CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 38 antimeridiana e pomeridiana del 11 novembre 2004


Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Paolo Fadda.

Prosecuzione esame  Disegno di legge n. 20 e delle Proposte
di legge n.
24 -
n. 28 /A (Norme per la pianificazione paesistica
 e la tutela del territorio)

Il presidente Spissu, in apertura di seduta, ha detto che il ritardo con cui lavori sono iniziati è dovuto al prolungarsi della conferenza dei capigruppo.
Il presidente ha illustrato all'Aula la suddivisione degli oltre mille emendamenti presentati all'art. 3, in 8 blocchi più 2 emendamenti conclusivi.
"La conferenza dei capigruppo, ha aggiunto il presidente, ha definito gli orari per oggi e per domani. S lavorerà sino alle 14 e poi dalle 16 alle 23. Sabato e domenica, invece, in concomitanza di un congresso di partito l'assemblea non si riunirà".

L'on. Sergio Marracini (Insieme per la Sardegna) ha chiesto al presidente del Consiglio un minuto di sospensione per ricordare i caduti di Nassirya. L'Aula ha osservato il minuto di silenzio. Dopo la commemorazione, il presidente Spissu ha domandato chi intendeva illustrare gli emendamenti 61, 65, 62, 63, 66. L'on. La Spisa (FI) ha chiesto 10 minuti di sospensione per potere esaminare gli emendamenti oggetto della discussione.

Gli emendamenti 61 e 65 (soppressivi della lettera C del primo comma dell'art 3), il 62 (soppressivo della dicitura "e nei proposti siti d'interesse comunitario" P.S.I.C.) e il 66 (sostitutivo della lettera A con: "territori costieri compresi nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia marina,  anche per i terreni elevati sul mare") sono stati illustrati dall'on. Diana (AN) che ha auspicato un maggiore coinvolgimento del Consiglio sull'art. 3.
"Questo articolo, ha detto il capogruppo di Alleanza Nazionale, nasce con un'enunciazione del Decreto Urbani, però poi stabilisce vincoli che vanno contro questo decreto". Il capogruppo di AN ha chiarito che la decisione della opposizione di fare battaglia in Aula è dovuta, principalmente, alla formulazione di questo articolo 3. "Ci sono 5 commi di divieto assoluto su cui abbiamo numerose perplessità".
Diana ha citato i siti di interesse comunitario (4600 ettari) già abbondantemente tutelati, a cui si vogliono imporre ulteriori vincoli. Per il consigliere di AN questo non è accettabile.

Sugli emendamenti del secondo gruppo, i numeri 859, 860, 861 e 865, l'on. Pili (FI) si è rifiutato di intervenire per protesta contro il loro accorpamento. E' stato l'on. Diana (AN) ad illustrarne contenuto e significato. Diana ha sostenuto che un vincolo assoluto poteva essere accettato se legato ad una durata prefissata di alcuni mesi.
Ma perché si è avuta tanta fretta di portare in Aula questa legge, si è chiesto Diana, cercando poi di impedire lo sviluppo di modifiche serie? Se Soru intende essere il primo Ambientalista della Sardegna, solo per imporre dei veti, ha detto ancora Diana, non si capisce come l'assessore Pigliaru, precursore del tema dello sviluppo sostenibile, possa resistere a questa contraddizione interna dell'esecutivo. Diana ha concluso sostenendo che oggi non ci sono più spazi per migliorare questa legge e all'opposizione non rimane che battersi perché la gente venga sensibilizzata e capisca poi chi è il padre di questo provvedimento.

L'assessore Gian Valerio  Sanna nell'illustrare l'emendamento 1887, sostitutivo del n°12, ha sostenuto che si è ritenuto opportuno sopprimere le parti che escludono i vincoli non omogenei con l'art. 4, introducendo, inoltre, il divieto di costruire impianti ad energia eolica; introducendo una procedura unificata per la verifica degli impianti in costruzione, secondo le norme comunitarie.

Gli emendamenti 59 e 60 sono stati illustrati dall'on. La Spisa (FI), per il quale è necessario dare una diversa formulazione all'articolo 3, rinviando alle misure di salvaguardia già stabilite dalla legge n. 23, del 1993. Il territorio, ha concluso La Spisa, non ha bisogno di nuovi vincoli, ma semmai una pianificazione che prevede interventi di qualità, rifiutando il concetto che prevede il mantenimento di "una terra incontaminata", con vincoli estesi ed invasivi che frenano ogni possibilità di sviluppo economico.

