CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 32 antimeridiana e pomeridiana del 4 novembre 2004


Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Claudia Lombardo e dell'on. Giacomo Spissu.

In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di :


Prosecuzione esame  Disegno di legge n. 20 e delle Proposte
di legge n.
24 -
n. 28 /A (Norme per la pianificazione paesistica
 e la tutela del territorio)

E' proseguita la discussione sul titolo del provvedimento.

Sono continuate le dichiarazioni di voto.

E' intervenuto il consigliere Alberto Randazzo (UDC), che con varie argomentazioni ha preannunciato il proprio voto contrario.

Il titolo del progetto di legge è stato, quindi, messo in votazione e approvato a maggioranza.

Sono stati, quindi, posti in votazione gli emendamenti aggiuntivi al titolo n° 23 e 24.

Gli emendamenti sono stati illustrati dall'on. Mauro Pili (FI), che ha ribadito la totale incongruenza del titolo rispetto alle esigenze sostanziali del provvedimento.
Pili ha colto l'occasione per denunciare la gravità della notizia diffusa ieri dalla stampa a seguito di un comunicato della presidenza della Giunta circa una querela subita personalmente; querela sporta dal presidente Soru nei suoi confronti. Dopo avere preannunciato che se la notizia fosse veritiera chiederà alla Procura di essere immediatamente sentito dai magistrati, Pili ha fermamente respinto quello che a suo giudizio è un atto intimidatorio e di pressione nei suoi confronti.

Parere favorevole all'emendamento ha poi espresso l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori), che ha approfondito alcuni aspetti di dettaglio del problema.

Voto contrario è stato preannunciato, invece, dall'on. Maria Grazia Caligaris (Misto-SDI-SU), che ha sostenuto l'illogicità di 1800 emendamenti, ed ha rivolto un appello all'Aula per un dialogo costruttivo.

Voto favorevole è stato successivamente espresso dall'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) che riguardo all'intervento dell'on. Caligaris ha affermato "è certo utile una riflessione comune ed è utile trovare convergenze".

Anche l'on. Roberto Capelli (UDC) ha colto positivamente l'appello dell'on. Caligaris ed ha proposto una sospensione, per l'eventuale ricerca di una convergenza fra le forze politiche, Ha espresso il proprio voto favorevole agli emendamenti. Se non c'è disponibilità al dialogo la nostra fermezza sarà totale.

Voto favorevole agli emendamenti anche da parte dell'on. Giorgio La Spisa (FI), che ha citato una serie di dati che testimoniano la gravità delle conseguenze derivanti dal provvedimento.

L'on. Carlo Sanjust (FI) ha annunciato il voto favorevole, auspicando un'apertura al dialogo da parte della maggioranza.

Il proprio voto a favore dell'emendamento 23, che modifica parzialmente il titolo della legge aggiungendo la frase "tesa al blocco dello sviluppo economico nelle coste della Sardegna", è stato annunciato dall'on. Sergio Franco Pisano (I Riformatori), il quale ha contestato il "contenuto" della legge giudicata estremamente vincolistica e penalizzante della proprietà privata, fonte "certa" di un enorme contenzioso che vedrà contrapposti i privati agli enti locali.
"Una legge che premierà i cattivi, penalizzando i buoni", ha concluso Pisano, il quale ha anche "accolto" l'apertura dell'on. Caligaris, di "sedersi" attorno ad un tavolo, per trovare soluzioni più adeguate alla necessità di garantire sviluppo e crescita alla società sarda.

Voto positivo all'emendamento 23 è stato annunciato anche dall'on. Fedele Sanciu (FI), il quale, confermando le critiche e le riserve espresse nei suoi precedenti interventi, ha chiesto una maggiore attenzione ed un più approfondito esame della realtà isolana.

Giudizio positivo sull'emendamento 23 è stato espresso anche dall'on. Matteo Sanna (AN), che ha accolto positivamente l'invito della collega Caligaris, ma ha anche ribadito "che questa Giunta ha deciso di spingere molto sull'Urbanistica". Ci sono forti pressioni in questo settore, ha concluso Sanna, molti punti non proprio chiari; ecco il perché della nostra posizione, che tiene conto dei diritti e delle esigenze di tanta gente.

Un richiamo alla necessità di applicare, in modo univoco, le norme del regolamento interno è stato fatto dall'on. Mario Diana (AN), che ha auspicato una "interpretazione simile, se non identica, in casi simili".

L'on Diana ha, infine, garantito grande attenzione per "l'apertura al dialogo" fatta dall'on. Caligaris.

L'esigenza di un maggiore confronto è stata ribadita dall'on. Antonello Liori (AN), che ha anche ricordato come nella passata legislatura le opposizioni di allora avevano pesantemente condizionato i lavori dell'Aula con mozioni e lunghissimi interventi.

L'obbligo di battersi per migliorare la legge è stato il tema sul quale ha incentrato il suo intervento l'on. Ignazio Artizzu (AN), il quale si è anche soffermato sulla necessità di "riappropriarsi della nostra autonomia".

La tutela del territorio regionale è stata sollecitata dall'on. Mariano Contu (FI), il quale ha annunciato il proprio voto a favore dell'emendamento n° 23.

Il "proprio contributo" al dibattito è stato fornito anche dall'on. Nicolò Rassu (FI), il quale, annunciando il proprio voto a favore dell'emendamento in discussione, ha auspicato l'approvazione di una vera legge urbanistica in grado di tutelare e di valorizzare l'intero territorio regionale.

L'on. Sergio Milia (FI), annunciando il proprio voto a favore dell'emendamento 23, ha voluto stigmatizzare "lo scadimento del confronto politico che si registra, anche con forti pressioni nei confronti delle minoranze".

Se il confronto dovesse scadere dal livello politico a quello giudiziario, ha concluso Milia, questo Consiglio perderebbe il suo ruolo e i suoi compiti.

Concluse le dichiarazioni di voto, la Presidenza ha messo in votazione gli emendamenti 23 e 24 (uguali) col sistema di voto elettronico palese.

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti 59; astenuti 2; votanti 57; favorevoli 22; contrari 35.

Il Consiglio ha respinto i due emendamenti.

Il presidente Claudia Lombardo ha ricordato all'Aula che l'on. Capelli aveva chiesto una sospensione ed ha invitato un esponente della maggioranza ad intervenire sulla proposta.

E' intervenuto l'on. Antonio Biancu (La Margherita), che ha ricordato che il Consiglio si trova davanti ad una situazione anomala. Per l'on. Biancu la necessità è quella di smaltire al più presto l'esame di questi emendamenti, pertanto, ha detto di essere contrario alla proposta di sospendere i lavori.

