CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 12 pomeridiana dell'8 settembre 2004


Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda e dell'on. Giacomo Spissu. Dopo le comunicazioni di rito il presidente ha aperto la seduta.

Prosecuzione discussione della Risoluzione n. 1 sul D.L.
Costituzionale di modifica della Parte II della Costituzione.

Intervenendo come primo oratore della seduta pomeridiana, l'on.Giuseppe Atzeri (Misto-PSD'AZ) ha ricordato come la specialità sarda sia stata sempre derisa ed ignorata dallo Stato. Sottolineando gli annosi problemi del tutto peculiari che attanagliano la nostra Regione, ha sottolineato che gran parte di essi sono irrisolti e che non si intravede nessuna soluzione. Atzeri ha fatto, quindi, un raffronto con le altre regioni speciali, osservando come le condizioni della Sardegna siano ancora una volta sperequate, affermando che, al limite, occorrerebbe avere il coraggio persino di copiare lo statuto di altre realtà autonomistiche europee, come ad esempio la Catalogna. Definendo "liberticida" la legge elettorale che ha portato alla formazione di questo Consiglio, perché se da un lato ha dato accesso a chi non ha avuto il consenso popolare, ha, dall'altro, lasciato fuori rappresentanti di forze politiche che hanno radici nella società, Atzeri ha annunciato una proposta di legge che raddrizzi tale stortura. L'oratore sardista ha, quindi, proseguito ricordando le radici storiche federaliste della sua parte politica.
Rivolgendosi poi al presidente della Giunta ha auspicato che ci si batte perché la Giunta sia la portavalori contro il centralismo del Parlamento di Roma. Un ordine del giorno unitario si può fare, ma dal 13 settembre occorrerà battersi per uno Statuto davvero speciale, nuovo ed avanzato, che sappia anche dare ragione delle inammissibili servitù militari straniere presenti nell'isola.

E', quindi, intervenuto l'on. Adriano Salis (Misto-IDV), il quale ha esordito affermando la propria concordanza sia con lo spirito espresso dal dibattito in atto, sia con la risoluzione della Prima commissione. Non si può, tuttavia, non riconoscere che ci si sta muovendo per ridurre al massimo il danno e, quindi, in un ottica difensivistica. La riforma in discussione alla Camera non è solo dannosa per le Regioni speciali, ha aggiunto, ma rappresenta un danno per l'intero Paese. Perché, come ha ricordato lo stesso vicepresidente del Senato, Fisichella, essa avvantaggia le Regioni forti del nord a spese delle Regioni meridionali.
Salis ha, quindi, citato una serie di raccomandazioni della Commissione Finanze della Camera, che in merito all'attribuzione alle Regioni delle risorse finanziarie "può essere letta tranquillamente come una bocciatura" del progetto di riforma, che, in questo senso, si presenta come una chiara ipotesi di scambio all'interno della maggioranza governativa. E' in questo senso, ha proseguito Salis, che si deve essere totalmente pessimisti circa le possibilità di modifiche, perché il Governo è sotto il ricatto della Lega. Da qui la convinzione di un'azione di Governo che possa calpestare le rivendicazioni delle Regioni speciali. Ed è proprio per questo che occorre attrezzarsi per una campagna referendaria.
Certo, la Regione, ha detto ancora Salis, non si è mostrata migliore dello Stato nella sua azione centralistica rispetto agli enti locali.

