CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURAPROPOSTA DI LEGGE N. 174
presentata dai consiglieri regionali
SANNA Simonetta - BIANCU - COCCO - CUCCA - CUCCU Giuseppe - FADDA
Paolo - GIAGU
MANCA - SABATINI - SANNA Francesco - SECCI - UGGIAS
il 5 ottobre 2005
Istituzione della Consulta per i problemi della terza età.
RELAZIONE DEL PROPONENTE
Una società che invecchia - al pari di quella attuale in ambito europeo, nazionale e regionale - si differenzia sia sotto il profilo dei bisogni e delle potenzialità espressi dal suo capitale umano, sia rispetto all'organizzazione sociale e al sistema di relazioni, ai processi decisionali, agli orientamenti culturali e agli stili di vita rappresentativi.
In ambito europeo, gli aspetti economici, le condizioni abitative, lo stato di salute, la dimensione culturale, ricreativa e sociale della popolazione anziana, sono da tempo oggetto di studio, con un orientamento che dedica attenzione alla variabile rappresentata dall'età nella distribuzione dei ruoli nella società e lungo le diverse fasi del ciclo vitale degli individui. Per la prima volta nella storia delle Conferenze internazionali sulla popolazione, il "Programma di azione" approvato nel 1994 a Il Cairo ha dedicato un intero capitolo al problema dell'invecchiamento demografico, non più solo in un'ottica regionale ma come tendenza generale, definendo specifici obiettivi ed applicando le opportune politiche. La prima Conferenza mondiale sull'invecchiamento, svoltasi a Vienna nel 1982, adottava il "Piano d'azione internazionale sull'invecchiamento" che raccomandava ai governi iniziative sull'occupazione degli anziani, la difesa del loro reddito, della salute, delle condizioni abitative, della loro vita culturale e sociale. A partire da allora, le iniziative e le politiche su questo tema si sono moltiplicate, culminando nella dedica del 1999 ad "Anno degli anziani" e nella successiva organizzazione della Seconda assemblea mondiale sull'invecchiamento, tenutasi a Madrid nel 2002. Il diritto degli anziani è fissato anche nell'articolo 25 della Carta dei diritti dell'Unione europea, quando afferma che "l'Unione europea riconosce e rispetta il diritto degli anziani a condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale".
Per quanto riguarda l'Italia, la recente evoluzione nell'ambito dell'organizzazione del welfare ha visto la regolamentazione a livello nazionale del settore dell'assistenza sociale sulla base di una multidimensionalità di interventi a favore del benessere del cittadino (Legge quadro n. 328 del 2000 e successive), ed è stata sensibilmente caratterizzata dal passaggio di competenze dal livello centrale alle Regioni e agli enti locali in relazione a materie quali la tutela della salute (Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3). Tale processo di rinnovamento del welfare ha dunque riservato un ruolo di protagonista alle regioni italiane, la cui funzione nel processo di integrazione degli interventi e servizi sociali è diventata sempre più rilevante. In particolare, le politiche regionali nei confronti della popolazione anziana dovranno conseguire i seguenti obiettivi: a) il sostegno alle famiglie con anziani bisognosi di assistenza a domicilio; b) l'innovazione e la diversificazione degli interventi e dei servizi offerti; c) il riconoscimento del diritto dell'anziano a scegliere dove abitare. Tale azione di rinnovamento, da dispiegarsi mediante iniziative sul piano culturale e normativo, con interventi adeguati nell'ambito delle politiche sociali, necessita della crescente valorizzazione del ruolo di supporto svolto dalla famiglia, che anche nella terza e quarta età costituisce il luogo normale "per lo sviluppo della coesione sociale (…) e per il mantenimento delle relazioni solidali tra generazioni" (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 2004, pag. 8).
