CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

Interrogazione n. 417/A
 

INTERROGAZIONELIORI sui lavori per la costruzione della diga di Monte Nieddu.


Il sottoscritto, 

in relazione ai lavori appaltati dal Consorzio di bonifica per la Sardegna meridionale per la costruzione della diga di Monte Nieddu, che dovrebbe contenere 35 milioni di metri cubi di acqua da distribuire ai centri di Sarroch, Capoterra, Villa San Pietro e Pula; 

premesso che:

- l'appalto, della durata totale prevista di quattro anni, affidato a una associazione temporanea di imprese (ATI) nel gennaio 1998, era diviso in due fasi:

a) la prima, della durata prevista di un anno, riguardante esclusivamente gli scavi, i sondaggi e le prove meccaniche sulla roccia di fondazione che ne determinassero la effettiva stabilità;

b) la seconda, subordinata sia ai risultati favorevoli ottenuti nelle prove della prima, sia al benestare che il Servizio nazionale dighe avrebbe dovuto concedere, anche relativamente agli impianti di frantumazione inerti e produzione del calcestruzzo, riguardante invece l'esecuzione dei due sbarramenti e di tutte le altre opere, con una durata totale prevista di tre anni, dei quali l'ultimo dedicato alla sperimentazione dell'invaso;

- nel corso dei quattro anni l'ente appaltante non è riuscito a ottenere dal Servizio dighe il benestare per passare alla seconda fase dei lavori e nel frattempo ha proceduto solo a consegne integrative e parziali di altre opere accessorie, ma non delle due dighe, il cui valore è di circa 50 miliardi di lire sui 75 in totale dell'appalto e che, inoltre, tutte le opere realizzate, a cominciare dagli scavi, sono state interessate da modifiche quantitative e costruttive rispetto al progetto appaltato, modifiche ordinate dall'ente appaltante in corso d'opera che hanno comportato una notevole dilatazione dei tempi, non essendo supportate da una progettazione preventiva e, conseguentemente, di costi per l'ATI; 

- si è inoltre manifestato il grave problema delle ceneri necessarie al confezionamento del calcestruzzo per la realizzazione della diga: infatti, la centrale termoelettrica ENEL di Portoscuso, indicata peraltro nel capitolato d'appalto, non era in condizioni di effettuare la fornitura secondo le quantità e qualità richieste dal capitolato stesso e, essendo le ceneri un residuo di lavorazione, l'ENEL non ha inteso assumersi nessuna responsabilità ulteriore rispetto alla semplice messa a disposizione di questo materiale, che rispondesse o meno ai requisiti richiesti. L'assenza delle ceneri in tutto il territorio italiano e il rifiuto dell'ente appaltante di voler utilizzare dei materiali alternativi ha reso necessaria la proposta della loro importazione da parte dell'ATI, con un conseguente significativo aumento del costo globale dell'opera; 

constatato che:

- nel gennaio del 2002, alla scadenza contrattuale dei quattro anni, l'ATI, appurata la mancanza di una garanzia sui tempi di consegna delle opere principali, che costituivano i 2/3 dell'opera, da parte dell'ente appaltante ha quantificato e richiesto i danni subiti derivanti dallo stravolgimento dell'appalto, richiedendo l'intervento di un collegio arbitrale che ne determinasse la responsabilità e stabilisse la congruità delle richieste e che l'ente appaltante ha conseguentemente chiesto la risoluzione del contratto e le due parti hanno dato vita ad un contenzioso che si protrae a tutt'oggi;

- le modifiche verificatesi durante l'esecuzione delle opere fin qui realizzate, insieme a quelle che si rendono necessarie per adeguare l'obsoleto progetto originario alle più recenti evoluzioni della tecnica in materia di opere idrauliche in calcestruzzo rullato e a quelle che si rendono necessarie per eliminare le contraddizioni presenti in progetto, costituiscono la perizia di variante approvata da tutti gli organi competenti e il cui finanziamento è stato approvato dal CIPE nel settembre 2004;

-  nonostante la perizia di variante e il suo finanziamento siano stati approvati, nonostante l'ATI e l'ente appaltante sembra abbiano trovato un accordo sulla cifra oggetto del contenzioso, con la cui transazione il contenzioso stesso verrebbe fatto decadere dalle parti, la ripresa dei lavori appare ancora lontana, ciò che è probabilmente imputabile al fatto che il riconoscimento della cifra e la firma del relativo atto implicherebbero un'ammissione di responsabilità da parte dell'ente appaltante per aver appaltato un progetto inadeguato e il conseguente coinvolgimento del progettista/direttore dei lavori;

- nonostante la risoluzione contrattuale di inizio 2002, ad oggi l'ATI ha continuato a manifestare la sua volontà di ripresa dei lavori, facendosi carico degli oneri elencati nel capitolato e relativi al mantenimento in cantiere dello staff di tecnici dell'ente appaltante fin quando questo ha ritenuto opportuno usufruirne, fino cioè all'estate del 2004, e che continua inoltre a garantire tuttora, seppure in maniera molto ridotta, la presenza giornaliera di personale tecnico all'interno del cantiere, la continua ed ininterrotta sorveglianza, tramite una compagnia di vigilanza specializzata, degli impianti installati, per un ammontare di qualche decina di milioni di euro, il cui costo sarebbe dovuto essere coperto dai ricavi derivanti dalla posa in opera del calcestruzzo della diga; 

considerato che, nonostante da quasi quattro anni l'ATI continui a fronteggiare tutti i costi fissi derivanti dall'inattivo e improduttivo mantenimento delle strutture allo stato attuale, un ulteriore protrarsi di questa situazione di stallo potrebbe essere interpretato come una mancanza di volontà della controparte di voler riprendere i lavori, il che, unitamente al crescere dei costi di cui sopra, potrebbe portare la stessa ATI ad abbandonare definitivamente l'appalto, a smobilitare il cantiere e a rimettersi al giudizio della giustizia ordinaria, visto che il collegio arbitrale sopraccitato ha nel frattempo dichiarato la propria incompetenza in questo specifico caso, 

chiede di interrogare il Presidente della Regione per conoscere se, nel suo ruolo di Commissario straordinario per l'emergenza idrica, e pertanto al di sopra delle parti, non intenda intervenire per dirimere l'attuale situazione di stallo e consentire in tal modo la conclusione di un'opera tanto importante per i cittadini della zona.

 

Cagliari, 12 gennaio 2006