CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURAMozione n. 139
MOZIONE LA SPISA - CONTU - RASSU - LICANDRO - LOMBARDO - PETRINI - SANJUST - PILERI - AMADU - DIANA - LIORI - ARTIZZU - MORO - SANNA Matteo - RANDAZZO Alberto - RANDAZZO Vittorio - CAPPAI - CAPELLI - MILIA - CUCCU Franco Ignazio - VARGIU - CASSANO - DEDONI - PISANO - LADU - MURGIONI - GALLUS - FARIGU sulla produzione in Sardegna di energia da fonti rinnovabili con il sistema fotovoltaico ed eolico.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- il protocollo di Kyoto detta regole ben precise in materia di inquinamento, obbligando gli stati aderenti, fra i quali l'Italia, ad immettere nell'atmosfera quantità sempre minori di CO2 e a ridurre le emissioni entro il 2010 del 6,5 per cento al di sotto del valore del 1990;
- la direttiva europea 2001/77/CE ed il decreto legislativo n. 387 del 2003 impegnano l'Italia a produrre il 25 per cento della domanda interna di energia elettrica mediante fonti rinnovabili;
- la Sardegna ad oggi ha una produzione da Fonti energetiche rinnovabili (FER) inferiore al 6 per cento;
- tale obiettivo è raggiungibile con l'utilizzo delle energie rinnovabili, quali il sistema eolico e quello fotovoltaico;
PRECISATO che le regole di Kyoto sono oggetto di contrastanti valutazioni da parte degli esperti di energia, ma costituiscono oggi un insieme di prescrizioni e di obblighi cui è necessario attenersi nelle decisioni di politica energetica;
CONSIDERATO che l'Unione europea ha respinto il piano italiano sull'assegnazione delle emissioni di gas serra per il periodo 2008-2012, chiedendo una riduzione del 6,3 per cento degli scarichi di CO2 rispetto a quanto previsto dal governo. Tale decisione è stata presa il 15 maggio 2007 nell'ambito dei controlli che la Commissione europea svolge nella veste di guardiano del protocollo di Kyoto all'interno dell'Unione europea;
VALUTATO che il primo punto del piano italiano criticato dal commissario europeo all'ambiente, Stavros Dimas, riguarda le tonnellate di anidride carbonica che le nostre industrie potranno disperdere nell'aria: il governo ne aveva previste 209 milioni, mentre Bruxelles ha deciso di permetterne 195,8, ovvero il 6,3 per cento in meno;
VERIFICATO che la decisione dell'Unione europea del 15 maggio 2007 è in linea con quanto previsto dal Ministro dell'ambiente che lo scorso anno aveva proposto un piano da 195 milioni di tonnellate di CO2, ma contrasta con le esigenze manifestate dal Ministro dello sviluppo economico, impegnato a tutelare la competitività delle imprese italiane;
EVIDENZIATO che a causa del mancato rispetto degli impegni previsti dal protocollo di Kyoto 1'Unione europea imporrà all'Italia multe che, nel periodo 2008-2012, saranno di 100 euro a tonnellata, più l'obbligo all'acquisto sul mercato delle quote non rispettate. Secondo il Ministero dell'economia, il mancato raggiungimento degli impegni di Kyoto costerebbe all'Italia sanzioni per 3,5 miliardi di euro l'anno;
VISTI gli indirizzi dell'Unione europea e del Ministero dell'ambiente in fatto di produzione di energie rinnovabili, che vanno nella direzione su esposta;
CONSTATATO che:
- la Regione, prima con l'approvazione del Piano energetico ambientale regionale (PEARS) (deliberazione n. 34/13 del 2 agosto 2006), poi con deliberazione n. 28/56 del 26 luglio 2007 limita pesantemente la produzione di energia da fonti rinnovabili, considerando ammissibili ad accogliere impianti fotovoltaici le seguenti aree:
a) aree di pertinenza di potabilizzatori, depuratori, impianti di trattamento, recupero e smaltimento rifiuti, impianti di sollevamento delle acque o di attività di servizio in genere;
b) aree di pertinenza di stabilimenti produttivi nonché di imprese agricole, per le quali gli impianti integrano o sostituiscono l'approvvigionamento energetico in regime di autoproduzione, così come definito all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79;