Gli emendamenti dal n°68 al n°258 e dal n°1649 al n°1726, costituenti il terzo gruppo, sono stati illustrati dall'on. Diana (AN), che ha affermato che tale mole di emendamenti nasce anche dal fatto che vi saranno dei comuni nei quali, di fatto, non potranno essere applicati i vincoli e che, pertanto, è necessario prevedere alcune differenziazioni, anche sulla base della normativa comunitaria. Diana ha concluso, dopo avere argomentato, ulteriormente, sulla volontà della Giunta di respingere qualunque apertura verso il coinvolgimento degli enti territoriali.

L'on. Oppi (UDC) ha chiesto una breve sospensione per coordinare gli interventi e raccordarsi con gli impegni assunti in conferenza dei capigruppo.

Il terzo gruppo di emendamenti comprende tutti i Comuni che, per effetto del secondo comma dell'articolo 3, vengono "discriminati" rispetto ad altri. Sono quelli che hanno mano libera perchè dispongono del Puc o quelli ricadenti nell'unico Ptp rimasto in piedi, quello del Sinis. L'on. Giorgio La Spisa (FI) ha giustificato il fatto che sia stato predisposto un singolo emendamento per ciascun Comune "per le diversità delle esigenze di programmazione e disciplina urbanistica", Un principio generale - ha aggiunto - "mortifica le prospettive dello sviluppo locale". E' vero che la legge ha il dovere di disciplinare il territorio in maniera generale, "ma ci sono situazioni specifiche da rispettare, non solo nei Comuni costieri".

Anche per l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) la legge "deve confrontarsi con le situazioni esistenti". In generale, tuttavia, occorre fare una riflessione: i Comuni che hanno un Puc - ha spiegato Vargiu - lo hanno adottato tenendo conto dei Ptp, successivamente annullati (tranne quello del Sinis) dal Tar. I Comuni che ne sono sprovvisti saranno costretti a farlo seguendo i dettami della legge Soru, molto più restrittiva della precedente.
Di questa condizione occorre tener conto e per quanto appare "illegittimo e illogico" consentire oggi di adeguare i pus ad uno strumento urbanistico che non esiste più, diventa, un riconoscimento del genere, perequativo. Altrimenti succede che alcuni Comuni avranno più libertà di altri. Del resto non si può fare di tutt'erbe un fascio; anche fra Comune e Comune (quelli sprovvisti di Puc) le differenze sono notevoli e vanno in qualche modo sancite: ci sono Comuni che sono stati fermati all'epilogo di un tragitto lungo e impegnativo e Comuni che sono lontani dal traguardo. Non vanno posti tutti sulla stessa linea. Perciò, chi la possibilità di dotarsi del Puc entro sei mesi o un anno (la scadenza va definita), va concessa.

Quello dei vincoli è un discorso difficile da far digerire ai sardi. Fra Sic (siti di interesse comunitario), decreto Soru, servitù di vario genere il 25 per cento del territorio sardo è, in qualche misura, vincolato. Lo ha detto l'on. Nanni Moro (AN) sostenendo che la gran mole di emendamenti presentata dal centrodestra serve "ad impedire che si consumi un nuovo delitto nei confronti dei sardi". La legge "salva coste" crea condizione di "doppia velocità" fra Comune e Comune: avvantaggiati quelli che hanno adottato il Puc, svantaggiati, per almeno quattro o cinque anni gli altri, anche Comuni importanti, come Sassari, Alghero e Olbia.
Perciò l'opposizione auspica "un confronto sereno e pacato", che non si limiti ad attendere "il giudizio della magistratura", ma trovi una compensazione e una generale equità di trattamento. Non è detto che i Comuni rimasti senza Puc all'entrata in vigore del decreto Soru abbiano gravi responsabilità e siano considerati inadempienti: alcuni avevano quasi ultimato un lavoro complesso e oneroso. Giusto che lo portino a termine facendo riferimento ai vecchi Ptp con l'impegno di adeguarlo quando saranno approvati i nuovi.

La mancanza di accordo "ci porta ad un'altra maratona" e ad un gran numero di emendamenti che servono a sensibilizzare la maggioranza su alcune situazioni persino paradossali. Questo il giudizio espresso dall'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris), sottolineando come "sono avvantaggiati i Comuni che hanno adeguato il Puc a uno strumento urbanistico annullato". Un vero e proprio "controsenso". Per tutti gli altri, i prossimi quattro anni trascorreranno all'insegna dell'incertezza e della provvisorietà.

