CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
INTERPELLANZAN. 287/A
INTERPELLANZA ATZERI sui gravi pericoli di inquinamento radioattivo causato da materiali che rischiano di essere stoccati in Sardegna.
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Il sottoscritto,
premesso che:
- la Sardegna sopporta un altissimo indice di trattamento e
stoccaggio di materiali pesanti, tossici e pericolosi per
l'ambiente e la salute pubblica;
- nei programmi dell'attuale maggioranza è posta in primo piano la
tutela dell'ambiente nella prospettiva di un radicale ripensamento
del modello industriale che si dice di voler indirizzare in senso
eco-compatibile;
- il solo dubbio che in Sardegna possano essere stoccati rifiuti
radioattivi, e peggio ancora se in forme surrettizie, costituisce
una grave offesa alla sovranità e alla dignità della nazione sarda
oltre che motivo di allarme ed apprensione sociale;
- i sardi hanno diritto ad avere una informazione completa in
relazione a qualsivoglia procedura di stoccaggio e soprattutto in
ordine ai controlli da parte delle istituzioni preposte e ai
dispositivi di sicurezza utilizzati;
ricordato che:
- l'interpellante si è già occupato di vicende analoghe con le
interpellanze n. 96/A del 21 giugno 2005 e n. 112/A del 26 agosto
2005, le quali, pur non trattando specificamente di rifiuti
radioattivi, ponevano problemi in ordine ai pericoli di
inquinamento perfettamente compatibili con quanto rappresentato in
data odierna;
- alle medesime interpellanze, secondo un diffuso malcostume
politico, non è stata mai data risposta;
considerate le notizie apparse sulla stampa locale il 19 ottobre
2007, dalle quali si evince che:
- due camion carichi di polveri contenenti isotopi radioattivi di
Cesio 137 stavano per approdare in Sardegna;
- almeno uno dei carichi pareva diretto agli impianti della
Portovesme Srl;
- non sono state attivate tutte le procedure per la messa in
sicurezza del trasporto del carico in oggetto;
- la Portovesme Srl non tratta materiali radioattivi;
- il quotidiano "Brescia Oggi" rivela che la magistratura avrebbe
imposto la chiusura dell'acciaieria da cui sono partiti i materiali
radioattivi;
preso atto che il Cesio 137:
- è un isotopo radioattivo di origine artificiale originato sia da
incidenti nucleari che da esperimenti militari con armi
atomiche;
- una volta entrato nel ciclo biologico alimentare è causa
accertata di leucemie e tumori, oltre che di altri gravi disturbi
alla salute pubblica;
dato per scontato che la Sardegna non intende sopportare, ad alcun
titolo e per qualsiasi ragion di Stato, ogni altra forma di servitù
e di menomazione del proprio territorio, con particolare
riferimento alla possibilità che siano ulteriormente messi a
repentaglio gli ecosistemi e la salute dei sardi,
chiede di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e
dell'assistenza sociale e l'Assessore regionale della difesa
dell'ambiente e, per quanto di competenza, il Presidente della
Regione, per sapere:
1) se non ritengano che ormai la misura sia colma, e se perciò non
sia opportuno e urgente attivare i canali istituzionali per fare
piena luce sulla vicenda ed escludere con assoluta certezza che in
Sardegna saranno mai conferiti, a qualsivoglia titolo, materiali
radioattivi;
2) quali iniziative urgenti intendano attivare per disinnescare la
bomba ecologica e sanitaria causata da quei materiali che sono
stati definiti da una infame legge italiana "materia prima
secondaria";
3) se si possa escludere con certezza che in Sardegna vengano
conferiti impianti di centrali nucleari dismesse nei paesi dell'est
europeo;
4) se sia vero quanto denunciato tre anni fa dal SISDE circa
l'approdo in Italia di tali manufatti e materiali radioattivi e, in
caso affermativo, quali contatti formali sono stati presi dalla
Regione con il SISDE, il NOE e altre istituzioni coinvolte per
minimizzare i rischi connessi;
5) quali iniziative istituzionali intendano attivare per protestare
nei confronti dell'Unione europea affinché sia dichiarata
urgentemente illegittima la legge n. 178 del 2002, la cui
definizione di "rifiuti" appare in contrasto con la direttiva
comunitaria n. 75/442 e la pronunzia della Corte europea di
giustizia dell'11 novembre 2004;
6) se non ritengano che l'inerzia istituzionale della Regione possa
essere interpretata dall'opinione pubblica come atteggiamento volto
a favorire industrie il cui oggetto produttivo si pone in contrasto
con il modello di sviluppo eco-compatibile;
7) quali misure di sicurezza sono ad oggi attivate per impedire
l'ingresso in Sardegna di materiali radioattivi comunque denominati
e giuridicamente definiti;
8) dove era diretto il carico incriminato, visto che l'unico
impianto disponibile, facente capo alla Portovesme Srl, non
risulterebbe autorizzato a trattare materiali radioattivi;
9) se infine siano state informate e coinvolte tutte le
amministrazioni locali interessate e, in caso negativo, quali
urgenti provvedimenti intendano disporre in merito.
Cagliari, 19 ottobre 2007