CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURAPROPOSTA DI LEGGE N. 139
presentata dai Consiglieri regionali
PACIFICO - MARROCU - BARRACCIU - CALLEDDA - CHERCHI Silvio -
CORRIAS -
CUGINI - FLORIS Vincenzo - LAI - MATTANA - ORRU' - PIRISI - SANNA
Alberto -
SANNA Franco
il 16 maggio 2005
Norme per l'introduzione dell'alimentazione
biologica
nelle mense scolastiche della Sardegna
RELAZIONE DEL PROPONENTE
Circa diciotto milioni di italiani consumano quotidianamente un pasto fuori casa. Dieci milioni di questi pasti vengono serviti dalla cosiddetta "ristorazione di servizio", cioè mense aziendali, scolastiche, ospedaliere, militari, carcerarie, ecc. (Fonte AIAB). Nel nostro Paese i bambini che consumano ogni giorno un pasto a scuola sono due milioni e settecentomila.
E' proprio tra i banchi di scuola e i tavoli della mensa che i bambini e i ragazzi possono iniziare ad acquisire le conoscenze utili all'identificazione di un sistema alimentare equilibrato e vario che non potrà che essere loro molto utile. Attraverso l'alimentazione a scuola, infatti, vengono proposti e acquisiti modelli culturali e comportamentali che condizioneranno tutta la vita del bambino e del ragazzo; è pertanto attraverso un'adeguata educazione alimentare che possono e devono essere valorizzate le politiche della prevenzione, della socialità e, in generale, della qualità della vita.
Educare i bambini ad acquisire e a mantenere un sano stile alimentare rappresenta un importante intervento di "promozione alla salute" in quanto i fattori protettivi insiti in una corretta alimentazione, mantenuta nel tempo, permettono al bambino di esprimere al meglio, fin dalla delicata età dell'infanzia, il proprio potenziale genetico di salute, prevenendo una serie di patologie correlate a un'alimentazione squilibrata. In tal senso la mensa scolastica può utilmente essere il campo strategico di un'adeguata e continuativa azione educativa rivolta ai bambini e alle loro famiglie, oltre che agli operatori, ben al di là della semplice offerta di un pasto igienicamente e nutrizionalmente appropriato da consumare a scuola.
I consumi alimentari indirizzati esclusivamente verso cibi ricchi di lipidi, proteine animali e zuccheri raffinati hanno influenzato le nostre abitudini alimentari con pesanti effetti sulla salute. La terza Conferenza nazionale per l'educazione alimentare ha stabilito che una riduzione del consumo di proteine animali e un parallelo incremento di proteine vegetali nell'ambito di una corretta alimentazione mantenuta nel tempo svolgono un ruolo di prevenzione nei confronti delle cosiddette patologie da civilizzazione (obesità, ipertensione, arteriosclerosi, diabete ecc.) tutte correlate a squilibri alimentari.
In una società dove più dell'80 per cento della popolazione vive in luoghi fortemente urbanizzati si diventa scarsamente critici nei riguardi della provenienza degli alimenti che si trovano nei nostri piatti. C'è stata una rimozione quasi totale della cultura contadina da parte delle nuove generazioni. E' evidente che la proposta di una mensa biologica deve essere accompagnata, quindi, da un programma di educazione alimentare e ambientale che permetta una riscoperta dell'agricoltura da parte dei bambini.
Le mense biologiche, oltre a rispondere a un legittimo bisogno dei cittadini di dare almeno ai bambini cibi senza pesticidi e senza organismi geneticamente modificati, possono aprire importanti possibilità a uno sviluppo ecosostenibile favorendo le economie locali. Perché ciò avvenga, non ci si deve accontentare di sostituire le derrate convenzionali con quelle biologiche, ma occorre approfittare dell'occasione per migliorare (e talvolta creare) il rapporto tra le mense e il proprio territorio, dando più spazio nei menù ai prodotti di stagione e della tradizione locale, coinvolgendo agricoltori biologici e stimolando un forte legame tra i produttori e i consumatori.
L'agricoltura biologica nasce come un patto tra gli agricoltori che non inquinano l'ambiente e i consumatori disposti a pagare qualcosa in più per questo valore ecologico aggiunto. E' fondamentale promuovere la partecipazione degli agricoltori biologici nella commissione che decide i menù delle mense che intendono somministrare cibi biologici. La loro presenza è fondamentale per basare le scelte della commissione su possibilità concrete e per comprendere le esigenze e le potenzialità di ognuna delle parti. E' altresì importante prevedere, nei programmi di educazione alimentare, visite alle aziende agricole durante stagioni diverse, in occasione delle quali l'agricoltore biologico può spiegare il motivo e la provenienza del cibo che si consuma a scuola.
Non si tratta, perciò, solo di introdurre derrate biologiche, ma bensì di rivedere i menù, favorendo una dieta mediterranea che tenga in considerazione la stagionalità dei prodotti.
La dieta mediterranea si basa principalmente sul consumo di alimenti di origine vegetale, come pane, pasta, frutta, ortaggi, olio d'oliva e moderati consumi di alimenti di origine animale, latte, formaggi poco grassi, pesce, carni magre, come pollame e coniglio. La valorizzazione di questo tipo di dieta comporta, inoltre, la conservazione e il recupero di abitudini tradizionali e culture regionali già note e familiari.
Consumare un prodotto stagionale significa consumarlo nel periodo della sua naturale maturazione; rispettare questo tempo fisiologico dell'organismo vegetale o animale, vuol dire assumere un alimento di alto valore nutritivo e dal sapore deciso.