Anche la società sarda è una società che invecchia, sicché ne deriva, anche in Sardegna, la necessità di governare i meccanismi e gli effetti dell'invecchiamento demografico, riducendo per quanto possibile le incidenze problematiche e costruendo per tempo una società integrata a livello intergenerazionale, "una società per tutte le età".[1]
Tale aspirazione è tanto più rilevante a causa di tre fattori che caratterizzano la condizione degli anziani nella Regione:
I. Se da un lato, infatti, i mutamenti qualitativi e le modificazioni degli assetti familiari si rivelano nell'Isola meno incisivi, nondimeno si registrano fenomeni quali il graduale aumento degli ultraottantenni e la progressiva femminilizzazione della popolazione di età avanzata (di cui più di due terzi sono donne), la modificazione delle strutture familiari e la crescita delle famiglie unipersonali (composte per circa due terzi da persone con età superiore a 60 anni), l'instabilità delle unioni e l'aumento del celibato e nubilato nella fascia dai 30 ai 49 anni. Tali fattori impongono di dedicare una più profonda attenzione agli aspetti socio-economici legati all'invecchiamento della popolazione, e in particolare ai bisogni specifici delle persone anziane, alla sussidiarietà e all'attività di cura. Tanto più che i dati oggi disponibili evidenziano in Sardegna una situazione dell'offerta, per le persone anziane, per molti aspetti insoddisfacente e livellata sulle sole tipologie delle prestazioni a carattere ambulatoriale o dell'inserimento in strutture residenziali, mentre risultano insufficienti gli interventi di carattere semiresidenziale e di assistenza domiciliare.[2]
II. Inoltre, entro il 2030, proprio la popolazione sarda è destinata ad invecchiare più di quella di altre regioni, sicché la società isolana nel suo complesso dovrà essere preparata a misurarsi con tale realtà. Allo stato attuale, la situazione regionale appare complessivamente meno problematica di quella nazionale, anche se fin d'ora sia nell'Ogliastra sia nella provincia di Oristano è notevole il peso degli untrasettantacinquenni non pienamente autosufficienti, nonché il basso livello di natalità e il rilevante carico di cura sulla popolazione attiva.[3] Il censimento della popolazione dell'ottobre del 2001 ha contato in Italia oltre 10,6 milioni di persone con 65 e più anni d'età, confermando la presenza di un intenso processo di invecchiamento demografico destinato ad accentuarsi nel corso dei prossimi decenni. Se fino al 2011 il peso crescente relativo degli ultrasessantacinquenni - che passerebbero dal 18,7 per cento al 20,7 per cento del totale dei residenti - è da imputarsi interamente all'aumento indotto dall'allungamento della vita, dopo il 2011 i giovani riprenderanno a diminuire e con loro si ridurrà fortemente anche la popolazione fra i 20 e i 59 anni. Contemporaneamente, continuerà ad aumentare il numero degli ultrasessantacinquenni sino a comprendere, attorno alla metà del secolo, il 35 per cento degli abitanti, mentre si conteranno 7-8 milioni di ultraottantenni - uno ogni 7 residenti - e quasi 2 milioni di ultranovantenni. Nelle prospettive sino al 2031, invece, il più elevato tasso d'incremento della popolazione ultrasessantacinquenne dovrebbe essere registrato, oltre che in Trentino-Alto Adige, proprio in Sardegna. Anche in termini di quota sul totale della popolazione regionale, dovrebbe essere ancora la Sardegna a segnare l'aumento più rilevante con quasi il raddoppio della percentuale rispetto al 2001, come evidenzia la tabella che segue:
Sviluppo della popolazione di 65 e più anni nelle regioni italiane: 1971-2001-2031
Regione
Censimento 2001
Incremento medio annuo
Quota al 2001
Variazione quota
1971-2001
2001-2031
1971-2001
2001-2031
(migliaia)
(%)
(%)
(%)
(p. %)
(p. %)
Piemonte
895
1,3
1,07
21,2
7,5
10
Valle d'Aosta
23
2,01
1,61
19,2
7,6
11
Lombardia
1.642
2
1,73
18,2
7,6
11,8
Trentino - Alto Adige
160
1,91
2,05
17
6,2
11,5
Veneto
827
2,08
1,82
18,3
7,5
12,2
Friuli - Venezia Giulia
254
1,3
1,17
21,4
7,3
10,5
Liguria
402
1,13
0,41
25,6
10,1
9,1
Emilia - Romagna
893
1,95
1,2
22,4
9,4
8,9
Toscana
786
1,53
0,97
22,5
8,1
8,8
Umbria
188
2,27
1,01
22,8
10,4
7,5
Marche
321
2,25
1,23
21,8
9,7
8,6
Lazio
919
2,49
1,51
18
8,6
10
Abruzzo
258
1,98
1,23
20,5
8,2
8,9
Molise
68
1,66
0,92
21,2
8,2
9
Campania
813
2,05
1,86
14,3
5,5
11
Puglia
639
2,19
1,68
15,9
6,6
11,8
Basilicata
111
1,99
1,11
18,6
8,4
9,9
Calabria
344
1,81
1,29
17,1
7
10,2
Sicilia
840
1,69
1,19
16,9
6,1
8,9
Sardegna
263
1,87
1,86
16,1
5,9
15,1
ITALIA
10.646
1,87
1,43
18,7
7,4
10,5
Fonte: elaborazione su dati Istat: censimenti della popolazione 1971 e 2001.
