CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

RISOLUZIONE N. 10

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RISOLUZIONE della Seconda Commissione (Politiche comunitarie - Adeguamento dell'ordinamento regionale agli atti normativi comunitari - Rapporti con la UE - Cooperazione internazionale - Diritti civili - Emigrazione ed immigrazione- Etnie - Informazione) sulle politiche comunitarie

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La Seconda Commissione permanente,

CONSIDERATO che la Commissione europea ha escluso Sardegna e Basilicata dall'Obiettivo 1, poiché il loro Pil per abitante è superiore al 75% della media comunitaria;

PRESO ATTO che, per attenuare le conseguenze finanziarie dell'uscita di una regione dall'Obiettivo 1, sono stati previsti due tipi di misure d'accompagnamento: le prime, definite phasing out, sono finanziariamente più sostanziose e vanno a favore delle regioni - come la Basilicata - con un Pil per abitante superiore al 75% di quello dell'Unione allargata a 25 Stati membri, ma inferiore al 75% di quello dell'Unione pre-ampliamento; esse garantiscono il 60% delle risorse e sono agganciate alla priorità "convergenza e competitività", che sostituirà il vecchio Obiettivo 1; le seconde, definite phasing in, sono destinate alle regioni che superano il 75% del Pil medio non solo dell'Unione a 25 Stati, ma anche di quella a 15; esse garantiscono solo il 30% delle risorse e sono agganciate alla priorità "competitività regionale e occupazione", che sostituisce il vecchio Obiettivo 2;

CONSIDERATO che la Sardegna - con un Pil pari all'82% di quello dell'Unione a 25 e al 75,4% di quello dell'Unione a 15 - rientra nel gruppo delle regioni in phasing in e risulta pertanto esclusa dall'Obiettivo 1;

RITENUTO che l'uscita della Sardegna dall'Obiettivo 1 non può essere addebitata principalmente, alla produzione di idrocarburi di Sarroch, che rappresenta soltanto l'1,5% del Pil; ciò che realmente incide sul Pil regionale è invece il settore pubblico, che garantisce fino al 61,8% dei posti di lavoro, determinando una sopravalutazione del Pil sardo, giacché le sovvenzioni pubbliche, destinate a compensare la debolezza dell'economia locale, sono calcolate come reddito regionale; infatti, più una regione riceve sovvenzioni, più il suo Pil è elevato, pur non essendo rappresentativo del potenziale produttivo di una zona in ritardo di sviluppo, come dimostrano le condizioni generali della Sardegna: il tasso di attività intorno al 45%, il tasso di disoccupazione intorno al 22%, la quota di occupati nel settore primario intorno al 13% e quella nel settore secondario intorno al 20%;

CONSIDERATO che i più elevati costi di produzione, tipici di un'isola, pur penalizzando l'economia locale, si traducono in un maggiore valore aggiunto e determinano quindi un effetto perverso di elevazione del Pil, così come un altro fattore che tende a sopravalutare il Pil sardo consiste nel considerare come ricchezza prodotta nella regione i contributi destinati a compensare l'insularità;

EVIDENZIATO che dunque il Pil per abitante non permette di misurare in modo rigoroso l'attività produttiva di una regione, in quanto non tiene conto delle condizioni geografiche e degli elementi permanenti di svantaggio del territorio, come l'insularità e lo spopolamento;

RITENUTO pertanto necessario ottenere una compensazione finanziaria, verificando se il Governo italiano intenda non solo battersi, nei prossimi negoziati sulle prospettive finanziarie dell'Unione europea, per ottenere una dotazione finanziaria globale più elevata, ma anche per difendere la posizione specifica della Sardegna;

CONSIDERATO che i nostri rappresentanti potrebbero richiedere un bonus aggiuntivo com'è già previsto per le regioni periferiche - Canarie, Madera e altre - o per alcune regioni scandinave, anche esse con un Pil per abitante superiore al 75 per cento della media comunitaria;

RITENUTO che le ragioni da far valere sarebbero almeno due: l'insularità come fattore oggettivo penalizzante ed il fatto che l'isola non beneficerà delle condizioni più favorevoli del phasing out solo per uno scarto dello 0,4 per cento

AVVERTITO che peraltro, nel quadro di una simile trattativa, verrebbero esaminati anche lo stato d'attuazione del Por Sardegna 2000/2006 e l'efficienza della sua gestione;

RITENUTO pertanto necessario, per affrontare in modo più efficace le sfide poste alla Sardegna, definire una strategia della Regione in Europa, che deve basarsi:

- sulla capacità di costruire e mantenere collegamenti di alto livello con le istituzioni europee (Consiglio, tramite la rappresentanza permanente dell'Italia; Commissione; Parlamento; Comitato delle Regioni; Comitato economico e sociale);

- sulla messa a punto di meccanismi di reazione rapida sulle questioni comunitarie;