Ha chiesto di potere intervenire l'on. Pierpaolo Vargiu (Riformatori), che ha detto che "l'anomalia" dei 1800 emendamenti è anche legata all'anomalia con cui questa legge è entrata in Aula senza confronto né sul merito né sul testo.
Per l'on. Vargiu la proposta dell'on. Capelli nasce dall'intervento dell'on. Caligaris che ha chiesto se esistevano delle aperture per cercare di accorciare i tempi. "Noi abbiamo interpretato la disponibilità dell'on. Caligaris come una disponibilità della maggioranza, ma forse l'on. Caligaris ha parlato a titolo personale".

Il presidente ha, quindi, aperto la discussione generale sul primo degli articoli del provvedimento.

L'articolo 1 "Pianificazione paesaggistica regionale" prevede che la Giunta, entro dodici mesi dall'entrata in vigore di questa legge, adotti il Piano Paesaggistico Regionale (PPR), il principale strumento della pianificazione territoriale, per garantire la reale tutela del paesaggio sardo.

Il PPR, dice l'articolo 1 al secondo comma, costituisce il quadro di coordinamento e di riferimento per lo sviluppo sostenibile dell'intero territorio regionale.

In sede di prima applicazione, il "nuovo" Piano Paesaggistico Regionale può essere proposto, adottato ed approvato per "ambiti territoriali omogenei".

All'articolo 1 sono stati presentati 13 emendamenti.

Sull'emendamento 27 (Pili e più) è intervenuto l'on. Mauro Pili (FI). L'ex presidente della Regione ha detto che questo articolo è stato scritto con "confusione". Il titolo è in assoluta contraddizione con il comma 3° dell'art. 1 in cui, secondo Pili, si tende a creare territori di serie A, B e C. I firmatari dell'emendamento chiedono la soppressione del titolo dell'art. 1 perché il titolo non è corrispondente all'articolo.
Pili ha espresso solidarietà all'on. Caligaris, perché è stata "abbandonata dalla maggioranza".

L'emendamento n°33 (all'articolo 1, comma 1°, sono soppresse le parole "principale strumento della pianificazione regionale") è stato illustrato dall'on. Giorgio La Spisa (FI). Il capogruppo di Forza Italia ha detto che nel 1° comma dell'art. 1 c'è un grave errore. "Si è scelta una formulazione che definisce il Piano Paesaggistico Regionale, il principale strumento della pianificazione territoriale regionale, ma questo è irrealistico" anche perché il Codice Urbani ( a cui fa riferimento l'articolo) prevede che il Piano Paesaggistico Regionale è uno solo degli strumenti della pianificazione territoriale, non il principale".
L'emendamento 34 (all'art. 1, comma 2°, è soppressa la parola "intero") è stato illustrato sempre dall'on. La Spisa (FI). Secondo il capogruppo di Forza Italia questo termine (intero) deve essere soppresso in quanto i piani Paesistici Regionali avranno valenza unicamente su una parte e non su tutto il territorio. Per l'on. La Spisa la Giunta predisponendo questo disegno di legge ha scelto la strada più rapida per "l'ossessione" di bloccare le speculazioni saltando così l'esigenza di dare a questa Regione un piano urbanistico di ampio respiro.

L'emendamento 36 (il comma 3° dell'art. 1 è soppresso) è stato illustrato dall'on. Mario Diana (AN). Sottolineando che questi emendamenti non sono strumentali, ma di sostanza, Diana ha specificato, che questo emendamento chiede la soppressione del 3° comma dell'art. 1 perché si dice che il Piano Paesaggistico Regionale può essere proposto. Per Diana non ci deve essere discrezionalità.
Il capogruppo di Alleanza Nazionale ha annunciato che la minoranza sta predisponendo un indagine documentata per capire quanti proprietari terrieri potrebbero incappare nei rigori di questa legge. Per l'on. Diana chi ha redatto questo Decreto Legge ha una mente "diabolica".

Puntuale e cadenzata, dieci minuti alla volta, l'illustrazioni degli altri emendamenti all'articolo 1. Col 26 che prevede di modificare il titolo (da "pianificazione paesaggistica regionale" a "piano per la valorizzazione paesaggistica regionale"), l'on. Mauro Pili (FI) ha sottolineato che la Regione non ha competenza sul paesaggio (vedi Codice Urbani) ma, piuttosto di funzione amministrativa di tutela e valorizzazione.

Dal 10 (illustrato dall'on,. Sergio Pisano dei Riformatori) in poi l'attenzione si sposta sulla difesa delle prerogative del Consiglio, minacciate, a detta dei presentatori, dal trasferimento del potere al presidente-governatore.

L'emendamento 10 riduce da 12 a 6 mesi i tempi e prevede che la delibera del PPR avvenga "previa concertazione istituzionale con tutti i soggetti interessati e acquisiti i pareri della Conferenza Regione-Enti locali".  Analoga la sostanza del 28, illustrato dall'on. Mario Diana (An) che riprende il discorso interrotto sul Codice Urbani e ribadisce le materie urbanistiche dove la Regione "è concorrente" (non ha cioè competenza primaria).

Il 35, illustrato dall'on. La Spisa (FI) modifica lievemente la dizione del testo, mentre sulla tutela delle prerogative del Consiglio interviene l'emendamento 6, illustrato dall'on. Vargiu (Riformatori) che prevede: la proposta del PPR deliberata dalla Giunta, "viene trasmessa al consiglio, che ne approva l'adozione entro sei mesi". La centralità del Consiglio - ha sostenuto Vargiu - va salvaguardata altrimenti il Parlamento sardo si trasformi in seduta plenaria del Rotary, dove qualcuno tiene una conferenza e gli altri si limitano ad ascoltare.

Il 30, presentato dall'on. Pili (FI) prevede che la Giunta recepisca "il parere vincolante del Consiglio". Pili ha ricordato che le prerogative del Consiglio sono state difese dalla Regione Emilia Romagna, che pone in capo all'assemblea tutti i passaggi, dal piano di coordinamento al dettagli e agli indirizzi.
Sempre l'on. Pili (FI) ha ribadito il concetto, contenuto nell'emendamento 31: escludendo il Consiglio - ha detto - di rischia di dare fiato alle lobby di pressione e alla logica delle società per azioni, il cui obiettivo principale è il profitto. Nella maggioranza - ha sottolineato - c'è disagio e lo conferma gli emendamenti presentati da Giorico e Masia, che la Commissione ha bocciato, ma non è stato ritirato.

Di tenore analogo ("previa approvazione  del Consiglio regionale") l'emendamento 32 illustrato dall'on. Mario Diana (An), il quale ha polemizzato con chi vuole fare della Sardegna "una riserva indiana" sottraendo ai sardi il proprio territorio ed ha celebrato l'on. Cogodi, "che su questo argomento avrebbe dato battaglia".

