CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Assostampa e Ordine di giornalisti condividono la legge (“saggia ed essenziale”)che istituisce il Corecom, “purché si faccia in fretta ad approvarla”. D’accordo anche Fantola (FRT) che segnala il grave problema del digitale: alcune emittenti rischiano di sparire . Le audizioni in Seconda commissione.
Cagliari, 18 giugno 2008 - Un testo “saggio, inoppugnabile”, che
raggiunge l’obiettivo di dotare la Sardegna di uno strumento “essenziale”, il
Corecom, per la disciplina dell’ informazione locale, materia delicata che ha
bisogno di un organismo di garanzia libero dal controllo governativo: Assostampa
e Ordine dei giornalisti approvano il testo della Seconda commissione e chiedono
che sia approvato subito essendo ormai la legislatura in dirittura d’arrivo e
penalizzando, la vistosa lacuna, situazioni e problemi rilevanti. Un testo
agile, ridotto all’osso, che non trovi ostacoli (di natura politica e, tanto
meno, istituzionale): altri riferimenti potrebbero appesantirlo. Francesco
Birocchi e Filippo Peretti, i due presidenti (Associazione e Ordine) hanno
ribadito, in audizione (presente anche il segretario di Assostampa, Celestino
Tabasso), che il Corecom ha funzioni importanti (citano la tutela dei minori, il
diritto di rettifica, il controllo sulla veridicità dei sondaggi, la funzione
conciliativa tra utente e telefonia, senza parlare dell’iceberg del digitale, i
cui aspetti sono stati approfonditi da Carlo Ignazio Fantola, a nome della FRT,
la Federazione delle radio e delle emittenti televisive, il cui presidente
nazionale, Filippo Rebecchini, ha espresso “apprezzamento” per la bozza della
legge) e ritardarne ulteriormente la nascita (la Sardegna è la sola Regione a
non aver provveduto) sarebbe “un’altra imperdonabile occasione perduta”.
Se c’è chi sostiene che la legge debba specificare alcune situazioni, Assostampa
e Ordine dei giornalisti rispondono che finora il Consiglio non ha esercitato
neppure il compito di vigilare su poteri acquisiti, come quello derivante dalla
legge regionale 22 del 1998, sulla trasparenza della pubblicità istituzionale,
che la Giunta dovrebbe trasmettere al Corerat (poi al Corecom) e non ha mai
fatto, nonostante “sia un controllo indispensabile”, o come la possibilità
(legge Gasparri) di stipulare, la Regione, specifici contratti col servizio
pubblico, opportunità alla quale l’amministrazione regionale “ha rinunziato”.
Il Corecom, ha sottolineato Filippo Peretti, deve conservare il ruolo di
garanzia di nomina consiliare, sfuggendo al controllo dell’esecutivo. E’
possibile prevede la sua elezione con un sistema diverso, di tipo misto
(prevedendo, eventualmente, anche nomine esterne qualificate). Da rivedere
l’articolo che consente a due soli consiglieri di sciogliere l’organismo:
“significherebbe metterlo sotto controllo della minoranza”.
Il presidente della Commissione, on. Frau, assicurando l’approvazione entro
luglio, si è detto dell’opinione di far riferimento, in legge, sulle frequenze
televisive (“la Regione potrebbe dire la sua, soprattutto sulle frequenze
dimesse, come quelle militari”): la delega al Corecom è condivisa.
L’on. Pisu ha affermato il criterio di terzietà del garante, considerando la
comunicazione fenomeno fondamentale della formazione (o manipolazione) delle
coscienze). In un secondo tempo (al fine di evitare ritardi) potrebbe prevedersi
il trasferimento in sede regionale del conflitto di interessi e il divieto di
posizioni dominanti (Birocchi). Deve essere chiaro, tuttavia, che nessun
controllo può essere previsto sui contenuti dell’informazione (Peretti).
Sul nuovo testo pieno consenso è arrivato anche da Fantola (FRT), che ha
auspicato, nella scelta dei consiglieri, la preferenza verso persone di
riconosciuta esperienza professionale, “anche al di fuori dei partiti”.
Fantola ha sottolineato la “batosta incredibile” subita dalle televisione locali
da quando la Regione ha chiuso i rubinetti delle sponsorizzazioni (su programmi
di divulgazione) alle tivù locali: tre milioni di euro che hanno messo in
ginocchio le quindici emittenti sarde. Altra tegola, da de profundis, il
problema del digitale, per la nuova trasformazione degli impianti (dalla
multifrequenza alla monofrequenza) che prevede investimenti da cinque a sette
milioni, per i quali il governo Prodi aveva promesso un intervento finanziario,
ora in forse (non ci sarebbero più le risorse). Per giunta una legge recente
fissa la tempistica del passaggio, riducendo a pochi giorni il tempo necessario
per la trasformazione. Chi c’è dentro, resta; chi non c’è, va a casa, nel senso
che l’avventura di alcune emittenti (cita, ad esempio, Antenna 1 e Telegì)
finirebbe qui.
Considerata l’importanza che le televisioni locali hanno nel pluralismo
dell’informazione, sarebbe il caso che la Commissione – ha proposto Fantola –
intervenisse.
Le audizioni proseguono del pomeriggio con i sindacati. (adel)