CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 11 antimeridiana dell'8 settembre 2004


Il Consiglio si è riunito sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Paolo Fadda.

In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di :


In apertura di seduta il presidente Spissu ha comunicato di avere nominato quali componenti della Giunta per il regolamento i consiglieri: Ignazio ARTIZZU, Maria Grazia CALIGARIS. Giuseppe Luigi CUCCA, Attilio Mario DEDONI, Claudia LOMBARDO, Giorgio OPPI, Giovanni Battista ORRÙ, Antioco PORCU, Adriano SALIS e Luciano URAS.

Discussione Interpellanza N. 6 sul ritardo nella
assegnazione delle borse di studio per la frequenza
delle scuole di specializzazione delle facoltà di
medicina e chirurgia.

Il primo punto all'ordine del giorno della seduta del Consiglio regionale è l'interpellanza n° 6, presentata dall'on. Oppi e più, sul ritardo nell'assegnazione delle borse di studio per la frequenza delle scuole di specializzazione della facoltà di medicina e chirurgia. L'interpellanza è stata illustrata dal primo firmatario, l'on. Giorgio Oppi (UDC). L'esponente dell'UDC ha chiarito di avere chiesto l'inserimento dell'interpellanza all'ordine del giorno del Consiglio anche dopo le dichiarazioni "fuori luogo" rilasciate dall'assessore Dirindin alla stampa.
Il capogruppo dell'UDC ha ricordato i gravi ritardi accumulati dal provvedimento. "Nella scorsa legislatura, ha detto l'on. Oppi, la Giunta regionale (nel mese di maggio 2004) approvò la deliberazione per l'istituzione di queste borse di studio, ma la commissione Sanità non rilasciò il previsto parere, a causa dello scioglimento del Consiglio regionale".
Più volte, dall'inizio della legislatura, è stata sollecitata inutilmente la riadozione della deliberazione, anche per dare risposta ai 126 giovani che attendono le borse di studio, per procedere al regolare compimento del percorso formativo.
L'on. Oppi ha ricordato che, oltre a sollecitare l'adozione del provvedimento, nella conferenza dei capigruppo del 31 agosto aveva chiesto di fare luce sulle ragioni di questo ritardo.
"Noi non vogliamo doni, ha detto l'on. Oppi, noi vogliamo l'accelerazione della pratica e l'applicazione del provvedimento".

Ha replicato l'assessore Nerina Dirindin, che ha chiarito che nella Giunta del 31 agosto l'esecutivo ha approvato una delibera che ricalca la deliberazione approvata dalla precedente Giunta.
"Noi abbiamo a cuore i problemi dei giovani e possiamo dire con certezza che non c'è stato nessun ritardo". Sulle dichiarazioni apparse sui giornali, l'esponente dell'esecutivo è stato chiaro:
"Non rispondo di quello che scrivono i giornalisti". L'assessore ha annunciato che sugli aspetti tecnici avrebbe risposto in Commissione.
Nella sua controreplica l'on. Oppi si è detto insoddisfatto della risposta dell'assessore. "La volontà della politica sanitaria deve essere animata da spirito costruttivo. Non è vero che non ci sono ritardi, la delibera poteva essere approvata già da tempo".
Oppi ha annunciato una conferenza stampa, fissata per domani, per parlare dei problemi della sanità sarda.

Discussione della Risoluzione n. 1 sul D.L.
Costituzionale di modifica della Parte II
della Costituzione.