Altro punto da approfondire, è il riconoscimento dei diritti acquisiti. Non è possibile che si interrompa l'attività nelle lottizzazioni e in tutte le iniziative soggette alla programmazione negoziata. Se su questi punti - ha concluso l'on. Ladu - si troverà un'intesa, si eviteranno le lunghe permanenze in Aula e si potrà dedicare quel tempo ad altre cose importanti.

I lavori del Consiglio sono stati sospesi e sono ripresi nel pomeriggio alle ore 16.10

Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on.  Paolo Fadda.

I lavori pomeridiani del Consiglio sono ripresi sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu, con il proseguimento dell'esame del terzo gruppo di emendamenti aggiuntivi.

L'on. Oppi (UDC), intervenendo sull'ordine dei lavori, ha sostenuto che questa mattina sarebbe stato presentato un emendamento che in pratica impedirebbe l'ulteriore discussione degli emendamenti già presentati in contrasto con le indicazioni espresse dalla conferenza dei capigruppo. Oppi ha chiesto anche se questa mattina sia stato consentito l'accesso all'Aula agli estranei ed ha chiesto la convocazione della conferenza dei capigruppo. Il presidente Spissu ha accolto la richiesta ed ha sospeso i lavori.

Alla ripresa il presidente ha informato l'assemblea che si stava cercando, con qualche difficoltà di gestione regolamentare, di risolver la situazione derivante dalla presentazione del  nuovo emendamento 1887 che presenta molte novità e difficoltà. Nella mattinata si era creato un accordo, dividendo gli emendamenti per blocchi, che, ha ricordato Spissu, nel pomeriggio è stato messo in discussione da ulteriori emendamenti della Giunta. Si è pattuito di seguire i lavori per tutta la serata con lo schema concordato nella mattinata e domani si terrà una nuova conferenza dei capigruppo. Il presidente ha pertanto posto in discussione il quarto blocco di emendamenti all'articolo 3.

L'illustrazione di questo gruppo è stata fatta dall'on. La Spisa (FI), il quale si è a lungo soffermato sui vari aspetti che i piani attuativi riguardanti i piani di lottizzazione determinano, spiegando che l'intento è stato quello di dimostrare l'inefficacia delle disposizioni attuative. Rammaricandosi della accelerazione, determinata dall'introduzione del nuovo emendamento della Giunta, La Spisa ha sottolineato che l'impossibilità di analizzare dettagliatamente le situazioni territoriali è un fatto negativo e il ricorso all'ulteriore emendamento da parte della Giunta un atto da deplorare. La Spisa ha fortemente criticato come l'ulteriore emendamento aggiunga nuove disposizioni che non possono essere accettate.

E' intervenuto poi l'on. Vargiu (I Riformatori),  il quale ha detto che intervenire oggi su emendamenti accorpati è assai complicato; infatti ognuno di essi ha una propria peculiarità. E', pertanto, obbligatorio fare un discorso di carattere generale che non dà fede dei casi particolari richiamati dagli emendamenti presi singolarmente. Il quadro complessivo in cui la legge interviene non risulta omogeneo, perché non tiene conto delle situazioni territoriali specifiche. Il risultato "è di realizzare una normativa a tre velocità" in conseguenza della diversa attuazione dei Puc. Ciò, ha detto La Spisa, crea incertezza del diritto.

Per l'on. Ladu (Fortza Paris) "c'è una certa difficoltà per affrontare un problema delicato" dopo l'accorpamento degli emendamenti per blocchi. L'on. Ladu ha auspicato la possibilità di trovare un punto di mediazione per approfondire seriamente i problemi. Sottolineando l'esigenza di ragionevolezza, Ladu ha evidenziato l'importanza del provvedimento in discussione. "E' una legge che richiede comprensione ed approfondimento".

L'on. Capelli (UDC) ha sottolineato come tutto il ragionamento impostato in questi giorni è incentrato sull'articolo 3 che è il cuore della legge. Il gruppo di emendamenti in discussione ha l'obiettivo di fare giustizia degli aspetti negativi della legge e in particolare dell'articolo 3. Ma anche degli aspetti negativi dell'emendamento sostitutivo 1887 presentato dalla Giunta che in realtà ha i connotati dell'emendamento aggiuntivo, avendo esso tutta la prima parte identica a buona parte dell'articolo che si vuole sostituire. Ricordando che gli interventi di salvaguardia non possono essere generali, ma devono tenere conto delle peculiarità territoriali, Capelli ha concluso affermando che occorre intervenire nel particolare e non nel generale.

