CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURARISOLUZIONE N. 4
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RISOLUZIONE della Seconda Commissione (Politiche comunitarie - Adeguamento dell'ordinamento regionale agli atti nonna ti vi comunitari - Rapporti con la UE - Cooperazione internazionale - Diritti civili - Emigrazione ed immigrazione - Etnie - Informazione) sulla situazione delle carceri in Sardegna.
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La Seconda Commissione permanente,
PREMESSO che:
il Consiglio regionale, attraverso la Commissione per la tutela dei diritti civili, ha svolto diverse indagini sul problema delle carceri in Sardegna, nel 1976, nel 1983 e negli anni 2000-2001;
tali indagini - e in particolare quella svolta nella scorsa legislatura, che ha prodotto un approfondito rapporto e che la Commissione assume come propria - hanno evidenziato gravi violazioni dei diritti civili nei luoghi di detenzione, che si protraggono inalterate nei decenni, nonostante le indicazioni espresse dal Consiglio regionale in diversi ordini del giorno e risoluzioni, anche in accoglimento delle numerose raccomandazioni sulla materia provenienti da organismi internazionali e in particolare dall'Unione europea;
tali violazioni, in Sardegna, consistono principalmente nella quasi totale assenza di procedure di rieducazione dei detenuti, così come disposto dalle leggi attuative dell'art. 27 della Costituzione;
le condizioni di vita nei luoghi di pena sardi sono spesso al limite della decenza, rappresentando quelle forme di "illegale maltrattamento" più volte sottolineato dai rapporti degli ispettori europei sulle carceri italiane;
le carceri dell'Isola sono sovraffollate, anche per la carenza di strutture a custodia attenuata;
la stessa pratica delle misure alternative alla pena è resa spesso impossibile dall'assenza di strutture di supporto capaci di garantirne l'effettività; mancano cioè le strutture di appoggio (case-famiglia, comunità protette, laboratori eccetera) in grado di permettere la pratica della semilibertà, dell'affidamento in prova o del lavoro all'esterno, mentre le case di lavoro all'aperto - specie Mamone e Is Arenas - mancando di strutture mediche adeguate, sono inutilizzabili per molti detenuti con potenziali condizioni di salute non perfette;
ancora carenti - nonostante l'impegno e le più recenti iniziative dell'amministrazione statale -sono le azioni pubbliche svolte nel territorio per prevenire l'insorgere della devianza, soprattutto nei giovani, e quasi completamente inesistenti sono quelle per assistere le famiglie dei detenuti, e le vittime dei delitti;
la più recente visita della Commissione alle carceri di Buon Cammino a Cagliari ha rivelato, oltre alle già citate ragioni di disagio e sofferenza, un forte aumento del numero dei tossicodipendenti, dei malati - specialmente per HIV e sindromi psichiatriche - e di detenuti stranieri, in gran parte provenienti dalla Penisola;
le misure alternative alla detenzione previste dalla legge Gozzini non sono adeguatamente fruibili in Sardegna, anche per la carenza di personale amministrativo che dia corso alle relative pratiche, e quindi va svolta un'azione di verifica e sollecitazione in tal senso, sia appunto nell'ambito amministrativo, sia nei confronti della magistratura di sorveglianza, che non in tutte le situazioni adotta gli stessi parametri promozionali previsti in proposito;
in particolare la tossicodipendenza (quasi la metà dei detenuti a Cagliari ne è vittima) si è rivelata come un enorme problema che è interno al carcere, ma che investe evidentemente l'intera società; un problema che è poco presente all'opinione pubblica, è sottovalutato, ed andrebbe invece affrontato come questione fondamentale, capace di determinare il tasso di civiltà, di responsabilità pubblica di un'epoca;