Infine, l'on. Pili (FI) ha polemizzato sul testo ("si parla di 'prima' applicazione per un provvedimento provvisorio e urgente. E' possibile che ci possa essere una 'seconda' applicazione") ed ha riproposto la necessità, sul modello della legge Galasso, di individuare "criteri e tipologie validi per tutta la Sardegna" onde evitare una pericolosa discrezionalità.

Negativo il parere sugli emendamenti dell'articolo 1 da parte del presidente della Commissione e della Giunta.

Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda, dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Claudia Lombardo.

Il Consiglio regionale ha ripresoi lavori alle ore 15.30 con il medesimo ordine del giorno.

Il Consiglio regionale ha proseguito l'esame del provvedimento presentato dalla Giunta per "tutelare le coste" dell'Isola.

La seduta pomeridiana si è aperta e subito chiusa, per permettere alla commissione Urbanistica, che si è riunita alle ore 15, di concludere i suoi lavori. Quando la seduta è iniziata, alle ore 16, il dibattito generale sull'articolo 1 del provvedimento all'esame dell'Aula si è immediatamente acceso ed è diventato "un confronto" politico sul ruolo del Consiglio, sui poteri dell'Assemblea regionale, sui rapporti tra i "legislativo e l'esecutivo".

Ad accendere le polveri è stato l'onorevole Mauro Pili (FI), che ha "richiamato" il presidente Fadda ad un'applicazione meno irrituale del regolamento consiliare, non limitando l'iscrizione degli oratori nel dibattito all'intervento "del solo primo oratore", una norma valida durante la discussione generale dei provvedimenti e non quando il Consiglio è impegnato nell'esame degli articoli e degli emendamenti.
Richiamando l'articolo 78 del regolamento interno Pili ha lamentato queste interpretazioni "irrituali" che limitano i diritti dei consiglieri. Diritti e prerogative che corrono il rischio di "essere spazzati via" perché il Consiglio "sta per essere trasformato in un passacarte delle decisioni della Giunta".
Questo Consiglio, ha aggiunto Mauro Pili, sarà teatro questa sera di "un golpe politico-istituzionale", perché sarà chiamato a ratificare un "decreto" che non è un decreto ma una semplice delibera di Giunta, che non può essere ratificata, non può essere trasformata in un atto legislativo, per di più in materia urbanistica, spogliando il Consiglio da uno dei suoi poteri principali: quello di elaborare e approvare leggi, di dare le indicazioni, i programmi che la Giunta deve osservare e trasformare in atti di governo.
Quando questa delibera sarà proposta alla ratifica del Consiglio, che se la approvasse accetterebbe il semplice ruolo di passacarte, ha aggiunto ancora Mauro Pili, è auspicabile che l'Assemblea sarda, il Parlamento dei sardi, riacquisti coraggio e dignità e respinga questa nuova imposizione. Altrimenti, il Consiglio accetterebbe che il potere di decidere venga esercitato da pochi, da "un manipolo di personaggi che vuole svuotare il Consiglio del suo ruolo".
Se questo accadrà, ha detto ancora Pili, se il Consiglio accetterà questa nuova imposizione, nei prossimi cinque anni "questa Assemblea legislativa sarà semplicemente chiamata a ratificare decisioni prese fuori da quest'Aula, diventerà una semplice passacarte".
Ne è una prova, ha detto ancora l'esponente di Forza Italia, la proposta di legge urbanistica fatta dalla Giunta regionale, un provvedimento che, proprio all'articolo uno, presenta il problema generale "in termini rovesciati". In questo caso si pongono i vincoli poi si farà il piano urbanistico regionale. Il metodo da seguire è esattamente inverso: prima si fanno i piani urbanistici regionali, si decidono i principi generali, poi si definiscono i particolari; prima si fissano i programmi generali, poi si stabiliscono i vincoli, che non possono essere uguali per tutte le zone della Sardegna, date le differenti condizioni, ad esempio, tra la Gallura o la costa di Arbus.
D'altro canto, ha detto ancora Mauro Pili, in materia urbanistica esistono le norme nazionali e la Regione può decidere non "misure di blocco", ma iniziative di valorizzazione dei beni ambientali e naturalistici della Sardegna.
Affrontando, nel merito, i contenuti dell'articolo uno Pili ha "riconosciuto" che forse numerosi degli emendamenti proposti possono essere considerati "provocatori", ma molti degli argomenti portati in questa discussione non "sono provocatori, sono di sostanza".
Nel corso del dibattito, infatti, "abbiamo cercato di difendere il ruolo del Consiglio, le prerogative, i poteri, i diritti dell'Assemblea del popolo sardo". In molte altre regioni italiane, nelle quali si legiferato anche in materia urbanistica, le norme sono state elaborate dai Consigli che le "hanno imposte" alle Giunte. In questo caso, invece, le norme vengono "imposte al Consiglio", che non ha neanche avuto il potere di esaminarle in Commissione, di cambiarle, di modificarle, di adeguarle alle esigenze della società sarda. Una preoccupante dimostrazione di come si vuole svilire il ruolo dell'Assemblea legislativa, una rinuncia ai propri poteri e diritti democratici.

Il ruolo del Consiglio è stato approfondito anche dall'onorevole Pierpaolo Vargiu (I Riformatori), il quale ha confermato che "si è giunti al cuore del problema. Ed ora non è più possibile proseguire nel gioco delle parti né sfuggire alle proprie responsabilità". Anche il Consiglio è diretta espressione della volontà popolare e nei sistemi democratici, parlamentari o presidenzialisti temperati, esistono chiare divisioni di compiti e poteri tra il Governo, l'esecutivo, ed il Parlamento, il legislativo, che ha proprio il compito precipuo di elaborare, approvare leggi e norme che devono essere applicate, attuate, rispettate dall'esecutivo, in questo caso dalla Giunta.
"Questo dibattito, che ha coinvolto in quest'Aula le forse politiche, mostra come la maggioranza voglia marciare, come una falange blindata, verso un radioso futuro". Dopo aver ricordato che alla maggioranza compete l'onere di proporre le leggi e di governare, Pierpaolo Vargiu ha ribadito che alla minoranza spetta il compito di cercare di migliorare i provvedimenti proposti all'esame del Consiglio. Questo confronto è stato negato, ecco la ragione degli oltre 1800 emendamenti, la maggior parte dei quali può essere fatta decadere, "ma su 5 o 6 di queste proposte era necessario ed opportuno un reale confronto", che invece non c'è stato. Il muro contro muro è un "non dialogo, un dialogo tra sordi", ha concluso Pierpaolo Vargiu.