Il presidente Giacomo Spissu ha ricordato le immediate iniziative assunte dalla presidenza del Consiglio in considerazione dell'urgenza del problema.
Sottolineando che le iniziative della Presidenza sono state in perfetta sinergia con le altre Rregioni speciali, nel merito Spissu ha illustrato i punti essenziali delle modifiche proposte all'emendamento al testo parlamentare, che penalizza le Regioni speciali. In particolare, l'omologazione delle Regioni speciali con quelle ordinarie, le norme sulle elezioni regionali e i motivi di scioglimento e la questione dell'interesse nazionale.
Il presidente ha, quindi, riferito dell'incontro dei presidenti della Giunta e del Consiglio con i ministri Calderoli e La Loggia, precisando che vi è stata un'apertura sul punto del comma 15, che limita l'autonomia delle speciali, mentre vi è stata una richiesta di ulteriore riflessione sulla questione dell'interesse nazionale e del controllo di merito delle leggi regionali.
Secondo il presidente Spissu occorre, nonostante la cordialità registrata, mantenere alto il livello di vigilanza, perché non si sono avute risposte e assicurazioni totalmente soddisfacenti. Spissu ha anche sottolineato l'esigenza di un ampio dibattito sulle questioni del regionalismo e della specialità, perché non basta arginare gli attacchi ma assumere una nuova iniziativa.

Sottolineando come quanto precisato del presidente Spissu è, di fatto, la sostanza degli ultimi avvenimenti, Paolo Maninchedda (Progetto Sardegna, presidente Prima commissione) non ha, tuttavia, nascosto forti preoccupazioni per come potrebbe svilupparsi il dibattito parlamentare.
Quanto alla risoluzione della commissione Autonomia Maninchedda ne ha sottolineato lo stile asciutto e non retorico. Quello di cui si sta discutendo oggi, ha detto, non è tanto la specialità della Sardegna, ma il fatto che si voglia modificare lo Statuto senza alcun intervento del Consiglio regionale. Il Parlamento che rinuncia al proprio ruolo ha finito di esistere, ha detto il presidente della Prima commissione.
Perché difendere il ruolo del Parlamento sardo? Oggi, con la riforma, il consigliere regionale ha poco potere per fare fronte alle questioni emergenti giorno per giorno. Questo potere lo ha la Giunta. "Ma non possiamo essere un organo di ratifica delle decisioni dell'esecutivo. Il nostro ruolo diventa allora quello delle strategie di lungo periodo. Perciò questo ha bisogno di regole che lo consentano, ma se scippano anche questo il Parlamento regionale rischia di non avere più senso".
Riferendosi alla questione riguardante l'Assemblea costituente, Maninchedda ha sottolineato alcune obbiezioni pratiche alla proposta. Per quanto riguarda il tema della specialità, occorre modificare alcune espressioni di principio fin ad oggi indicate. Occorre un ampio dibattito, che sarà anche molto lungo, ha detto. Ha concluso affermando che proprio per questo occorre contrastare gli attacchi che vengono dal Parlamento, prima di riempire di nuovi contenuti la nostra specialità e la nostra autonomia.

Sull'ordine dei lavori è intervenuto l'on. Siro Marrocu (DS), che ha chiesto una breve interruzione per consentire un'interlocuzione tra i capigruppo, per decidere come proseguire.

Il presidente Spissu ha sospeso i lavori per qualche minuto.

Alla ripresa, il presidente del Consiglio ha comunicato all'Aula che la riunione informale dei capigruppo aveva deciso di concludere i lavori entro la giornata. Pertanto, era necessario ridurre gli interventi a due per gruppo.

