CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURAPROPOSTA DI LEGGE N. 4
presentata dai Consiglieri regionali
PISANO - CASSANO - DEDONI - VARGIU
il 15 luglio 2004
Interventi per la qualificazione delle professionalità nell'ambito dei servizi per i minori
RELAZIONE DEI PROPONENTI
La presente proposta di legge trae origine dai risultati di ricerche realizzate nell'ambito di progetti finanziati a livello regionale ed europeo nell'attuazione delle politiche sociali e del lavoro in Sardegna.
La filosofia che ha animato la stesura della presente proposta intende contribuire a superare una visione assistenziale delle politiche per la qualificazione, l'occupazione e la promozione del benessere delle risorse umane nel settore dei servizi per i minori.
Sono numerosi i documenti di programmazione dell'Unione europea che da tempo evidenziano che gli incrementi occupazionali vanno ricercati non più nell'area del lavoro tradizionale e dipendente, ma nei nuovi bacini di impiego, in particolare nei servizi alle persone, che diventano settori strategici per la creazione di nuova occupazione. I servizi della vita quotidiana, ed in particolare i servizi di custodia ed educazione dei bambini, sono stati indicati dalla Commissione europea come un bacino di impiego ad alto potenziale occupazionale.
Da tali documenti emerge una panoramica del progressivo processo di esternalizzazione del lavoro domestico e di cura che ha portato alla creazione di occupazione nei servizi alla famiglia.
Ma nonostante l'importante ruolo svolto dai settori pubblico, privato e del volontariato nel fornire servizi alla famiglia, in quasi tutti i Paesi europei si rileva l'esistenza di una larga fascia di popolazione che tuttora ha necessità insoddisfatte e differenziate nei settori dell'assistenza, della cura e dell'educazione dei minori.
Dall'analisi del contesto europeo possiamo evidenziare, i risultati e le questioni chiave riguardanti la crescita dell'occupazione nei servizi alla famiglia che possono essere così sintetizzate:
- esiste un rilevante bisogno insoddisfatto di servizi alla famiglia in tutti i paesi, anche se vi sono differenze nazionali per quanto riguarda la sua ampiezza e il tipo di servizi interessati e la formazione;
- la domanda di servizi alla famiglia ha già dato luogo alla nascita di un numero significativo di posti di lavoro; la cura e l'educazione dell'infanzia sono quasi ovunque uno dei settori nei quali la crescita occupazionale è più evidente;
- il lavoro sommerso è un fenomeno significativamente diffuso nella maggior parte dei paesi;
- le difficoltà nell'espansione dei servizi alla famiglia riguardano sia la domanda che l'offerta e comprendono ostacoli economici, finanziari, culturali, politici, amministrativi e connessi con la dimensione professionale.
Il bisogno insoddisfatto, la domanda di servizi, il lavoro sommerso e, di conseguenza, la necessità di espansione e diversificazione del mercato dell'offerta sono strettamente legati ai profondi mutamenti avvenuti nella struttura familiare e al contemporaneo venir meno di quest'ultima come "erogatrice di servizi". Tali mutamenti hanno prodotto nuovi bisogni che esprimono una nuova domanda di servizi per i minori che il modello di welfare attuale non è in grado di garantire.
L'Italia presenta un quadro molto variegato nel settore in cui, accanto ad esperienze estremamente avanzate e conosciute a livello europeo, ve ne sono molte non altrettanto positive; la Sardegna si inserisce nel quadro delle situazioni più arretrate e difficili dal punto di vista delle politiche di sviluppo e qualificazione dei servizi per i minori, soprattutto relativamente al settore dei servizi per la prima infanzia da 0 a 3 e da 0 a 6 anni.
La consapevolezza delle profonde trasformazioni avvenute nella struttura familiare con l'aumento dell'occupazione femminile, dell'instabilità coniugale, delle famiglie monoparentali, della nuclearizzazione della famiglia, determina una situazione assai complessa nella quale emergono bisogni sociali estremamente diversificati, che necessitano di risposte altrettanto diversificate.
