetto molto evoluto, ha aggiunto Maninchedda, dobbiamo decidere le riforme e controllare i risultati. La gestione è compito della Giunta e in quei compiti il Consiglio non si deve intromettere. Il nostro è un compito alto, ha concluso, e dovremo svolgerlo con coerenza ed intelligenza altrimenti il nostro operato avrà "il sapore di una occasione perduta".

 Si è parlato di tutto, ma non si è affrontato con sufficiente chiarezza il problema dei costi. L'on. Onorio Petrini (FI) ha voluto ricordare all'assessore che se tagliamo i fondi si abbassa il livello delle prestazioni sanitarie.
Si deve investire molto sulla formazione professionale, ha aggiunto Petrini, si devono trattenere in Sardegna i molti bravi giovani sardi che, dopo la laurea, vanno via,  lontano dall'Isola. "I bravi devono contribuire a migliorare il sistema in Sardegna", ha aggiunto Petrini.
Si deve, quindi intervenire nella prevenzione, nella preparazione, nella ricerca. Ad esempio, è necessario intervenire per l'unità spinale; per gli handicap intellettivi. A questo proposito, ha concluso Petrini. È opportuno mettere a punto iniziative efficienti e moderne, le case - famiglia e l'inserimento nel mondo del lavoro dei giovani o meno giovani affetti da turbe psichiche sono ipotesi sulle quali è opportuno lavorare.

"La presenza dei medici il Consiglio regionale è un aspetto positivo", ha detto l'on. Carmelo Cachia (Insieme per la Sardegna) ed i medici possono dare un prezioso contributo.
Il sistema è malato, ha detto ancora Cachia, ma forse "ha solo un influenza trascurata". L'assessore Dirindin, chiamata a ricoprire un incarico particolarmente delicato perché "estranea al sistema sardo", sarà in grado di incider, positivamente, con idee nuove nel comparto isolano.
Abbiamo estremo bisogno di nuove idee, di un piano socio assistenziale che dia risposte "agli ultimi, di un piano sanitario che dia certezze e risposte reali a tutti, ha aggiunto Cachia, un altro intervento "importante" dovrebbe riguardare il piano sanitario degli istituti di pena, dove almeno il 40 per cento dei detenuti è alle prese con malattie particolarmente gravi.
Altro settore sul quale intervenire è quello del servizio psichiatrico, perché anche per questa patologia si sta registrando un preoccupante aumento del numero dei malati. Altro problema del quale farsi carico, ha concluso Cachia è quello di scegliere e nominare manager di livello, perché sono realmente degli "imperatori incontrollabili" e condizionano pesantemente la vita l'attività delle strutture sanitarie ospedaliere.

I poteri dei manager sono realmente eccessivi, ha detto, dal canto suo, l'on. Giorgio Oppi (UDC), ma questi poteri sono stati loro assegnati dalle leggi; bisogna cambiare quelle norme. Esaminando alcuni dei temi trattati ed "annunciati", da molti oratori intervenuti nei dibattiti, l'on. Oppi ha ricordato che l'unità spinale era pronta nel 1991, ma non è partita che sei, sette anni dopo; il piano sanitario è pronto dal 2001, ma non è mai stato approvato dall'Aula. Gli altri programmi, gli altri interventi sono stati preparati e proposti, ma non sono mai stati approvati o diventati operativi perché "molti baroni riescono a bloccare tutto".
Nella scorsa legislatura, ha aggiunto Oppi, le iniziative si sono arenate perché mancava "una vera volontà politica". L'ex assessore ha, poi, voluto ricordare i risultati di ottimo livelli, raggiunti dai ricercatori e dagli studiosi sardi, ma poi istituti e centri di elite sono stati portati fuori dall'Isola.
Nella psichiatria, nella talassemia, per la sclerosi, per il diabete "abbiamo raggiunto l'eccellenza assoluta", nei centri decisionali e di ricerca evoluta sono state portate lontano dall'isola "forse perché non siamo forti". Concludendo il suo intervento, Giorgio Oppi ha confermato che i "soldi non basteranno", ma ha augurato all'assessore Dirindin di riuscire in un compito particolarmente difficile ed ambizioso: mettere ordine in un settore, potendo disporre di una maggioranza molto ampia e di un supporto finanziario che sembra adeguato.

Il Consiglio deve dare indirizzi e nel sistema sanitario è necessario dare la massima collaborazione. Le linee del Piano sanitario indicate dall'assessore sono largamente condivise anche dall'on. Giorgio La Spisa (FI), che ha voluto ribadire come l'analisi dell'attuale situazione "è corretta", come è assolutamente giustificata la preoccupazione per l'economicità della gestione.
La preparazione scientifica cresce costantemente, l'offerta della qualità è quella che condiziona la domanda. Il nostro sistema è "mediocre", ha detto Giorgio La Spisa, perché a fronte di livelli di assoluta eccellenza ci sono preoccupanti sacche di inefficienza e di spreco, che abbassano il livello medio del sistema.
Il Consiglio deve dare indicazioni certe, obiettive, generali tenendo conto delle esigenze, dei diritti del "più debole". Il malato che ha bisogno di cure, di assistenza adeguata, deve aver ciò di cui ha bisogno. Il Consiglio deve proporre, approvare, controllare, compiti ai quali non si sottrarrà certamente. Perché compito della politica è anche dare risposte concrete alle richieste, alle esigenze dei "deboli".
"Nella differenza dei ruoli, non faremo venire meno il nostro apporto, ha concluso La Spisa, tenendo ben presente l'esigenza di tutelare i "più deboli, i meno favoriti, coloro che hanno maggior bisogno di aiuto e della nostra solidarietà".

