CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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In audizione presso la Commissione agricoltura presidenti e commissari del Consorzi di bonifica: hanno parlato della riforma. Su due punti ampia convergenza: le opere di protezione civile hanno costi che devono ricadere sull'intera comunità e non sugli agricoltori; la gestione diretta degli invasi (destinati all'Autorità di bacino) consente di praticare un prezzo più conveniente per l'acqua.

 

Cagliari 28 settembre 2006 - Circa 600 dipendenti, più i precari e gli stagionali. Ma il male dei Consorzi di bonifica è l'esubero di personale? I bilanci spesso in rosso (eccezioni dichiarate, quello della Nurra, nel Sassarese e quello della Gallura, che chiudono in attivo) sono frutto di gestioni poco oculate? La riforma, che ne ridimensiona il ruolo, metterà le cose a posto? Presidenti e commissari dei Consorzi di bonifica sardi sono stati "auditi" dalla Commissione agricoltura (presidente l'on. Alberto Sanna) hanno dato la loro "versione". Su due punti c'è intesa: la necessità che i costi di alcune opere di bonifica e manutenzione delle quali beneficia la comunità in senso lato (Dino Dessì, commissario della Sardegna meridionale ha fatto l'esempio della manutenzione del fiume di Villasor) non possono ricadere sugli agricoltori; il pericolo che il trasferimento all'Autorità di bacino degli invasi, dai quali i consorzi dovranno approvvigionarsi (ora ne hanno la gestione diretta) possa determinare l'aumento del prezzo dell'acqua. E' vero: la gestione degli invasi è costosa (tassa governativa, sorveglianza e manutenzione gravano sensibilmente); ma se il costo dell'acqua dovesse aumentare anche di pochi centesimi a litro, sarebbe conveniente tenersi gli invasi.
Il Consorzio della Sardegna meridionale (un mastodonte; secondo in Italia per estensione con gli oltre 260 mila ettari; 240 dipendenti più gli stagionali, un altro centinaio) ha accumulato grossi debiti tanto che è stato necessario un intervento straordinario della Regione (18 milioni di euro) per tenerlo in vita; ma il problema non è di cattiva amministrazione : i costi sono alti, al punto che nessun agricoltore pagherebbe bollette pazze, come quelle del 2002. Né l'abbondanza di personale deve trarre in inganno: i dipendenti "non sono molti, ma vanno meglio distribuiti" ed è probabile che nella riorganizzazione post riforma "se ne debbano assumere altri", a meno che - insidia che preoccupa - le attività consortili non vengano fortemente ridimensionate, perché l'acqua passerà in più mani (anche in base ai settori) e le competenze sulla difesa del suolo e l'ambiente pure. Certo, bisognerà trovare soluzioni gestionali migliori perché l'intervento regionale è una "una tantum" e non si ripeterà.
La riforma (tre proposte di legge e un disegno di legge all'esame della Commissione) scuote una situazione ormai data e abbisognevole di rimedi strutturali; tuttavia "non siamo pronti a smantellare il sistema dei Consorzi" (Gian Marco Meloni, presidente della Sardegna centrale); anche l'ipotesi (giunta) di ridurre i Consorzi della metà è da verificare. Forse si risparmia qualcosa, ma si potrebbe servire peggio il territorio, tenuto conto che il Consorzi non erogano solo acqua per l'agricoltura, ma hanno avuto un importante ruolo economico e sociale realizzando una serie di opere idrauliche che, altrimenti, non ci sarebbero state.


Il "piccolo" Cixerri (ventimila ettari, ottomila attrezzati) ha rimediato al disavanzo tagliando vigorosamente il personale (da una settantina a meno di venti). Annullati i contratti CoCoCo e a progetto. Una strada in salita, ma una "scelta obbligata", ha detto il presidente, Giacomo Pittau, per il quale, tuttavia, è indispensabile che la Regione partecipi, almeno per un terzo, ai costi di manutenzione e si cominci a pensare a mettere i Consorzi in rete. Situazione simile nel Basso Sulcis, dove, il commissario Mura, ha riferito "che le cose non vanno bene" e si incassa un terzo dei costi, fra i quali primeggia quello del personale (70 dipendenti, "ne servirebbero 20-25").
Il Consorzio della Nurra e quello della Gallura rialzano le quotazioni. Il segreto del primo, riferisce il presidente Gavino Zirattu, è un numero non elevato di dipendenti (58), ma soprattutto il fatto che manutenzioni e progettazioni siano interne agli uffici. Si teme solo "l'effetto Mannoni", la sottrazione della gestione dighe e i prevedibili rincari. La Gallura beneficia di una situazione economicamente più favorevole, comunque, propone una gestione attenta.
In tarda mattinata la Commissione aveva sentito Vito Tizzano, direttore della Coldiretti, molto critico col disegno di legge della giunta che "riporterebbe indietro di anni l'agricoltura sarda" come conseguenza della separazione tra gestione dell'acqua e tutela del territorio. Tizzano, che ha detto di apprezzare, invece, le tre proposte di legge, sostiene l'utilità di mantenere la multifunzione dei Consorzi, segnalando che la protezione civile esercitata dai Consorzi è onere per l'intera collettività. (adel)
 

 

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