Apprezzamento per il lavori della Prima commissione, improntati alla ricerca dell'unità, è stato espresso dall'on. Ignazio Artizzu (AN), per il quale, tuttavia, l'autonomia ha toni flebili, non è stata mai interamente utilizzata (in realtà c'è stata sempre omologazione a leggi e direttive dello Stato) ed ha iniziato ad affievolirsi con la modifica del Titolo Quinto della Costituzione, che ha attribuito più poteri alle Regioni a statuto ordinario.
Due, in particolare, i temi trattati sui quali il dibattito è più acceso: l'interesse nazionale e l'Assemblea costituente.
L'interesse nazionale è fuori discussione, ma la strada indicata dal governo sull'esame di leggi che possano intaccarlo non mortifica nessuno. Spetta infatti al senato federale prendere in esame le leggi impugnate e il percorso (palla rinviata al Consiglio regionale e decisione finale da parte del Capo dello Stato) non lede alcun principio autonomista.
Quanto all'assemblea costituente, un Consiglio che vi fa ricorso rinuncia alle proprie prerogative. Ha, infatti, legittimazione popolare sufficiente e poteri derivanti da Costituzione e Statuto per fare leggi anche di rango costituzionale. Un'altra assemblea non solo risulterebbe un inutile doppione, ma mortificherebbe lo stesso Consiglio. Sulla Costituente, come sarà formata, del resto, le idee sono ancora imprecise: escluso che vi partecipino consiglieri regionali (controllati e controllori sarebbero la stessa persona), bisognerà indicare se esistono sbarramenti di censo o di studio; se non esistono, che senso ha proporre un'altra assemblea?

Per Peppino Balia (Misto SDI-SU) ancora una volta il Consiglio regionale anziché anticipare gli eventi è costretto a inseguire i problemi. E' bastato un emendamento per suscitare lo spirito autonomista. Ma nel dibattito affiorano altri problemi, prima di tutto la riscrittura dello Statuto. Se non ci fosse questa emergenza sarebbe più logico approfondire il problema, parlare di contenuti, entrare nel vivo di uno dei temi cruciali della legislatura.
Costituente: il Consiglio ne ha subito il fascino; ma il percorso indicato dal Consiglio è fermo in qualche cassetto di un ufficio parlamentare e rischia di rimanerci. L'intera legislatura può trascorrere senza che succeda niente di nuovo. Si avanza, allora, l'ipotesi di un'Assemblea costituente "consultiva": anche in questo caso bisogna decidere tutti, di comune accordo, livelli di competenza e percorsi di formazione.
Restano, comunque, a giudizio dell'on. Balia, almeno due grossi nodi da sciogliere: il primo sulle garanzie ai finanziamenti straordinari che lo Stato deve dare, il secondo sui rapporti con l'Europa, nei quali la Sardegna rischia di essere interlocutore secondario. Il nuovo Statuto non può ignorarli.
"Intanto diamo un senso unitario alla risoluzione proposta dalla Prima commissione; "la capacità contrattuale è già bassa - ha concluso -, figurarsi se ci dividiamo".

L'on. Mauro Pili (Forza Italia) ha definito "l'ennesimo, inconcludente dibattito sull'autonomia", un film già visto. Si sa come andrà a finire. Per il Consiglio ha lo stesso valore di "timbrare il cartellino" per dimostrare che si va in fabbrica. Per giunta l'aver limitato il dibattito a due interventi per gruppo dimostra la voglia di fare in fretta e liquidare il problema "con una modesta risoluzione". Non un balzo d'orgoglio; solo un flebile sussulto quando nubi si addensano sulla specialità dello Statuto.
Sarebbe stata questa l'occasione per iniziare a dire quale autonomia vogliamo, nell'Europa e nel Mediterraneo, evitando la vecchia trappola: protesto perché non ho nulla da proporre. E' tempo, allora, che il Consiglio si metta a lavorare e che fissi termini perentori: tre mesi per definire il percorso del nuovo Statuto e sei mesi per definirne i contenuti.
Quanto alla Costituente - ha aggiunto Pili - non possiamo fare affidamento sui tempi parlamentari; pensiamo allora a una "via sarda". La proposta del Psd'Az è interessante, va discussa e migliorata. La "nostra" Costituente deve mettere insieme le risorse intellettuali migliori, restare al di fuori dello scontro politico, valorizzare il Consiglio regionale.
La Sardegna - ha concluso - ha bisogno di autonomia, più di altre regioni a statuto speciale; ma la sua autonomia deve essere in sintonia con l'Europa (altrimenti si rischia di avere riconoscimenti che Bruxelles regolarmente boccia) e ritagliare un ruolo importante nel Mediterraneo. Questa è la sola prospettiva possibile. L'alternativa è "chiudere la nostra autonomia in un museo o affidarla a un antropologo".

