CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Prospettive incerte per l'Alcoa se non si risolverà il problema delle tariffe agevolate dell'energia elettrica, "materia prima" dell'industria di Portovesme. Le rappresentanze sindacali chiedono alla Commissione industria un intervento perchè il governo dia risposte all'UE sul futuro del settore industriale.

 

Cagliari, 20 novembre 2007 - Alcoa alle corde se non si risolverà subito (e con effetto retroattivo) la questione delle tariffe agevolate dell'energia, il cui consumo rappresenta il 20 per cento di quello dell'intera regione (due miliardi di kilowatt ora) pari a una bolletta da 154 milioni di euro. Azienda energivora per eccellenza, è attualmente in regime di proroga dopo la scadenza (a giungo) della tariffa agevolata e in attesa di una risposta certa del governo sulle politiche industriali del settore. La rappresentanza sindacale (millecinquecento le buste paga) è stata ricevuta dalla Commissione industria (presidente l'on. Giagu).
Comprensibile la preoccupazione. L'azienda ha sempre detto di voler rimanere in Sardegna ed ha previsto, di recente, investimenti per 19 milioni. Ma le "sirene" di Paesi che offrono energia gratuita o a bassissimo costo (Qatar, Barhein, Cina) potrebbero favorire l'addio all'Europa "di una fabbrica sana, che opera in un settore (alluminio primario) in crescita sul mercato internazionale", ha detto Rino Barca, della segreteria dei metalmeccanici.
Di fronte all'emergenza, il governo nazionale nicchia (Bersani fa e disfa, qualcuno dice per favorire altre aree politicamente più vicine e l'Unione europea si limita a lanciare pallidi segnali ma pretende scelte strutturali da parte del governo per intervenire. La situazione diventa, a causa dell'incertezza, di giorno in giorno sempre più pesante.
Bisogna tener conto, spiegano i sindacati, che l'energia è considerata materia prima e rappresenta il 45 per cento del costo unitario della produzione. Di fronte a tali scenari l'azienda ha rallentato gli investimenti e la manutenzione. I lavoratori - spiega Barca - pagano le conseguenze. Il black out temporaneo di ieri ("per fortuna la linea interessata è ripartita rapidamente"), dovuto al blocco di un trasformatore, dimostra che, più cala l'attenzione sull'efficienza dell'impianto, più crescono i rischi di fermata.
Come se non bastasse l'incertezza sulle politica del governo ("un silenzio assordante, quello di Bersani", dice Roberto Straullu della Uil), all'azienda è stata richiesta, a differenza di altre aziende in situazioni analoghe, la fideiussione sui consumi di energia in attesa della riduzione delle tariffe. Ciò significa che l'Alcoa è chiamata a garantire il pagamento, a prezzo pieno dei consumi.
Da giugno l'azienda (a tariffe "piene") di 9 milioni di perdita secca. La sua sopravvivenza dipende non solo dalla rapidità nel ripristinare le agevolazioni, ma anche nelle soluzioni "strutturali" del settore, senza le quali l'Ue è titubante a intervenire.
Il rischio della delocalizzazione, ribadiscono i sindacati, è dietro l'angolo. A sostegno di un'azione politica nei confronti del governo e della stessa giunta regionale si sono espressi l'on. Lombardo (FI), che ha auspicato "chiarezza sulle scelte di politica energetica della Regione", l'on. Pisano (Riformatori) e l'on. Mattana (Ds). In conclusione il presidente Giagu ha assicurato un immediato intervento con l'assessore Rau, per evitare un pericolo latente (la chiusura) "che potrebbe trascinare verso prospettive di drammatica incertezza, l'economia dell'intera Sardegna". (adel)