CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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I partiti del Sì mobilitati per il referendum: la legge statutaria ridimensiona i poteri del presidente ed accresce quelli del Consiglio." Non siamo nell'anticamera di un superpresidenzialismo".
Cagliari, 3 ottobre 2007 - La legge statutaria, una
sconosciuta. Consiglieri e gruppi politici che la difendono sono
convinti che c'è, dietro l'ansia del referendum, c'è la volontà di
sconfiggere un mostro che no c'è, quel superpresidenzialismo che
offuscherebbe il ruolo del Consiglio e, per eccesso, la democrazia.
Nulla, invece, dice l'on. Chicco Porcu (Ps), nel corso di una
conferenza stampa, è cambiato rispetto a prima; anzi, la disciplina
introdotta è più stringente, tende a bilanciare meglio i poteri tra
legislativo ed esecutivo, definisce il conflitto d'interesse.
La poca conoscenza che della legge ha la gente finisce per far
passare alcuni slogan privi di riscontro che gli oppositori, quelli
del No, agitano, a cominciale dall'head line della campagna
pubblicitaria, quel "colpo di statuto" che richiama molto il colpo
di Stato.
Ma quelli del Sì ammettono che rispetto al voto del 7 marzo scorso,
data di approvazione della legge, alcune cose, anche dentro la
maggioranza, sono cambiate; forse politiche (Udeur e Sdi) si sono
dissociate, altre lasciano libertà di voto. Il referendum si
presenta con l'insidia di un quorum da raggiungere, senza il quale,
essendo confermativo, la legge non ha il lasciapassare. Si rischia,
dice l'on. Orrù, presidente della Commissione Autonomia, che il
prevalere del No o la mancanza del quorum minacciano, non un
ritorno ad un passato dalle tinte fosche, quanto all'immobilismo di
una Regione, che, invece, ha bisogno di camminare
speditamente.
Che sistema vuole chi tifa per il No? L'on. Porcu sostiene che il
ritorno alle solite variabili della politica, agli accordi
trasversali, al cambiamento di casacca, al ricorso a figure di
secondo piano non aiuti la politica né per quanto riguarda le idee
né per la loro attuazione. Un regime di governabilità incerto è
ancora fresco nella memoria.
Questa statutaria, ha detto l'on. Uras (Prc) segna, rispetto al
presente, un riequilibrio dei poteri. Ad esempio nelle nomine, che
il presidente non potrà disporre se non dopo aver sentito il
Consiglio, che esaminerà i candidati, in seduta pubblica e valuterà
i requisiti.
Legge frettolosa? Ma se il Consiglio (on. Francesco Sanna,
Margherita) ha impiegato 27 sedute in Commissione e 30 in
Assemblea. E' legge lungamente ponderata. Stupisce, tuttavia, che i
"pezzi" di maggioranza che la contestano, dopo aver collaborato ad
approvarla, diano "una dimostrazione di schizofrenia", invitando
gli elettori "a bocciare il proprio lavoro".
Giunta sottomessa al presidente? Assolutamente no, dice l'on.
Sanna. In altre regioni gli assessori sono "collaboratori del
presidente"; la statutaria li riconosce responsabili delle
rispettive amministrazioni, con equivalenza dei poteri di un
ministro rispetto al premier. E quanto alla similitudine col capo
del governo, da qualche parte indicata, si tratta ovviamente di
pura somiglianza. Al presidente della Regione è negato il compito
di legiferare in via d'urgenza, mentre il premier può ricorrere ai
decreti legge. Vero è che il capo del governo nazionale viene
eletto, con la fiducia, dai parlamentari, mentre l'elezione del
presidente della Regione è diretta. E su questo punto non discute
neppure il comitato del No.
L'on.Serra (Comunisti italiani) fa pesare il fatto che gli
emendamenti presentati dal suo partito (in particolare su quella
che definisce "condizione iniqua" del simul stabunt, simul
cadent) siano stati respinti suscitando qualche inevitabile
frizione. Per spirito di coalizione il comunisti italiani sono per
il Sì.
L'on. Cerina (Ps) cita una novità storica in statutaria: la quota
del 40 per cento riservata alle donne in giunta e sancita per
legge. Una soglia - commenta ironicamente l'on. Sanna - che, coi
tempi che corrono, sembra più una protezione per il genere
maschile.
Ma come si comporteranno i partiti del Sì di fronte all'ipotesi di
un quorum non raggiunto? E' ammissibile un ricorso? Risposta
affermativa. La parola definitiva sugli effetti referendari
spetterà alla Corte d'appello. (adel)