Il primo ad intervenire è stato l'on. Mario Floris (UDS) che, in apertura, si è augurato che si ponesse fine a queste riunioni dei capigruppo durante i lavori dell'Assemblea.
Il leader dell'UDS si è detto "preoccupato" per alcune dichiarazioni espresse in aula. "Come si può affermare, ha detto, che nessuno conosce le nuove frontiere della specialità?" Per Floris, inoltre, l'atto che il Consiglio si appresta a compiere è un atto dovuto che deve essere annunciato senza enfasi. "Vanno bene le riunioni, le risoluzioni, le Commissioni. Va bene la risoluzione come strumento di difesa, ma è anche necessario trovare una nuova via nel rapporto con lo Stato". Per Mario Floris è necessario, però, innanzi tutto modificare lo Statuto regionale ormai inadeguato.
E', infatti, in atto, ha proseguito, il tentativo di rapina della nostra specialità, c'è un disegno preciso di scippare le nostre competenze. Per questo dobbiamo porre in essere tutti gli strumenti necessari per opporci a questo disegno avendo ben chiaro cosa vogliamo ottenere. Volere un sistema federale vuol dire uno Stato diviso in regioni, province e comuni che hanno le stesse funzioni dello Stato. "Noi non crediamo che sia praticabile una riforma federalista, noi dobbiamo combattere la pseudo cultura dell'appiattimento della specialità dimostrando la vacuità e l'insussistenza di questa tesi".
Per Floris il rilancio della specialità è sincronico al rilancio delle regioni ordinarie: "ad ogni esaltazione di livello delle regioni ordinarie deve corrispondere una esaltazione del livello delle regioni a statuto speciale".
Rivolgendosi al presidente Soru, il leader dell'Uds è stato chiaro: "non si deve modificare solo per il gusto di modificare, per far finta che chi c'è adesso è migliore di chi c'era prima. Noi dobbiamo dimostrare che la Sardegna ha la necessità di individuare un nuovo rapporto basato sul calcolo delle necessità (Trasporti, scuola, energia ecc.) perché le nostre diseconomie, dovute anche all'insularità, non sono virtuali". Floris ha auspicato la creazione di un Fondo Speciale Nazionale".

Intervento in lingua sarda quello dell'on. Pasquale Onida (Fortza Paris), il quale ha depositato anche il testo in italiano sottolineando, tuttavia, che ciò non è dovuto e non è detto che in futuro questa prassi venga confermata.  Onida ha affermato che c'era da aspettarsi qualcosa di più, non "il debole mugugno che viene dalla Prima commissione": la proposta di riforma costituzionale del governo va "contrastata con forza", perché può compromettere "l'identità e la diversità della nostra regione". Dai tempi della Bicamerale - ha aggiunto - i partiti italiani "cercano di limitare la sovranità delle nazioni senza Stato e delle regioni a statuto speciale".
La vera battaglia, che chiama a raccolta le forze politiche sarde, è contro "il concetto di autonomia che la politica italiana possiede". Per questo motivo appaiono del tutto inadeguate le proposte "contenute nel documento che stiamo per votare".
L'on. Onida, che ha dichiarato di volere una Costituzione votata dal popolo sardo e non graziosamente concessa dallo Stato "sovrano", ha chiesto che il parlamento si pronunci anche sulla legge regionale per la  Costituente, approvata la scorsa legislatura. Il silenzio è preoccupante e dimostra la scarsa considerazione che, sulle autonomie, ha lo Stato centralista. Per questo il tema della Costituente non può mancare in questo dibattito.
Anche per mantenere la tensione morale che ha accompagnato l'argomento in Commissione, "votiamo il documento proposto", ma al primo punto, fra le richieste, "mettiamo in chiaro che pretendiamo ciò che ci spetta", a cominciare, appunto, dalla Costituente.

Per l'on. Luciano Uras (PRC) - che ha manifestato preoccupazione e solidarietà per le vittime del terrorismo - la revisione costituzione è un processo lento ma inevitabile; punta a riconoscere ruoli e prerogative ai diversi livelli istituzionali e deve tenere conto della nuova realtà dell'Europa. Ma è stato, finora, un processo lungo e fallimentare, anche sul piano della partecipazione delle forze attive della società.
Quanto al disegno di legge d'iniziativa del governo, esso maschera, dietro l'esaltazione del presidenzialismo, la volontà di ridurre spazi di democrazia rappresentativa.
L'autonomia ha, invece, un senso se riesce a risolvere problemi concreti della società anziché limitarsi a "un esercizio sterile di potere"; se consente di affermare "i diritti dei sardi, soprattutto di quelli estromessi con violenza" dai processi economici e sociali.
Al contrario - ha precisato - il dibattito conferma che, per mantenere l'unità, il Consiglio sceglie pallide posizioni di difesa anziché ridiscutere e ridefinire l'autonomia. D'accordo se questa posizione è considerata un punto di partenza, ma - ha concluso - avviamo subito la discussione "per rendere più efficace il potere di autogoverno del popolo sardo".

