CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Giudizi negative sul Piano espressi in audizione da Cisl, Intersindacale Medica, e case di cura private in audizione alla Settima Commissione. Netta sproporzione tra la proposta e i prevedibili risultati. Ingiustificata la "passione" dell'assessore per i tagli.
Cagliari, 19 ottobre 2006 - Un Piano "scolastico",
dai contenuti "leggeri e superficiali". Franco Meloni, ex manager
del Brotzu ed ora responsabile delle case di cura (AIOP), non usa
mezzi termini. C'è - ha detto in audizione Alla Commissione sanità
- una netta sproporzione tra ciò che il Piano propone e ciò che,
invece, si potrà realizzare. Si enfatizzano alcuni aspetti
organizzativi (l'Hub & spoke, il sistema dalla ruota a raggi,
uno o più centri, qualificati, e una serie di raggi verso la
periferia, dove si svolgono attività meno impegnative) ma non ci
sono le istruzioni per l'uso ("chi fa l'hub e chi lo spoke?").
Intanto la spesa cresce (nel 2005 spesi 2,5 miliardi contro un
fabbisogno di 2,7; quest'anno se ne spenderanno almeno 2,85 con
possibilità di arrivare a 3, come conseguenza dell'articolo 102
della Finanziaria). Realizzare servizi di qualità nel territorio
(ad esempio una stroke unity a Sassari) diventa un'impresa sempre
più difficili. Anche sul progetto di sanità alternativa, quella
territoriale, le idee sono confuse; per diffondere questa cultura,
indispensabile ad avviare il processo di trasformazione, ci
sogliono risorse e investimenti. Il Piano non ne parla.
Né si capisce - ha detto Meloni - la "passione" che l'assessore
pone nel taglio dei posti letto, a volte compromettendo prospettive
di concreto rilancio aziendale. In passato la Sardegna, di posti
letto, ne contava 11mila; ora sono 7500; una riduzione spontanea
del 35 per cento determinata dal mercato. Lo stesso percorso si
potrebbe attuare, senza forbici, per la "razionalizzazione" della
rete ospedaliera evitando alla classe politica (Consiglio comunale
o Commissione?) di legittimare i tagli.
Col dott. Meloni si è concluso il lungo ciclo di audizioni della
Commissione presieduta dall'on. Masia; tre settimane di lavoro che,
dice il presidente, "ci ha consentito di ricavare lo 'spaccato'
della sanità sarda", conoscenza diretta dei problemi e possibilità,
per la Commissione, di decidere a ragion veduta.
Ultimi "contatti", quelli con la Cisl, molto critica, e
l'intersindacale medica.
Oriana Putzolu, segreteria regionale, ha lamentato il mancato
coinvolgimento nella definizione della rete ospedaliera ("ci hanno
sentiti a cose fatte") e la genericità del Piano, che, vecchio di
un anno, può considerarsi superato in molti aspetti. Distretti mal
definiti rischiano di non definire modelli territoriali omogenei
mentre la politica del taglia-spesa potrebbe incidere sulla "voce"
del personale. Quanto ai tagli dei posti letto, non si capiscono i
criteri che li guidano e quanto all'Hub & spoke, sembra più un
modellino che uno strumento operativo definito.
Silenzio anche sui piccoli ospedali: potrebbero essere
riconvertiti, ma non si dice quale sarà, successivamente alla
riconversione, la risposta alla domanda di salute dei territori. Né
il Piano parla delle nuove strutture, delle quali si parla in
giro.
Infine, dopo 20 di silenzio, sta per arrivare il nuovo Piano. Ma,
prima dell'approvazione, le grosse Asl disegnano "piani strategici
aziendali" che in realtà applicano il Piano non approvato, che
Commissione e Consiglio potrebbero rivedere.