È necessario intervenire attualizzando anche dal punto di vista legislativo servizi tradizionali, come per esempio l'asilo nido (L. 1044/71, L.R. 17/73, L.R. 4/88, art. 26, Piani regionali socioassistenziali), in riferimento alle mutate esigenze familiari e lavorative dei genitori che richiedono maggiore flessibilità e qualità del servizio offerto, ma è altrettanto necessario diversificare l'offerta attraverso la sperimentazione di nuove tipologie di servizi complementari e alternativi al nido che richiedono l'individuazione di competenze adeguate e nuove professionalità.
È necessario sperimentare modelli capaci di rendere i profili professionali e i servizi dedicati all'infanzia più rispondenti alla nuova domanda sociale; un'inversione di tendenza, quindi, delle attuali politiche che preveda una programmazione degli interventi mirati alle reali esigenze del territorio. Solo una profonda conoscenza del proprio contesto territoriale può permettere di individuare risposte adeguate e, di conseguenza, figure professionali ad hoc.
Occuparsi di minori in modo professionale, diversificando gli interventi in riferimento al tipo di utenza, di territorio e di contesto sociale ed economico, significa definire ed introdurre nuove competenze che rispondano in modo efficace ai bisogni delle famiglie e che siano in grado di competere sul mercato. Realizzare percorsi e soluzioni che coniughino il saper relazionare con i minori e le famiglie con il saper fare impresa, la specializzazione pedagogica con la capacità di interpretare i bisogni del territorio, la capacità di lavorare in sinergia con le istanze istituzionali con la propensione all'autoimprenditorialità.
Intervenire in un settore in evoluzione come quello dei servizi ai minori significa innanzi tutto confrontarsi con i problemi della professionalizzazione e con la definizione dei profili professionali per gli operatori dei servizi, fattori determinanti per un'effettiva qualità dei servizi.
Il riconoscimento economico, le condizioni di lavoro e la formazione degli operatori dei servizi per l'infanzia nonostante rivestano un'importanza fondamentale non corrispondono nella maggior parte dei casi all'importanza, alla complessità e alle responsabilità connesse al loro lavoro.
È ovvio che un basso livello di remunerazione, di condizioni di lavoro e di formazione ha effetti negativi sulla qualità dei servizi. Gli operatori dei servizi per l'infanzia sono un elemento fondamentale per un servizio di buona qualità, e per raggiungere tale obiettivo deve essere garantita a questi non solo una formazione adeguata, ma anche riconoscimento economico e condizioni favorevoli per lo svolgimento del loro lavoro.
Il lavoro di cura e di educazione è diventato più complesso e strutturato e richiede gradi di professionalizzazione sempre più definiti, soprattutto in riferimento allo sviluppo e qualificazione di tipologie di servizi che nella realtà esistono ma non sono riconosciute e normate.
Quale deve essere la formazione di chi si prende cura dei bambini più piccoli, soprattutto in riferimento alle nuove tipologie di servizi? Quali le competenze di base che permettano di qualificare anche un lavoro sommerso come quello delle baby sitter?
Per questo si ritiene opportuno che il discorso della formazione e della qualificazione del personale venga affrontato seriamente anche nella nostra realtà regionale visto che si tratta di un'esigenza fortemente sentita sia a livello istituzionale sia dagli operatori del settore e anche da chi lavora senza alcun riconoscimento in un mercato che esiste ma non è regolamentato neanche nei suoi caratteri essenziali, come quello appunto delle baby sitter.
La necessità di linee guida che permettano una definizione di nuovi profili professionali e di percorsi formativi adeguati è uno degli obiettivi fondamentali per la qualificazione delle professionalità e, di conseguenza, dei servizi per i minori nell'isola, pubblici, privati e del privato sociale.
Si ritiene doveroso, infatti, cominciare a porsi il problema della considerazione, quantificazione ufficiale e formale e qualificazione anche del mondo dei servizi che ruota intorno al settore no profit o, come comunemente viene definito, settore privato e del mercato sommerso. Tali modalità di offerta di servizi, infatti, soprattutto in alcune zone della Sardegna, rivestono un ruolo essenziale nella loro gestione, soprattutto laddove si riscontra una grande carenza di servizi e cioè per i piccolissimi e per il tempo libero. La nostra realtà regionale, infatti, vive una situazione di profonda difficoltà soprattutto in riferimento alla scarsità e frammentazione di offerta di strutture rivolte alla prima infanzia. In un'alta percentuale di comuni si rileva la presenza di utenza nella fascia d'età da 0 a 3 anni, ma tale utenza si affida alla figura della baby sitter di fiducia, incrementando in questo modo un mercato sommerso. È quindi necessario non solo che questo mondo venga conosciuto ma, soprattutto, che venga adeguatamente normato.