Critico anche l'intervento dell'on. Antonello Liori (AN), il quale ha sottolineato che "il problema delle regole è reale", perché anche questo vivace dibattito dimostra che "troppi sono disposti a delegare alla Giunta un potere di indirizzo e di programmazione che è, invece, un diritto-potere reale di ogni Assemblea legislativa". Tra l'altro, la nuova legge elettorale assegna al Presidente della Regione il potere di mandare tutti a casa. Se noi attribuiamo al Presidente anche il potere di imporre norme e leggi, "allora, in quest'Aula, non ci facciamo proprio nulla; possiamo tornare tutti a casa".
Concludendo il suo intervento, Antonello Liori ha auspicato "un sussulto di dignità, un moto di coraggio, per difendere la propria libertà, i propri diritti politici"

Un confronto corretto e democratico è stato auspicato anche dall'on. Roberto Capelli (UDC), il quale ha voluto ricordare che in un sistema democratico esistono regole che devono essere rispettate, anche per evitare di "trasformare quest'Aula nel circo politico della rassegnazione".
L'ambiente è una grande risorsa "ereditata dai padri, che abbiamo avuto in prestito dai nostri figli". Anche l'autonomia è una grande risorsa, ha aggiunto Capelli, che abbiamo ereditato dai nostri padri e che abbiamo in prestito dai nostri figli, "difendere le prerogative del Consiglio è un dovere che dobbiamo osservare".

"Il silenzio assordante che arriva dalla maggioranza, che osserva senza fiatare le decisioni d'imperio", per l'onorevole Nicolo Rassu (FI) dimostra che buona parte di questo Consiglio intende delegare i propri diritti ad "altri". Approfondendo il tema della "utilità o inutilità" della presenza in quest'Aula, Nicolò Rassu ha ribadito che "deve essere l'Assemblea regionale a legiferare", anche perché chi siede in quest'Aula è stato delegato dal popolo a svolgere questa delicata funzione e "deve avere il coraggio di riappropriarsi del proprio ruolo".

Ha poi preso la parola l'on. Sergio Pisano (I Riformatori). La prima riflessione che va fatta, ha detto, è di rimpiangere il giorno in cui il Consiglio licenziò la legge che approvò la nuova bandiera della Sardegna, simbolo dell'autonomia della  Regione. I mori furono "sbendati" e lo sguardo fu rivolto verso destra e non più verso sinistra. Oggi noi stiamo rischiando di abrogare la legge N° 10 del 1999, stiamo rimettendo la benda ai quattro mori. Noi dobbiamo opporci a qualsiasi disegno doloso o non doloso che vuole espropriare il Consiglio della proprie competenze. Noi vogliamo approvare tutti insieme una legge di salvaguardia del territorio della Sardegna. Non si può approvare una legge senza una concertazione preventiva.
Come si può non fare una concertazione, ha chiesto, che coinvolga i sindaci e la popolazione dei comuni interessati?
Noi dobbiamo dire basta, ragioniamo, facciamo una sospensione per riflettere e per capire quali interessi stiamo difendendo. Le norme statutarie non possono essere calpestate.

L'on. Ignazio Artizzu (AN), citando una canzone di Renato Zero, ha detto che questa legge si può definire "un desiderio a metà" un po' perché per metà è fatta da principi che tutti condividiamo (salvaguardia ambientale e lotta alla speculazione edilizia) e per metà è fatta di argomentazioni cha annullano la prima metà. Insomma, la parte negativa (cioè la demagogia "estremista", pericolosa e "pseudo-ambientalista" che alimenta questa legge) annulla la parte positiva.
Artizzu ha fatto notare l'assenza del presidente Soru e ha apprezzato il comportamento dell'assessore Gianvalerio Sanna sempre presente.
"L'assessore Sanna mi ricorda un personaggio del Vangelo costretto a portare la croce: il Cireneo". Noi non stiamo facendo ostruzionismo, ha concluso, perché noi non vogliamo bloccare niente.

L'on. Renato Cugini (DS) è intervenuto per chiedere ai colleghi Mario Floris, Giorgio Oppi, Salvatore Amadu e Paolo Fadda chi avesse definito, in passato,  i piani paesistici precedenti e che rapporto ci fosse allora tra Giunta e Consiglio. La vostra testimonianza, ha concluso, poterebbe essere utile per il prosieguo del dibattito.

Ha risposto il vicepresidente del Consiglio Paolo Fadda: "le competenze erano della Giunta regionale".

L'on. Matteo Sanna (AN) ha chiarito quale era il concetto di "paesaggio" per la minoranza, che non corrispondeva a  quello dei sostenitori di questa legge.
Per noi il paesaggio non è un "optional estetico", non è un luogo atto ad essere manipolato impunemente. Alla fisionomia di un luogo concorrono gli errori e le segnature del passato. Come è possibile in epoca di omologazione preservare dall'ondata omologante la paesaggistica dei luoghi? Non certo, ha ribadito, con questa legge.
Noi riteniamo che un Decreto Legge non può trincerarsi in una chiusura totale, ma deve liberarsi della obsoleta mappatura dei confini provinciali. Per questo, ha concluso Matteo Sanna, noi voteremo per l'abrogazione di questo articolo.

Per l'on. Fedele Sanciu (FI) quando si propone la soppressione del titolo dell'articolo 1 si evidenza  lo straordinario sforzo che sta facendo la minoranza.
Uno strumento di pianificazione urbanistica deve avere il contributo di tutti. Una pianificazione possibile e concreta non può nascere da un uomo solo. Ogni angolo della nostra Isola richiede strumenti particolari. La pianificazione paesaggistica è concertazione, è coinvolgimento attivo, è partecipazione di tutti i soggetti interessati.
Per pianificare è necessario conoscere la situazione attuale, è necessario avere un dialogo costante con i cittadini.
Questo disegno di legge non è pianificazione: è solo manifesta volontà di bloccare lo sviluppo economico.
Per l'on. Sanciu il titolo dell'art. 1 è una farsa. Questi atti non hanno niente di positivo anzi rappresentano la morte civile dell'economia sarda. Con questa legge la maggioranza ha stabilito obiettivi e traguardi: congelare lo sviluppo, chiudere tutta una serie di attività, vanificare gli investimenti, allontanare gli imprenditori dalla Sardegna, mandare a casa i lavoratori.
Ma pianificare non significa bloccare la crescita e allontanare gli imprenditori.
Questa normativa porta solo divieti e vincoli.

L'on. Mario Diana (AN) rivolto all'on. Cugini ha detto di avere apprezzato il fatto che avesse preso la parola, perché poteva essere un segnale di cambio di rotta. Invece, l'on. Cugini ha fatto solo riferimento ai PTP. Noi non  abbiamo paura di questa legge, abbiamo paura di colui che andrà ad applicarla. Ci sconcerta l'imposizione di questa legge, la fretta che si ha, ciò che è successo in commissione. C'è l'assestamento pronto, ma si deve finire di parlare di urbanistica.
Ogni provvedimento di legge che arriverà in quest'Aula passerà attraverso la nostra opposizione, perché voi volete sfuggire al confronto.