Uno "strumento pericoloso" questa legge salva coste che colpirà anche i piani di borgata, varianti al piano regolatore. Una "distrazione del presidente Soru", che arreca danno a comunità di poche persone, che soffrono il disagio generale di abitare lontano della città. Il problema è stato richiamato dall'on. Nanni Moro (AN), il quale ha fatto riferimento a situazioni che riguardano, in particolare, Sassari (l'on. Moro è anche assessore dell'Urbanistica della città). Sarà impossibile - ha detto - costruire nuove case e non si capisce dove i giovani potranno andare ad abitare; ma sarà impossibile - essendo indicate alcune zone di interesse artigianale - realizzare iniziative che possano sostenere "la già debole economia del territorio". L'on. Moro ha ribadito che è necessario consentire ai Comuni che l'hanno avviato, di portare a conclusione il Puc sulla base delle indicazione dei vecchi Ptp annullati dal Tar, con l'impegno, ha detto, di adeguare i  vecchi piani urbanistici comunali ai nuovi, quando questi saranno realizzati.

Sulle biodiversità della Sardegna e sulla necessità di "assecondare" la vocazione del territorio ha insistito anche l'on. Fedele Sanciu (FI); lo scopo degli emendamenti presentati dal centrodestra, ha detto, è quello di ridurre i vincoli e consentire di investire rilevanti risorse nel territorio restituendo ai Comuni la possibilità di pianificare. Nessun blocco, dunque, ma neppure un'anarchia urbanistica. "I nostri emendamenti - ha aggiunto - prevedono di ritagliare, con una sorta di bisturi politico, piccoli interventi che consentano di intervenire sulle realtà locali. Quanto all'emendamento 1887 presentato dalla Giunta, "merita una riflessione"; secondo l'on. Sanciu esso ha rilevanza tattica ma nessuna utilità a migliorare la norma.

Illustrando il gruppo 5 degli emendamenti, l'on. Giorgio La Spisa (FI) si è soffermato sui diritti soggettivi maturati alla luce degli strumenti urbanistici vigenti e non riconosciuti dalla legge Soru. Ha ricordato come rischiano di essere danneggiati, anche in maniera rilevante, molti piccoli imprenditori, che hanno il diritto "di sapere dalla pubblica amministrazione in quale ambito operare" ed invece, una volta investito il proprio capitale o spesso avendo attivato finanziamenti col sistema bancario, subiscono la negazione degli interessi legittimi e vedono la porzione di territorio, faticosamente acquistata, drasticamente deprezzata. Tutto lascia intravedere - ha concluso - la strozzatura del sistema imprenditoriale privato con danni evidenti all'economia sarda.

Il gruppo 6 - l'ultimo in "scaletta" nella seduta odierna - è stato illustrato dall'on. Fedele Sanciu (FI), il quale ha ammesso di avere "qualche interesse" nella fascia costiera, il 20 per cento di una società che realizza un complesso alberghiero, ora bloccato. Ha ricordato come la programmazione negoziata (il patto territoriale per la Gallura con epicentro su Olbia, avviato a conclusione; il patto verde con associazioni agricole, praticamente concluso; il contratto d'area Sandalia "impantanato" dal decreto Soru e nel quale trovano spazio gli interessi del consigliere) hanno portato centinaia di milioni di euro a beneficio - occupazione e future attività turistiche lo fanno intendere - dell'economia locale. Sandalia è a rischio, rischia di fermarsi con ripercussioni negative di notevole portata. "Se il blocco ha in qualche modo a che fare con la mia persona - ha dichiarato - mi faccio da parte e cedo le mie quote al Comune di Budoni; ma non è possibile che un discorso avviato e, per giunta, cofinanziato dalla Regione venga fermato. Questo - ha concluso - è un tranello imprenditoriale ai danni dei sardi".

Ultimo intervento della serata quello dell'on. Mario Diana (AN): "Siamo arrivati al momento di fermarci - ha detto - e di rilassarci. Per riprendere domani con le idee più chiare".

I lavori, infatti, riprendono domani alle ore 10 e saranno preceduti da una riunione dei capigruppo.


I lavori del Consiglio riprenderanno
domani alle ore 10.00.