CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

Interpellanza n. 101/C-5

INTERPELLANZA PACIFICO sul progetto presentato dalla società Ecoserdiana spa per l'ampliamento del modulo di discarica controllata per rifiuti non pericolosi dotato di impianto di biogas in località "Su Siccesu" nel Comune di Serdiana in provincia di Cagliari.


Il sottoscritto,

premesso che in data 3 giugno 2005 la società Ecoserdiana spa ha presentato all'Assessore regionale della difesa dell'ambiente la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale sul progetto di ampliamento del modulo di discarica controllata per rifiuti non pericolosi dotato di impianto di biogas in località "Su Siccesu" in comune di Serdiana;

considerato che il progetto ricade nella tipologia di cui al punto m) "discariche di rifiuti urbani ed assimilabili con una capacità superiore a 100.000 metri cubi" dell'allegato al comma 3 dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996 e al punto 14 dell'allegato B1 della delibera della Giunta regionale 05/11 del 15 febbraio 2005 "discariche di rifiuti urbani non pericolosi con capacità complessiva superiore a 100.000 metri cubi (operazioni di cui all'allegato B, lettere D1 e D5 del decreto legislativo n. 22 del 1997), discariche di rifiuti speciali non pericolosi (operazioni di cui all'allegato B, lettere D1 e D5 del decreto legislativo n. 22 del 1997), ad esclusione delle discariche per inerti con capacità complessiva sino a 100.000 metri cubi;

osservato che il progetto prevede l'ampliamento di un modulo per rifiuti urbani non pericolosi e rifiuti non pericolosi provenienti da selezione, della volumetria di circa 360.000 metri cubi netti, prodotti prevalentemente nel bacino cagliaritano, bilanciato per una durata di quattro anni circa;

evidenziato che poco più di un anno fa, e precisamente in data 6 aprile 2004, la Giunta regionale della Sardegna ha deliberato (con atto sottoscritto dal Direttore generale Duranti e dal Presidente Masala) di approvare il progetto per "la realizzazione di un modulo di discarica controllata avente volumetria netta di circa 180.000 metri cubi, per lo smaltimento di rifiuti non pericolosi urbani e assimilati, dotata di impianto biogas, sempre in località "Su Siccesu";

preso atto che tale autorizzazione è stata confermata in data 27 luglio 2004, con determinazione n.1810 AV dell'Assessorato della difesa dell'ambiente-Servizio gestione rifiuti e bonifica siti inquinati, sottoscritta dal direttore di servizio Franca Leuzzi;

ricordato che sia la richiesta avanzata dalla società Ecoserdiana che l'autorizzazione concessa dalla Regione autonoma della Sardegna si sono basate sulla necessità di superare "l'emergenza dei rifiuti del sub-ambito A1 di Cagliari", con l'esplicita finalità, in carenza di impianti pubblici di discarica controllata, "di raccordare l'entrata in esercizio della discarica controllata di servizio dell'impianto di termo-distruzione del Casic a Macchiareddu";

osservato che la discarica di Serdiana non può continuare a rappresentare la risposta ai bisogni di coloro che non intendono adeguarsi alle nuove regole di smaltimento dei rifiuti, a partire dal comune di Cagliari il cui sistema si è rivelato spesso inefficiente, disorganizzato e inottemperante delle normative (a partire dal decreto legislativo n. 22 del 1997 "Decreto Ronchi") che impongono già da qualche anno l'adozione di metodi per il riciclaggio e la raccolta differenziata dei rifiuti al fine di ridurre l'impatto degli scarti da conferire in discarica;

preso atto che un esempio in questo senso è rappresentato proprio dal Parteolla, poiché l'amministrazione di Dolianova, nell'ambito dell'unione dei comuni, ha avviato la raccolta differenziata, convinta che "l'educazione dei propri cittadini sia il miglior investimento per la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente";

considerato che il mancato avviamento di un sistema di raccolta differenziata efficace ed efficiente nel sub-ambito A1 di Cagliari, in particolare da parte della città capoluogo della regione, si ripercuote negativamente sullo smaltimento dei rifiuti prodotti nell'intera area, la cui eccedenza oggi non può essere smaltita del tutto dagli impianti  di termodistruzione del Casic nella zona industriale di Macchiareddu;

atteso che la discarica privata di Serdiana della società Ecoserdiana svolge quindi la funzione di discarica di servizio del Casic, a cui l'ente dovrà far confluire le eccedenze di rifiuti prodotti nel sub-ambito A1;

visto che tale nuova richiesta di ampliamento della discarica sita in località "Su Siccesu" ha allarmato le popolazioni del comune di Serdiana (nel cui territorio insiste l'impianto) e dei comuni di Dolianova e Donori, allarmate perché in questi ultimi anni, nonostante le dimensioni che fanno dell'Ecoserdiana una delle discariche più grandi d'Europa, hanno assistito a un "progressivo e costante aumento delle discariche in questione", tale da rendere questa nuova richiesta di ampliamento, di ben 360.000 metri cubi, un caso nazionale la cui compatibilità dal punto di vista ambientale e igienico-sanitario è da verificare;