TESTO DEL PROPONENTE
TESTO DELLA COMMISSIONE
Art. 1
Ambito di applicazione1. La presente legge stabilisce l'introdu-zione dell'alimentazione biologica nelle mense scolastiche della Sardegna.
2. Le disposizioni della presente legge si applicano alle mense scolastiche, ai servizi di refezione e di ristorazione pubblica e ad ogni tipo di fornitura di pasti, di seguito denominati "mense", che abbiano come utenti giovani di minore età.
Art. 2
Educazione alimentare1. L'Assessorato regionale dell'igiene, sanità e dell'assistenza sociale, d'intesa con gli Assessorati della difesa dell'ambiente e della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport promuove progetti e programmi di educazione alimentare ed ecologica, nonché corsi di addestramento e di aggiornamento professionale del personale scolastico e del personale addetto alla ristorazione.
2. I progetti di educazione alimentare nelle scuole hanno come asse portante la promozione del modello di alimentazione mediterranea mediante il consumo di prodotti biologici, ai sensi del regolamento CEE n. 2092/91 del Consiglio del 24 giugno 1991 e successive modificazioni.
Art. 3
Informazione1. L'Assessorato della sanità, mediante le aziende sanitarie locali, provvede a informare gli utenti preventivamente, all'inizio di ogni anno scolastico, sulle condizioni generali del servizio e sugli standard applicati in merito:
a) alle condizioni generali di erogazione del servizio e, in particolare, agli aspetti relativi al rapporto tra prezzo e qualità;
b) alle tabelle dietetiche e ai menù, motivando le scelte compiute;
c) ai consigli per gli utenti, anche in merito alle scelte alimentari extra-scolastiche, predisponendo i materiali informativi e di educazione alimentare e al consumo consapevole con la diretta partecipazione degli utenti e delle loro rappresentanze;
d) alla natura, alla quantità e ai risultati dei controlli sanitari, merceologici e sulle strutture compiute dalle competenti autorità pubbliche o eventualmente affidati a enti privati specializzati.
2. Le aziende sanitarie locali sviluppano progetti di ricerca epidemiologica, di vigilanza igienico-sanitaria, di informazione, di divulgazione e di prevenzione.
Art. 4
Gare di appalto1. Nelle gare d'appalto relative alla fornitura di prodotti agro-alimentari destinati alle mense sono considerate esclusivamente le offerte di soggetti che propongono produzioni provenienti da coltivazioni e da lavorazioni biologiche, certificati ai sensi del regolamento CEE n. 2092/91 del Consiglio del 24 giugno del 1991 e successive modificazioni.
2. I prodotti agroalimentari utilizzati nelle mense devono essere garantiti nella genuinità, nella freschezza, nell'origine di provenienza e nella rispondenza alle norme di sicurezza igieniche e alimentari attraverso le quali sono stati ottenuti.
3. I prodotti di cui al comma 2 devono essere assoggettati al regime di controllo ai sensi del citato regolamento CEE n. 2092/91, tramite gli organismi associativi di controllo.
Art. 5
Commissione regionale per le mense biologiche1. Presso l'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport è istituita la Commissione regionale per le mense biologiche, di seguito denominata "Commissione", con poteri di indirizzo e di controllo.
2. La Commissione è costituita da rappresentanti degli organismi associativi di controllo abilitati sul territorio nazionale e da medici specializzati nel settore regolarmente muniti di libretto di idoneità sanitaria.
3. I principali compiti della Commissione sono:
a) la verifica della qualità merceologica e organolettica delle materie prime e delle preparazioni alimentari;
b) la verifica del rispetto dei menù biologici;
c) la verifica dell'accettabilità del pasto da parte degli utenti;
d) l'organizzazione dell'informazione e dell'educazione alimentare e alla salute.
4. I componenti della Commissione sono ammessi nei locali dove si producono, preparano, manipolano e immagazzinano le sostanze alimentari per la mensa.
5. Tutti gli atti della Commissione sono pubblici.
Art. 6
Contributi regionali1. Le associazioni studentesche delle scuole superiori, riconosciute e non riconosciute, d'istituto o sovrascolastiche, i gruppi di studenti o gli organismi rappresentativi degli studenti, singoli istituti scolastici, le reti di scuole, i provveditorati agli studi e gli enti locali che mediante accordi, contratti o convenzioni acquistino all'ingrosso prodotti alimentari biologici al fine della consumazione durante l'orario scolastico, possono ricevere un contributo per la spesa sostenuta previa presentazione di regolare fattura.
2. La Commissione verifica le richieste e delibera sull'erogazione dei contributi in misura non superiore al 50 per cento delle spese sostenute.
Art. 7
Norma finanziaria1. Le spese previste per l'attuazione della presente legge sono valutate in euro 1.000.000 annui.
2. Nel bilancio della Regione per gli anni 2005-2006 sono introdotte le seguenti variazioni:
in aumento
04 - ENTI LOCALI
UPB S04.016 - Trasferimenti agli enti locali - parte corrente
anno 2005 euro 1.000.000
anno 2006 euro 1.000.000
anno 2007 euro 1.000.000
in diminuzione
03 - PROGRAMMAZIONE
UPB S03.006 Fondo nuovi oneri legislativi - parte corrente
anno 2005 euro 1.000.000
anno 2006 euro 1.000.000
anno 2007 euro 1.000.000
mediante riduzione della riserva di cui alla voce 3 della tabella A allegata alla legge finanziaria.
3. Le spese previste per l'attuazione della presente legge gravano sulla suddetta UPB del bilancio della Regione per gli anni 2005-2007 e su quelle corrispondenti dei bilanci della Regione per gli anni successivi.