E' poi intervenuto l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori), che ha detto che il federalismo nazionale non è condiviso dai Riformatori, perché assomiglia a una sorta di neo centralismo regionale che soffocherebbe le autonomie. "Il federalismo che vogliamo deve essere pensato tenendo conto delle peculiarità della Sardegna, deve consentire l'uguaglianza e le pari opportunità tra tutti i cittadini". Applicando il federalismo nazionale, infatti, la Sardegna sarebbe penalizzata. "Pensiamo, ha aggiunto Vargiu, che cosa succederebbe in materia di Sanità e di Pubblica Istruzione. E' sicuramente diverso gestire un sistema sanitario per 1 milione e 600 mila abitanti di un quartiere di Milano rispetto allo stesso numero di abitanti distribuiti in un'intera regione.
Vargiu, inoltre, ha detto di non essere d'accordo con le dichiarazioni fatte da alcuni parlamentari sardi dopo l'incontro di ieri in Consiglio regionale. "Alcuni deputati hanno detto che forse l'errore era stato quello di non aver portato il problema all'attenzione dei sardi. Io non condivido questo ragionamento, che è fortemente ingeneroso nei confronti di chi ha sempre lavorato, con risultati eccellenti, per raggiungere questo obiettivo. Uno di questi è la Costituente, ma di questa Costituente, ci dicono, non si deve parlare. Ma quando si negano i richiami alla Costituente si fa un affronto alla storia recente di questo Consiglio".

Nel suo intervento, l'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha sottolineato l'importanza del dibattito per il processo culturale e politico dell'Autonomia sarda.
"La storia ci insegna, ha detto l'on. Ladu, che noi sardi siamo professionisti nel resistere agli assalti. Oggi la storia si ripete e dobbiamo essere pronti non solo a difenderci ma ad attaccare, facendo proposte forti, capaci di indirizzare il nostro futuro".  Per l'esponente di Fortza Paris è indispensabile una nuova fase Costituente. "Non partiamo certo da zero, ha aggiunto, abbiamo iniziato il percorso dalla dichiarazione solenne di sovranità della Sardegna del 1998 e dalla legge che istituisce l'Assemblea Costituente". Alla Sardegna non deve interessare, quindi, un "federalismo bossiano" ma si deve puntare ad un federalismo pensato sulla base delle esigenze dei sardi, magari prendendo come esempio alcune esperienze positive,  come quella della Catalogna. Per Ladu, insomma, è una battaglia di sovranità. "Approviamo tutti i documenti che volete, ma dobbiamo puntare ad un obiettivo più ambizioso: approvare una nuova Carta costituzionale, per creare un vero cambiamento".

Ha poi preso la parola l'on.Carmelo  Cachia (UDEUR), che ha sottolineato l'importanza dell'argomento in discussione.
Esprimendo moderata soddisfazione per l'esito degli incontri di ieri a Roma, ha tuttavia, affermato che un giudizio definitivo potrà essere avanzato solo a cancellazione avvenuta dell'emendamento in questione. Ribadendo tutta la propria diffidenza sull'esito del confronto col Parlamento, Cachia ha sostenuto la necessità di non abbassare la guardia.
Ricordando che l'autonomia è sempre stata una rivendicazione mai completamente attuata, l'oratore ha citato le stesse insoddisfazioni dei padri dell'autonomia, come ad esempio Lussu, e ha proseguito esprimendo forti critiche sui vari aspetti della riforma costituzionale, che minaccia di menomare la nostra autonomia. "La democrazia viene imbavagliata e l'autonomia ingessata", ha affermato, sottolineando l'involuzione dei rapporti Stato - Regione che si sta realizzando. C'è di che portare avanti una contestazione unitaria, ha soggiunto Cachia, il quale ha espresso soddisfazione per l'unitarietà che si sta registrando in seno al Consiglio.

