CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURAInterrogazione n. 78/A
INTERROGAZIONE IBBA, con richiesta di risposta scritta, sulle competenze trasferite all'ESAF Spa e sui rischi di privatizzazione del comparto idrico della Sardegna.
Il sottoscritto,
premesso che:
- la Legge n. 36 del 1994 (Legge Galli) ha come principale obbiettivo la razionalizzazione dei servizi idrici, che viene perseguita attraverso la industrializzazione del comparto, al fine di realizzare una gestione efficiente, economica ed efficace;
- la realizzazione e la gestione delle opere di potabilizzazione e di adduzione intercomunale, facenti capo al demanio regionale, è un compito affidato all'ESAF dalla legge istitutiva (legge regionale n. 18 del 1957) - che stabilisce altresì che l'ente possa provvedere alla gestione delle reti interne dei comuni solo nel caso in cui questi ne facciano espressa richiesta e stipulino una apposita convenzione (articolo 1, comma 2);
- l'ESAF ha dunque il compito primario di gestire opere delle quali è titolare a tutti gli effetti la regione Sardegna (potabilizzazione ed adduzione esterna ai centri abitati) e il compito accessorio di gestire servizi locali (distribuzione alle utenze, fognatura e depurazione) solo qualora gli enti locali ne facciano espressa richiesta;
- con la legge regionale n. 29 del 1997 e successive modifiche ed integrazioni, la Sardegna ha recepito la Legge n. 36 del 1994 che stabiliva in particolare che l'ESAF doveva trasformarsi in società mista pubblico-privata a prevalente capitale pubblico, capace di gestire il servizio idrico con efficienza, efficacia ed economicità (articolo 3, comma 6, legge regionale n. 15 del 1999) dandole implicitamente il ruolo di gestire quanto meno le opere acquedottistiche del demanio regionale non facenti capo all'Autorità d'ambito;
- rimane esclusivamente in capo all'Autorità d'ambito il compito di individuare il soggetto gestore del servizio idrico integrato, limitatamente alle opere acquedottistiche di propria competenza (articolo 7, comma 2, legge regionale n. 29 del 1997), secondo le procedure previste dalla Legge;
- l'ente sardo acquedotti e fognature ha costituito in data 23 giugno del 2003 la società ESAF Spa con capitale sociale di euro 120.000 ed ha successivamente deliberato un aumento del capitale di euro 60.000 offrendo le corrispondenti azioni a tutti i comuni dell'Autorità d'Ambito Territoriale Ottimale (D.C.A. n. 247 del 12 agosto 2003), nell'intento di proporsi quale soggetto gestore;
- l'Autorità d'Ambito, dal canto suo, ha deliberato la costituzione di una società, la Uniacque Spa alla quale affidare la gestione del servizio idrico integrato;
- il commissario straordinario dell'ESAF, con decreto n. 16 del 27 settembre 2004, ha stabilito di offrire a tutti i comuni dell'Ambito un numero di azioni dell'ESAF Spa proporzionale alla dimensione di ciascun comune, sino ad un totale del 75% del capitale sociale, intraprendendo in questo modo il parziale disimpegno della regione dall'attività operativa nel comparto idropotabile, anche per le opere facenti capo al demanio regionale;
- l'attuale bilancio dell'ESAF, soprattutto per cause esterne di carattere strutturale (vetustà delle reti di distribuzione, costi dell'acqua grezza da pagare ad altri enti regionali o ai consorzi di bonifica, struttura diffusa del servizio alle utenze, necessità di mantenere basso il livello tariffario per ragioni sociali), presenta un fabbisogno di circa 25.000.000 di euro che viene coperto da contributo regionale;
- il suddetto fabbisogno non potrà ridursi nel passaggio di competenze da ESAF ad ESAF Spa con la conseguenza che il conto dovrebbe essere pagato dai Comuni ovvero si dovrebbe ricorrere più verosimilmente a fonti esterne, aprendo la strada ad una privatizzazione della società appena costituita;
- appare in ogni caso problematico l'affidamento del servizio idrico ad ESAF Spa in quanto tale scelta compete all'Autorità d'Ambito e non alla Regione, e non sono affatto chiari i rapporti che si costituiranno tra Uniacque Spa, l'ESAF Spa e gli altri attuali gestori del servizio idrico;
- comunque vadano le cose, la regione, a seguito delle azioni poste in essere, viene a perdere il controllo operativo delle strutture acquedottistiche del proprio demanio, che convogliando la risorsa ai centri più periferici e geograficamente svantaggiati, garantiscono oggi parità di approvvigionamento a tutti i comuni della nostra isola;
chiede di interrogare l'Assessore regionale dei lavori pubblici per conoscere:
- se sia stata fatta una puntuale ed approfondita valutazione dell'impatto che avrà sugli utenti del servizio idrico l'uscita della regione dal comparto operativo idropotabile;
- se tale uscita di scena, con la conseguente immediata mancanza del sostegno finanziario, sia stata valutata in maniera approfondita, (anche attraverso un piano finanziario pluriennale che tenga conto dei costi di gestione e di investimento necessari all'ESAF Spa per svolgere la propria attività) e, se così non fosse, se non si ritenga che tutto ciò possa aprire le porte ad una rapida privatizzazione del comparto;
- se si sia già individuato il soggetto che assicurerà l'effettivo controllo del livello del servizio, della equità dell'investimento delle risorse (anche a vantaggio dei centri più isolati e non economicamente appetibili) e della quantità e qualità della risorsa disponibile per detti centri, che oggi viene garantita dalla gestione pubblica;
- se si ritenga opportuno rinunciare ad un patrimonio pubblico di competenze tecniche oggi rappresentato dall'ESAF e che a seguito delle azioni intraprese potrebbe non essere più disponibile, ovvero non appaia più sensato riferirsi ad altri modelli, tipo quello - per esempio - posto in essere dalla regione Sicilia (dove l'amministrazione regionale ha conservato la titolarità gestionale delle proprie opere);
- come intenda la giunta rapportarsi con l'Autorità d'Ambito, che procede in assoluta autonomia;
- se intenda la Regione abdicare a favore dell'Autorità d'Ambito demandando ad essa ogni decisione anche in merito alla gestione delle opere facenti capo al demanio regionale.
Cagliari, 10 novembre 2004