CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

 

Il centrodestra non voterà la legge sulla Consulta per il nuovo statuto perché non condivide né metodo né sostanza: esclusi i sardi da scelte determinanti per il futuro dell'isola sarà il palazzo a decidere secondo regole di profitto politico. "Una costosissima messinscena".


Cagliari, 16 maggio 2006 -  Il centrodestra non voterà la legge sulla "Consultina" per il nuovo statuto: la giudica "una costosissima messinscena", un "una parodia della Costituente", quell'assemblea da eleggere a suffragio universale che l'attuale maggioranza ha bocciato preferendo una scorciatoia,  né carne né pesce, che arriva in aula con "forte lentezza" e conferma "le difficoltà del centrosinistra nel realizzare le riforme sbandierate in campagna elettorale". L'on. La Spisa (FI) ha annunciato in conferenza stampa la linea politica, dura e intransigente ma inevitabile, dal momento che dalla maggioranza non arriva nessun segnale di disponibilità ad un confronto (l'ennesima conferma è arrivata nella discussione sull'Arpas) nei anche sui temi istituzionali e costituzionali. Denunciando la "concezione riformatrice" della giunta regionale (nessuno spazio alle opposizione; un'intransigenza dichiarata che costringe il centrodestra a replicare: le riforme fatele da sole), l'on. La Spisa ha definito "una seria ipoteca" quella posta dal presidente Soru su passi clou delle riforme (statuto e legge statutaria); vincolo - ha detto - che lega la maggioranza "al totale rispetto della leadership" del "governatore" e non consente alcun dialogo su temi che non possono essere considerati di parte.

Il rinunciare a partecipare al voto "è un segnale di grande spessore politico", ha aggiunto l'on. Vargiu (Riformatori), ed aiuta a capire le ragioni di una scelta difficile, motivata dall'assenza di dialogo e dal "muro dogmatico" che separa maggioranza e minoranza. Se tale rapporto si manifesta nella discussione di una legge ordinaria, il danno è relativo: se la legge non funziona, può essere facilmente modificata; ma in uno statuto "è in gioco molto di più", essendo questa la "cornice" per i prossimi cinquant'anni della storia sarda e le decisioni non possono essere prese "a colpi di maggioranza". Questa "Consultina", il cui peso specifico "è quello di una sottocommissione" sottrae ai sardi "il diritto di decidere il proprio futuro" e assegna alla politica il compito di decidere i grandi tempi comuni, "consumando dentro un palazzo coi vetri fumé un artificio legislativo di portata costituzionale". Ne verrà fuori "uno statuto di plastica", fatto dai politici.

Ma anche dentro il centrodestra c'è qualche differenza di posizione. An - ha detto il capogruppo on. Artizzu - è convinta che il Consiglio sia ampiamente legittimato a esercitare la funzione legislativa anche per "la nostra carta costituzionale", senza dover ricorrere a consulte o costituenti. In ogni caso lo statuto richiederebbe il concorso di tutti e percorsi di trasparenza; al contrario "l'indole predatoria" del centrosinistra ha messo le mani anche su questo "pezzo" di riforma costruendo un carrozzone politico e generando "una legge inutile e costosa".

Anche da Fortza Paris - ha detto Antonello Carboni - una dura contestazione: le scelte del presidente Soru, avallate dal centrosinistra, rinnegano "tutte le lotte popolari che furono alla base del movimento riformatore", privando lo statuto di un'anima.  La proposta di legge, negando la partecipazione ai sardi, risponde "a precise esigenze clientelari", ha detto l'on. Mariano Contu (FI) ricordando che i 2,5 milioni di euro di previsione di spesa "saranno appannaggio dei soliti noti".

D fronte a una situazione "che non può essere condivisa" perché questa è "la peggiore strada possibile", il centrodestra non voterà; ma non rinuncerà alla battaglia. "Usciremo dal palazzo e parleremo con la gente", ha detto l'on. Dedoni (Riformatori) per far maturare "quella coesione di popolo" indispensabile quando si compiono scelte cruciali per i destini dei sardi. (adel)


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