CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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"Con i finanziamenti previsti in Finanziaria non si coprono le spese dei corsi già avviati". L'università diffusa rivendica un ruolo strategico per i territori e una elevata qualità della didattica e della ricerca. Dimezzati i contributi regionali.
Cagliari, 23 novembre 2007 - L'effetto più pericoloso
che accompagna la vita della università diffusa è "il clima
d'incertezza che ne condiziona l'attività". Lo ha detto il
presidente del Consorzio della Sardegna centrale, Russo,
commentando gli effetti dei tagli severi della Finanziaria (da 8 a
4 milioni) che mettono in pericolo "persino la prosecuzione dei
corsi già avviati". Il punto principale è, dunque, quello di capire
qual è la strategia della Regione, chiamata a sostenere iniziative
che fanno riferimento al territorio e che, dopo anni di sviluppo e
diffusione, e, soprattutto, di onorato servizio sembrano aver
iniziato una fase di forte ridimensionamento. Si tratta di sedi
universitarie che, in alcuni casi (come quella di Nuoro) sono
effetto ritardato della Commissione medici sul banditismo e vantano
ormai una lunga attività (l'esordio è stato nel 1989). I corsi
fanno riferimento a peculiarità del territorio (l'Architettuta ad
Alghero, l'Archeologia subacquea a Oristano, l'Economia del turismo
ad Olbia, l'ingegneria dell'ambiente a Iglesias) coinvolgendo oltre
tremila studenti (mille a Nuoro, settecento a Oristano, 650
iscritti a Olbia) e dimostrando un indice di occupazione elevato o
di ulteriore impegno verso le specialità, dove si tratta di lauree
brevi.
Ha difeso questo patrimonio di cultura e società una delegazione di
docenti che ha incontrato la Terza Commissione (presidente l'on.
Cucca), che ha concluso oggi le audizioni per la Finanziaria. Tempi
duri per queste iniziative "che hanno un grande significato" e
rispettano gli standard di garanzia nell'insegnamento e nella
ricerca. Attività che i territori difendono come occasione di
sviluppo.
Con i tagli previsti in Finanziaria non c'è da stare allegri,
"saremo costretti a interrompere le attività in corso". Eppure, in
alcuni casi, c'è stato, a monte, un accorso di programma o un
intesa specifica per garantire la stabilità dei corsi, proprio
perché strettamente collegati alle esigenze del territorio.
Il cambio di guardia al timore dell'assessorato della Cultura ha
complicato le cose, perché - assicurano i rappresentanti dei
mini-atenei ("nessun interesse a richiedere tale riconoscimento",
precisano aggiungendo che "piccolo, in questo caso è bello, perché
il rapporto tra insegnante e studenti è ottimale") - sono mutati
gli impegni e le assicurazioni. L'attuale assessore aveva
annunciato un confronto prima della Finanziaria, ma il confronto
non c'è stato e le posizioni si sono allontanate.
Il timore che si vada verso la progressiva chiusura dei corsi, quel
che è peggio, per inedia e consunzione, è stata sottolineata col
disappunto anche degli amministratori locali (erano presenti il
sindaco di Oristano e quello di Iglesias).
Iglesias, ha detto il primo cittadino, è collocala "su un'enorme
discarica", per i rifiuti minerari prima e delle aziende
metallurgiche di Portovesme in seguito; il corso di beni ambientali
di Monteponi diventa una risorsa irrinunciabile per poter guardare
al futuro. Ma è solo un esempio.
Bisogna valutare e i pro e i contro; mettere a fuoco i programmi ed
a regime gli insegnamenti. Serve un confronto. La "procedura
accelerata" usata dalla Regione non è la strada migliore. Se "la
politica ha il dovere di fare le proprie scelte" (on. Capelli,
Udc), le scelte "devono entrare nel processo di sviluppo" e gli
addetti ai lavori devono partecipare alle scelte.
In sostanza si chiede "almeno" di ripristinare le risorse del 2007.
Segnali di disponibilità sono arrivati dalla Commissione, che,
successivamente, ha sentito l'Anci. (adel)