CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Le inadempienze contrattuali di Abbanoa mettono sul piede di guerra l’Autorità d’ambito. I Comuni denunciano il controllo politico della Regione nella gestione di un servizio dove le bollette crescono e la qualità diminuisce.
Cagliari, 26 giugno 2008 - “O facciamo correre l’elefante (Abbanoa)
o lo sopprimiamo”. Fra l’Autorità d’ambito e la sua “creatura” c’è un manifesto
dissenso: la società, che funge da gestore unico del servizio idrico integrato,
dovrebbe essere in mano ai Comuni ed invece “dipende dalla Regione, che detiene
il 16 per cento delle quote”. Da due anni, l’Autorità d’ambito non vede i
bilanci, né il piano industriale. Abbanoa è un corpo avulso, che rimbalza sulla
cronaca per le lamentele: degli utenti, assillati da bollette sempre più salate
a fronte di un servizio che non migliora; dei Comuni che sono costretti a
impiegare le economie di cassa per sistemare le reti che l’ente gestore (che
pure ha le risorse) dovrebbe garantire.
La Regione – spiega l’on. Capelli (Udc), che ha convocato una conferenza stampa
dal suggestivo headline: “giochi d’acqua, giochi di potere” – si era impegnata a
cedere le proprie quote ai Comuni entro sei mesi dall’istituzione del gestore,
ma non lo ha fatto ed esercita una forte pressione sulla gestione, esprimendo
anche il presidente” (funzionario dell’assessorato dei Lavori pubblici).
Tecnicamente Abbanoa è “il braccio operativo” dell’Autorità d’ambito; in realtà
non rende conto del proprio operato, suscitando una reazione decisa. Giorgio
Fresu, capogruppo di maggioranza (cristiano popolari) parla, senza mezze misure,
“di superficialità” nei comportamenti gestionali. Creata in house, per evitare
la gara internazionale, la società “non ci ha fatto neppure conoscere la
dotazione organica” (Fresu), aspetto tutt’altro che marginale quando le
aspettative sono molte e riguardano numerosi precari in attesa (ma si fanno
“assunzioni indiscriminate”). Ora il gestore vorrebbe creare un service, sul
quale c’è stata e c’è ancora qualche perplessità di natura giuridica, che la
maggioranza dell’Autorità d’ambito considera “una carrozza da attaccare al
carrozzone” e promette vigilanza.
Intanto – dice Antonello Zanza – è partita una diffida circostanziata sul
“mancato adempimento degli obblighi contrattuali” che apre ufficialmente le
ostilità. Si chiedono controlli sulla bollettazione (l’utente paga servizi non
resi, come la depurazione, che incidono del 20 per cento sul costo), la
restituzione delle somme spese dai Comuni per l’esercizio degli impianti, la
definizione dei percorsi di stabilizzazione del personale.
Tutti impegni – dice Zanza – assunti con le amministrazioni locali e mai
mantenuti.
Fino a ieri Abbanoa ha avuto “vita comoda” per evitare che i finanziamenti
comunitari, che hanno tempi, percorsi e protocolli precisi, potessero essere
messi in discussione; ma oggi è arrivato il momento di smuovere “la pachidermica
attività” dell’ente gestore e prendere le decisioni più opportune.
Abbanoa raggruppa cinque vecchi gestori. Il processo è stato laborioso, ma
sempre ispirato dalla politica. Cambia il direttore generale (Vincenzo Franzini,
un esterno senza poteri assunto per non fare litigare, tra di loro, i direttori
generali dei vecchi enti, è stato invitato da Soru a farsi da parte) e resta
evidente il controllo della Regione “su un ente – precisa Gianfranco Porcina –
che dovrebbe essere di esclusiva proprietà dei Comuni”. (adel)