CONSIDERATO che alla fine della precedente legislatura è stata elaborata ed attende ora di essere stipulata una bozza di convenzione fra la Regione e il Ministero della giustizia, convenzione che potrebbe aprire la strada ad una consistente riconsiderazione operativa del problema carcerario;
PRESO ATTO delle utili indicazioni proposte alla Commissione nel corso delle più recenti audizioni (il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria dott. Massidda, gli animatori di comunità terapeutiche e di reinserimento sociale don Cannavera, don Usai e padre Morittu, il giudice di sorveglianza dott. Bonsignore, il presidente della Camera penale prof. Filippi, i sindacati del personale penitenziario, il presidente dell'associazione dei detenuti non violenti Evelino Loi, i volontari del Comitato 5 novembre, il direttore del Centro giustizia minorile dott. Marilotti, il presidente del Tribunale dei minori dott. Mariella Polo, il procuratore generale del Tribunale dei minori dott. Angioni), indicazioni che, confermando le gravissime condizioni del settore già accertate, hanno evidenziato possibili linee strategiche da adottare per superarle e sottolineata l'urgenza di possibili misure immediate tese a rendere meno opprimente la condizione detentiva,
INVITA LA GIUNTA REGIONALE
a determinare, d'intesa con il competente Ministero, una decisa e rapida svolta nella trattazione del problema carcerario, superando la lunga fase di inattuazione delle indicazioni prodotte dalla Commissione, e particolarmente:
- a realizzare, in tempi brevi, un diverso assetto edilizio del sistema carcerario sardo, coerente con le premesse esigenze e con l'attuazione di programmi di recupero e reinserimento sociale dei detenuti, dando corso innanzitutto alla programmata sostituzione delle obsolete ed irrecuperabili strutture di Cagliari, Sassari, Oristano, Tempio e Lanusei;
- a rendere note le vicende finanziarie, dei provvedimenti di riassetto edilizio del settore, e in particolare l'effettività, i tempi, la consistenza e adeguatezza quantitativa degli stanziamenti per i citati cinque nuovi stabilimenti;
- a far sì che sia disposta in tempi brevissimi una diversa distribuzione dei detenuti presenti nell'Isola, utilizzando pienamente tutte le strutture disponibili (particolarmente le tre colonie per il lavoro all'aperto) e attivando nuovi stabilimenti a custodia attenuata nonché specifiche strutture pubbliche che rendano possibile per tutti i detenuti (cioè anche quelli senza supporto familiare) l'utilizzo delle misure alternative alla pena;
- a individuare e attivare, in un contesto urbano, delle strutture polifunzionali da adibire a custodia dei minorenni e al loro recupero;
- a concordare di conseguenza una diversa utilizzazione del carcere minorile di Quartucciu, con una precisa finalizzazione (giovani adulti, tossicodipendenti), per garantirne fuso teso a limitare il sovraffollamento degli stabilimenti sardi;
- a creare nuove strutture, specificamente destinate alle ragazze detenute (che oggi non dispongono di una struttura a loro dedicata nell'Isola), ai giovani (da collocare, come accennato, nei centri urbani, in strutture a custodia attenuata, così da permettere lo studio e mirate frequentazioni sociali) e agli stranieri (con mediatori culturali specializzati);
- a promuovere uno specifico progetto-obiettivo attraverso il quale - garantendo il diritto alla riservatezza degli interessati - si accerti quali sono stati i percorsi tipici o più frequenti dei minorenni sardi già sottoposti, negli ultimi 10-15 anni, a forme di trattamento e recupero a seguito di responsabilità penali, al fine di elaborare specifiche nuove linee di prevenzione e reinserimento, dirette appunto ai minori esposti alla devianza;
- a garantire immediate azioni tese ad eliminare ogni specifica ingiustificata condizione di sofferenza nei luoghi di detenzione, in particolare per le donne, le cui specifiche esigenze (maternità, igiene ecc.) sono spesso ignorate, per i giovani adulti, inseriti in contesti impropri, per i detenuti maschi (forte sovraffollamento delle celle, ozio forzato, posizione degli spazi igienici);
