CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Quasi 250 neomedici potranno frequentare le suole di specializzazione. La Sardegna difende le posizioni. Impegno finanziario della Regione che raddoppia la spesa (da 5 a 10 milioni) per i contratti di formazione specialistica.
Cagliari, 4 luglio 2007 - Confermato, tra ministero e
Regione, il numero delle (ex) borse di studio (ora contratti di
formazione specialistica) per la frequenza alle scuole di
specializzazione universitaria di medicina (umana e animale). Sono,
rispettivamente, 188 e 73 (di cui 10 per veterinaria). La Regione
conferma il suo impegno nel favorire le specialità, strada
obbligata per qualificare la sanità. Spenderà 10 milioni di euro (5
milioni in più del passato) e il costo di ciascun contratto di
formazione passerà da 11 mila a 25 mila euro lordi; un trattamento
più dignitoso per l'impegnativo percorso degli specializzandi. C'è
stata un'intesa, tra le due università sarde. Sassari avrà 20
contratti di formazione (ne aveva 23) mentre Cagliari ne avrà 43
(ne aveva 40). Un travaso, concordato - ha detto l'assessore
Dirindin, in audizione alla Commissione sanità (presidente l'on.
Pacifico) - tra i presidi di facoltà dei due atenei per risponde a
una esigenza pratica: Cagliari sforna in media tra i 150 e i 160
medici; Sassari un centinaio. Senza specializzazione non si va da
nessuna parte. Tra Regione e ministero Cagliari arriva a 138;
Sassari a 111. Sta meglio Sassari, nel senso che "copre" il
fabbisogno formativo e consente di poter allargare l'offerta oltre
la propria cerchia.
La qualità della sanità è un requisito della riforma avviata con la
legge 10 sull'organizzazione e il piano sanitario regionale. Le
specializzazioni sono un aspetto fondamentale del discorso. Ma
bisogna vigilare perché le scuole lavorino bene (lo hanno
sottolineato gli onorevoli Frau, Ps, e Uggias, Margherita):
occorrono linee guida alle quali attenersi e bisogna fissare i
requisiti minimi. La Regione si impegna a farlo.
La nuova generazione di medici avanza abbastanza lentamente: la
media di chi va in pensione è bassa (quest'anno è stata registrata
una "punta" di 88). Il turn over è modesto. Meno dell'1 per cento
ha più di 35 anni di servizio. A fronte di questo mini-esodo gli
ingressi variano tra l'1,5 e il 2 per cento.
Poiché la cuspide del diagramma dello stato di servizio del
personale sanitario si registra nella fascia tra i 10 e i 20 anni,
il boom delle uscite (circa due mila medici) si verificherà tra
circa vent'anni. A quella data la sanità sarda dovrà sfornare
specialisti in grado di garantire il ricambio a livelli di qualità.
Ma questo è un problema che riguarderà future generazioni di
consiglieri regionali e di assessori. Ciò non toglie che la marcia
verso il miglioramento delle performance professionali è già
iniziata.
Per il momento c'è da segnalare che la Sardegna è al quarto posto
nel numero di contratti di formazione specialistica regionali dopo
Sicilia (203), Veneto (185) e Campania (80). Una posizione - ha
sottolineato l'assessore - che indica l'attenzione nella formazione
delle nuove leve, secondo criteri che rispondono alla domanda di
salute.
L'on. Vargiu (Riformatori) ha chiesto ulteriori dati disaggregati
per conoscere su quali specialità sia più pressante orientare la
formazione. Vi sono discipline dove c'è una carenza di specialisti
(ad esempio, in anestesia e rianimazione piuttosto che in
radiodiagnostica o in neurologia); ma le due università hanno
collaborato (anche attraverso un protocollo d'intesa) per orientare
i contratti di formazione nelle aree nevralgiche della sanità.
L'assessore Dirindin ritiene che sia stato fatto un buon
lavoro.
L'attività delle scuole di specializzazione partirà il 31 luglio.
Eventuali borse non assegnate non rientreranno nel calderone, in
vista di altre destinazioni. Si vuole mettere ordine al settore,
evitando ritardi cronici (questa estate partono i corsi riferiti
all'anno accademico 2006-2007). Il tentativo è di recuperare il
terreno storicamente perduto per riallineare le scuole di
specializzazione all'anno accademico di riferimento. Il categorico
calendario d'inizio dovrebbe essere il primo passo. (adel)