L'on. Mario Floris (UDS), nel suo intervento, ha ricordato che l'idea della Giunta presieduta da Mario Melis nel 1990 era quella di fare un unico Piano Paesaggistico Regionale, ma poi ne furono fatti 14. Oggi, ha detto, c'è  una nuova legge elettorale e la situazione è diversa dal passato, ci sono nuove competenze in capo alla presidenza e alla Giunta. Ma cosa è il Piano Paesistico Regionale? Il Piano Paesistico Regionale è il quadro, la legge è la cornice. Noi non dobbiamo intervenire sul Piano Paesistico Regionale, ma sulla cornice. Il Piano Paesistico Regionale è uno strumento tecnico.

L'on. Giorgio La Spisa (FI) ha dichiarato: "il cuore della questione è l'impostazione di fondo della politica urbanistica della Regione. E' possibile, ha chiesto, che i nostri emendamenti non abbiano neanche un minimo peso? All'epoca della legge 45 c'era una forma parlamentare pura. Il Consiglio controllava l'attività della Giunta. Oggi questo non accade più.
Oggi i nostri emendamenti non vengono presi neanche in considerazione perché la minoranza, per il centrosinistra,  vuole fare solo ostruzionismo. Non vi viene il dubbio, ha concluso, che forse abbiamo qualcosa di utile da proporre?

L'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha definito "coraggioso" l'intervento di stamattina dell'on. Caligaris e ha paragonato l'atteggiamento della maggioranza a un rullo compressore.
Questo disegno di legge doveva essere discusso e pensato da tutti. Noi non vogliamo scelte calate dall'alto. Il problema è che noi non vediamo la volontà di coinvolgere il Consiglio regionale. Abbiamo tutti un ruolo, anche l'opposizione. Il compito di questo Consiglio regionale è quello di una sintesi delle proposte in campo.
Noi vediamo questo strumento normativo intriso di vincoli, dove le associazioni ambientaliste vogliono sostituirsi alla Giunta.

Intervenendo sull'art.1, l'on. Andrea Biancareddu (UDC) ha ricordato che, durante la sua esperienza come assessore, aveva predisposto un provvedimento in materia urbanistica e di valorizzazione dei beni  ambientali. Un provvedimento che teneva conto della complessa realtà sarda, ma anche delle esigenze, delle richieste e proposte fatte dagli imprenditori (che spendono soldi e ne rischiano molti altri) e dagli stessi enti locali (recupero dei centri storici, realizzazione di opere pubbliche importanti, quali i depuratori, ecc.).
Certamente, quel disegno di legge prevedeva vincoli e blocchi, ma nell'ambito più limitato dei trecento metri e con le opportune deroghe.
D'altro canto, ha aggiunto Biancareddu, certe scelte sono "necessitate" da fattori geografici e podologici. Altro tema sul quale l'on. Biancareddu si è soffermato, è quello relativo ai "casi di scioglimento" dei consigli comunali, ipotesi che si può verificare quando i comuni non adeguano, in tempi certi, i loro strumenti di programmazione urbanistica alle norme regionali e nazionali. Le norme previste dalla legge in esame, ha concluso Biancareddu, porteranno certamente allo scioglimento di molti consigli comunali, un rischio che non si può assolutamente correre.

Gli aspetti giuridico - amministrativi del testo in esame sono stati affrontati ed approfonditi anche dall'on. Sergio Milia (FI), il quale ha ricordato l'egregio lavoro svolto dagli uffici provinciali dei piani paesistici, dagli uffici tecnici degli enti locali, lavori che non saranno presi in alcuna considerazione, almeno questo emerge da una attenta lettura delle norme proposte all'Aula.
Una situazione non accettabile, ha aggiunto Sergio Milia predecessore dell'on. Biancareddu nello stesso assessorato regionale all'Urbanistica, aggravato da una palese forma di "violenza privata" da parte del presidente della nei confronti dei rappresentanti eletti in questo Consiglio.

Il malessere degli amministratori locali, dei consigli comunali che esaminano ed approvano gli strumenti urbanistici, è stato espresso anche da Gavino Cassano (I Riformatori), il quale ha sollecitato un maggior dialogo tra maggioranza e opposizione, anche in questa sede istituzionale.

"Apprezzamento" per il silenzio della maggioranza è stato espresso dall'on. Mariano Contu (FI), il quale, però ha auspicato una maggiore libertà di pensiero e di comportamento" da parte dei consiglieri che sostengono la Giunta regionale.

Critico nei confronti del decreto, "illegittimo" come hanno sostenuto molti amministratori locali, è stato anche l'on. Giorgio Oppi (UDC), il quale ha ricordato che i tempi previsti sono eccessivamente rigidi e non tengono conto della realtà sarda.
Analizzando la situazione politica generale, l'on. Oppi ha anticipato come "lavoreremo nei prossimi giorni". Se si andrà al muro contro muro "sarete costretti a ritirare questo provvedimento, altrimenti salterà l'assestamento di bilancio".
Dalla maggioranza è giunta l'unica apertura dell'on. Caligaris, ha detto ancora Oppi, mentre "da parte nostra" ce ne sono state molte.
Se questa maggioranza ha realmente voglia di un confronto serrato, ma sereno, ha aggiunto Giorgio Oppi, faccia le necessarie aperture: la maggioranza ha diritto di governare, ma questa opposizione non ha nessuna intenzione di farsi schiacciare.

La necessità di un sereno confronto, nella sede istituzionale deputata, è stata confermata anche da Attilio Dedoni (I Riformatori). Il Consiglio è la sede dove deve avvenire questo confronto politico. Ha aggiunto Dedoni, le norme in vigore riconoscono proprio all'Assemblea sarda questi compiti. Il futuro dell'Isola, ed è su questo tema che ci si sta scontrando, deve essere deciso in quest'Aula, senza creare steccati e blocchi che impediscano il reale sviluppo di tutto il sistema Sardegna.

La richiesta di una apertura reale anche da parte delle minoranze è stata rivolta, agli esponenti delle opposizioni dall'on. Maria Grazia Caligaris (Misto-SDI-SU). Dopo "l'appello" di questa mattina, ha aggiunto Maria Grazia Caligaris "mi sarei aspettata il ritiro di 800 emendamenti, o almeno degli emendamenti agli emendamenti", un gesto significativo, che avrebbe probabilmente imposto un diverso modo di agire. "Sono ottimista" ha aggiunto l'on. Caligaris ed ha auspicato che, comunque, vengano ritirati numerosi emendamenti, proprio come atto di "buona volontà", anche per aprire la strada ad un reale confronto.