La presente proposta si pone dunque come primo momento di intervento in questo settore e affronta la tematica della qualificazione dei servizi per i minori dal punto di vista delle competenze professionali. Di particolare importanza il fatto che quanto proposto intende normare sia il settore pubblico sia il settore privato, profit e no profit, nella profonda convinzione che la qualificazione delle professionalità prescinda dalle modalità di gestione.
Come accennato precedentemente proprio a proposito dell'offerta privata, è necessario aprire una riflessione che porti a ridefinire le modalità di tale offerta, che risulta una ulteriore opportunità per le famiglie ed i bambini nella logica di un ampliamento dei servizi che forniscano risposte laddove l'ente locale dimostra di non poter arrivare. Non in alternativa e non in contrapposizione, ma possibilmente in sintonia, in continuità e in un'ottica di co-progettazione con l'intervento pubblico, nel rispetto dei principi delle leggi di settore (Legge n. 328 del 2000, Legge n. 381 del 1991, ecc.) e di precise regole che verranno individuate come universalmente valide per la tutela dei diritti dei bambini e delle famiglie.
TESTO DEL PROPONENTE
TESTO DELLA COMMISSIONE
Art. 1
Princìpi e finalità1. La Regione Sardegna riconosce la necessità di intervento nel settore della formazione e occupazione nell'ambito dei servizi per i minori e promuove la qualificazione e riqualificazione professionale degli operatori impegnati a vario titolo nella gestione e l'offerta di tali servizi appartenenti sia al settore pubblico sia a quello privato, profit e no profit. Nella predisposizione degli interventi specifici è tenuto in considerazione quanto previsto nell'articolo 8 (Raccordo con le attività di formazione professionale) della legge regionale 22 aprile 1997, n. 16 (Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale), in cui si afferma che l'Amministrazione regionale, anche sulla base di specifiche richieste presentate dalle organizzazioni cooperativistiche o da enti di formazione di loro emanazione, istituisce o promuove, nell'ambito dei piani regionali di formazione professionale, corsi di formazione professionale aventi particolare riguardo alle esigenze delle cooperative sociali.
2. La Regione riconosce la necessità di allargare presenze e tipologie di offerta di servizi per i minori e, in particolare, opportunità di sviluppare i servizi alla prima infanzia (0-3 e 0-6 anni) con la conseguente creazione di nuove opportunità occupazionali e promuove la definizione di un unico sistema normativo che regolamenti le modalità di programmazione, offerta e formazione.
3. La Regione promuove la qualità dei soggetti gestori dei servizi attraverso la sperimentazione di procedure per l'accreditamento che permetta di creare effettive condizioni di qualità all'interno di tali soggetti sia pubblici che privati e, di conseguenza, all'interno dei servizi erogati. Attraverso tale processo è possibile creare elementi comuni di qualità e anche avviare condizioni serie di un mercato regolato e omogeneo. L'accreditamento può essere considerato un'importante occasione per stimolare e incentivare lo sviluppo di qualità gestionali, soprattutto per quanto riguarda le risorse umane, la qualità organizzativa mirata non solo all'efficienza interna delle imprese che operano nel settore, ma anche a favorire una efficienza e una qualità dell'intera rete dei servizi. Nell'individuazione dei criteri per l'accreditamento è tenuto in considerazione quanto affermato nell'articolo 3 della legge regionale n. 16 del 1997 a proposito delle modalità di valutazione per la concessione delle autorizzazioni alle cooperative sociali.
4. L'accreditamento è concesso dalla Regione, previo parere della Commissione tecnica per l'accreditamento di cui all'articolo 4, nominata al fine di individuare gli indicatori per tale accreditamento e indirizzare la programmazione regionale una volta avviata la sperimentazione.
Art. 2
Beneficiari1. Beneficiari della presente legge sono tutti i soggetti che operano nel settore dei servizi per i minori, pubblici, privati e del privato sociale. In particolare, sono tenute in considerazione le esigenze e le proposte provenienti dal mondo delle cooperative sociali, dei consorzi di cooperative e dalle associazioni di categoria.