- sulla capacità di stabilire forti ed attivi contatti tra la Giunta e i soggetti-chiave presenti nella regione (Consiglio regionale, agenzie di sviluppo, finanziarie regionali, camere di commercio, università, associazioni industriali e di categoria, enti per la ricerca e l'innovazione, attori nel settore dell'istruzione superiore e professionale, associazioni di volontariato e del settore culturale, come ad esempio i circoli degli emigrati, soggetti privati di eccellenza); la collaborazione tra i diversi attori regionali è infatti il presupposto per poter giocare un ruolo in Europa e per una spesa più efficiente dei fondi strutturali;

- su una costante azione volta a creare ed accrescere le competenze e le esperienze occorrenti per gestire al meglio i progetti che si sviluppano nella regione;

- sulla diffusione nel sistema regionale, mediante azioni di comunicazione interna ed esterna, della consapevolezza di agire in un contesto europeo di riferimento;

- sulla promozione della Sardegna in Europa, ad esempio partecipando ad eventi di dimensione europea e candidandosi ad ospitarli;

CONSIDERATO che in tale prospettiva agli uffici della Regione a Bruxelles spettano alcuni compiti essenziali:

- rappresentare la Sardegna nel suo complesso (la Giunta e i singoli Assessorati, il Consiglio regionale e la comunità economica);

- curare la rappresentanza degli interessi regionali anche in seno al Parlamento europeo e non solo in seno al Comitato delle Regioni;

- mantenere contatti regolari con la rappresentanza permanente del Governo italiano, per poter supportare la posizione regionale nel Consiglio dell'Unione;

- collaborare sia con le regioni italiane a Bruxelles (tramite il coordinamento regionale, ma soprattutto tramite il collegamento con la Conferenza dei Presidenti delle Regioni italiane), sia con le regioni europee che hanno posizioni ed interessi omogenei rispetto alla Sardegna;

- diffondere l'informazione e promuovere la comprensione delle politiche europee, per aumentare la consapevolezza sull'Europa e favorire la massima partecipazione (consultazioni pubbliche, incontri informali, seminari politici tematici, opportunità di finanziamento comunitarie), per poter cogliere le opportunità esistenti; questo può essere fatto tramite newsletter informative, che devono però essere integrate con visite di studio e attività operative;

- garantire un flusso informativo regolare da Bruxelles verso la Regione e viceversa;

- supportare la partecipazione della Regione e degli attori regionali alle opportunità europee di cooperazione (progetti ed iniziative europee);

- definire ed attuare strategie di marketing territoriale, per attrarre investimenti verso la Sardegna ad aumentare l'interesse dei mercati europei, dei turisti e visitatori che si stabiliscono, risiedono o studiano nella regione;

- fare networking, instaurando e rafforzando i legami con le altre regioni europee e partecipando attivamente ai principali network tematici operanti a Bruxelles, ma anche incoraggiando l'innovazione e l'eccellenza, con lo scambio di best practices e la condivisione di progetti comuni;

- cercare la coabitazione con regioni di altri Stati membri, valutando la possibilità di acquistare i locali per la sede di Bruxelles, considerato che il mercato immobiliare locale ha costi ancora relativamente bassi rispetto alle principali città italiane ed in crescita di circa il 13% l'anno (stime ICE) e che i costi dell'affitto che attualmente si paga andrebbero invece a rimborsare un investimento di lungo periodo e di importanza strategica, alla luce delle crescenti competenze delle istituzioni comunitarie.

TUTTO CIO' considerato, la Seconda Commissione permanente

INVITA LA GIUNTA REGIONALE

a) a sollecitare ulteriormente il Governo nazionale affinché, nel negoziato in corso sulle prospettive finanziarie dell'Unione per il periodo 2007-2013, si batta per una conclusione che garantisca almeno il livello minimo di risorse occorrenti per non vanificare il sostegno finanziario europeo alle regioni che si troveranno come la Sardegna in phasing in;

b) a richiedere che la Regione possa partecipare, nell'àmbito delle delegazioni del Governo, alle trattative in sede comunitaria, secondo quanto consentito dall'articolo 117 quinto comma della Costituzione e dall'articolo 5 comma 1 della legge 5 giugno 2003, n. 131, ed a impegnare comunque il Governo ad adoperarsi in tutte le sedi per difendere gli specifici interessi della Sardegna, con particolare riferimento alle misure compensative della condizione di insularità;

c) a svolgere un'azione coordinata con le altre regioni insulari simili a noi, in modo da avere un maggior potere contrattuale a livello comunitario per far valere le nostre istanze;

d) ad assicurare una forte accelerazione nell'attuazione del Por;

e) ad adottare sollecitamente tutte le misure necessarie per riorganizzare e potenziare adeguatamente l'ufficio di rappresentanza della Regione a Bruxelles

E DELIBERA

di richiedere la discussione della presente risoluzione in Assemblea, ai sensi dell'articolo 51 del regolamento interno.

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La risoluzione è stata approvata dalla Seconda Commissione nella seduta del 10 novembre 2005