La necessità di una legge Urbanistica regionale è stata "confermata" dall'on. Carlo Sanjust (FI), il quale ha però lamentato "il metodo seguito e la fretta che ha caratterizzato la presentazione" come causa di questa contrapposizione tra i due schieramenti in seno al Consiglio regionale.
La materia è complessa, ha aggiunto Sanjust, ed esistono in Sardegna grandi diversità geografiche, culturali e sociali. La "grande velocità" che ha caratterizzato questa vicenda ha, probabilmente, fatto accrescere i contrasti. Un esame più sereno ed approfondito potrebbe, in ogni caso, permettere di predisporre un provvedimento più efficace e condivisibile.

Il presidente Spissu ha comunicato che la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti si era conclusa e ha comunicato all'Aula che era stato presentato un ordine del giorno (Pirisi e più) dal titolo "Provvedimenti cautelari d'urgenza per la tutela e la salvaguardia del paesaggio della Sardegna" (Allegato).

L'on. Pirisi (DS) ha chiesto l'immediata messa in votazione dell'ordine del giorno a norma dell'art. 82 del regolamento.

Il presidente Spissu ha ricordato che i richiami pregiudiziali ex articolo 82 devono essere sottoposti alla decisione dell'Assemblea; dopo aver sentito un relatore a favore e uno contro.

L'on. La Spisa ha chiesto maggiori chiarimenti sulle procedure che si intendevano adottare.

Il presidente Spissu ha sospeso i lavori per 10 minuti per approfondire la materia.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha sottolineato la delicatezza della materia non suffragata da precedenti giuridici o regolamentari. Ha ricordato che l'ordine del giorno è stato presentato ai sensi dell'art. 122 e la votazione prioritaria è stata chiesta in base all'art. 82 del regolamento. Ha, quindi, ricordato che su tale materia possono parlare un relatore a favore e un relatore contro, dopo di che l'Aula sarà chiamata a votare.

L' on. Mario Diana (AN) sottolinea tutte le perplessità per l'irrutualità dell'ordine del giorno e le insufficienti spiegazioni addotte. Ha espresso perplessità per lo strumento utilizzato per prorogare i termini; l'ordine del giorno al posto della risoluzione. Diana ha sottolineato che si tratta di una procedura irrituale e, a suo giudizio, non corretta.

L'on. Sirio Marrocu (DS) dal canto suo ha illustrato i motivi di carattere tecnico che rendono l'ordine del giorno ammissibile e corretto. L'approvazione dell'ordine del giorno, inoltre, può consentire maggiore sostanzialità al dibattito sulla legge che ovviamente non sarà interrotto.

Il Presidente ha, quindi, chiesto all'Aula di pronunciarsi sulla votazione prioritaria dell'ordine del giorno Pirisi e più. Per alzata di mano l'Aula si è pronunciata favorevolmente.

Il Presidente ha, quindi, messo in votazione l'ordine del giorno vero e proprio.

Per dichiarazione di voto è intervenuto l'on. Mauro Pili (FI), che ha dichiarato che questo ordine del giorno "è un golpe che sottrae al Consiglio la possibilità di decidere in autonomia". A un atto di legge non si risponde con un ordine del giorno, ha proseguito Pili, denunciando che in questo modo si sta dando addirittura la possibilità di violare il limite dei 300 metri. Allo stesso modo con questo ordine del giorno si sta riducendo il ruolo del Consiglio a quello di "soggetto passacarte".
La presa di posizione di oggi è la negazione del dialogo.

E' poi intervenuto l'on. Roberto Capelli (UDC) per il quale l'ordine del giorno era in qualche modo atteso. Ma si è chiesto la ragione per la quale si sia seguita una strada diversa dalla risoluzione precedentemente discussa in commissione. Secondo Capelli l'art. 122 del regolamento non ammette questo ordine del giorno, nonostante la decisione dell'Aula. E' una vera e propria forzature che chiude ogni possibilità di dialogo e di confronto fra maggioranza e opposizione.
Appellandosi alle motivazioni sostanziali che dovrebbero informare i lavori dell'Aula, ha riproposto l'esigenza di ricercare il dialogo.

L'on. Giorgio La Spisa (FI) nel dichiarare il voto contrario si è appellato alle norme che a suo giudizio rendono inammissibile lo strumento dell'ordine del giorno, in quanto le materie sono formalmente diverse. A parere di La Spisa questo è un atto sostanzialmente viziato, in quanto fortemente discriminante rispetto alle situazioni concrete. Ricordando che con questi atti amministrativi si inibiscono da un lato è legittime opportunità economiche e dall'altro si favoriscono le ristrutturazioni nell'arco dei trecento metri. Un fatto, ha detto, inaccettabile.

Per l'on. Sergio Milia (FI) la fretta crea dei mostri. Milia ha auspicato che di certe decisioni possano occuparsi altri soggetti istituzionali. Se proprio si voleva investire il Consiglio della proroga dei termini occorreva un atto diverso, cioè un atto normativo. Interpretando la legge 45 in modo così esaustivo, spero, ha detto, che ci siano altre sedi esprimersi sulla legittimità.

Per l'on. Antonello Licheri (PRC), invece, lo strumento indicato è perfettamente corretto. Contestando le critiche venute nel corso del dibattito dai banchi del centrosinistra, l'oratore ha ribadito che la gente non può capire i 1800 emendamenti presentati. La proroga del decreto consente un'ulteriore riflessione anche in un rapporto più costruttivo con le opposizioni.

Ha poi preso la parola l'on. Cugini (DS), il quale ha confessato d'essere certo che l'interesse per la legge in discussione fosse più convinto da parte del centrodestra.
Cugini è entrato nel dettaglio di alcuni temi specifici della legge, ed ha affermato che "se si ha l'intenzione di intimidire la maggioranza con gli emendamenti si fa un errore grossolano" Se si vuole il muro contro muro, si faccia pure, ma questo porta a fare una legge frettolosamente. Pili ha lanciato la sfida sulle cose concrete e noi la accetteremo con convinzione.

L'on. Maninchedda (Progetto Sardegna) citando Freud ha sottolineato che l'on. Pili sembra rimpiangere ancora ciò che ha perduto, mentre farebbe bene a perseguire nuovi obbiettivi e nuove opportunità.

 Il Consiglio non è ostaggio del presidente della Giunta; in questi giorni proprio il Consiglio è stato invece ostaggio dell'opposizione. Non si deve addebitare alla maggioranza uno stravolgimento di regole, per il fatto che sono cambiati gli scenari politici. Bisogna avere fiducia nella libertà di confronto.

Ha, quindi, preso la parola l'on. Carmelo Cachia (Insieme per la Sardegna - UDEUR), il quale ha confessato di essere sotto "choc" dopo l'intervento dell'on. Pili "Ci siamo sentiti accusati di essere ostaggi ha detto l'oratore, ma non possiamo che respingere queste affermazioni perché non hanno alcun fondamento. Ha auspicato che l'opposizione rinunci all'ostruzionismo dei 1800 emendamenti.

