CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

 

La riforma degli enti agricoli: la Quinta Commissione ha sentito oggi gli assessori Foddis e Dadea, le organizzazioni di categoria e della cooperazione.

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Cagliari, 14 giugno 2006 - Tutti d'accordo sulla necessità di riformare il sistema; in agricoltura operano tanti enti, spesso sovrapponendosi gli uni agli altri. E c'è una grande quantità di dipendenti (mille ottocento) che, ha commentato l'assessore Foddis, se fossero utilizzati al meglio (le competenze e le professionalità ci sono; ma capita che, per la pressione burocratica, un ottimo veterinario finisca per fare il passacarte, per giunta mediocre) avrebbero spinto l'agricoltura sarda a livelli di eccellenza, non in quello stato comatoso che da qualche tempo l'accompagna. Dunque, mettere ordine al settore attraverso una riforma di ruoli e funzioni, risolvendo alcuni aspetti organizzativi e tutt'ora rappresentano uno scoglio. Questo il lavoro che si propone alla Commissione Agricoltura, che dovrà decidere sulla riforma valutando le quattro proposte (due disegni di legge e due proposte di legge) presentate. Un lavoro impegnativo, che comprende numerose audizioni (in mattinata sentiti gli assessori Foddis, Agricoltura, e Dadea, Affari generali e le organizzazioni agricole e delle cooperazione) e un'attenta valutazione dei quattro provvedimenti alla ricerca di una possibile sintesi.
I punti di criticità, come ha spiegato il presidente, on. Alberto Sanna, non mancano a cominciare dall'ente unico che alcuni vorrebbero per evitare quella "incomunicabilità" che ha caratterizzato l'attività, tra loro, degli enti attuali. Ma la prospettiva di un sistema più agile, efficiente ed efficace è generalmente condiviso dopo una fase di transizione insidiosa e problematica. Resta da vedere se ricerca scientifica ed assistenza tecnica possano convivere o se sia meglio tenere separate le competenze e se un'agenzia a se stante, l'Arsea, potrà risolvere il grosso problema della gestione degli aiuti di Stato (quasi 250 milioni di euro), tra sostegno al reddito e ammodernamento aziendale, indispensabile boccata d'ossigeno per consentire alle aziende di "galleggiare". Problema grosso, quello della burocrazia, che ha finito per assorbire buona parte della struttura sottratta invece a compiti di assistenza tecnica; problema che va risolto anche in fase di istruzione delle pratiche.
Per l'assessore Foddis un altro aspetto importante è quello di individuare, con precisione chirurgica, la missione di ciascun ente (o di ciascun dipartimento, se prevarrà la tesi dell'ente unico) adeguando il personale (che andrà "preparato e fidelizzato") alle nuove esigenze operative. Cosa limite, l'Ispettorato dell'Agricoltura di Cagliari, che su 95 dipendenti annovera un solo laureato agronomo.
Il percorso di Arsea (agenzia di istruttoria pratiche e pagamento delle provvidenze) passerà attraverso l'inevitabile informatizzazione del servizio, grossa lacuna che determina un incredibile dispendio di tempo e risorse. Arsea ripercorrerà "esperienze vissute da altre realtà" e servirà, tra l'altro, ad alleggerire i compiti dell'assessorato, che dovrà occuparsi degli aspetti politici del sistema (programmazione e verifica) anziché del disbrigo di pratiche).
Perplessità suscita, invece, il trasferimento di competenze (previsto da un progetto di legge) alle Province, che essendo (soprattutto le nuove) male in arnese per carenza di risorse e strutture logistiche, finirebbero per non rendere un buon servizio agli agricoltori, per i quali la tempestività delle risposte diventa una condizione essenziale anche di sopravvivenza.
Sgravato dalle competenze burocratiche, l'assessorato farebbe il suo mestiere, che è quello di una forte negoziazione col ministero; potrebbe tessere alleanze con altre Regioni e con Bruxelles, per tutelare gli interessi della Sardegna.
Quanto ai 1800 dipendenti degli enti agricoli, l'assessore Dadea ritiene che non ci saranno complicanze. Più difficile è stato sistemare la riforma del sistema delle acque per il fatto che si privatizzava una "parte di Regione" (anche se in realtà era una privatizzazione sui generis perché la gestione passava ai Comuni), mentre in questo caso regionali sono e regionali resteranno, con un problemino, definito di scarsa portata, che riguarda gli operai del Consorzio interprovinciale per la frutticoltura; problemino che non sarà difficile da risolvere.
Per i 300 dipendenti dell'Ara, l'associazione degli allevatori, si è trovata la strada della convenzione ("per il momento non possiamo fare diversamente"); ma una convenzione "moderna" che consenta il riconoscimento dei profili professionali e delle competenze.
Il presidente Sanna ha sottolineato la necessità, a monte, di un attento ceek up di tutto il personale e la definizione di una pianta organica che - individuate le finalità - metta in campo competenze adeguate. Non ci saranno esuberi, nessuno andrà a casa, se non chi - ha detto l'assessore - ha manifestato questa intenzione.
Quanto alle organizzazioni di categoria e al mondo della cooperazione, incertezza sulla strada da scegliere, se l'ente unico (Vito Tizzano, direttore della Colidretti) per evitare "compartimenti stagni" e facilitare il dialogo, favorendo le ricadute, o due enti o agenzie (Serafino Mura della Cia, Aldo Palomba della Confagricoltura e Sergio Cardia dell'Agci), più semplici da gestire, considerato che la stessa esperienza dell'Ersat rende perplessi su enti-mostri.
Una ferma richiesta, tuttavia, è stata avanzata: quella di garantire al mondo agricolo organizzato e delle cooperazione un ruolo preciso, in grado di incidere sulle scelte della Regione e non una semplice consultazione, che spesso lascia il tempo che trova. Poiché le cose dipendono spesso dagli uomini, dovranno essere gli agricoltori a partecipare alle scelte che garantiranno il loro futuro. (adel)
 

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