CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Manifestazione di An domenica a Cagliari contro la Finanziaria nazionale: penalizzerà in maggior misura le regioni economicamente deboli come la Sardegna. Scandaloso, nella sanità, il diverso trattamento riservato alla Sicilia.
Cagliari, 3 novembre 2006 - Una Finanziaria da
brivido - dice An - quella che il Governo scodellerà, alla fine,
col sistema della fiducia sul maxiemendamento (un articolo unico,
migliaia di commi), i cui contenuti non sono ancora prevedibili.
Una Finanziaria che penalizza le regioni deboli, tra le quali c'è
la Sardegna. Se rimarrà in piedi, così com'è stato prospettato,
l'articolo 102, che stabilisce la nuova fiscalità, ma trasferisce
alla Regione sanità e trasporti, continuità compresa, "senza alcun
apporto a carico dello Stato", le previsioni sono allarmanti: si
rischia di veder peggiorare una situazione molto difficile e non si
comprendono - afferma il coordinatore regionale di Alleanza
nazionale, senatore Mariano Delogu - i toni trionfalistici di Soru.
Lo Stato "ha firmato una cambiale" che andrà in scadenza al 2010,
ma "quella cambiale se l'è tenuta"; oggi, secondo An, non c'è
certezza sul futuro, né, ancor meno, sulle previsioni di una spesa
sanitaria in costante crescita, che (stime Ocse) dovrebbe
raddoppiare nei prossimi vent'anno. Tanto per cominciare, quella di
quest'anno è cresciuta di 400 milioni rispetto alle previsioni
(toccherà i tremila miliardi), nonostante i tagli "dissennati" del
governo regionale che rischia di abbassare quantità e qualità dei
servizi.
Per "parlare con i cittadini", che appaiono, sondaggi alla mano,
"fortemente delusi" del governo, Alleanza nazionale sta
organizzando una serie di incontri a livello provinciale e
domenica, 5 novembre, l'appuntamento è a Cagliari, dalle 10 in poi,
all'Hotel Mediterraneo. Interverranno anche Confidndustria e
Confcommercio, due settori che si sentono particolarmente colpiti
dai provvedimenti fiscali; il sindaco Emilio Floris e l'ex
presidente della Sfirs, Meconcelli, professionista di riconosciuta
competenza in materia.
Mariano Delogu ha messo a raffronto l'articolo 102 (provvedimenti
che riguardano la Sardegna) con il 101 (provvedimenti per la
Sicilia). Balza subito il contrasto tra la "cautela" del governo
nell'addossare parte della spesa sanitaria alla Sicilia (in tre
anni la partecipazione regionale crescerà del 5 per cento) e il
trattamento "disgustoso" usato per la Regione sarda, dove, a fronte
di promesse future e "vaghe", l'onere della spesa sanitaria sarà da
subito a totale suo carico.
In sostanza la Finanziaria nazionale colpisce in vari modi la
Sardegna, ha aggiunto l'on. Liori, responsabile provinciale
(Cagliari) di An: colpendo il pubblico impiego che, per l'isola, ha
un importante funzione occupativi, cancellando i contributi alle
nascite (la denatalità è "sintomo di debolezza") dopo la promessa
fatta da Prodi di estendere gli incentivi sino al 18esimo anno; non
compensando i modesti livelli produttivi che non consentono di fare
crescere il Pil perlomeno in misura uguale alle spese (prospettiva
che non consente di ritenere i nove decimi dell'Iva un
rimedio).
Anche ai trasporti interni e alla continuità territoriale dovrà
pensarci la Regione. Lo Stato si defila e Soru ritiene l'accordo
vantaggioso. Eppure - ha detto Ignazio Artizzu, capogruppo in
Consiglio regionale - basta fare due conti per rilevare il forte
disagio cui sono destinate le famiglie e, in misura forse più
rilevante, gli enti locali, costretti, per erogare un minimo di
servizi sociali, a ricorrere a nuove tasse.
Ora non resta - ha concluso l'on. Diana - che attendere la
Finanziaria regionale del dopo Pigliaru e vedere quali saranno i
numeri. L'hanno scorso si era registrato "un falso in bilancio",
avendo Soru imputato somme che, al riscontro dei fatti, si sono
rivelate di gran lunga superiori "ai 400 milioni di euro presunti
che lo Stato sembra disposto a erogare". Altro che autonomia
finanziaria, dunque. La battaglia di Soru sulla fiscalità, col
consenso popolare e delle forse politiche, sociali ed economiche,
"si è risolta in un fiasco totale", considerato che, con la sanità
a carico, i soldi che arriveranno avranno una destinazione
obbligata e non resterà un euro da destinare a politiche di settore
per risollevare le sorti di un'economia in affanno. Di qui la
protesta di An, che, per fine novembre a Roma, organizzerà una
manifestazione nazionale con l'adesione (si spera) degli altri
partiti del centrodestra. (adel)