CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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La legge istitutiva del Corecom (il Comitato regionale per le comunicazioni) sta per completare l’iter in commissione. Prevista l’approvazione per fine luglio. La Giunta favorevole al testo che sostituisce quello dell’Arcos (l’Autorità regionale indipendente). Insoddisfatti gli onorevoli Caligaris e Pisu: mortificata l’autonomia regionale.

 

Cagliari, 10 giugno 2008 - In aula a fine luglio. La legge istitutiva del Corecom (il Comitato regionale per le comunicazioni) riprende a correre, in Seconda commissione (Diritti civili, presidente l’on. Frau), che ha presentato un nuovo testo, riprendendo e modificando quello sull’Arcos (l’Autorità regionale delle comunicazioni). Tra Corecom e Arcos la differenza è sostanziale. Il Corecom è un “prolungamento” funzionale dell’autorità nazionale in materia, senza sovranità alcuna; mentre l’Arcos è “un’autorità regionale indipendente”, la cui autonomia, secondo i più, sembra configgere con i limiti di potestà statutaria.
La legge istitutiva dell’Arcos, arrivata in Aula, era stata rispedita in Commissione per il riesame e una sottocommissione aveva provveduto alla stesura del nuovo testo, che l’assessore Mongiu, in audizione, ha definito “lineare e condivisibile”, a parte qualche dettaglio, ma di marginale importanza (ad esempio, sulla localizzazione degli impianti bisognerà tener conto del Piano paesaggistico e ne propone il richiamo in legge). Ha riconosciuto che il Corecom interviene “in un settore molto delicato” e costituisce “strumento di garanzia democratica” di particolare importanza.
Insomma, in linea di massima, la Giunta accetta le proposte della Commissione, al cui interno, invece, si registra qualche dissonanza. L’on. Caligarsi (Socialisti) e l’on. Pisu (Prc) sostengono che l’organismo di consulenza della Regione (tale è previsto appunto il Corecom) deve essere visto in chiave autonomista, non “come semplice braccio operativo dell’autorità nazionale”. Ma il presidente Frau e l’on. Calledda (Pd) sono di parere diverso: il Corecom è quello che è, “una scatola vuota” che va riempita di contenuti nel solco delle norme, senza fughe in avanti. Non è e non dev’essere una legge quadro sulle comunicazioni. L’importante è fare in fretta, colmare il vuoto legislativo (la Sardegna arriva per ultima tra le regioni, condizione – suggerisce Calledda – che consente di valutare le esperienze delle altre), che, tra accelerazioni e frenate, è in corsa da undici anni.
Domani (mercoledì) audizione del Corerat (il vecchio e superato organismo regionale); poi sarà il turno delle pari opportunità, dell’Anci, dell’Unione delle Province, delle associazioni dei consumatori.
Entro la seconda decade di giugno si dovrebbero tirare le fila di questo lavoro e mettere a punto il testo da affidare all’Aula, con la previsione che sia esaminato (e, possibilmente, approvato) prima delle ferie estive per mettere la parola fine al tormentone.