CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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L'immigrazione clandestina in Sardegna diventa emergenza e minaccia la sicurezza delle popolazioni locali; indispensabili uomini, mezzi e risorse per fronteggiarla. Mozione del centro destra illustrata in conferenza stampa. Degli oltre millecinquecento sbarchi accertati, sono un terzo è stato rimpatriato. Il tragico segnale del delitto di Stampace.

 

Cagliari, 20 ottobre 2007 - Dei 1539 clandestini sbarcati in Sardegna, accertati dalle forze di polizia (ma, considerato l'ampio sviluppo delle coste e la scarsa vigilanza in atto, potrebbero essere molti di più) solo un terzo è stato rimpatriato, Un migliaio (si tratta per lo più di persone disperate, arrivate in Italia spinti dal miraggio di trovare risposte al loro dramma esistenziale) è stato "invitato" a lasciare il paese; ma, probabilmente, non l'ha fatto. La condizione di clandestinità potrebbe favorire l'arruolamento in organizzazioni criminali ed accrescere il livello di insicurezza della regione. Il delitto di Stampace, a Cagliari, dove una vecchia è stata uccisa a scopo di rapina da due magrebini che ospitava in casa, ripropone l'allarme ed ha spinto il centrodestra a presentare una mozione chiedendo un dibattito in Consiglio e un impegno della Giunta su quella che ormai è considerata una emergenza sociale.
La Sardegna rischia di essere testa di ponte di uno sbarco sistematico e organizzato, dietro il quale si muovo loschi affari. E se è opportuno evitare che clandestino sia inteso con l'equivalente di criminale, così come è opportuno distinguere l'immigrazione regolare ("utile, come confronto e crescita sociale", secondo l'on. La Spisa, Fi) da quella clandestina, il problema si pone e richiede interventi precisi: dall'accoglienza, alla sorveglianza, ai controlli. Obiettivi che, con mezzi, uomini e risorse insufficienti, sono difficili da raggiungere.
C'è, dietro il problema, un'impostazione che non soddisfa il centro destra (on. Vargiu, Riformatori): quel dibattito che non parla di integrazione, ma di multirazzialità, riducendo l'attenzione sulle regole e sul loro rispetto. Ognuno è libero di fare quel che vuole; a volte mettendo a rischio la cultura e l'organizzazione sociale di chi ospita gli immigrati. Centrosinistra assente, afferma l'opposizione, quasi che sulla materia, indubbiamente complessa, esista una sorta di zona franca nella quale possano crearsi situazioni intollerabili e pregiudizievoli per la sicurezza.
Se ciò sottenda ad un disegno politico, che è quello di favorire l'immigrazione clandestina di massa per modificare, una volta regolarizzate le presenze, il corpo elettorale (on. Ladu, Fortza Paris) o sia soltanto carenza d'iiziativa di governo, poco conta; quel che conta (on. Artizzu, An) è il fatto che la Sardegna stia diventando "paradiso dell'immigrazione clandestina" e di fronte alla pericolosità del fenomeno, le istituzioni rispondano in modo fiacco e inconcludente ("non c'è sorveglianza perché le motovedette restano in porto per mancanza di carburante").
La Regione può fare la sua parte, ha sostenuto l'on. Farigu (Nuovo Psi), sia con propri interventi (del resto è stata approvata la legge sulla polizia locale; ci sono - ha ricordato l'on. Vargiu - il corpo della Forestale e le compagnie barracellari), sia richiamando il governo a precise responsabilità. Da tenere conto che se altrove (ad esempio nel ricco Nordest) c'è spazio per tutti; in Sardegna i livelli di povertà rischiano di rendere conflittuale la presenza di un'immigrazione senza regole che rischia di alimentare persino fenomeni di razzismo.
Risorse maggiori, da destinare soprattutto agli uffici periferico della polizia di Stato (in particolare quelli di Carbonia e Iglesias che, questa estate, hanno dovuto affrontare l'urto degli sbarchi), sono state sollecitate da Paolo Cabras, segretario provinciale del Sap, il sindacato autonomo di polizia. Concetto ripetuto da Antonio Fusaro, dell'associazione culturale Sicurezza e Società, che ha invitato le istituzioni e le forze politiche, come espressione di volontà popolare, a svolgere un'azione comune per fronteggiare il fenomeno.
La mozione chiede al governo regionale di organizzare una conferenza programmatica per monitorare il problema, di istituire un osservatorio regionale permanente che sappia individua e proporre misure per contrastare gli sbarchi e tutelare le popolazioni residenti; di richiedere al governo nazionale, "come si è impegnato a fare attraverso le dichiarazioni di sottosegretari e ministri", adeguati contingenti di forze di polizia dotati di strumenti e mezzi all'avanguardia, insieme a "un pacchetto di misure finanziarie" per realizzare strutture di prima accoglienza, assicurando "solidarietà e assistenza" a persone vittime della disperazione e della povertà. (adel)