c) aree industriali o artigianali così come individuate dagli strumenti pianificatori vigenti quali: piani per l'insediamento produttivo (PIP), zone industriali di interesse regionale (ZIIR), aree di sviluppo industriale (ASI);
d) aree compromesse dal punto di vista ambientale, costituite esclusivamente da:
d1) perimetrazioni di discariche controllate di rifiuti in norma con i dettami del decreto legislativo n. 36 del 2003 (Perimetrazione risultante dall'autorizzazione ex decreto legislativo n. 36 del 2003, articolo 10, comma 2, lettera a));
d2) perimetrazioni di aree di cava dismesse, di sola proprietà pubblica;
- la delibera 28/56 del 26 luglio 2007 impone i seguenti limiti:
a) ogni area industriale di estensione superiore ai 100 ha potrà accogliere una superficie lorda complessiva di tutti gli impianti fotovoltaici autorizzati di tipologia c), per una percentuale non superiore al 2 per cento della superficie dell'area stessa;
b) la percentuale è valutata pari al 3 per cento nel caso di tutte le altre aree industriali e artigianali, così come individuate dagli strumenti pianificatori vigenti, di estensione inferiore ai 100 ettari e del 4 per cento per superfici inferiori a 50 ettari;
CONSIDERATO, altresì, che:
- la deliberazione n. 28/56 del 26 luglio 2007, che ha per oggetto lo "Studio per l'individuazione delle aree in cui ubicare gli impianti eolici (articolo 112 delle norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico regionale. Articolo 18, comma l, della legge regionale 29 maggio 2007 n. 2)" è fortemente limitativa, tanto da alimentare forti dubbi sul fatto che si riesca a realizzare impianti fino al
"valore di 550 MW "previsto nel PEARS;
- la stessa delibera, senza soluzione di continuità, arriva a dettare ulteriori norme limitative per gli impianti solari fotovoltaici, quegli stessi impianti invocati come ben migliori ed atti a sostituire gli impianti eolici;
- le gravi limitazioni imposte agli impianti solari non hanno una minima giustificazione se non il debole appiglio al PPR (che non si occupa in particolare di questo argomento) ed al PEARS che dice in modo generico: "devono essere localizzati in siti compromessi preferibilmente in aree industriali esistenti...";
VISTO che in Sardegna vi sono molti terreni agricoli poco produttivi che sono utilizzati solo, e con difficoltà, a pascolo oppure sono abbandonati e che questo comporta un reddito molto misero per la popolazione addetta e la fuga della stessa verso la città o altre opportunità lavorative, inoltre, l'abbandono del territorio legato alla mancanza di un sufficiente reddito, crea non solo danni sociali, ma anche ambientali molto pesanti;
RILEVATO che:
- la Giunta regionale sembra non aver considerato quale fonte di reddito possa nascere dagli impianti fotovoltaici, di cui si fa esempio un impianto fotovoltaico da 5 MW:
- occupa tra i 12 e i 15 ettari;
- produce un reddito di affitto tra i 25 e i 35.000 euro/anno;
- produce attività locali relative alla pulizia del terreno, alla sorveglianza che creano occupazione (1-2 addetti) per altri 30.000 euro/anno;
- crea l'esigenza di un'attività di manutenzione preventiva e di pronto intervento per altri 35.000 euro/anno (occupazione);
- il terreno viene cintato e dotato di viabilità di accesso e di percorribilità interna che lo valorizza; ciò significa creare le premesse per stabilizzare la popolazione creando un sicuro reddito per almeno 20 anni;
- per ragioni legate alla scarsa redditività dell'attività agricola in Sardegna, la maggior parte degli imprenditori agricoli sardi si trova costretta ad integrare il reddito proveniente dall'azienda agricola con attività di altro genere,impegna la Giunta regionale
1) ad osservare le direttive statali e comunitarie, volte, come esposto in premessa, alla riduzione di emissioni di CO2 nell'atmosfera nel rispetto del protocollo di Kyoto;
2) ad apportare sostanziali modifiche al PEARS, introducendo l'opportunità di impiantare fattorie eoliche e fotovoltaiche anche nei terreni di proprietà privata, sempre nel rispetto delle norme ambientali.
Cagliari, 21 settembre 2007