"Temi quali l'autonomia, il federalismo e i rapporti con lo Stato sono da sempre motivo di dibattito e suscitano interesse e passione. Del resto la specialità statutaria che i padri costituenti hanno con forza voluto e negli anni, con fasi alterne, difeso è indispensabile per la salvaguardia della nostra identità". Lo ha detto, aprendo il suo intervento l'onorevole Maria Grazia Caligaris (Misto-Sdi-Su), ricordando che questi sono temi sui quali si cimentano, prevalentemente, studiosi e specialisti, quindi il suo sarebbe stato un intervento "fatto col cuore".
C'è un filone di pensiero, in cui si collocano personalità di primo piano della nostra storia contemporanea (tra gli altri Michele Columbu e Pietrino Soddu) che sottolineano come l'Autonomia non sia mai stata compiuta e che, pertanto. nella forma in cui si è espressa finora non ha più senso. Il riferimento non è ovviamente al valore in sé dell'istituto autonomistico, ma al modo con cui è stato interpretato, fondamentalmente nell'accezione che ha dato corpo al Piano di Rinascita, laddove l'autonomia ha finito con l'identificarsi tout court come questione di sottosviluppo economico e sociale.
Sono stati fatti certamente molti errori, ha aggiunto Maria Grazia Caligaris, in questo processo arenatosi anche per mancanza di idee e progettualità da parte della classe politica e imprenditoriale dell'isola. Basti pensare al fallimento dell'unità autonomistica, per la quale si sono battuti Paolo Dettori, Umberto Cardia e Mario Melis.
Senza lo statuto speciale e senza il contributo dei nostri predecessori, tuttavia, la Sardegna non avrebbe potuto raggiungere i traguardi di oggi. Sono, però, avvenuti tre fatti che hanno completamente modificato il nostro orizzonte e che impongono una forte mobilitazione.
Le tre parole chiave del nostro futuro sono Unione Europea, globalizzazione e Federalismo solidale, tre espressioni interconnesse e non separabili, a cui si aggiunge un fattore umano di grande spessore: il contributo del mondo femminile che, a 50 anni dal primo voto, ha mostrato di essere in grado di incidere nelle scelte e nelle determinazioni future.
L'Unione Europea sollecita e auspica il mantenimento e rafforzamento dell'identità, ha aggiunto Maria Grazia Caligaris. L'unico modo per opporsi ad una globalizzazione che produce omogeneizzati è quello di differenziarsi.
Quello di procedere verso un federalismo non solidale all'interno della nostra Nazione è il vero pericolo. Alla "questione meridionale", tuttora attuale, si vuole sostituire, imponendola, la "questione settentrionale". Lo spirito rivendicativo nei riguardi del Governo centrale romano viene gestito dalle regioni più ricche e forti del Paese come testa d'ariete, per abbattere la catena della solidarietà, fondamento dello Stato repubblicano.
Il predominio della logica per cui ciascuno realizza quanto è in grado di produrre e gestire, la concezione imprenditoriale della vita civile e politica, il sogno di accumulare ricchezze sfruttando le energie degli altri senza dar loro niente in cambio, se non l'illusione di appartenere alla stessa Nazione, costituiscono i veri nemici del nostro futuro.
La cancellazione della specialità e della sovranità ha questo compito: negare una volta per tutte la dignità e i diritti di una comunità. Compiuto questo atto, qualunque urlo risulterà un tenue vagito. E se la nostra Autonomia verrà soffocata, non ci sarà alcuna pietà.
In questo quadro, tuttavia, non ci sono solo ombre e buio, ha aggiunto l'esponente socialista. Ci sono volontà che chiedono di potersi esprimere con determinazione e che sono pronte ad aiutare le Istituzioni in questo difficile momento. Credo sia importante che si attui una mobilitazione generale e ogni realtà attiva della nostra società operi nel proprio settore, perché cresca la consapevolezza del rischio di perdere, con la "specialità", la propria autonoma identità. Un segnale che tutti i sardi, in Italia e all'estero, possono offrire, con la consapevolezza che lo Statuto dovrà essere riscritto e migliorato ma che non possiamo rinunciare alla nostra identità di popolo.
"Il rischio maggiore è quello di tornare indietro, cancellando i traguardi civili, ha concluso Maria Grazia Caligaris. Per noi socialisti un percorso inaccettabile, al quale ci opporremo finché gli impegni del Governo non si tradurranno in atti concreti".       

