CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURAMozione n. 97
MOZIONE ARTIZZU - DIANA - LIORI - MORO - SANNA Matteo - RANDAZZO Alberto - AMADU - RANDAZZO Vittorio - MURGIONI - CAPPAI - CASSANO - LA SPISA - FARIGU - LADU - GALLUS - SANJUST - SANCIU - CONTU - RASSU - VARGIU - PISANO - FLORIS Mario - DEDONI - CAPELLI - CUCCU Franco Ignazio - MILIA - BIANCAREDDU - MARRACINI - PITTALIS - PETRINI sull'attività venatoria in Sardegna e sulle prospettive determinate dal Piano venatorio regionale predisposto dall'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente.
***************
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che la pratica dell'attività venatoria è da considerarsi una tradizione perfettamente inserita nel tessuto culturale, storico e sociale della Sardegna sin dai tempi più remoti; fra i cacciatori sardi e l'ambiente si è creata una perfetta simbiosi che nel tempo si è tradotta positivamente contribuendo al presidio e alla salvaguardia dei territori. La caccia è così profondamente radicata nelle tradizioni e nella cultura della società sarda, da poter essere considerata a pieno titolo nel novero delle attività umane che in un complesso di usanze e tradizioni formano quella che viene appropriatamente definita la cultura di un popolo;
CONSIDERATO che:
- sono abilitati all'esercizio della caccia circa 48 mila cittadini sardi, la maggior parte dei quali aderenti ad associazioni venatorie che prestano il loro servizio volontaristico nella lotta agli incendi, al bracconaggio e a vari reati ambientali e che costituiscono una folta rappresentanza popolare, eterogenea, composta da rappresentanti di tutte le categorie sociali: operai, artigiani, professionisti, giovani e anziani, uomini e donne;
- la rilevanza della caccia per la salvaguardia e la gestione dell'ambiente è stata ampiamente riconosciuta dall'accordo sottoscritto a Bruxelles fra la Federazione dei cacciatori europei (FACE) e il Birdlife International (dichiarazione d'intesa sottoscritta anche dalla Commissaria europea Margot Wallstrom). Tale accordo rappresenta un rilevante passo avanti, per contenuti e significato politico, nei rapporti fra organizzazioni venatorie e ambientaliste, e si colloca coerentemente nella logica delle iniziative condotte dalla FACE e dalla Commissione europea a favore della "caccia sostenibile", concetto che riconosce l'esercizio venatorio fra le attività che contribuiscono alla conservazione dell'ambiente naturale e della biodiversità, con il riconoscimento pieno del ruolo della caccia e dei cacciatori quali protagonisti nelle strategie per la conservazione e l'utilizzazione sostenibile delle risorse naturali;EVIDENZIATO che il calendario venatorio della Sardegna è di gran lunga il più restrittivo tra quelli emanati dalle regioni italiane, sia per quanto riguarda le giornate disponibili per il prelievo, sia per la varietà delle specie cacciabili;
RILEVATO che la suddivisione del territorio sardo in ambiti territoriali di caccia, validi anche per la caccia alla selvaggina migratoria, non tiene conto della conformazione geografica della regione; ciò determina una ampia varietà di terreni, costringendo i cacciatori sardi ad esercitare l'attività venatoria in ristretti ambiti territoriali, privandoli della possibilità di scelta tra le varie discipline venatorie, alcune delle quali risulterebbero impossibili da praticare;
PRESO ATTO che la significativa valenza sociale della caccia, quale strumento di incontro e scambio culturale, che unisce cittadini sardi di diversa estrazione sociale e culturale, richiede un intervento delle istituzioni sarde per far sì che questo patrimonio culturale, sociale e umano non vada perduto e perchè la caccia non diventi l'attività riservata ai più abbienti, come era nel passato, ma resti una passione che tutti coloro che lo desiderino possano continuare a coltivare, anche se non dispongono di sostanziosi mezzi economici,
riconosce
- la dignità della caccia quale attività utile per la tutela ambientale;
- il ruolo dei cacciatori quali tutori e difensori dell'ambiente;
- il valore sociale e culturale della caccia come patrimonio della tradizione del popolo sardo;
- il valore della presenza sul territorio quale deterrente contro reati ambientali quali incendi, bracconaggio, inquinamento;
- la necessità che il patrimonio sociale, culturale e di tutela ambientale, rappresentato in Sardegna dalla caccia, non vada perduto e che la caccia non diventi 1'attività riservata ai più abbienti, come era nel passato, ma resti una passione che tutti coloro che lo desiderino, anche coloro che non dispongono di sostanziosi mezzi economici, possano continuare a coltivare,afferma
il diritto dei sardi di cacciare liberamente sul territorio regionale quale unico ambito territoriale di caccia,
a tal fine impegna
la Giunta regionale a non attuare provvedimenti amministrativi contenenti elementi che esulino dai principi sopra enunciati.
Cagliari, 26 settembre 2006