CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURADOCUMENTO N. 16/A
Richiesta di parere sulle proposte di legge costituzionale n. 203, n. 980 e n. 1241 relative a
"Disposizioni concernenti la procedura per la modifica degli statuti delle regioni a statuto speciale"
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Approvato dalla Seconda Commissione nella seduta del 1° febbraio 2005
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AUTONOMIA - ORDINAMENTO REGIONALE - RAPPORTI CON LO STATO - RIFORMA DELLO STATO - ENTI LOCALI - ORGANIZZAZIONE REGIONALE DEGLI ENTI E DEL PERSONALE - POLIZIA LOCALE E RURALE - PARTECIPAZIONE POPOLARE
composta dai Consiglieri
PINNA Stefano, Presidente e relatore - MORO, Vice Presidente - URAS, Segretario - BIANCAREDDU, Segretario- BALIA - CORRIAS - CUGINI - FLORIS Mario - LA SPISA - ORRÙ - PITTALIS - SANNA Francesco - SECCI
pervenuta il 23 gennaio 2007
Nella seduta del 16 gennaio la Prima Commissione ha, a maggioranza, deciso di proporre al Consiglio di esprimere parere favorevole sulle tre proposte (identiche) di iniziativa parlamentare per la modifica dello Statuto.
Il Consiglio è chiamato a pronunciarsi ai sensi dell'articolo 54 dello Statuto su tre proposte nazionali nessuna delle quali nasce da un'iniziativa maturata in Sardegna.
Le tre proposte mirano a modificare tutti gli statuti speciali con un'unica legge. Sotto questo profilo l'iniziativa è criticabile, perché tende a rendere ordinaria una procedura che già ha suscitato perplessità in precedenti occasioni e che non sembra compatibile con una visione compiuta della specialità. Ciascuno Statuto speciale si caratterizza, infatti, come "speciale" e differenziata disciplina dell'autonomia che appartiene alla singola regione.
Inoltre il ricorso alla legge unica rende di difficile applicazione lo stesso procedimento basato sull'intesa che si tende a rafforzare con le proposte.
Nel merito le proposte possono essere condivise in quanto, rispetto all'attuale Statuto, rafforzano la posizione della Regione nel procedimento di modifica poiché:
- estendono la necessità di una pronuncia del Consiglio regionale a tutte le iniziative (e non solo a quelle governative o parlamentari);
- prevedono conseguentemente che il Consiglio si pronunci quando il testo ha già avuto un'approvazione in prima deliberazione da parte di entrambe le Camere, consentendo di valutare una posizione che si è già definita nel Parlamento (perciò anche su modifiche intervenute riguardo a iniziative regionali);
- prevedono la possibilità del Consiglio regionale (a maggioranza di due terzi) di esprimere il diniego alla "proposta di intesa" (e perciò, si deve ritenere, di impedire il seguito del procedimento).
Per questi aspetti le proposte si muovono verso l'attuazione giuridica del carattere pattizio degli statuti, nei quali convergono la volontà statale e quella regionale.
Per altro verso le proposte non soddisfano del tutto in quanto:
- circoscrivono l'intesa ad un'accettazione o diniego della modifica già maturata in sede parlamentare, senza prendere in considerazione una fase antecedente di interlocuzione e non prevedendo, a tal fine, alcuno strumento procedurale (obbligo di presa in esame, definizione concordata di contenuti ecc.);
- anche per le iniziative deliberate dal Consiglio regionale prevedono quale unico strumento per opporsi a modificazioni non gradite introdotte dal Parlamento la rinuncia all'iniziativa (con l'aggravante della maggioranza di due terzi);
- escludono, abrogando - coerentemente peraltro con l'impostazione adottata - il comma 3 dell'articolo 54 dello Statuto, la possibilità del referendum consultivo regionale quale mezzo di espressione e di rafforzamento della volontà regionale.
Il potere di intervento regionale si riduce sostanzialmente ad un potere di veto rispetto ad iniziative, o all'introduzione di modifiche, non "gradite" dalla Regione. Si acquisisce così solo un profilo parziale della natura pattizia dello Statuto. La materia necessita dunque di una disciplina più articolata che può trovare una compiuta regolamentazione in una più ampia proposta di modifica dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna.
La Commissione tuttavia, considerati tutti i profili, e valutata la debolezza dell'attuale previsione, ha ritenuto di proporre al Consiglio di esprimere parere favorevole ritenute prevalenti le ragioni che rafforzano l'autonomia regionale rinviando ad una fase successiva una più ampia ridefinizione dei rapporti tra Stato e Regione.***************