III. Un terzo motivo, che impone la necessità di costruire per tempo in Sardegna una società integrata a livello intergenerazionale, è costituito dalla specificità del ruolo degli anziani nella società sarda. Da un lato, il persistere di strutture solidali in ambito familiare e nei piccoli centri delimita in parte la marginalizzazione degli anziani, fenomeno che, secondo gli studi sull'ageing, accompagna quelli più tradizionali di povertà o di miseria. D'altro lato, però, soprattutto nelle zone dell'interno, la terza età tende a consolidare sempre meno le dotazioni di capitale economico e culturale tesaurizzate nelle precedenti fasi biografiche, come invece accade nelle società industriali più ricche (Braithwaite e Gibson, 1987; Florea, 1982; Facchini e Rampi, 2003; Agustoni, 2003). Infine, la Sardegna è caratterizzata da un elevato rapporto fra la terza età (60/74enni) e i bambini sino ai 9 anni, fattore che deve essere per tempo valorizzato al fine di costruire comunità locali più coese e relazioni significative tra le persone, onorando la preziosa risorsa di conoscenza, memoria ed esperienza costituita dagli anziani.
Proprio i tre fattori di specificità della condizione degli anziani in Sardegna ora rilevati hanno ispirato la proposta di legge concernente l'istituzione della Consulta regionale per i problemi della terza età, che ne disciplina l'organizzazione e il funzionamento con l'obiettivo di fornire uno strumento legislativo moderno a salvaguardia dei diritti individuali e collettivi degli anziani e dell'effettiva fruizione dei diritti di cittadinanza senza discriminazioni di età o di genere. La Consulta esprime pareri e formula proposte ai competenti organi della Regione e collabora con le analoghe consulte comunali e provinciali della Sardegna al fine di migliorare l'efficacia dell'azione dei pubblici poteri in materia di anziani e pensionati, di promuovere la cultura di una società per tutte le età e di diffondere la conoscenza dei diritti degli anziani.
Nel suo ruolo, propositivo e di stimolo, di interlocutore dei pubblici poteri, la Consulta partecipa alla formazione dei disegni di legge, regolamenti e atti di indirizzo, piani e programmi regionali concernenti le politiche in favore degli anziani. Può, ad esempio, intervenire nella fase di discussione ed approvazione del Piano socio-assistenziale e del Piano sanitario, contribuendo in tal modo sia ad evitare di 'sanitarizzare' l'assistenza sociale, sia ad assicurare la sussidiarietà verticale e orizzontale e dunque un processo virtuoso di partecipazione degli anziani. In particolare, il ruolo di stimolo della Consulta nei confronti delle istituzioni regionali può riguardare pareri e proposte concernenti i seguenti settori dell'azione dei pubblici poteri in materia di anziani e pensionati:
a) la promozione di azioni positive in favore delle politiche attive per la terza età, del riconoscimento del ruolo attivo e della libertà di scelta della popolazione anziana;
b) la promozione degli indirizzi dell'Unione europea in materia di longlife learning e delle linee guida della Conferenza Stato-Regioni del marzo 2000 per l'educazione permanente degli adulti, volti alla realizzazione di percorsi formativi ed informativi soprattutto a carattere preventivo, in particolare attraverso la creazione di strutture di passaggio dal mondo produttivo alla pensione, quali i laboratori di attività artigianali in estinzione, che consentano alla persona anziana di trasferire alle nuove generazioni le competenze capitalizzate durante la vita lavorativa;
c) l'agevolazione e il sostegno della vita autonoma con misure che favoriscano l'inserimento nel contesto sociale abituale, prevenendo il decadimento senile, l'isolamento, il senso di inutilità, la depressione;
d) la promozione di condizioni per una vita indipendente, promuovendo la realizzazione di diverse opportunità abitative atte a rispondere ai bisogni della popolazione anziana nei differenti contesti territoriali, nel rispetto della libertà di scelta del luogo in cui abitare e vivere;
e) la promozione di un ambiente urbano accogliente, sicuro, accessibile, salubre, fruibile anche per la terza età, con particolare attenzione e osservanza della normativa nazionale relativa al superamento delle barriere architettoniche;
f) la promozione del diritto al movimento e agli spostamenti anche per la popolazione in condizione di autonomia limitata, migliorando la qualità dei trasporti pubblici per un'utenza ampliata;
g) il sostegno alle persone che scelgono di prestare cura ai propri familiari o conoscenti, sviluppando un programma di interventi qualificati e specifici;
h) la promozione della fruizione culturale, dell'attività motoria e sportiva degli anziani, nonché la creazione di luoghi di incontro per attività sociali, culturali e del tempo libero;