E', quindi, intervenuto l'on. Mario Diana (AN), per il quale più passano le ore, più si allargano gli orizzonti del dibattito; ed in quel momento diremo che tipo di Regione autonoma vorremo. Dobbiamo tenere la guardia sempre molto alta, ha affermato ancora il capogruppo di AN, aggiungendo di essere favorevole anche ad ipotizzare delle tappe di lavoro. "Ciò che occorre puntualizzare è, da parte nostra e al di là degli strumenti che possono attuarlo, il principio dell'interesse nazionale, su cui AN non può fare passi indietro". Ritenendo possibile redigere un documento che tenga conto di questo aspetto, Diana ha sottolineato l'importanza che il documento che uscirà da questo dibattito venga approvato unanimemente.
Proseguendo, Diana ha affermato che il Consiglio regionale ha le carte in regola per modificare lo Statuto, rispondendo in tal modo alle osservazioni dei Riformatori in merito alla Assemblea costituente. Il Consiglio regionale non deve e non può privarsi della prerogativa principale che ha, che è quella di riscrivere lo Statuto. AN è profondamente convinta della specialità della Sardegna, ha ribadito Diana, ma insieme alla salvaguardia dell'interesse regionale dobbiamo salvaguardare gli interessi nazionali. Diana ha concluso invitando il Consiglio a fare un passo in dietro e tornare sul 4° comma della risoluzione e sull'ultimo capoverso.

Autonomia e federalismo sono la forma di orientamento istituzionale più avanzata; perciò va combattuta un disegno di legge che ne riduce gli spazi e che, con l'onda del neo liberismo e il presidenzialismo costituisce una prefazione allo "spezzettamento corporativo del Paese". Lo ha sostenuto l'on. Antonello Licheri (PRC) ribadendo, tuttavia, che il federalismo che la Sardegna chiede non è quello previsto nella riforma costituzionale, che restituisce allo Stato privilegi sorpassati, ma deve essere "un patto associativo fra uguali", non è divisione e localismo "ma l'esaltazione del valore di appartenenza, contro l'omologazione del pensiero unico".  Licheri ha criticato la posizione della Lega, del suo federalismo competitivo che accentua le differenze fra regioni ricche e povere perché riduce le responsabilità dello Stato.
Anche l'esponente di Rifondazione ha toccato il problema dell'Europa, la cui costruzione sarà solida se al centro saranno i temi delle autonomie. L'Ue - ha detto - individua le regioni come soggetti più idonei dello Stato a favorire l'affermazione delle politiche di sviluppo locale; questa condizione non fa vacillare l'interesse nazionale, ma riafferma il progetto dell'Europa delle regioni come strumento di crescita.
Se il presidente Soru - ha ricordato l'on. Licheri - si domanda quale autonomia serva alla Sardegna e si di autonomia ci sia effettivo bisogno; la risposta possibile è si deve partire dalla riscrittura dello statuto "come mezzo di lotta per la rinascita". Per questo - ha aggiunto - questo compito non può essere affidato solo al Consiglio regionale; occorre una mobilitazione più generale "per garantire i soggetti più deboli".
Riscrivere lo statuto è un passo importante, decisivo, "altrimenti la specificità della Sardegna rischia di essere messa definitivamente in discussione".

