CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura
Interpellanza dell'Udc sul futuro del patrimonio (indisponibile o no?) ex Iacp: norme, deliberazioni e circolari hanno determinato solo confusione. Occasione per i Comuni per "una boccata d'ossigeno".
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Cagliari, 6 giugno 2006 - Che fine faranno i 25 mila
alloggi dell'(ex) Iacp, l'Istituto autonomo della case popolari?
Saranno ceduti dalla Regione ai Comuni e alle Province che ne
faranno richiesta oppure, considerate le finalità sociali, si
tratta di patrimonio "indisponibile"? L'edilizia abitativa
pubblica, che sembrava essere una priorità annunciata dalla giunta,
attraverso la trasformazione dell'Iacp in Area (Azienda regionale
per l'edilizia abitativa), è in stato confusionale: norme di legge,
deliberazioni di giunta e circolari assessoriali si rincorrono
modificando decisioni annunciate. Per capire gli intendimenti della
Regione e quali atti siano da ritenersi in piedi, l'Udc ha
presentato una interpellanza, illustrata oggi in conferenza
stampa.
Cominciamo dal principio. Con la legge 31 del 1998 la Regione
succede, nel possesso dei beni, agli enti regionali. Nell'elenco
non c'è l'Iacp, che rientra, invece, fra gli enti regionali, con la
legge 11 del 2002 (che applicava al dipendenti degli enti le norme
e la disciplina del personale regionale). Ma con la Finanziaria
2005 c'è una brusca virata. L'articolo 39 (successione della
Regione nei beni e nei diritti degli enti regionali) non si applica
all'Iacp che non sembra più ente regionale. La legge 11 non ha
valore per l'Istituto, ma solo per il suo personale (da dimostrare
- sostiene l'on. Franco Cuccu - come un ante sia per metà regionale
e per l'altra metà no). Comunque il patrimonio Iacp è
indisponibili. Da spiegare la delibera di giunta del 9 marzo 2005
(antecedente di due mesi alla Finanziaria) con la quale due
assessori, quello degli Enti locali e quello dei Lavori pubblici
(ma di chi è la competenza? Si sapeva che era degli Enti locali.
Ora non più?) autorizzano l'Iacp di Sassari ad avviare le procedure
di vendita del patrimonio, "valutando la possibilità di affidare i
relativi adempimenti a società qualificate anche attraverso forme
di cartolarizzazione".
Ma allora - si domanda l'on. Cuccu - il patrimonio indisponibile è
diventato disponibile?
Non basta. Col maxicollegato alla Finanziaria di quest'anno (11
maggio 2006), l'assessore dei Lavori pubblici decide che il
patrimonio dell'Iacp sia destinato ai Comuni e alle Province che ne
facciano richiesta al prezzo simbolico di un euro.
Di leggi, circolari e quanto avanza quali restano in piedi?
E se Comuni e Province reclameranno il patrimonio ex Iacp, se lo
riceveranno per davvero (qualche dubbio rimane), potranno
alienarlo? Per l'on. Capelli è questa l'occasione propizia per dare
"una boccata d'ossigeno" agli enti locali in crisi, ristabilendo
quel patto di stabilità che, in alcuni casi e spesso per cifre
modeste, non solo è compromesso, ma non ha via d'uscita. Infatti è
previsto che l'80 per cento del ricavato dalle vendite sia
destinato a essere reinvestito (rimettendo in pista l'edilizia
residenziale pubblica per troppi anni ferma a causa
dell'indisponibilità dell'Iacp a farlo), mentre il restante 20 per
cento può essere utilizzato a ripieno finanziario. Le cifre vengono
in soccorso. Esempio, se il Comune di Nuoro aliena i 1200 alloggi
incassa una cifra ragguardevole (l'Iacp avrebbe introitato per i
primi 200 oltre 8 milioni di euro), il 20 per cento della quale
potrebbe agevolmente rimettere in ordine i conti (l'amministrazione
civica è fuori dal "patto" per una cifra non di molto superiore ai
tre milioni).
Ma il patrimonio ex Iacp va diviso in quattro o in otto Province?
La circolare regionale fa riferimento alle quattro "vecchie"
Province. Nel caso del trasferimento dei beni, e dalla loro
alienazione, ne beneficeranno anche le "nuove". Crediti (tanti per
la nota morosità degli inquilini) ed eventuali debiti come saranno
ripartititi. Ma se prevale la testi della indisponibilità del
patrimonio e i Comuni e le Province non fossero poi autorizzate a
vendere, gli enti locali rischierebbero di trovarsi fortemente
penalizzati non avendo risorse per intervenire nella manutenzione
(unico vantaggio, avrebbero la possibilità di mettere a ruolo il
gettito degli affitti, cosa che l'Iacp, per vecchie finalità
istitutive non poteva fare).
Insomma, una situazione di grandissima confusione - ha detto l'Udc
- che dimostra come la giunta non abbia in proposito idee chiare e
come la maggioranza accetti passivamente che la legge votata dal
Consiglio sia modificata da decisioni diverse al suo dettato da
parte della giunta.
Un sia pur piccolo effetto, comunque, l'interpellanza - commenta
l'on. Cuccu - l'ha sortita: la Prima commissione ha messo
all'ordine del giorno l'argomento. Dopo mesi di silenzio.
(adel)
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