CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Il centrodestra dopo la sentenza della Corte costituzionale: un bluff il risanamento del bilancio regionale, inevitabili le dimissioni del presidente Soru. “Il sistema politico sardo è il più inquisito d’Italia”.

 

Cagliari, 19 giugno 2008 - Il rimbombo, sulla sentenza della Corte costituzionale che boccia la finanza creativa della giunta Soru, era prevedibile. E oggi il centrodestra ritorna sull’argomento una conferenza stampa che contesta la nota diffusa dall’assessore del Bilancio (i numeri non sono quelli riportati a difesa, “l’assessore – dice l’on. La Spisa, FI – dovrebbe avere a disposizione copia delle leggi finanziarie”) e parla di grande bluff nel risanamento del bilancio, numeri alla mano. L’eredità del centrodestra era un buco di 2 miliardi e 812 milioni di euro. Nel 2007 il disavanzo riconosciuto della gestione Soru era di 805 milioni. Ma oggi, con la sentenza della Corte, levati dal conto 1,5 miliardi. Il buco si allarga a 2.305 milioni. Se la Corte confermerà il giudizio sul 2007 e sul 2008 (anticipazione di 500 milioni, ciascun anno, su entrate future) il disavanzo lievita a 3.305 milioni, stabilendo un record. Dal momento che la giunta aveva sbandierato il risanamento come il traguardo più importante conseguito in quattro anni di gestione, il risultato leva a Soru qualsiasi benemerenza e la situazione della Regione si appesantisce notevolmente.
Oggi – ha sottolineato La Spisa – si scopre il gioco, che l’opposizione aveva denunciato sin dall’arrivo della manovra in Commissione.
La strada è, per gli anni precedenti, quella della contrazione dei mutui e per l’anno in corso quella, assai pericolosa (per riduce ulteriormente la politica degli investimenti) dei tagli della spesa. Strada che, come per premonizione, la giunta sembra percorrere, dal momento che lo stato della spesa “è disastroso” (on. Liori, An) e in alcuni assessorati tocca il 2 per cento (la media generale sarebbe del 16 per cento).
Le conseguenze “sono pesantissime, soprattutto sul piano politico”, ha detto l’on. Artizzu, capogruppo di An; “è l’ennesimo, clamoroso fallimento di un personaggio che, se avesse dignità politica, dovrebbe dimettersi”. Duri i toni (“da pifferaio magico a pifferaio tragico”), ripresi anche dall’on. Vargiu (Riformatori): “in crisi le promesse di un’intera legislatura”, né, in questa vicenda che coinvolge i sardi, al centro destra può bastare la soddisfazione del “noi lo avevamo detto”.
In questa battaglia sulla trasparenza dei numeri – ha sostenuto l’on. Capelli, capogruppo Udc – l’opposizione non era sola; l’assessore Pigliaru, dopo una serie di screzi, aveva scelto la strada delle dimissioni: il falso in bilancio setta molte ombra sul comportamento di un presidente che, tra inchieste penali, civile e amministrative, ha fatto di quello sardo “il sistema politico più inquisito d’Italia”.
Difficile comprendere – ha aggiunto l’on. Farigu (Nuovi socialisti) – perché un privato che riceve quegli addebiti “rischia la galera”, mentre chi li compie nel nome della politica goda di una serie di giustificazioni. Nel caso di Soru ha frequenza delle violazioni di legge è così frequente che, alla fine, l’opinione pubblica stenta a coglierne la gravità.
Centrodestra all’attacco, dunque: chiede la convocazione immediata del Consiglio (parla di una fase soporifera dell’attività dell’Aula) e va verso una mozione di sfiducia, considerati i molti “casi obliqui della sintassi politica di Soru”. Anche l’on. Ladu (Fortza Paris) insiste sull’assensa di legittimità di molti atti (dalla nomina “disinvolta” di dirigenti regionali, a quelli degli enti; per non parlare di situazione all’esame del magistrato): tutto ciò, afferma Ladu, priva il cittadino della certezza del diritto e punisce nel giudizio politico Soru e il centrosinistra che lo “copre”. (adel)