L'on. Giovan Battista Orrù (DS) ha apprezzato l'unità manifestata dai partiti del difendere le prerogative della "specialità" e la volontà del governo nel voler riconoscere gli spazi della nostra autonomia.
Che il governo punti a una revisione costituzionale è comprensibile; la nostra costituzione invecchia, non solo per un fatto anagrafico, ma anche per forti novità verificatesi nella società e nella politica. La stessa introduzione del sistema maggioritario, vista da molti come un deficit di democrazia, ha favorito la scelta del federalismo che tende a spostare in periferia alcuni poteri acquisiti dalla maggioranza, di qualunque colore essa sia, anche per garantire stabilità e continuità all'azione di governo.
Per meglio garantire le istituzioni nasce il Senato delle Regioni; ma nasce male, non con spirito federale, ma per difendere il "peso" delle regioni. Anche questa visione - ha aggiunto Orrù - deve essere corretta.
Sull'altro versante lo Stato tende ad accentrare i poteri, magari "sotto il mantello nobile" dell'interesse nazionale, già ampiamente garantito dalla Corte costituzionale, controlla il potere legislativo delle regioni.
A questa situazione involutiva è necessario difendere l'autonomia speciale, sia opponendosi all'attuale stesura della riforma federale, sia manifestato, da subito, l'impegno di riscrittura dello statuto, definendo insieme "e senza fondamentalismi" il percorso da seguire e tenendo vivo quel patrimonio autonomista che è momento di coesione più di altre fasi della vita politica.

"Questo Consiglio,quando assume questo dovere costituente i farsi carico delle riforme, dovrebbe esercitalo in un modo appassionato, coinvolgendo anche la società sarda". L'on. Francesco Sanna (La Margherita) ha voluto ricordare che"una costituzione si cambia con un operazione che coinvolge tutti".
Di 35 articoli della costituzione italiana, invece, dell'intera Parte Seconda, viene proposta una profonda modifica in sedi e luoghi "poco istituzionali", senza lavori preparatori, senza affrontare realmente i temi del decentramento e del ruolo delle autonomie.
La proposta del Governo Berlusconi, ha aggiunto Francesco Sanna, è stata proposta più per accontentare una "forza politica, diventata essenziale per le sorti del Governo", che non per affrontare le reali esigenze dell'intera nazione.
Il discorso sulle riforme è, quindi, monco, parziale,  non tiene conto di quello che è emerso in lunghi anni di dibattiti, di studi, di confronti. "Dovremmo spiegare meglio alla gente, ha aggiunto Sanna, le proposte di riforma". Dovremmo dire, ha aggiunto l'esponente della Margherita, che hanno grande valore. Non si possono trasferire nuovi poteri e nuovi compiti alle Regioni, agli enti locali ponendo come ultimo baluardo l'interesse nazionale.
Lo stesso nuovo senato federale, una istituzione che non trova riscontro in nessun altro paese, ha un valore relativo , funzionerà con poteri ridotti, sarà una limitazione dei poteri e dei compiti delle regioni.
Si passerà, ha detto ancora Francesco Sanna, da un sistema bicamerale perfetto ad un "sistema bicamerale sbagliato", nel quale anche i Consigli regionali saranno sotto la tutela del potere centrale, nel quale i senatori federali avranno pochi diritti reali, rappresentando, tra l'altro, in "modo proporzionale" le esigenze ed i bisogni di popolazioni tra loro differenti e che non possono essere "ridotte a semplici numeri".
La devoluzione dei compiti, senza i necessari trasferimenti dei fondi, renderà ancora maggiori le difficoltà ed i contrasti esistenti tra le diverse realtà regionali italiane.
Il documento elaborato dalla Prima commissione, ha concluso Sanna, è una buona base di discussione, sulla quale si può realmente lavorare per ottenere un reale riconoscimento dell'autonomia e specialità della Sardegna.
Un testo di lavoro utile per ottenere il diritto a trattare, a concordare le riforme che è una richiesta reale, condivisa da tutte le forze politiche isolane.
La speranza, ha concluso Francesco Sanna, è quella di arrivare ad un nuovo patto, tra lo Stato e la Regione. Per scrivere un nuovo Statuto speciale che ci permetta, realmente, di tutelare le nostre specialità culturali, linguistiche, le identità delle nostre realtà locali, l'insieme delle quali è la Sardegna. Una iniziativa di grande respiro alla quale devono potere contribuire tutti i sardi.
"Se la nostra Regione fosse riuscita a dotarsi di un nuovo Statuto, avrebbe evitato questa emergenza".

