CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

Interpellanza n. 79/C-3

INTERPELLANZA PACIFICO - CHERCHI Silvio - MATTANA sul mancato trasferimento, da parte dello Stato, di sei edifici pubblici alla Regione autonoma della Sardegna e sulla conseguente violazione delle disposizioni contenute nell'articolo 14 dello Statuto Speciale.


I sottoscritti,

premesso che nei giorni scorsi si è avuta notizia del fatto che sei edifici pubblici di enorme valore, cinque situati nella città di Cagliari e uno in quella di Iglesias, attualmente di proprietà dello Stato, sarebbero in procinto di essere trasferiti a un fondo pubblico immobiliare che, per il tramite dell'Agenzia del Demanio, li assegnerà poi in affitto ad altre amministrazioni;

preso atto che questi beni sono contenuti nell'elenco diffuso col supplemento alla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre scorso e nello specifico sono rappresentati da:

- palazzo dell'Intendenza di finanza in via Bacaredda a Cagliari;

- ufficio delle dogane in viale Trieste a Cagliari;

- ufficio della Motorizzazione civile in via Santa Gilla a Cagliari;

- sede del Ministero dei Lavori Pubblici in viale Diaz a Cagliari;

- palazzo della Corte dei Conti in via Lo Frasso a Cagliari;

- ufficio delle Entrate in via XX settembre a Iglesias;

considerato che la gestione di suddetto fondo comune di investimento immobiliare è stato affidata a una società privata, la "Investire Immobiliare Sgr Spa", controllata per la quasi totalità delle partecipazioni azionarie dal Gruppo Finat Euramerica;

osservato che al fondo di investimento, vista la sua natura,  partecipano grossi investitori privati, visto che la "Investire Immobiliare Sgr Spa" ha suddiviso il proprio portafoglio in parti che andranno in gestione anche a colossi come la "Bnl fondi immobiliari Sgr" e la "Pirelli Re Sgr" del gruppo Ligresti;

evidenziato che, stando a quanto riportato da alcuni organi di stampa, i suddetti beni, una volta usciti dal patrimonio disponibile dello Stato, andrebbero in affitto per nove anni agli enti pubblici interessati con canone indicizzato, mentre nel frattempo l'agenzia del Demanio si farebbe carico delle manutenzioni straordinarie;

sottolineato che l'intera operazione ha aspetti solo ed esclusivamente speculativi che nulla hanno a che fare con la necessità di portare soldi alle casse dello Stato, dato che alla scadenza del contratto di nove anni l'intero portafoglio del gestore verrebbe venduto con grande probabilità, a prezzi molto contenuti e ben al di sotto dei valori di mercato, agli stessi investitori privati, molti dei quali sono già impegnati in Sardegna in altre attività immobiliari prevalentemente nel settore turistico;

considerato che questa operazione è solo apparentemente legittima, perché se da un lato è vero che è stata prevista dalla Legge n. 410 del 2001, la cosiddetta "Tremonti", dal nome dell'allora ministro dell'economia, che grazie alla privatizzazione di circa 400 immobili in tutta Italia aveva ipotizzato di ricavare dalla loro vendita una somma pari a tre miliardi e trecento milioni di euro, è altrettanto vero che questa procedura trova in Sardegna un limite invalicabile in alcune disposizioni contenute nello Statuto Speciale, ovvero in una norma di rango costituzionale;

ricordato che l'articolo 14 dello Statuto sardo così recita:

"la Regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e nei diritti  patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso quello marittimo";

preso atto che l'intera operazione è illegittima in quanto contrasta con lo Statuto che prevede in modo inequivocabile che se lo Stato si vuole liberare delle proprietà immobiliari site in Sardegna deve passarle automaticamente alla Regione;

sottolineato che questa interpretazione è consolidata anche dai recenti pronunciamenti della giurisprudenza di merito che, attraverso alcune sentenze, si è espressa in tal senso per la dismissione della Manifattura tabacchi in viale Regina Margherita a Cagliari assegnata, in via cautelare, proprio alla Regione autonoma della Sardegna;

considerato che per l'ennesima volta il governo nazionale mortifica la specificità sarda e le prerogative autonomistiche sancite dallo Statuto Speciale;

preso atto che l'affare, inoltre, danneggia gravemente la Regione privata, senza alcun ritorno di natura economica, di un importante patrimonio immobiliare;

evidenziato che il caso in questione ripropone in modo urgente e prioritario nell'agenda politica della Giunta regionale la tematica dei rapporti che devono intercorrere tra lo Stato e la Regione anche per quanto riguarda il problema delle servitù militari, visto che, in modo analogo alla cessione delle suddette proprietà immobiliari, i beni demaniali sardi occupati sino a oggi dai militari e non più utilizzati devono essere trasferiti, in attuazione proprio dell'articolo 14 dello Statuto, alla Regione autonoma della Sardegna e agli enti locali, non potendo essi in alcun modo essere acquisiti dalle nuove società statali "Patrimonio Spa" e "Immobiliare Spa"; 

osservato che ancora una volta la Sardegna si trova davanti a una questione essenziale intorno alla quale ogni divisione tra le forze politiche sarebbe deleteria e verrebbe difficilmente compresa dai cittadini, visto che l'oggetto della discussione è rappresentato proprio dall'alienazione di un pezzo di sovranità dei sardi nella loro isola;

tutto ciò premesso;

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica per sapere:

1) quali provvedimenti urgenti intendano adottare per impedire che un pezzo importante del patrimonio immobiliare presente nelle città di Cagliari e di Iglesias venga letteralmente scippato alla Regione, arrecandole così un gravissimo danno anche di natura economica, per essere trasferito dallo Stato a un fondo comune di investimento, gestito dalla società privata "Investire Immobiliare Sgr Spa", violando apertamente l'articolo 14 dello Statuto Speciale della Sardegna che prevede che sia la Regione, nell'ambito del suo territorio, a  succedere nei beni e nei diritti  patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso quello marittimo;

2) se non ritengano opportuno predisporre tutte le misure e le azioni necessarie, anche di natura giurisdizionale,  per impedire tale cessione e garantire sia il rispetto delle disposizioni contenute nello Statuto che le prerogative autonomistiche della Sardegna;

3) quali atti essi intendano compiere nei confronti del Governo nazionale, per evitare, come già è accaduto per il trasferimento della Manifattura tabacchi a Cagliari, che la procedura di privatizzazione degli immobili di proprietà dello Stato in Sardegna avvenga al di fuori della cornice legislativa di rango costituzionale rappresentata dallo Statuto Speciale;

4) quali azioni intendano compiere per verificare se corrisponda al vero la notizia secondo cui detti beni, una volta ceduti al fondo pubblico immobiliare, saranno venduti dopo nove anni, a prezzi molto contenuti e ben al di sotto dei valori di mercato, a investitori privati, molti dei quali sono già impegnati in Sardegna in attività immobiliari prevalentemente nel settore turistico;

5) se non ritengano necessario rilanciare una grande intesa con lo Stato, che porti rapidamente all'unica conclusione possibile: tutti i beni di natura immobiliare e demaniale situati in Sardegna, e in particolare quelli non più utilizzati dai militari, devono tornare nella piena disponibilità giuridica della collettività sarda e non possono rappresentare una prospettiva allettante di investimenti immobiliari privati.

Cagliari, 4 aprile 2005