Per l'on. Roberto Capelli (UDC) si consuma stancamente in Consiglio un vecchio rituale, fra cose già dette e occasioni mancate. Si aggiunge ora la violazione dello Statuto e del Regolamento (chiamando assessori che sardi non sono o mortificando l'ambiente) da parte di chi dice di battersi per un'autonomia in realtà negata (ad esempio agli enti locali, col decreto salva coste deciso senza alcuna consultazione). Sull'argomento, un passo importante poteva essere compiuto nella passata legislatura, se la complicità di alcuni partiti non avesse frenato le iniziative in corso. Il bilancio del Consiglio è in rosso, non essendo neppure riuscito a varare una legge elettorale sarda. Difficile dire se l'Aula saprà riscattarsi e svincolarsi dal centralismo romano.
Una sola volta l'unità è stata raggiunta in modo convinto, nella battaglia contro le scorie nucleari. Fu un atto di coraggio, di totale indipendenza dalle centrali romane. L'UDC contestò un suo ministro. Ma le divisioni - ha sostenuto Capelli - anche all'interno delle coalizioni sono un fatto democratico: "noi siamo lontani anni luce dalle posizioni di AN in tema di autonomia e di Costituente; mettiamo prima la Sardegna e poi l'Italia". Ciò non toglie, tuttavia, che sui grandi temi si possa trovare una posizione univoca. Per vincere una battaglia importante, che non si risolve con ordini del giorno o con improvvise fiammate; ma con un'azione politica coerente.

L'on. Stefano  Pinna (Progetto Sardegna) ha ricordato che le riforme erano uno dei punti centrali delle dichiarazioni programmatiche presentate dal presidente Soru. In questa fase di emergenza, ha aggiunto, rinunciamo ad aprire una discussione molto più ampia in nome della concretezza e della sobrietà. Noi con questa risoluzione vogliamo esprimere la netta opposizione contro chi vuole violare unilateralmente il rapporto tra lo Stato e la regione Sardegna. Infatti, l'approvazione del Disegno di legge nazionale in materia cancellerebbe l'autonomia e la specialità della nostra regione. Approvando la risoluzione della prima Commissione, il Consiglio dice No ad una serie di norme che vogliono amputare l'autonomia.  Un atto importante, che chiarisce in maniera definitiva la posizione dell'Assemblea legislativa sarda. D'altronde il non opporci al disegno di legge nazionale rappresenterebbe anche il tradimento e la negazione della storia istituzionale e politica della nostra isola.  Per il capogruppo di Progetto Sardegna ormai è necessario riscrivere lo Statuto, ridisegnare il volto della Regione, esaltare l'Autonomia.

L'on. Antonio Biancu  (La Margherita) nel suo intervento ha ribadito di condividere la risoluzione approvata dalla prima commissione. "Il disegno di legge nazionale è inadeguato, confuso e incongruente. Inoltre, la riforma vuole essere approvata da alcuni troppo in fretta.". Insomma, il quadro è confuso e la volontà di tornare ai rapporti tra Stato e Regione è caratterizzato da un vincolo di subordinazione delle Regioni allo Stato. In questa situazione la Sardegna non deve fare l'errore del 2001 quando, in occasione delle riforme, la nostra isola non fu sufficientemente attiva. In quel periodo la vastità della riforma richiedeva una risposta forte da parte della nostra regione , risposta che non è arrivata a causa di una legislatura improduttiva. Per l'on. Biancu gli obiettivi rimangono quelli di ridefinire la nostra specialità e  la riscrittura dello Statuto   Un enorme carico di lavoro che viene ereditato da questo Consiglio. "E' arrivato il momento di confrontarsi sul valore dell'Autonomia sarda. Nell'attuale scenario diventa sempre più rilevante un'approfondita valutazione delle risorse che una regione come la nostra è in grado di mettere in gioco. E' necessario, però, fare in fretta perché quello che sta succedendo in Parlamento accelera il processo".

