CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

***************

 

I partiti del Sì mobilitati per il referendum: la legge statutaria ridimensiona i poteri del presidente ed accresce quelli del Consiglio." Non siamo nell'anticamera di un superpresidenzialismo".

 

Cagliari, 3 ottobre 2007 - La legge statutaria, una sconosciuta. Consiglieri e gruppi politici che la difendono sono convinti che c'è, dietro l'ansia del referendum, c'è la volontà di sconfiggere un mostro che no c'è, quel superpresidenzialismo che offuscherebbe il ruolo del Consiglio e, per eccesso, la democrazia. Nulla, invece, dice l'on. Chicco Porcu (Ps), nel corso di una conferenza stampa, è cambiato rispetto a prima; anzi, la disciplina introdotta è più stringente, tende a bilanciare meglio i poteri tra legislativo ed esecutivo, definisce il conflitto d'interesse.
La poca conoscenza che della legge ha la gente finisce per far passare alcuni slogan privi di riscontro che gli oppositori, quelli del No, agitano, a cominciale dall'head line della campagna pubblicitaria, quel "colpo di statuto" che richiama molto il colpo di Stato.
Ma quelli del Sì ammettono che rispetto al voto del 7 marzo scorso, data di approvazione della legge, alcune cose, anche dentro la maggioranza, sono cambiate; forse politiche (Udeur e Sdi) si sono dissociate, altre lasciano libertà di voto. Il referendum si presenta con l'insidia di un quorum da raggiungere, senza il quale, essendo confermativo, la legge non ha il lasciapassare. Si rischia, dice l'on. Orrù, presidente della Commissione Autonomia, che il prevalere del No o la mancanza del quorum minacciano, non un ritorno ad un passato dalle tinte fosche, quanto all'immobilismo di una Regione, che, invece, ha bisogno di camminare speditamente.
Che sistema vuole chi tifa per il No? L'on. Porcu sostiene che il ritorno alle solite variabili della politica, agli accordi trasversali, al cambiamento di casacca, al ricorso a figure di secondo piano non aiuti la politica né per quanto riguarda le idee né per la loro attuazione. Un regime di governabilità incerto è ancora fresco nella memoria.
Questa statutaria, ha detto l'on. Uras (Prc) segna, rispetto al presente, un riequilibrio dei poteri. Ad esempio nelle nomine, che il presidente non potrà disporre se non dopo aver sentito il Consiglio, che esaminerà i candidati, in seduta pubblica e valuterà i requisiti.
Legge frettolosa? Ma se il Consiglio (on. Francesco Sanna, Margherita) ha impiegato 27 sedute in Commissione e 30 in Assemblea. E' legge lungamente ponderata. Stupisce, tuttavia, che i "pezzi" di maggioranza che la contestano, dopo aver collaborato ad approvarla, diano "una dimostrazione di schizofrenia", invitando gli elettori "a bocciare il proprio lavoro".
Giunta sottomessa al presidente? Assolutamente no, dice l'on. Sanna. In altre regioni gli assessori sono "collaboratori del presidente"; la statutaria li riconosce responsabili delle rispettive amministrazioni, con equivalenza dei poteri di un ministro rispetto al premier. E quanto alla similitudine col capo del governo, da qualche parte indicata, si tratta ovviamente di pura somiglianza. Al presidente della Regione è negato il compito di legiferare in via d'urgenza, mentre il premier può ricorrere ai decreti legge. Vero è che il capo del governo nazionale viene eletto, con la fiducia, dai parlamentari, mentre l'elezione del presidente della Regione è diretta. E su questo punto non discute neppure il comitato del No.
L'on.Serra (Comunisti italiani) fa pesare il fatto che gli emendamenti presentati dal suo partito (in particolare su quella che definisce "condizione iniqua" del simul stabunt, simul cadent) siano stati respinti suscitando qualche inevitabile frizione. Per spirito di coalizione il comunisti italiani sono per il Sì.
L'on. Cerina (Ps) cita una novità storica in statutaria: la quota del 40 per cento riservata alle donne in giunta e sancita per legge. Una soglia - commenta ironicamente l'on. Sanna - che, coi tempi che corrono, sembra più una protezione per il genere maschile.
Ma come si comporteranno i partiti del Sì di fronte all'ipotesi di un quorum non raggiunto? E' ammissibile un ricorso? Risposta affermativa. La parola definitiva sugli effetti referendari spetterà alla Corte d'appello. (adel)