CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
INTERPELLANZAN. 38/A
INTERPELLANZA DAVOLI - LICHERI - FADDA Giuseppe - LANZI - PISU - URAS sulla grave situazione creatasi nelle scuole sarde a seguito dei provvedimenti conseguenti alla "riforma Moratti".
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I sottoscritti,
premesso che il corrente anno scolastico è caratterizzato dall'applicazione della nuova normativa della Legge n. 53 del 2003, nonché del decreto legislativo n. 59 del 2004 e degli atti amministrativi del MI.U.R.;
considerato che:
-in regime di autonomia scolastica attribuita alle scuole dal
decreto legislativo n. 297 del 1994, dal decreto del Presidente
della Reppublica n. 275 del 1995, dal decreto legislativo n. 59 del
1997, complesso normativo in alcun modo intaccato dalla Legge
delega n. 53 del 2003 e dai conseguenti decreti delegati, risulta
evidente il legittimo diritto delle scuole sarde di costruire il
Piano dell'offerta formativa per le famiglie e gli alunni sardi, di
darsi autonomamente le più utili regole in materia d'organizzazione
scolastica, di tempo scuola, d'organizzazione del lavoro, anche nel
rispetto del vigente C.C.N.L., di predisposizione di tutte le
attività principali e serventi per l'erogazione del servizio
scolastico, soprattutto attraverso le competenze degli organi
collegiali della scuola;
- dal Ministero arrivano addirittura espliciti segnali, anche in
ragione della trattativa nazionale in corso tra sindacati e
A.R.A.N., relativi al fatto che l'applicazione dei principali
istituti della nuova normativa siano ancora per quest'anno da
considerare di carattere sperimentale e perciò esplicitamente
consegnati alla libera determinazione delle autonomie
scolastiche;
- è di enorme gravità il fatto che un'irragionevole burocratica
applicazione, non richiesta e non dovuta, di alcuni aspetti
fondamentali della nuova normativa sta producendo una sostanziale
ulteriore riduzione del tempo scuola per i ragazzi sardi che si
unisce a quella avvenuta con le operazioni di tagli degli organici
2004/2005, pari ad oltre 5600 unità nello scorso sessennio, che
hanno deprivato, specie nei piccoli centri, il grado della scuola
dell'infanzia e delle primarie dell'organizzazione per moduli, vale
a dire della presenza di una pluralità d'insegnamenti, del residuo
tempo pieno e nelle scuole secondarie del tempo prolungato, con una
percentuale di sopravvivenza pari al 50% di quella esistente nelle
altre regioni;
preso atto che:
- la pratica dell'ingresso anticipato degli alunni inferiori ai tre
anni nella scuola dell'infanzia è priva allo stato delle condizioni
che lo stesso MI.U.R., l' A.N.C.I e le organizzazioni sindacali
ritengono condicio sine qua non per essere attuabile e perciò
laddove avvenuto è palesemente illegittimo, ma soprattutto, mette a
rischio per gli altri alunni la validità e la qualità dell'ottima
offerta di questo, purtroppo non ancora obbligatorio, grado di
scuola;
- inoltre a fronte nel rispetto le scuole pubbliche delle
condizioni necessarie per la frequenza anticipata deve essere
garantito che anche le scuole private riconoscute non effettuino
sleale concorrenza accogliendo tali bambini senza le dovute
condizioni;
- la gestione dell'applicazione della nuova normativa in Sardegna
appare persino sulla stampa nazionale come contrassegnata dalla
sindrome di primi della classe, da assenza di cautela e prudenza,
da incapacità di cogliere i problemi che tale incauto comportamento
sta generando, con risvolti ormai anche di carattere legale e
giudiziario, da insensibilità nei confronti dell'esplicita volontà
delle operatrici e degli operatori della scuola e delle famiglie di
continuare legittimamente a praticare ed usufruire dell'offerta
formativa degli scorsi anni scolastici;
considerato che gli alti numeri della dispersione scolastica, raddoppiati rispetto alla media nazionale in tutti gli organi e gradi di scuola, che si manifestano in tutta la loro evidenza nello spropositato numero di alunni - anche svariate centinaia di ragazzi senza licenza media - frequentanti i corsi sperimentali della formazione professionale a causa della forte contrazione dell'educazione degli adulti effettuata dai centri territoriali permanenti, non sono certo aiutati dall'effettiva riduzione del servizio scolastico;
ritenuto d'interesse della comunità, anche tramite i suoi organismi rappresentativi, controllare e valutare il funzionamento di un settore così delicato come la scuola e come sia salvaguardato un diritto come l'istruzione che deve essere garantito a tutti e dappertutto, specie in un contesto come quello sardo, raccogliendone istanze, preoccupazioni e persino il grido d'allarme che da quel mondo proviene,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione
e l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali,
informazione, spettacolo e sport per sapere:
- se siano a conoscenza del perdurare e dell'acuirsi delle
tensioni, dei conflitti e delle esplicite proposte che accomunano
il personale della scuola e le famiglie che usufruiscono del
servizio scolastico avverso le imposte modifiche dell'offerta e del
servizio scolastico;
- se non ritengano opportuno controllare e valutare il
funzionamento di un settore così delicato come la scuola e come
venga salvaguardato un diritto come l'istruzione, che deve essere
garantito a tutti dappertutto, specie in un contesto come quello
sardo, particolarmente nelle zone interne dell'isola,
raccogliendone istanze, preoccupazioni ed il forte grido d'allarme
che ne proviene.
Cagliari, 22 ottobre 2004