CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura
La pesca del corallo in crisi dopo la delibera della giunta che riduce a tre mesi la stagione e la sospende a partire dal 2007. Protestano - in audizione presso la Quinta Commissione - associazioni di armatori e pescatori. Il parere scien-tifico: se ne potrebbe pescare anche di più.
Cagliari, 30 maggio 2006 - Una delibera di giunta
"imprevista" quella che limita a tre mesi la stagione di pesca del
corallo e la vieta a partire dal 2007. Imprevista perché questa
risorsa, importante per l'economia, ma anche per l'immagine della
Sardegna (il corallo sardo è una "celebrità" sul mercato mondiale.
La sua "capitale" è Alghero; perderà il titolo di "Riviera del
Corallo"?) non è a rischio di estinzione, anzi, "se ne pesca meno
di quel che se ne potrebbe pescare", ha detto il prof. Angelo Cao,
dell'Università di Cagliari, ricordando come il diametro medio del
pescato sia raddoppiato in dieci anni (da 9,5 millimetri del 1991 a
oltre 20 millimetri del 2002). Che senso hanno, perciò, le
restrizioni della delibera di giunta del 18 maggio scorso, vero
fulmine a ciel sereno? Tanto più che l'assessore aveva concordato
con il Comitato consultivo della pesca - dicono le associazioni
degli armatori e della Lega pesca - ben altro: d'accordo sulla
riduzione delle licenza (30), d'accordo sulla riduzione delle
quantità giornaliere (da tre a due chili e mezzo), d'accorso sulla
rotazione delle zone per consentire il ripopolamento. Ma non sulla
drastica riduzione della stagione (da sette a tre mesi) e, tanto
meno, sulla chiusura totale, dall'anno venturo.
La brevità della stagione, hanno detto Renato Murgia (Armatori) e
Mariano Mocci (Lega pesca) rende l'attività antieconomica; potrebbe
indurre qualche corallaio a cercare di forzare l'attività con
evidente pericolo d'incolumità. Difficile, tuttavia, spiegare
perché la stessa Regione, che ora chiude i cancelli, sino a qualche
tempo fa (2006 in corso) ha finanziato questa attività. E difficile
- insistono le associazione - comprendere una decisione adottata
dalla giunta in difformità degli accordi col Comitato pesca, senza
concertazione con le categorie interessate e senza alcun supporto
scientifico. Per un "principio di precauzione" che, in sostanza,
non si configura?
Questo il tono del dissenso degli addetti ai lavori, sentiti in
audizione dalla Quinta commissione, Agricoltura e Ambiente,
presieduta dall'on. Alberto Sanna. Tono pacato ma fermo, confortato
da uno scienziato (Angelo Cao) il quale ha ribadito che la
precauzione se configge con i tempi di "maturazione" dell'oro rosso
(il corallo ha bisogno di otto anni per raggiungere la dimensione
minima degli 8 millimetri di diametro indicati a livello
comunitario; ma se si allunga il tempo, il prodotto si perde, come
un albero di fichi carico di frutti non colti; si affatica la
pianta per nessun beneficio).
Lo stop e la stagione corta mettono in difficoltà oltre trenta
imprenditori e un discreto indotto (a parte i marinai e i tecnici
che accompagnano l'attività, anche artigiani e commercianti) senza
apportare alcun beneficio di carattere ambientale. Giusto evitare
tipi di pesca sconsiderati (l'"ingegno" era uno strumento
devastante, distruggeva tutto, maturo e no, e lo stesso habitat con
danni prolungati nel tempo) e osservare periodi di "riposo" delle
"praterie"; ma, tenuto conto che la Sardegna "ha la norma più
avanzata del Mediterraneo" (Cao), l'ulteriore giro di vite mette le
marinerie in subbuglio. Se si prendessero provvedimenti in sintonia
- ha detto un pescatore, Gianni Usai - altri tipi di pesca, dove la
situazione è critica, dovrebbero essere interdetti per
sempre.
Per Fausto Troisi, algherese, da 27 anni corallaio, le tecnologie
(macchine teleguidate) consentono una pesca selettiva, prendendo
solo il corallo commerciale. Anzi, i corallari funzionano da
"guardiani del mare" contro i pirati senza scrupoli, predatori dei
fondali. E Massimo Scarpati, ricordando che l'anno prossimo
l'Algeria apre i suoi fondali, ha chiesto un accordo commerciale
che consenta ai giovani di sfruttare quei mari essendo le
profondità inferiori. In ogni caso sono tutti d'accordo: la
delibera di giunta va rivista, sentito il parere dei ricercatori
(del tutto ignorati).
Ulteriori chiarimenti sono arrivati su richiesta dei consiglieri
on. Bruno (Ps), che, essendo di Alghero, ha manifestato tutta la
preoccupazione sugli effetti, che nella città catalana saranno
esasperati da una cultura ed una tradizione consolidati, on. Sanciu
(FI), Fadda (Prc), Calledda (Ds) e del presidente Alberto Sanna, il
quale, insieme ad altri, si è soffermato sulle ripercussioni
negative del mercato di un prodotto da vetrina per l'Isola.
La Commissione chiederà un incontro con l'assessore. (adel)
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