Anche dall'intersindacale medica più critiche che consensi. Pochi i
dati a disposizione, dice Marcello Angius (Anaao), e in quelli
forniti c'è discordanza, ad esempio sull'occupazione dei posti
letto. Nessun rimedio al fatto che, in una tendenza alla
ospedalizzazione, il territorio non sia in grado di fare da filtro.
Di conseguenza - sottolinea Luigi Mascia (Cimo Asmo), i tagli dei
posti letto non sono sopportabili.
L'intersindacale chiede paletti più precisi per il privato (a
perdere i posti letto è soprattutto il pubblico, mentre i livelli
di occupazione sono assai più alti rispetto alle case di cura, che,
nel piano strategico della Asl 8 perdono solo 52 posti). Attacco
frontale al San Raffaele di Olbia: "si affidano 180 posti letto a
un'azienda aggressiva. Ma indebitata sino al collo. Viene in
Sardegna a mettere altri debiti?".
Sulla "mutilazione" della pediatria (150 posti letto in meno) è
intervenuto Giuseppe Doneddu della Uil medici, domandando se si
conoscano i criteri ("avverranno, in percentuale, su tutta la
Sardegna o su alcune Asl più che in altre?"), considerato che
sull'occupazione "effettiva" dei posti letto i dati sono scarsi e
quei pochi inesatti. Doneddu ha chiesto notizie anche sulla
commissione per la neuropsichiatria, mandata inopinatamente in
pensione per affidare all'esterno, in regime di convenzione, la
definizione dei piani.
Ridefinire la rete dei consultori è un obiettivo di particolare
importanza; la Sardegna registra la media più alta nell'uso di
contraccettivi e la metà della media nazionale nell'interruzione
delle gravidanze. Segno evidente che il meccanismo funzionale. Lo
ha detto Marcello Cabiddu (Cisl medici), preoccupato dei punti
nascita ("vanno rimodulati" e contrario "alle case di maternità"
senza medico, che potrebbero determinare "gravi problemi in caso di
emergenza".
Sull'emergenza cardiovascolare e sulla riabilitazione è
intervenuto, "con disappunto", il fisiatra dott. Pellicano (Cisl
medici) ricordando come l'ictus genera "disabilità variabili" e
registra, in media, 200 casi ogni 100mila abitanti; l'85 per cento
evolvono in disabilità. Ogni anno ci sono 1360 nuovi disabili da
assistere per ridurre il livello della disabilità. Ma posti letto
non ce ne sono.
Anche rianimazione ed emergenza richiedono attenzione. Il piano
taglia: da 119 a 93 i posti letto di rianimazione. Eppure la
cronaca segnala le peregrinazioni di malati che non trovano posto e
muoiono, senza assistenza adeguata, in qualche ospedale.
Inconcepibile, poi, confondere, come sembra emergere, le terapie
sub intensive con le Rsa. Stesso problema per i pronto soccorso; si
vuole potenziare il "118", ma non si capisce chi riceverà i malati
gravi, considerato che. Nel pronto soccorso, si taglia il 30 per
cento dei posti letto.
Il piano strategico della Asl 8 è esempio della nuova politica
sanitaria. Il manager fa e disfà, in assenza di un confronto reale
in quanto mancano, dice Mario Figus (Anaao), chirurgo plastico con
mille pazienti in lista d'attesa e appuntamenti a cinque anni, i
dati epidemiologici. Un requiem per il Binaghi, smembrato il polo
pneumologico all'insegna di una "razionalizzazione" criticata da
tutti. Dimostrazione lampante - dice Figus - che "la politica
sanitaria della Regione la scrivono i direttori generali".
Anche Luciana Cois (Cils medici) chiede lumi sulle linee guida del
Piano per la salute della bocca. Si parla, nel Piano, di interventi
a favore delle fasce deboli, al di sotto dei 18 e al di sopra dei
65 anni. E "quelli di mezzo", chiede la Cois, "devono ritenersi
esclusi"?.
Interventi anche di Giovanni Pinna (segretario funzione pubblica
Cisl) e Enrico Giua (Anpo). (adel)