- a garantire l'adozione di misure organiche tese a determinare il reale "trattamento" di recupero dei detenuti nell'Isola, attraverso il lavoro (anche con l'utilizzazione della cosiddetta legge Smuraglia, che incentiva le imprese, i soggetti pubblici e privati - quindi anche gli enti locali - e le cooperative sociali che occupano detenuti), le attività culturali e sportive, lo studio, i rapporti con la società civile;
- a determinare nuove specifiche azioni tese ad impedire realmente l'ingresso della droga e la pratica diffusa di forme di violenza psicologica nelle carceri e quindi ad affrontare il problema della tossicodipendenza nell'Isola (dentro e fuori dalle carceri), coordinandosi con gli organi statali competenti in materia, considerandolo problema di enorme rilevanza sociale, assolutamente d'ordine prioritario;
a contrattare con il Ministero interessato una radicale riforma dell'Amministrazione penitenziaria in Sardegna che preveda:
- la nomina di direttori stabili in tutte le sedi penitenziarie dell'Isola, che hanno sofferto per decenni di continui ricambi e reggenze affidate a funzionari non apicali, con situazioni estreme come quella di Bad'e Carros a Nuoro;
- l'ampliamento degli organici del personale penitenziario in Sardegna, così da permettere turni e diritti nel lavoro attualmente molto compressi, in considerazione della particolare dispersione territoriale delle carceri, dell'età avanzata di gran parte di detto personale, dei caratteri degli istituti in questione, e a garantire, per lo stesso personale, percorsi di formazione professionale permanente, che assicurino la qualità specifica delle relative prestazioni in direzione delle finalità di rieducazione e recupero della detenzione;
- il rientro nell'Isola dei molti agenti e dipendenti amministrativi sardi del settore, che da anni chiedono inutilmente di poter lavorare nella loro terra d'origine;
- forme di gestione interna degli istituti di pena che assicurino una dimensione democratica di vita, per i detenuti e per il personale, tradizionalmente sottoposti alle direzioni in forme assolutistiche o eccessivamente discrezionali;
a disporre rapidamente un complesso di misure nel settore della sanità e del supporto logistico penitenziario, e precisamente:
- riattivare l'iniziativa per la creazione di una o più strutture con finalità specifiche di recupero terapeutico, data la rilevantissima presenza di patologie mentali fra i detenuti nelle carceri sarde (ben 180 solo a Buon Cammino) e il grave disagio subito dai 74 sardi ricoverati negli ospedali psichiatrici giudiziari del continente;
- creare, nelle diverse strutture ospedaliere e negli aeroporti dell'Isola, dei piccoli reparti riservati ai detenuti malati e in transito;
a disporre misure organiche, attraverso uno specifico piano regionale, al fine di prevenire, con l'azione di strutture comunali e provinciali, la devianza criminale, e di garantire il lavoro ed il reinserimento per i detenuti e gli ex detenuti e l'assistenza alle loro famiglie e alle vittime dei delitti;
a verificare i contenuti dell'ipotesi di convenzione fra la Regione e il Ministro della giustizia già predisposta, a stipularla quanto prima e ad attuarla, così da garantire un vero e stabile mutamento civile nella considerazione della condizione dei detenuti in Sardegna;
a creare una specifica struttura dell'Amministrazione regionale, con il compito di coordinare, d'intesa con l'amministrazione penitenziaria, tutti gli interventi pubblici e privati (volontariato, lavoro dei detenuti) nel settore in questione.
La Commissione, infine,
INVITA LA GIUNTA REGIONALE
a riferire al Consiglio, entro sei mesi, con una relazione organica, le misure adottate e i risultati conseguiti rispetto alle proposte e alle indicazioni contenute nella presente risoluzione.
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La risoluzione è stata approvata dalla Seconda Commissione nella seduta del 16 febbraio 2005