CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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La Regione inadempiente non difende la scuola sarda dai decreti romani, preferendo i ricorsi inutili: il Psd’Az denuncia la mancata approvazione di una legge sull’ordinamenti scolastico. Da oltre tre anni una PdL è bloccata in Commissione. I numeri della nuova disoccupazione intellettuale.
Cagliari, 20 ottobre 2008 - I “caduti” per decreto romano nella
scuola sarda sono alcune centinaia, tra precari non riconfermati e cattedre
soppresse. Ma di questa “mattanza”, come la definisce l’on. Maninchedda (Psd’Az)
una grossa fetta di responsabilità è della Regione, che non ha adottato una
propria legge (la scuola è materia concorrente), lasciando allo Stato il compito
di decidere. Il ricorso col quale il presidente Soru cerca ora di dire la sua,
“è inutile e propagandistico”, cerca di smascherare un ritardo le cui
conseguenze saranno fatali se, in poche settimane, la Sardegna non si doterà
della legge sull’ordinamento scolastico (come previsto dal decreto del
Presidente della Repubblica n.233 del 18 giugno 1998).
La questione di illegittimità costituzionale, sollevata dalla Regione, getta
fumo negli occhi, ma è destinata a non sortire alcun effetto, sostiene il Psd’Az,
che – citando una sentenza 2004 della Corte su un’analoga motivazione da parte
dell’Emilia Romagna – ricorda come da oltre tre anni una proposta di legge che
colmava tale carenza si trova depositata in Ottava commissione, ma le forze
politiche sembrano restie a prenderla in considerazione. “L’arroganza dello
Stato sommata alla demagogia della Regione – dice l’on. Atzeri, capogruppo e
presentatore della proposta di legge – costituiscono un miscela esplosiva
destinata a danneggiare profondamente la scuola sarda”.
Regione latitante, dunque, che non ha saputo dotarsi dell’unico strumento
indispensabile. E poiché lo Stato non lascia spazio alle Regioni inadempienti,
oggi chi governa la scuola sarda è un funzionario ministeriale, il
sovrintendente scolastico.
Il Psd’Az, che sull’argomento ha tenuto oggi una conferenza stampa, ha riportato
alcuni numeri sulla “strage degli innocenti”, numeri che la Regione non cita
perché, probabilmente, “non li conosce”. I precari non riconfermati sono 360; le
cattedre in meno 540. Si tratta dell’eredità del governo Prodi (legge
finanziaria e circolare ministeriale). A ciò il governo Berlusconi ha aggiunto,
di suo, la chiusura dei plessi con meno di 50 alunni (in altre parole, tutte le
sezioni staccate): sono 114 nelle scuole inferiori (infanzia, primarie e medie)
e 66 nelle scuole superiori.
A ciò si aggiunge la chiusura di presidenze e uffici amministrativi delle scuole
con meno di 500 alunni (dimensione stabilita dal governo Prodi) per un totale di
188 istituti.
Le conseguenze, ha concluso l’on. Maninchedda, sono: aumento certo della
disoccupazione intellettuale e del pendolarismo; la scomparsa delle scuole dai
piccoli Comuni. (adel)