Per l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) non è corretto, anzi è riduttivo, pensare che da giorni l'Aula è riunita a causa di uno "psicodramma" della sconfitta dell'on. Pili. E' piuttosto un diritto - dovere della minoranza discutere e confrontarsi con la legge. Dei 1800 emendamenti ve ne sono di importanti, Vorremo sapere se su questo si può discutere, ha precisato Vargiu. La minoranza non ha sfide da lanciare, ma vuole osservare il diritto - dovere di confrontarsi sulle cose da fare. L'on. Vargiu ha auspicato che si possa lavorare in un clima di dialogo.

Per L'on. Mario Diana (AN), sarebbe utile la presenza in Aula del presidente della Giunta. Dopo avere ribadito che la tutela del paesaggio e la difesa della sua bellezza non possono essere attuate col decametro, ha detto che la pressione ambientalista di tipo khomeinista sta in qualche modo condizionando il dibattito. Sottolineando i rischi economici che questo provvedimento può determinare, l'esponente di AN ha ribadito l'esigenza di comprendere l'opinione del presidente Soru su questa legge.

Qualche dubbio sulla legittimità dell'ordine del giorno esiste, ha detto dal canto suo, l'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris), per il quale quella odierna non è una giornata propriamente importante per il Consiglio regionale. Occorre, tuttavia, comprendere se vi sia la volontà di un'ipotesi condivisibile per maggioranza e opposizione. "Vorremo capire quali sono i margini di trattativa".

Il voto favorevole per l'ordine del giorno è stato preannunciato dall'on. Antonio Biancu (La Margherita), per il quale è necessario confermare le garanzie di salvaguardia ambientale. Dicendosi convinto che i 1800 emendamenti dovevano servire a fare decadere il decreto Soru ed aprire un vuoto normativo, ha deplorato che tutti questi emendamenti vengano confermati dall'on. Pili. Assicurando in conclusione la massima disponibilità al confronto.

L'on. Giorgio Oppi (UDC) ha, in primo luogo, smentito di aver mai parlato della utilità dei divieti contenuti nel decreto Soru ed ha sottolineato come in politica ha fatto tante battagli, vincendone e perdendone, a sempre con grande convinzione. "Siamo un partito libero e facciamo in modo lineare le battaglie cercando il confronto". Affermando che sarebbe utile tornare in commissione per valutare gli opportuni aggiustamenti e le necessarie modifiche al testo di legge.

E' poi intervenuto l'on. Giuseppe Balia (Misto-SDI-SU) per il quale rievocare il passato da parte delle opposizioni, spesso avviene con una certa nostalgia. Ma la democrazia è democrazia dell'alternanza. "Non si poteva lasciare libertà agli atti di pirateria della speculazione, ha, quindi, detto Balia parlando del merito del provvedimento, ed era evidente che la maggioranza avrebbe portato la questione alla discussione dell'Aula". Replicando a vari interventi delle opposizioni, Balia ha dichiarato che "l'Aula non può essere trasformata in un mercato". L'on. Balia ha, quindi, proposto che la minoranza sia disponibile a discutere in Aula sui punti irrinunciabili per difendere le coste.

L'ordine del giorno è stato posto in votazione, col seguente esito: presenti 69;  votanti 65;  astenuti 4;  si 47;  no 18. L'ordine del giorno è stato approvato.

E', quindi, proseguito l'esame degli articoli e degli emendamenti al decreto legge N°20. Il presidente ha posto in discussione l'emendamento 27 all'articolo 1.

Per dichiarazione di voto, ha preso la parola l'on. Mauro Pili (FI), il quale ha ricordato che il TAR deve ancora pronunciarsi sul decreto del presidente della Giunta, ed ha osservato come la stessa opposizione ha presentato emendamenti al testo di legge. L'on. Pili ha preannunciato il voto favorevole all'emendamento 27.

E' intervenuto anche l'on. Luciano Uras (PRC), che ha criticato con sarcasmo il tenore dell'emendamento 27 e come questo la grande maggioranza degli altri 1800 emendamenti. L'on. Uras ha annunciato il voto contrario, soprattutto per ciò che rappresenta. "State tenendo in ostaggio il Consiglio" ha concluso.

Per l'on. Roberto Capelli (UDC) la battaglia che il centrodestra sta portando avanti riguarda anche migliaia di lavoratori che gravitano nel settore dell'edilizia che con queste norme rischiano di restare senza lavoro. L'on. Capelli ha ancora una volta proposto un ritorno in commissione per una cernita leale degli emendamenti.

L'on. Giorgio La Spisa (FI) ha sottolineato come molti emendamenti hanno semplicemente lo scopo di sottolineare le negatività contenute nella legge, ma che certo non si nega che essi abbiano anche un significato ostruzionistico, che serve a tenere accesi i riflettori su questo argomento. L'on La Spisa ha ribadito che l'atto amministrativo approvato è illegittimo.

Per l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) è necessaria una riflessione sulle argomentazioni portate dall'on. Uras ed ha ammesso che l'intenzione delle opposizioni è ostruzionistica, in quanto legittima difesa delle proprie idee. Si è detto sicuro che il centrodestra sta così facendo una battaglia fondamentale per riequilibrare i rapporti di forza fra Giunta e Consiglio.

Annunciando il suo voto contrario, l'on. Giuseppe Pirisi (DS), presidente della Quarta commissione, ha polemizzato con il centrodestra che, "da un lato ci accusa di stare bloccando l'economia, dall'altro di stare favorendo gli speculatori". Difficile, sostiene, capire che cosa voglia l'opposizione; lo stesso on. Biancareddu, ex assessore all'Urbanistica, ha sostenuto in un recente passato che non bisogna edificare un metro cubo in più. Più "morbido", tutto sommato, il decreto Soru, che prevede qualche possibilità edificatoria, ma solo dopo le scelte di pianificazione.

Questo emendamento è un segnale, ha detto, a sua volta l'on. Mario Diana (AN): questa legge non può essere condivisa per una serie di considerazioni, non ultima il contrasto con il Codice Urbani, che prevede un piano paesaggistico regionale e non il frazionamento della pianificazione "per zone omogenee".

Ha sottolineato invece "alcune aperture al dialogo" l'on. Fedele Sanciu (FI); prospettiva che forse può avviare un confronto e sveltire le procedure.

 E sempre di timida apertura al dialogo ha parlato anche l'on. Nicola Rassu (FI), il quale ha giustificato l'atteggiamento dell'opposizione, che contrasta in modo democratico una legge che non condivide.

