CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

Mozione n. 185

MOZIONE LICANDRO - RASSU - LA SPISA - CAPELLI - CONTU - PITTALIS - SANJUST - CAPPAI - AMADU - LOMBARDO - CHERCHI Oscar - PILERI - PETRINI - DIANA - LIORI - ARTIZZU - RANDAZZO Alberto - RANDAZZO Vittorio - MILIA - CUCCU Franco Ignazio - GALLUS - VARGIU - DEDONI - SANNA Matteo - MORO - LADU - PISANO - CASSANO - MURGIONI - LAI Renato - MARRACINI - FARIGU sulla continuità assistenziale in Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che l'obiettivo principale del Piano sanitario regionale, approvato poco più di un anno fa dal Consiglio, era costituito dal rafforzamento della sanità sul territorio per superare 1'ospedalocentrismo, che fino ad allora aveva ingiustamente caratterizzato la sanità sarda;

CONSIDERATO che il suddetto Piano si proponeva una riorganizzazione della continuità assistenziale attraverso un progetto obiettivo, entro 120 giorni dalla entrata in vigore della legge;

PRESO ATTO della delibera della Giunta regionale n. 53/7 del 27 dicembre 2007, che prevede la riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale attraverso un progetto obiettivo che garantisca "l'appropriatezza e la tempestività delle risposte tali da realizzare una effettiva continuità dell'assistenza per il cittadino... garantendo il mantenimento degli attuali livelli occupazionali";

CONSIDERATO che attualmente in Sardegna il servizio è articolato in 190 punti di continuità assistenziale e che le dimensioni degli ambiti territoriali sono complessivamente ridotte per la particolare dispersione dei centri abitati, soprattutto nelle aree interne;

PRESO ATTO che le linee operative allegate alla delibera del 27 dicembre scorso prevedono quattro diversi modelli organizzativi:
a) modello "casa salute": una struttura territoriale ad altra integrazione multidisciplinare e interprofessionale, in grado di dare risposte complesse al bisogno di salute delle persone;
b) modello "H24": 12 punti su tutto il territorio regionale;
c) modello "strutturale urbano": da adottare nelle realtà territoriali nelle quali è presente un pronto soccorso ospedaliero;
d) modello "distrettuale diffuso": da adottare in via sperimentale nelle realtà nelle quali non è possibile realizzare nessuno dei precedenti modelli organizzativi;

CONSIDERATO che:
- i primi tre modelli, proprio in virtù dell'organizzazione complessa e dei requisiti territoriali che richiedono, possono essere predisposti al massimo sul 20 per cento del territorio dell'Isola (comuni con oltre 15.000 abitanti o dotati di ospedali), per cui il restante 80 per cento rientra di fatto nella organizzazione a "modello diffuso";
- questo modello è ben lungi dall'essere considerato innovativo e invece, di fatto, riporta alla guardia medica di 25 anni fa dato che, secondo questa ipotesi, enormi porzioni di territorio (generate dalla necessità di comprendervi almeno 30.000 abitanti), verrebbero assistite da un solo medico, il quale, alloggiato presso la propria abitazione o ospitato nelle associazioni di volontariato, verrebbe chiamato da una centrale operativa distrettuale con l'obbligo di assolvere la visita medica nell'arco di 30 minuti (!!!), girovagando più come modello "taxi driver" che come modello surrogato del 118;
- continuiamo a ritenere assurdo pretendere, nella nostra Isola, l'adeguamento ai parametri nazionali (tanto cari all'Assessore quando si parla di costi, un po' meno quando si parla di servizi) e che la definizione di "rapporto ottimale", cioè il numero di pazienti assistibili da un singolo medico, può essere diversa se invece che abitare in Piemonte si ha la propria casa in Marmilla;

RIBADITO che nonostante le continue rassicurazioni da parte dell'Assessorato, la razionalizzazione del servizio avrà certamente pesanti conseguenze sulla qualità e sulla quantità dei servizi al cittadino, nonché sui livelli di occupazione del settore, nel momento in cui gli ambulatori territoriali passeranno da 190 a poco meno della metà, con l'unico effetto, quindi, di creare nuovi disoccupati (sono a rischio 400 posti di lavoro) oltre a negare il diritto all'assistenza, sguarnendo le zone più svantaggiate dell'Isola,

impegna l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale

a garantire, ed eventualmente potenziare, la continuità assistenziale in Sardegna, con particolare riferimento agli ambulatori territoriali di guardia medica.

Cagliari, 28 maggio 2008