CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Un grave danno all'economia della Gallura lo scioglimento del consorzio industriale di Tempio previsto dalla legge di riforma della giunta. Ma si discute anche sulla legittima dell'intervento della Regione su materia regolata dal diritto privato.

 

Cagliari, 16 novembre 2006 - C'è una questione di metodo ed una di merito per non condividere il disegno di legge sulla riforma dei consorzi industriali, presentato dall'assessore Rau: la questione di metodo è riuscire a comprendere la filosofia che sottende alla soppressione di alcuni consorzi mentre ne tiene in vita altri, più o meno di uguale fisionomia; quella di merito riguarda l'aspetto di legittimità (e il paventato rischio di incostituzionalità) sull'intervento della Regione a disciplinare attività di enti che rispondono al diritto privato e non al codice civile. Situazione, quest'ultima, che non rientra nella discrezionalità della giunta e apre la porta a una serie pesante di rivendicazioni giuridiche ed economiche sulle "quote" di partecipazione ai consorzi.
Lo ha detto, in audizione alla Sesta commissione (Industria, presidente l'on. Giovanni Giagu), il presidente del consorzio industriale di Tempio, fra quelli destinati, nella proposta Rau, a scomparire nonostante ricada nei distretti industriali del granito e del sughero ed abbia, anche per questo motivo, una valenza strategica. Sarebbe un grave danno per l'economia della Gallura e per le prospettive di due settori critici che meritano, invece, il sostegno con adeguate politiche di settore. I distretti industriali, infatti, sono espressione di una maturità imprenditoriale e di un know-how d'eccellenza. Le funzioni del consorzio dovrebbe essere assolte dal Comune, che non ha strumenti per farlo e dovrà ricorrere (altri sindaci, interessati al problema, lo hanno detto esplicitamente) ad un ente ad hoc ed a personale qualificato.
Tra l'altro i consorzi non gravano, da sei anni, sulle casse regionali; non collezionano debiti, hanno introiti (servizi e cessioni di aree) che, nel caso di Tempio, si rafforzano per la presenza di una diga, che raccoglie acque minerali e, a caduta, potrebbe anche intervenire a favore degli enti locali. Non si vede il motivo che, dopo sei anni di totale silenzio, la Regione abbia deciso di intervenire su un problema che, tutto sommato, non le compete sollevando un vespaio di reazioni, con probabile coda giudiziaria (sul fatto che la Regione non possa disciplinare rapporti di diritto privato sembra vi siano giudizi consolidati).
Resta da aggiungere (lo ha fatto il direttore del consorzio, Savina Deiana, che la proposta della Regione va controcorrente; mentre la legislazione nazionale dà ai consorzi "altre e diverse attribuzioni", riconoscendo ad essi competenze utili a favorire lo sviluppo industriale, la giunta ha innestato la retromarcia e liquida (l'assegnazione delle competenze ai Comuni competenti per territorio apre la discussione sulle risorse e sulle capacità tecniche; per cui, alla fine, per i Comuni crescono le spese) situazioni che, a detta dei responsabili, possono svolgere un ruolo importante.
Altro aspetto, messo in evidenza dal Dirsind, il sindacato dei dirigenti dei consorzi industriali, è l'incerto futuro dirigenziale gestito secondo i principi delle ristrutturazioni aziendali, procedura che appare "impropria" nel caso in cui la ristrutturazione non maturi all'interno dell'azienda ma venga calata dall'alto e nonostante le garanzie del contratto collettivo di lavoro che non sarebbero rispettate. (adel)