L'on. Sergio Pisano (I Riformatori), sostenendo l'emendamento, ha detto che questa legge può essere facilmente impugnata davanti alla Corte Costituzionale "perché individua soggetti sbagliati rispetto alle competenze". Tuttavia ci sono segnali di dialogo che potrebbero portare, come in passato, ad una fase costruttiva, purché siano difese le prerogative del Consiglio. Quanto alla mancata concertazione con i Comuni e le forze imprenditoriale e sociali è, quantomeno, un paradosso che sia prevista una volta approvata la legge.

Fra maggioranza e minoranza le posizioni sono, tuttavia, ancora distanti:lo ha detto l'on. Attilio Dedoni (I Riformatori) ricordando che a dividere non solo le affermazioni di principio, ma le intenzioni che muovono il centrosinistra. I copiosi emendamenti del centrodestra è una democratica forma di difesa a questo atteggiamento.

L'on. Carlo Sanjust (FI) ha insistito sul fatto che c'è un errore materiale nella norma, quella che fa divieto di realizzare nuove opere soggette a licenza edilizia. Il provvedimento "punisce" i 900 concessionari demaniali, in gran parte cooperative, costretti a bloccare qualunque iniziativa. L'errore materiale sta nel fatto che la Regione aveva chiesto al Comune di Cagliari (e non solo Cagliari) di predisporre il piano urbanistico del litorale che adesso blocca.

Registrate "con piacere" dall'on. Ignazio Artizzu (AN) le "avances" della maggioranza per aprire un confronto; "il nostro compito - ha sottolineato - è quello di cercare di limitare gli effetti negativi di un provvedimento che è una sorta di debito d'onore del presidente Soru con le frange ambientaliste più estremiste".

L'on. Alberto Randazzo (UDC) ha contestato il fatto che si siano verificato di recente scempi ambientali; lo ha riconosciuto - ha detto - anche Goletta verde che ha assegnato il top del mare pulito a tre (su quattro) Comuni sardi che non hanno Puc. Del vuoto legislativo "non ha profittato nessuno".

L'emendamento 27, chiamato al voto, è stato bocciato: 38 a 12.

Si è passati quindi all'emendamento successivo (33).

Un'altra raffica di interventi per dichiarazioni di voto. A sostegno quella dell'on. Mauro Pili (F I) per il quale la sequenza: prima il piano paesaggistico e poi quello urbanistico, non è corretta, perché, ha spiegato, dal piano territoriale discendono poi  gli altri adempimenti di pianificazione.

Favorevole all'emendamento anche l'on. Nicola Rassu (FI); ripropone la tesi sostenuta dall'on. Pili; "da che mondo è modo" - ha detto - dal piano urbanistico discendono i piani di settore. Il percorso inverso "è una bufala dal punto di vista tecnico".

Anche l'on. Giorgio La Spisa (FI) ha espresso il medesimo concetto: se l'intenzione era quella di programmare l'intero territorio - ha spiegato - questa è venuta meno nei fatti; non solo si parte dal piano paesaggistico, che è un "pezzo" della programmazione urbanistica; ma si ragiona (comma 3) per ambiti omogenei frazionando anche questo aspetto particolare.

La presenza del presidente Soru in aula, ha detto l'on. Ignazio Artizzu (AN) ha "restituito la parola alla maggioranza" e, fatte alcune eccezioni, anche agli assessori; ma ha richiamato l'assessore della Pubblica Istruzione per non aver ancora risposto, a distanza di un mese ad una sua segnalazione che riguardava l'esclusione dalla scuola di un ragazzo cagliaritano con forti problemi di handicap.

L'on. Mariano Contu (FI) ha chiesto una riflessione attenta, "parola per parola", di questa legge che, per alcuni passaggi, costringe l'opposizione a intervenire, puntualizzare e cercare di migliorare il testo.

Sulle forni normative dei beni ambientali si è soffermato nella dichiarazione di voto l'on. Roberto Capelli (Udc), mentre l'on. Sergio Milia (FI) ha ricordato come nelle dichiarazioni programmatiche, il presidente Soru, a proposito degli interventi in urbanistica, aveva parlato di un "grande patto sociale per rafforzare le componenti produttive del turismo, dell'edilizia e dei servizi in quadro ambientale sostenibile", ma questa legge "tutto vieta e tutto blocca". E se così forte è la difesa ambientale, tanto da contrastate - come dice l'assessore competente - le torri dell'eolico, perché non si interviene sugli scempi dei campeggi abusivi, con tanto di manufatti e scarichi a mare, che deturpano molte coste di particolare pregio?

L'on. Fedele Sanciu (FI) ha ripetuto che con i divieti non si costruisce il futuro del territorio; per il quale - la ha sostenuto l'on. Matteo Sanna (AN) - non si può fare di tutt'erbe un fascio, ma bisogna valutare le singole situazioni e le varie peculiarità se non si vuole compromettere lo sviluppo futuro.

Il disegno di legge rispetta gli interessi della comunità? "Noi non lo abbiamo capito - ha detto, a sua volta, l'on. Mario Diana (An) - perché nessuno ce lo ha spiegato".La mancanza di cooperazione fra istituzioni locali, come previsto dal Codice Urbani, non c'è stata e la legge salvacoste è diventata un oggetto misterioso. Fin troppo facile, a questo punto, fare opposizione.

L'ostruzionismo del centrodestra minaccia di fare naufragare le prospettive di dialogo: lo ha detto l'on. Chicco Porcu (Progetto Sardegna) ritenendo l'opposizione responsabile dei ritardi che, inevitabilmente, si ripercuotono sugli altri adempimenti del Consiglio, a cominciare dall'assestamento di bilancio. La maggioranza è compatta sulle sue posizioni perché qui è in gioco non solo un aspetto urbanistico e aziendale - come qualcuno ama dire, ma in senso restrittivo - bensì un nuovo modello di sviluppo della Sardegna.

Gli ha risposto l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori), ricordando come consiglieri "motiva e appassionati" siano in entrambi gli schieramenti e ciascuno in grado di offrire un contributo. L'estenuante giornata dal muro contro muro si chiude - ha detto - senza vinti né vincitori. Ma c'è un aspetto positivo emerso in serata: quando i toni si abbassano affiora la possibilità del confronto, che i Riformatori sostengono come metodo, a patto che il Consiglio difenda le proprie prerogative di fronte all'ingombrante posizione della Giunta e discuta con serenità l'articolo 5, che prevede la introduzione di nuove regole, per iniziativa dell'esecutivo, anche dopo quelle approvate dall'Aula.

L'intervento dell'on. Sergio Pisano (Riformatori) ha concluso le dichiarazioni di voto.

Si è votato per appello nominale, richiesto dall'on. Pili (FI). L'emendamento 33 è stato bocciato (17 sì e 44 no).


I lavori del Consiglio riprenderanno
domani mattina alle ore 9,30.