CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Un "colpo di Stat(ut)o" è lo slogan con il quale il Comitato del no alla legge statutaria apre la campagna referendaria il 22 settembre alla Fiera di Cagliari. Oggi l'iniziativa illustrata in Consiglio regionale.
Cagliari, 14 settembre 2007 - "Colpo di Stat(ut)o"
sarà lo slogan della campagna referendaria del Comitato del no alla
legge statutaria. Una grande manifestazione, il 22 settembre, di
sabato, alla Fiera di Cagliari, poi una presenza nella società
civile. Non sarà, assicura Andrea Pubusa, leader del Comitato, "una
carrellata di politici in servizio o in pensione", piuttosto una
festa popolare, che partecipa a uno degli istituti fondamentali per
i diritti dei cittadini, il referendum. Alla conferenza stampa di
presentazione dell'iniziativa del 22 prossimo, oltre gli esponenti
del Comitato, in prima fila alcuni consiglieri regionali, la cui
adesione al "no" alla statutaria è scontata: Nello Cappai (Udc),
Maria Grazia Caligaris (Sdi-Rnp), Giuseppe Atzeri e Paolo
Maninchedda (Psd'Az), Sergio Marracini (Udeur), Pierangelo Masia e
Peppino Balia (Sdi), Mariolino Floris (Uds).
Noti i temi del dissenso: no alla gestione "autocratica" del potere
con un super presidenzialismo, non alla demonizzazione dei partiti.
Lo schieramento del Comitato attraversa lo schieramento politico,
"dalla sinistra radicale alla destra", ha detto Pubusa, precisando
"a titolo personale". La politica, in senso stretto, non entra in
gioco. Lo stop alla legge statutaria farebbe rientrare la
legislazione regionale nell'alveo della logica: prima il nuovo
statuto, poi la statutaria, che dello statuto è emanazione; usata,
invece, in questo caso, come grimaldello.
Bebetto Ballero, costituzionalista, si preoccupa che il referendum
rischi di essere soffocato della lite dei gruppi di potere
all'interno del Partito democratico. Per la validità del referendum
è richiesta la partecipazione di un terzo del corpo elettorale,
traguardo non semplice da raggiungere se non si farà capire alla
gente quali sono i pericoli insiti nella statutaria, che "legittima
il conflitto di interessi" e sancisce l'uomo solo al comando. Una
legge - ha sottolineato - incapace di difendere l'autonomia dei
Comuni, negando quel federalismo (interno) che la Regione invece
pretende dallo Stato a garanzia delle autonomie, abolendo le
istituzioni di garanzia a difesa dei cittadini, ma, soprattutto,
instaurando un criterio di profitto per chi comanda con
l'introduzione della norma che consente a presidente della giunta
ed assessori, se esercitano attività imprenditoriale, di poter
concorrere alle gare indette dalla Regione i cui criteri vengono
fissati dalla giunta.
Un pericolo, afferma il Comitato, da evitare per evitare la
definitiva sconfitta (si è parlato di "ultima frontiera") della
partecipazione popolare alla vita della Regione, sempre più, a
livelo economico e politico, nelle mani di uno solo. (adel)