"Questo dibattito è stato estremamente utile; perché da molti consiglieri sono giunte indicazioni e proposte che confermano la validità delle linee sulle quali stiamo lavorando". L'assessore Nerina Dirindin, intervenendo a norme della Giunta, ha assicurato che l'Esecutivo "andrà avanti, perché sono emerse importanti conferme che i tempi, i metodi, le priorità sono largamente condivisi".
Bisogna, però, superare le gravi carenze di indirizzo politico di questi ultimi anni, si devono rimuovere i pesanti condizionamenti, gli stretti legami storici tra la sanità e la politica; tra alcuni settori della sanità e la "politica elettorale".
Le scelte strategiche, ha detto anche l'assessore, spesso sono state condizionate dagli interessi delle lobbyes, ma questo è stato possibile per le carenze degli enti locali, per l'assenza delle istituzioni.
Ora si deve combinare rotte, ha detto anche l'assessore Dirindin si deve tener conto dei bisogni della gente e non delle esigenze, degli operatori o dei gruppi che operano nel settore. L'eccessivo potere dei managers, d'altro canto, è stato favorito dalla mancanza dei controlli, dalla carenza di direttive e di norme chiare e obiettive.
In futuro il metodo sarà diverso, saranno preparare norme e regole nuove e chiare, sulle quali si aprirà un opportuno confronto nelle sedi istituzionali (Aula e Commissione), sulle quali si cercherà un effettiva concertazione anche sul territorio. Gli errori e le omissioni dal passato, infatti, dovranno essere evitati.

"Gli obiettivi che i presentatori delle mozione avevano, sono stati raggiunti". L'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) intervenendo a conclusione del dibattito, ha confermato che "finalmente il tema della sanità è tornato in Consiglio".

Tutte le volte che veniva toccato il tasto della sanità, ha aggiunto Vargiu, lo si faceva con timore e con distacco, anche in Commissione Programmazione i temi della sanità venivano affrontati troppo fugacemente. Eppure il sistema sanitario costa più di 4 mila miliardari, quasi la metà delle risorse "proprie" della Regione.
Affrontando i livelli di spesa e delle prestazioni fornite Vargiu ha confermato "che i buchi sono dovuti a uno sottovalutazione della spesa da parte dello stato". Alla Sardegna venivano assegnate 1.299.000 lire per abitante, contro i quasi 2 milioni di lire assegnati agli abitanti del Trentino Alto Adige e di altre regioni forti. "Con quelle cifre altro che ripianare il buco sanità ci sarebbe stato un ottimo avanzo".  Ora, però, è necessario controllare la qualità ed il costo dei servizi perché questa è un'attività economica, ma non produce utili; è un'attività che deve seguire regole certe e fare i conti con le risorse finanziarie disponibili.
Il Consiglio ha compiti di indirizzo e di controllo, perché non discutere delle scelte e degli atti fatti anche in questo settore? Abbiamo approvato una "manovrina", ma ora dobbiamo capire perché e per quale ragione quel disegno di legge e stato approvato.
Rispondendo garbatamente, all'on. Maninchedda, Vargiu ha detto che non è pensabile che venga realizzato un cordone sanitario "per impedire ai medici di occuparsi di sanità". Una grande soddisfazione, infine, è stata espressa da Vargiu perché "veramente si è parlato di politica, di sanità e spero che di sanità si discuta molte altre volte". Tra l'altro "sono stati abbandonati i toni fondamentalistici ed i problemi sono stati approfonditi con serietà e serenità".
Le proposte della Giunta sono state esaminate con attenzione, ha aggiunto Vargiu, in parte le condividiamo, in parte no; "siamo d'accordo, comunque, che il piano sanitario deve essere agile, leggero, ma completo fatto di scelte e di programmi, sui quali ci confronteremo e faremo le nostre proposte. Nel rispetto dei ruoli e dei compiti che gli elettori ci hanno affidato, perché non è vero che esiste una sanità di sinistra e una di destra, ma due diversi modi di dare risposte ad un'unica domanda". Concludendo il suo intervento ed annunciando "se gli altri firmatari sono d'accordo" il ritiro della mozione in discussione "perché abbiamo raggiunto il nostro obiettivo", Pierpaolo Vargiu ha aggiunto che "i programmi possono anche essere differenti, ma parti di un lungo cammino possono essere fatte assieme, quando gli obiettivi sono condivisi. L'importante, infatti, è garantire la migliore assistenza; possibilmente da questa parte del Tirreno".
Con il ritiro della mozione numero 19 si è conclusa la seduta straordinaria del Consiglio, convocata per discutere le linee del piano sanitario regionale.


I lavori del Consiglio riprenderanno
martedì 21 dicembre alle ore 10.00