i) la promozione della possibilità degli anziani di usufruire di soggiorni in località climatiche con lo scopo di offrire opportunità di svago e di recupero fisico e psichico, nonché di nuovi contatti e rapporti sociali, anche mediante la stipula di apposite convenzioni con centri di vacanza, debitamente autorizzati e in possesso dei prescritti requisiti;
l) la valorizzazione dell'apporto delle nuove tecnologie per ampliare i margini di libertà e di autonomia delle persone anziane;
m) il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione anziana nelle aree rurali, montane e nelle zone interne a rischio di spopolamento;
n) la promozione del benessere e della salute nella terza età con misure volte ad assicurare la qualità della vita delle persone anziane attraverso un approccio preventivo multisettoriale, che garantisca pari opportunità di accesso ai servizi sociali e sanitari, nonché un sistema adeguato di cure per la non autosufficienza e il diritto di morire con dignità, limitando il dolore;
o) la tutela degli anziani in difficoltà, segnalando al difensore civico le situazioni di carenza di tutela e i comportamenti ritenuti lesivi;
p) la collaborazione con soggetti pubblici e con le autorità preposte, per la promozione di azioni positive volte ad eliminare ogni forma di abbandono, abuso e violenza, vigilando sulla corretta attuazione delle norme sull'assistenza socio-sanitaria prestata agli anziani ricoverati in strutture assistenziali o residenziali, attivando forme di controllo, accogliendo segnalazioni e reclami in ordine a casi di violazione dei diritti degli anziani o relativi ad anziani in situazione di rischio di violazione dei propri diritti, fornendo informazioni sulle modalità di tutela e di esercizio di tali diritti ed intervenendo presso le autorità competenti per assicurare la migliore tutela e il sostegno necessario;
q) l'individuazione di forme di costante scambio di dati e di informazioni sulla condizione degli anziani a livello internazionale, nazionale e regionale, attivando campagne di informazione e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla cultura per gli anziani, promuovendo la conoscenza e la diffusione dei principi sanciti nelle convenzioni internazionali, fornendo informazioni ai mass-media, al pubblico, alle persone e agli organismi che si occupano di questioni relative agli anziani;
r) la collaborazione, con altri soggetti istituzionali, al censimento delle risorse istituzionali e del volontariato, alla raccolta e all'elaborazione di dati relativi agli anziani, nonché la promozione, anche con corsi specifici di preparazione e di aggiornamento degli operatori e dei professionisti a contatto con gli anziani, della cultura di una società per tutte le età, volta a diffondere un atteggiamento positivo verso l'invecchiamento e la conoscenza dei relativi diritti.
La proposta, vincolando la Consulta ad esprimere proposte e pareri che promuovano il benessere della persona e garantiscano agli anziani la possibilità di convertire i beni e le opportunità di cui dispongono in uno stato di benessere del singolo e della collettività, intende contribuire ad uno sviluppo sociale che metta al centro gli anziani di oggi e di domani. La Consulta può, di fatto, incidere sull'insieme dei motivi che determinano il benessere dei cittadini anziani, proponendo un approccio integrato per affrontare i molteplici aspetti connessi all'invecchiamento della popolazione, aumentando le possibilità di partecipazione e di autorealizzazione dei cittadini anziani, nonché le capacità della comunità di interagire per il benessere delle sue componenti più deboli, con la creazione - sul piano della cultura e dei valori - di un'autentica solidarietà fra generazioni, processo che è inteso come un'opportunità e una sfida per l'intera comunità sarda.
[1] "Proclamazione sull'invecchiamento", documento adottato nel 1992 dall'Assemblea generale dell'ONU.
[2] Cfr. Piano regionale dei servizi sociali e sanitari, deliberazione della Giunta regionale n. 4/21 del 10 febbraio 2005.
[3] Ivi, p. 14 e s.
TESTO DEL PROPONENTE
TESTO DELLA COMMISSIONE
Art. 1
Istituzione e funzioni della Consulta1. È istituita la Consulta regionale per i problemi della terza età, di seguito denominata "Consulta".
2. La Consulta:
a) esprime pareri e formula proposte ai compe-tenti organi della Regione al fine di pro-muovere la cultura di una società per tutte le età e di salvaguardare i diritti individuali e collettivi degli anziani;
b) collabora con le analoghe consulte comunali e provinciali della Sardegna al fine di mi-gliorare l'efficacia dell'azione dei pubblici poteri in materia di anziani e pensionati.Art. 2
Composizione e durata in carica1. La Consulta è composta da:
a) cinque esperti in materia di problemi della terza età eletti dal Consiglio regionale;
b) cinque esperti in materia di problemi della terza età eletti dal Consiglio delle autonomie locali;
c) cinque rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei pensionati maggiormente rappresentative in campo regionale;
d) un rappresentante per ciascuna delle Consulte provinciali competenti in materia di problemi della terza età.
