CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Entro ottobre la proposta di una nuova legge elettorale. L'iniziativa è di ventidue consiglieri regionali, "ma l'area del consenso è più ampia". Indispensabile tutelare i meccanismi della democrazia.

 

Cagliari, 13 settembre 2007 - Ventidue consiglieri regionali ("ma l'area del consenso è più ampia", ha detto l'on. Maninchedda) presenteranno entro ottobre la proposta per una nuova legge elettorale, ritenendo quella attuale inadeguata a rappresentare "il territorio e le articolazioni politiche" (on. Landi, Sinistra autonomista) dell'isola. Quella attuale non risponde a queste esigenze. Psd'Az, Sdi, Udeur, Uds, Sinistra autonomista, Udc e Psi hanno preso l'iniziativa indicando le "caratteristiche" della proposta: elezione diretta del presidente della Giunta, premio di maggioranza, garanzia di rappresentanza delle forze minori, congrua quota di candidati da eleggere sul collegio unico regionale esprimendo la preferenza, disciplina del conflitto d'interessi, compatibilità e ineleggibilità per i sindaci dei Comuni oltre i 15mila abitanti.
Una parte della legge elettorale si interseca con la legge statutaria, che parte delle forze politiche non condivide (il 22 settembre, alla Fiera campionaria si riunisce formalmente il comitato del "no", in un clima oramai di scontro): la parte della statutaria sul conflitto d'interessi non soddisfa, perchè "sembra modellata sugli interessi del presidente Soru" e "consegna le istituzioni nelle mani di chiunque disponga anche di una media forza finanziaria" ha detto Maninchedda (Psd'Az), anticipando la postizione referendaria. La legge elettorale sarà chiamata a dirimere anche questa controversia.
D'altra parte, Maninchedda sottolinea come le riforme, per avere stabilità, devono essere largamente condivise; cosa che non si è verificata in questa legislatura ("il dialogo ha stentato a decollare"), imponendo iniziative politicamente pesanti.
La legge elettorale è, tra le riforme, "quella che più incide sui meccanismi della democrazia e sulla stabilità delle istituzioni". E' logico che si parta da questa.
L'on. Capelli (Udc) ha parlato di un percorso nuovo, attraverso intese preliminari sui criteri della legge; mentre l'on. Mario Floris (Uds) ha ripetuto l'urgenza di un bilanciamento di poteri, tra esecutivo e consiglio, che leggi elettorale e statutaria sbilanciano pericolosamente a favore del presidente, mettendo in crisi la storia dell'autonomia, nella quale ha sempre prevalso il senso democratico della partecipazione di tutte le forze politiche alle riforme. La statutaria ha ulteriormente sbilanciato i poteri e va rapidamente corretta.
Giusto parlare di stabilità di governo, ma nell'ambito della democrazia, ha aggiunto l'on. Landi, mentre l'on. Pittalis (Udeur), esprimendo "l'adesione convinta del partito" all'iniziativa, ha auspicato di incontrare il consenso anche di alcune componenti del Pd insofferenti a questo tipo di presidenzialismo. Sarà l'occasione, ha aggiunto, anche per prevedere, nell'ambito del contenimento dei costi della politica, la riduzione del numero dei consiglieri.
Recenti fatti (il caso della pubblicità istituzionali) dimostrano come il presidente della Regione possa curare i propri interessi aziendali nelle gare bandite dalla Regione: si configura un'emergenza democratica, ha detto l'on. Atzeri (Psd'Az) che deve essere rimossa rapidamente, in assenza di una legge di garanzia. La legge elettorale e il "no" alla statutaria sono due strade quasi obbligate, che, al di là degli schieramenti, ha sostenuto l'on. Farigu (Psi), "fanno emergere sensibilità comuni" e una volontà diffusa di evitare la colonizzazione politica. (adel)