CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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La crisi politica della maggioranza, logorata dalle lotte interne di potere per il governo del Pd, è la causa della paralisi dell'attività del Consiglio. Denuncia del centrodestra che auspica il ritorno alle urne nella prossima primavera.
Cagliari, 24 settembre 2007 - Coalizione di
maggioranza in crisi, Consiglio paralizzato: è l'equazione che il
centrodestra sostiene denunciando, insieme, la crisi della
politica, nell'occhio del ciclone (il grillismo è un fenomeno di
antipolitica allarmante), e l'impossibilità di governare. Quando,
in una recente intervista, citata dall'on. Diana (An), il
presidente del Consiglio, Spissu, riconosce che la maggioranza è da
"ricostruire", egli mette il dito nella piaga: le beghe del
centrosinistra hanno disarmato l'organo legislativo e generano
inevitabile malcontento nell'opinione pubblica. Infatti, alla resa
dei conti, nei sardi cresce la delusione per le promesse fatte (il
proclama elettorale di Soru), che, dopo tre anni di governo
presidenziale, non sono state realizzate. La delusione rischia di
coinvolgere l'intera classe politica. Soru (che a Sassari ha
presentato il libro di Stella su "La Casta") vorrebbe tirarsene
fuori addossando agli altri il significato della decadenza. Ma così
facendo - ha detto l'on. Diana, nel corso di una conferenza stampa
- contribuisce a spaccare la sua maggioranza, a confinare tra i
reprobi coloro che, nell'accesa disputa sulla leadership del
Partito democratico, non lo sostengono, aggiungendo debolezza a
debolezza e favorendo la paralisi del Consiglio (la maggioranza -
sottolinea Diana - spesso non riesce a garantire il numero legale
nelle Commissioni). Per cui sia l'aspetto istituzionale che quello
politico finiscono per essere due facce della stessa
medaglia.
Un Consiglio che non funziona, afferma il centrodestra, non
garantisce i sardi. Per evitare d'essere accomunata nel giudizio
negativo della gente, l'opposizione prende le distanze, riconosce
cruciali i problemi della maggioranza, ritiene che siano
difficilmente superabili e (on. Vargiu, Riformatori) chiede a Soru
di dimettersi e di andare a nuove elezioni. Anche con la stessa
legge elettorale, la cui modifica non sembra in cima ai pensieri
del centrosinistra nonostante alcuni aspetti assai poco
condivisibili (ad esempio, il listino del presidente, dove i nomi
indicati sono eletti senza alcun voto popolare).
Tra il 14 (voto per il segretario del Pd, ormai una lotta a
coltello) ed il 21 ottobre (voto sulla statutaria) si dovrebbe
giungere all'epilogo di una vicenda politica che, ha detto l'on. La
Spisa, capogruppo di Forza Italia, "si commenta da sè, scorrendo il
"bollettino della Commissioni", che riporta l il lungo elenco di
leggi presentate e rimaste nel cassetto. Leggi, sottolinea La
Spisa, proposte dalla giunta e dalla maggioranza, oltre che
dell'opposizione, che non vanno avanti proprio per le divisioni
interne di chi governa. Cita la legge sulla riforma della scuola,
sul riordino delle aree industriali e dei consorzi di bonifica,
sull'organizzazione degli uffici regionali, sul riordino delle
agenzie. Cose importanti per il riflesso che avrebbero
sull'economia sarda, rimaste al palo.
Si respira aria di Tangentopoli - sostiene l'on. Ladu (Fortza
Paris) - per la crisi di sfiducia che condanna la politica. Il
rapporto con la gente è scandito dai risultati, che sono affatto
insufficienti, nonostante la Regione impieghi, per il rilancio
economico, risorse di bilanci futuri. Tutti gli indicatori
economici sono di segno negativo, rispetto al recente passato e,
soprattutto, rispetto alle promesse di ieri (programma elettorale
Soru).
Dunque, è necessario voltare pagina. Diventa importante - ha detto
l'on. Farigu, (Nuovo Psi) - il risultato del voto referendario
sulla statutaria. Se quella legge, "fatta ad personam per
legittimare il potere assoluto del presidente", verrà cassata, il
giudizio dei sardi nei confronti di Soru sarà esplicito e renderà
indispensabile il ricorso alle urne. In caso contrario "la follia
del personaggio" minaccerà il futuro della democrazia. (adel)