Art. 3
Modalità di raccordo con la programmazione e l'attività dei servizi socioassistenziali ed educativi1. La Regione riconosce la necessità di un collegamento tra le politiche del lavoro e della formazione professionale e le politiche sociali e promuove lo sviluppo di interventi da parte delle due realtà fondate su presupposti comuni e condivisi che conducano:
a) il mondo della formazione professionale all'individuazione di figure professionali e, di conseguenza, percorsi formativi che trovino riscontro nella politica socioassistenziale e nella conciliazione dei tempi di vita, di lavoro e di cura;
b) il livello di programmazione delle politiche sociali alla progettazione di servizi che abbiano riscontro a livello di figure professionali adeguate.
Art. 4
Commissione tecnica per l'accreditamento1. Per la realizzazione di quanto previsto dall'articolo 1, comma 3, è costituita presso l'Assessorato del lavoro la Commissione tecnica per l'accreditamento composta da:
a) un funzionario dell'Assessorato regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale;
b) un funzionario dell'Assessorato regionale dell'igiene, sanità e dell'assistenza sociale;
c) un referente dell'Agenzia regionale del lavoro;
d) tecnici con competenze adeguate relativamente al settore di intervento oggetto della presente proposta.
2. La Commissione, presieduta da un tecnico nominato su proposta dell'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, ha i seguenti compiti:
a) individuare indicatori oggettivi per l'accreditamento;
b) individuare e proporre modalità per la sperimentazione di tali indicatori;
c) verificare gli esiti della sperimentazione;
d) elaborare un documento di sintesi che permetta la legittimazione della procedura.
Art. 5
Istituzione del Centro regionale ricerche, orientamento, consulenza, valutazione e osservazione1. Per la realizzazione degli obiettivi previsti dalla presente legge è istituito, presso l'Assessorato regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale il Centro regionale ricerche, orientamento, consulenza e valutazione. Tale centro, che si articola in sportelli provinciali, si pone come punto di riferimento per la programmazione regionale di settore e per la consulenza specialistica a tutti i soggetti, enti ed organismi interessati e coinvolti nella gestione e offerta di servizi per i minori. Inoltre, è organismo referente per il monitoraggio e la valutazione rispetto all'applicazione della presente legge.
Art. 6
Istituzione e regolamentazione dell'Albo regionale delle baby sitter1. La Regione, con la presente legge, istituisce presso l'Assessorato del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale l'Albo regionale delle baby sitter.
2. Pur avendo queste figure un rapporto privatistico con le famiglie, attraverso l'istituzione di tale albo l'ente pubblico riconosce l'importanza di un'apposita qualificazione professionale e ne garantisce la professionalità contribuendo, in tal modo, a tutelare i bambini, le famiglie e gli operatori. A tale albo possono accedere tutti i soggetti con licenza di scuola media inferiore che hanno conseguito la qualifica regionale presso uno dei corsi appositamente strutturati e gestiti o direttamente dall'Assessorato del lavoro o da enti di formazione accreditati dalla Regione o da altri enti individuati per competenze specifiche dalla Regione. L'iscrizione all'albo ha come prerogativa la partecipazione annuale a corsi di aggiornamento formativo. Le famiglie che vogliono avvalersi della collaborazione di queste figure professionali, possono beneficiare di un incentivo economico da parte della Regione contribuendo, in questo modo, a regolarizzare il sistema e facendo emergere un mercato di lavoro sommerso.
Art. 7
Norma finanziaria1. Gli oneri derivanti dall'applicazione della presente legge sono valutati in euro 1.000.000 per l'anno 2003 e in euro 1.500.000 per gli anni successivi.
2. Nel bilancio della Regione per gli anni 2004-2006 sono apportate le seguenti variazioni:
In aumento
10 - LAVORO
UPB S10.049 - Programmazione e politica delle formazione e del sistema formativo
2002 euro 1.000.000
2003 euro 1.500.000
2004 euro 1.500.000
In diminuzione
03 - PROGRAMMAZIONE
UPB S.03.006 - Fondo nuovi oneri legislativi - Parte corrente
2002 euro 1.000.000
2003 euro 1.500.000
2004 euro 1.500.000