Ha poi preso la parola l'on. Renato Cugini (DS), il quale ha sottolineato l'esigenza che il Consiglio si collochi nel percorso comune che sta emergendo con le altre regioni. Affermando la validità del documento scaturito dalla commissione ed esortando a non "mischiare troppe cose" nel documento che uscirà dall'Aula, Cugini ha sottolineato con apprezzamento le dichiarazioni positive e possibiliste espresse anche dai parlamentari sardi di AN.
Replicando criticamente a talune affermazione espresse in aula anche in riferimento alle radici storiche dell'autonomismo, Cugini ha sollecitato un ordine del giorno unitario.
Affermando il proprio apprezzamento sia sulle posizioni manifestate dall'on. Floris, che sulle affermazioni espresse dall'on. Diana, ha condiviso la proposta dell'on. Balia per una sessione straordinaria del Consiglio dedicata alla Costituzione che vogliano e allo Statuto che vogliamo.
Ribadendo la necessità di una linea omogenea, Cugini ha affermato che sulla questione dell'Assemblea costituente le posizioni espresse dall'on. Pili nel suo intervento hanno fatto registrare un passo positivo. L'oratore ha, quindi, concluso affermando come sia necessario mettere in programma passi concreti auspicando una convergenza su quello che esiste oggi.

Per l'on. Giorgio La Spisa (FI) il gruppo da lui rappresentato ritiene che qualunque riforma efficace e qualunque difesa  di prerogative esistenti hanno una condizione fondamentale, una coscienza forte di ciò che si vuole raggiungere ed il sostegno di tutti i cittadini.
Ricordando come il dibattito odierno sia nato come risposta istintiva a una riforma dello Stato che intende modificare le prerogative speciali, La Spisa ha aggiunto che non ci si deve fermare alla difesa contingente, ma utilizzare questo fatto come occasione di allargamento del dibattito. Dopo avere osservato come il sistema Sardegna viva oggi giorno una condizione di debolezza, La Spisa ha detto che non si può non condividere il fatto che le ragioni storiche su cui si fondano le radici della specialità sono mutate, ma non sono mutate le ragioni economiche. L'oratore ha ricordato le lunghe mortificazioni subite nel passato dall'autonomismo regionale. Nel sistema costituzionale, un sistema autonomistico più forte deve essere conquistato in un confronto con lo Stato e, quindi, da esso riconosciuto in un rapporto di cessione di competenze.
Replicando ad alcuni spunti polemici sentiti in aula, La Spisa ha affermato che non si otterranno risultati se non vi sarà una legittimazione reciproca fra le forze politiche.
Oggi dobbiamo dare una risposta forte e unitaria allo Stato, non ad un Governo o ad una maggioranza. Le motivazioni della specialità esistono e devono essere riaffermate.

Ha, quindi, preso la parola il presidente della Giunta Renato Soru. Dando atto agli ultimi interventi di avere riportato il dibattito sugli argomenti di fondo dopo che la discussione aveva eccessivamente scantonato, il presidente ha ricordato come all'improvviso questa autonomia tanto esaltata e stimata in passato sia stata d'improvviso in pericolo anche per tante colpe dei Consigli regionali succedutisi nel corso delle ultime legislature. Ricordando gli incontri con i ministri a Roma, Soru ha affermato che questo dibattito non è certo inutile; anche se non sa dire quanto possa essere utile per ottenere risultati positivi. Gli incontri sono stati espressamente tecnici, e non ha nascosto come proprio i tecnicismi possano essere negativi nel dibattito parlamentare.
Ci sono a confronto due esigenze di specialità diverse: chi vuole affermare la specialità per porre steccati e non condividere le proprie ricchezze e chi rivendica la specialità per colmare gravi divari. Difficile comporre queste differenze. Ma è anche difficile che i tecnicismi possano soddisfare la sostanza. Noi vogliamo difendere ciò che è stato conquistato storicamente, ha detto ancora Soru, una rivendicazione prima culturale e politica e poi economica.
Anche se la Sardegna è diversa da quella di cinquanta anni fa certo non sono svanite le ragioni della sua specialità, basta guardare il reddito e il tasso di disoccupazione. Condividendo le affermazioni secondo cui  forse non conosciamo ancora a pieno tutte le ragioni attuali dell'autonomia, il presidente ha detto che vanno difesi tutti gli spazi della specialità. Occorre anzi conquistare nuovi spazi di autonomia, ha proseguito Soru, il quale ha citato vari episodi ed avvenimenti che hanno attentato ed attentano alla stessa autonomia ed ha elencato tutti i settori nei quali la Sardegna deve conquistare i nuovi spazi di questa ricercata autonomia.
E' normale che trovandosi al centro del Mediterraneo, si è chiesto il presidente, dobbiamo delegare allo stato anche i rapporti di buon vicinato? Non sono finite le ragioni dell'autonomia, ma ce ne sono anzi di nuove ha ribadito Soru. Questo dibattito e questa urgenza sono opportunità per ridiscutere di questo. Questo potrà essere realizzato attraverso la riscrittura dello statuto. Ma occorre cominciare subito fin dalle prossime settimane. Occorre farlo subito, perché i sardi aspettano le nostre risposte. Soru ha esortato il Consiglio a votare all'unanimità la risoluzione della commissione Autonomia.