rilevato che per assicurare il conferimento dei rifiuti solidi in eccesso provenienti dai comuni del sub-ambito A1 di Cagliari e per "evitare una grave situazione igienico-sanitaria e di salute pubblica conseguente all'interruzione del servizio di smaltimento", l'allora presidente della Regione, onorevole Italo Masala, ha persino ordinato in data 28 gennaio 2004 la riapertura della discarica controllata di S'Arenaxiu della società Ecoserdiana;

verificato che tale ordinanza presidenziale ha inferto un ulteriore colpo alla già precaria situazione ambientale del Parteolla, unico territorio a pagare le gravissime, e non più tollerabili, negligenze dei comuni ricompresi nel sub-ambito A1 di Cagliari;

sottolineato che in data 27 giugno 2005 il Consiglio comunale di Dolianova ha approvato un documento con il quale si chiede di negare l'autorizzazione per un nuovo ampliamento della discarica di Su Siccesu,  rigettando "ogni ipotesi di perpetrazione della situazione attuale e richiamando alle proprie responsabilità la Regione autonoma della Sardegna e la Provincia di Cagliari affinché venga a cessare definitivamente ogni ipotesi di utilizzo dell'impianto di Serdiana da parte di soggetti di qualsiasi origine e provenienza";

visto che tale ipotesi di ampliamento è contrastata in modo fermo da tutte le comunità del Parteolla, i cui consigli comunali stanno esprimendo uno dopo l'altro la contrarietà al progetto avanzato dalla società Ecoserdiana;

evidenziato che il Parteolla, che da circa 20 anni sopporta questo gravoso peso, ha pagato con il sacrificio del proprio territorio (nonché della salute dei propri cittadini) la scelta di individuare nella discarica l'unico modello di gestione dei rifiuti, in nome delle esigenze di una società che ha trasformato tutta l'area intorno a Serdiana nella pattumiera di tutta la cintura urbana di Cagliari,

chiede di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport e l'Assessore regionale dell'igiene, sanità e assistenza sociale per sapere:

1) se non ritengano opportuno negare, in qualsiasi stadio del procedimento, a partire dalla richiesta di valutazione ambientale, l'autorizzazione per la realizzazione, da parte della società Ecoserdiana spa di un nuovo ampliamento del modulo (della volumetria di circa 360.000 metri cubi) di discarica controllata per rifiuti non pericolosi dotato di impianto di biogas in località "Su Siccesu" nel comune di Serdiana (Cagliari);

2) quali provvedimenti intendano adottare per impedire il progressivo e costante aumento di nuove discariche e delle richieste di ampliamento degli impianti oggi esistenti nel territorio del Parteolla, visto che la società Ecoserdiana spa soltanto poco più di un anno fa e precisamente nell'aprile del 2004, è stata autorizzata dalla Regione autonoma della Sardegna a realizzare un modulo di discarica avente volumetria netta di circa 180.000 metri cubi nello stesso impianto in cui oggi si chiede di conferire altri 360.000 metri cubi di rifiuti;

3) quali azioni, nell'ambito delle proprie competenze, vogliano porre in essere per dare avvio anche in Sardegna a un'adeguata pianificazione della raccolta differenziata, del riciclaggio dei rifiuti e del loro smaltimento al fine di ridurre l'impatto di quanto viene conferito in discarica, visto che le normative comunitaria e nazionale impongono agli enti locali, amministrazioni comunali in testa, prescrizioni e obblighi che vanno in una direzione diametralmente opposta rispetto a quanto accade oggi nell'isola e, in particolare, nel territorio del Parteolla;

4) quali misure intendano assumere per restituire alla Regione il suo ruolo di ente programmatore e per definire al più presto un percorso in grado di dare una risposta adeguata all'emergenza rifiuti, anche per impedire che alcuni territori vengano sacrificati a esclusivo vantaggio dei comuni più grandi, a partire da quello di Cagliari, che poco o nulla hanno fatto per adeguarsi alle nuove regole di smaltimento dei rifiuti;

5) se esistono ancora oggi le ragioni e i presupposti che hanno indotto la Regione autonoma della Sardegna, in data 28 gennaio 2004, ad autorizzare la riapertura della discarica controllata di S'Arenaxiu della società Ecoserdiana, per il conseguente conferimento dei rifiuti urbani in eccedenza provenienti dai comuni del sub-ambito A1 di Cagliari e, in caso contrario, se non ritengano utile revocare tale autorizzazione al fine di costringere i comuni ricadenti nell'ambito di cui sopra ad avviare sistemi di raccolta efficaci ed efficienti a supportare lo smaltimento negli impianti di termodistruzione del Casic a Macchiareddu;

6) se non ritengano utile e necessario schierarsi al fianco delle amministrazioni locali del Parteolla e condurre una battaglia comune per il definitivo affrancamento da una situazione sempre più pesante, soprattutto per un territorio che oggi aspira a uno sviluppo che si fonda sulle produzioni agro-alimentari di qualità nei mercati nazionali ed internazionali, smentendo chi fino a oggi ha parlato di "un'area degradata e priva di valenze economiche e ambientali" al solo fine di trarne un ingiustificato profitto a danno della salute dei cittadini.

Cagliari, 6 luglio 2005