2. La Consulta dura in carica tre anni, decorrenti dalla data della seduta di insediamento, che è stabilita dal Presidente della Regione con il decreto di nomina dei componenti della Consulta stessa.
Art. 3
Funzionamento della Consulta1. La Consulta elegge nel suo seno un presidente e un vicepresidente.
2. L'elezione del presidente e del vicepresidente avviene a scrutinio segreto nella seduta di insediamento della Consulta, che è presieduta dal componente più anziano di età; ciascun componente della Consulta scrive sulla scheda un solo nome; è eletto presidente chi consegue il maggior numero di voti; è eletto vicepresidente chi segue, nell'ordine dei voti riportati, il presidente; in caso di parità di voti risulta eletto il più anziano di età.
3. Per la validità delle adunanze della Consulta è necessaria la presenza della maggioranza dei componenti.
4. La Consulta delibera con il voto favorevole della maggioranza dei presenti.
5. La Consulta è convocata, di norma, una volta ogni tre mesi.
6. La Consulta ha sede presso l'Assessorato regionale dell'igiene, sanità e assistenza sociale.
7. Ai componenti della Consulta spetta una indennità forfetaria di euro cinquanta per ogni giornata di seduta nonché il rimborso delle spese di viaggio nella misura prevista per il personale dell'Amministrazione regionale.
8. Per quanto non disciplinato dalla presente legge, la Consulta adotta un apposito regolamento per il proprio funzionamento.
Art. 4
Partecipazione alla formazione delle politiche regionali1. La Consulta partecipa alla formazione dei disegni di legge, regolamenti e atti di indirizzo, piani e programmi regionali concernenti le politiche in favore degli anziani.
2. Ai fini di cui al comma 1, gli Assessori regionali curano, anche impartendo le necessarie direttive agli uffici dipendenti, che la Consulta sia puntualmente informata delle attività svolte per la predisposizione degli atti di cui al medesimo comma 1, al fine di consentirle la tempestiva formulazione di proposte e raccomandazioni sul loro contenuto.
3. Il testo finale degli atti è sottoposto da ciascun Assessore al parere della Consulta prima della sua approvazione definitiva da parte della Giunta regionale, ovvero prima della sua trasmissione al Consiglio regionale per l'espressione del parere della competente Commissione, qualora previsto.
4. La Consulta esprime il suo parere entro trenta giorni, decorsi i quali il parere si ha per espresso.
5. Il parere della Consulta sugli atti da sottoporre al parere o all'approvazione del Consiglio regionale o delle sue Commissioni è allegato alla relazione illustrativa dell'atto, che contiene anche, se del caso, l'indicazione delle ragioni per le quali la Giunta ritiene di non accoglierlo.
Art. 5
Controllo sull'attuazione delle politiche regionali1. Ogni sei mesi il direttore generale dell'Assessorato regionale dell'igiene, sanità e assistenza sociale presenta alla Consulta un rapporto sullo stato di attuazione delle politiche regionali di tutela degli anziani, sulle risorse utilizzate, sulle attività svolte e su quelle in programma.
2. La Consulta esamina il rapporto, anche convocando dirigenti dell'Amministrazione regionale, per ottenere chiarimenti o ulteriori informazioni e svolgendo le consultazioni che ritiene necessarie.
3. La Consulta, in esito all'esame, approva una risoluzione contenente una valutazione sull'efficacia dell'azione dell'Amministrazione regionale e sulla sua coerenza con gli indirizzi programmatici in materia, nonché eventuali proposte e raccomandazioni.
4. La risoluzione di cui al comma 4 è presentata all'Assessore regionale dell'igiene, sanità e assistenza sociale in una seduta pubblica della Consulta, cui è invitata a partecipare anche la competente Commissione del Consiglio regionale.
Art. 6
Norma finanziaria1. Per le finalità di cui alla presente legge, nel bilancio regionale di previsione per l'esercizio 2006 è istituito, nell'ambito dell'unità previsionale di base S01013, un apposito capitolo denominato "Spese per la Consulta regionale per i problemi della terza età", con lo stanziamento di euro 200.000.
2. Alla copertura della spesa di cui al comma 1 si provvede mediante riduzione di pari importo degli stanziamenti previsti all'unità previsionale di base S03066 (FNOL).
3. Alla determinazione della spesa per gli esercizi finanziari successivi si provvede con le rispettive leggi di bilancio.