L'on.  Siro Marrocu (DS) ha chiesto una breve sospensione per esaminare l'ordine del giorno.

Il presidente Spissu prima di sospendere i lavori ha dato la parola all'on.  Giovanna Cerina (Progetto Sardegna) che, intervenendo sull'ordine dei lavori, ha chiesto al Consiglio, a nome di tutte le consigliere regionali, un momento di silenzio per ricordare i bambini morti nella scuola dell'Ossezia e di impegnarsi ad appoggiare tutte le iniziative per incentivare la pace internazionale.

Il presidente Spissu, appoggiando l'iniziativa che, ha detto, è condivisa da tutti, uomini e donne, ha fatto osservare un minuto di silenzio.

L'on. Roberto Capelli (UDC) ha chiesto al presidente Spissu di acquisire il testo del documento illustrato dall'on. Cerina e sottoscritto da tutte le donne del Consiglio.

Il presidente Spissu ha sospeso i lavori.

Alla ripresa dei lavori il presidente Spissu ha fatto leggere i due ordini del giorno presentati (uno a firma Vargiu e più, uno a firma Marrocu e più).

Il primo ordine del giorno è stato illustrato dall'on. Pierpaolo Vargiu capogruppo dei Riformatori.
Con questo ordine del giorno ha detto l'on Vargiu, chiediamo al presidente del Consiglio di attivarsi presso le sedi istituzionali competenti perché il Parlamento dia una risposta sulla proposta di legge nazionale, approvata dal Consiglio regionale il 30 luglio 2001, sull'istituzione dell'Assemblea costituente.
Sulla richiesta fatta dal presidente Soru e dall'intera maggioranza sull'unanimità, l'on. Vargiu ha detto che l'unità e la condivisione si raggiunge solo attraverso un'apertura. "Non vorrei che il nostro atteggiamento sia considerato una mancanza di collaborazione attiva. Non è così. Con questo ordine del giorno chiediamo che questo Consiglio regionale difenda, con dignità, quello che lo scorso Consiglio regionale ha fatto. Perché il silenzio del Parlamento è un'offesa al Consiglio regionale".
Con questo ordine del giorno non chiediamo di condividere la Costituente ma difendiamo il diritto del Consiglio ad avere risposte.

Il Presidente ha, quindi, affermato che il secondo ordine del giorno non può essere illustrato, perché presentato dopo la conclusione della discussione.

A nome della Giunta, il presidente Soru ha accolto il secondo ordine del giorno e si è rimesso all'Aula sull'ordine del giorno n°1.