L'on.. Beniamino Scarpa (Misto PSD'AZ), dopo avere auspicato che "questa emergenza venga scongiurata", ha chiesto ai presidenti del Consiglio e della Giunta, di impegnarsi al massimo per evitare questo grave pericolo per l'autonomia isolana.
Ma quando questa emergenza sarà superata, ha aggiunto Scarpa, sarà necessario prendere a le più opportune decisioni per "riscrivere " un nuovo Statuto, Il Partito Sardo d'Azione nella scorsa legislatura, aveva proposto le opportune iniziative per raggiungere questo risultato . "Un traguardo che deve essere conquistato dal Consiglio coinvolgendo in questa grande iniziativa politica e culturale tutta l'intera società sarda. Perché il nuovo Statuto di Autonomia, lo devono scrivere i sardi".
L'esponente sardista ha concluso il suo breve intervento confermando che il PSD'Az porrà in essere tutte le iniziative politiche necessarie per difendere ed accrescere l'Autonomia Speciale della Sardegna.
La risoluzione sulla quale si discute è stata elaborata dalla commissione Autonomie anche col contributo dei Riformatori, seppur nessun esponente di questo gruppo faccia parte, come componente, della Prima commissione.

"Noi auspichiamo una decisa azione in difesa delle nostre autonomie" ha detto Franco Sergio Pisano (Riformatori Sardi), e lo dobbiamo fare con posizioni avanzate.
"Dobbiamo evitare di parlare di una Autonomia soffocata, dobbiamo proporre un'autonomia che non può essere limitata, genuflessa".
Questo Consiglio, ha ricordato Pisano, ha approvato a suo tempo una proposta di legge Costituzionale per l'istituzione di un'assemblea costituente, proposta approvata dalla bicamerale, ma arenatasi nella sede della commissione Affari Costituzionali.
Abbiamo, quindi, un grande credito, nei confronti dello Stato Italiano ha detto ancora Pisano. Questo credito ci deve spingere a chiedere una maggiore autonomia di quella fissata dalla Costituzione.
"Dobbiamo difendere la nostra specialità con grande forza, prevedendo spazi e compiti diversi", per essere al passo con i tempi, per realizzare le attese e le speranze della nostra gente.
L'Assemblea Costituente, quindi, è di grande attualità ed è lo strumento più utile per giungere alla elaborazione di un nuovo Statuto speciale che deve essere "concordato" con il Parlamento. Questo è il compito per il quale ci si deve impegnare tutti con coraggio e tempestività.
"Per ottenere questo risultato, ha concluso Sergio Franco Pisano, i Riformatori Sardi intensificheranno, ulteriormente la loro, azione politica ".
Con l'intervento dell'on. Pisano si sono conclusi i lavori della seduta antimeridiana.


I lavori del Consiglio
riprenderanno alle 16.30