Per dichiarazione di voto l'on. Siro Marrocu (DS) ha ricordato che la conferenza dei capigruppo aveva concordato di concentrare l'attenzione sulla materia urgente della riforma costituzionale e di rinviare ad un altro momento tutti gli altri argomenti sulla specialità, perché l'argomento dell'ordine del giorno n° 1 rischia di dividere, mentre occorre una grande unità. Ha chiesto ai presentatori dell'ordine del giorno sulla Assemblea costituente di rinviare questo argomento ad un altro momento e di votare l'ordine del giorno n. 2 che, invece, da risposte sulla contingenza.

 Poiché non vi sono state altre dichiarazioni di voto il Presidente ha posto in votazione con il sistema di voto elettronico palese l'ordine del giorno n°1, che è stato respinto con 46 voti contrari e 24 favorevoli.

Sull' Ordine del giorno n. 2 , l'on. Maninchedda (Presidente della Prima commissione), nell'annunciare il voto favorevole di tutte le forze di centro sinistra, ha ricordato che esso raccoglie le proposte della Commissione. L'ordine del giorno ha una valenza politica perché si è cercata l'unità senza toni trionfalistici. A suo avviso l'attenzione dell'ordine del giorno del centro-destra ha una valenza significativa per il dibattito futuro sulle riforme istituzionali.

Anche l'on. La Spisa (FI) ha annunciato il sì della coalizione del centrodestra, che ha voluto testimoniare l'importanza del dibattito. La Spisa ha, tuttavia, voluto respingere certe critiche espresse dal capo dell'esecutivo circa il dibattito complessivo e circa il comportamento dei consiglieri, sui quali non si possono e non si dovrebbero esprimere dei giudizi.

Per dichiarazione di voto sono intervenuti: L'on. Pasquale Onida (Fortza Paris) che ha annunciato il suo voto a favore (in sardo); l'on Giorgio Oppi (UDC), annunciando il voto a favore, ha specificato che l'ordine del giorno non era un documento della sinistra ma, vista l'adesione, di tutto il Consiglio regionale; l'on. Sergio Pisano (I Riformatori) che ha dichiarato il voto contrario dei Riformatori: "siamo in una situazione quasi di disagio, ma non c'è stato neanche il tentativo di trovare un'intesa unitaria. Noi Riformatori abbiano chiesto soltanto di menzionare l'Assemblea Costituente nell'ordine del giorno. Ma ogni riferimento alla legge approvata dal Consiglio è stato cassato"; l'on. Silvestro Ladu  (Fortza Paris)  ha dichiarato il voto favorevole ma per puro senso di responsabilità; l'on. Mario Diana (Alleanza Nazionale) ha ricordato che l'interesse nazionale è un caposaldo della politica del partito. Rivolgendosi al presidente Soru gli ha ricordato che il Consiglio regionale non era un consiglio di amministrazione, pertanto lo ha invitato a risparmiarsi le "bacchettate".

Terminate le dichiarazioni di voto il presidente. Spissu ha aperto la votazione.

L'on. Mario Diana (AN) ha chiesto la votazione con il sistema  elettronico palese per parti (voto separato fino al punto 3, per il punto 4 unito al comma D, per il punto 5 e 6.
L'on.  Diana è intervenuto nuovamente  chiedendo di votare con il sistema  elettronico palese solo il punto 4 e il comma D.

L'on. Pierpaolo  Vargiu (I Riformatori)  ha chiesto di votare con il sistema elettronico palese per parti.

La prima votazione ha dato il seguente esito: presenti 80, votanti 79, astenuti 1, sì 75, no 4.

La seconda votazione (punto n°4 e lettera D del punto n°6) ha dato il seguente esito: presenti 80; votanti 79; astenuti 1; si 71; no 8.

La terza votazione (dal punto N°5 fino al termie) ha dato il seguente esito: presenti 81; votanti 80; astenuti 1; si 76; no 4.

Il documento (che si allega) è stato approvato.


I lavori del Consiglio
riprenderanno martedì 14 alle ore 17.00