CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura
Piano paesaggistico: proseguono le audizioni sul territorio della Quarta commissione. Anche a Oristano critiche degli amministratori locali: "Rischiamo di essere espropriati dei nostri territori". Ma il presidente Pirisi assicura: "Il vostro contributo produrrà effetti".
Oristano, 6 marzo 2006 - Terza tappa a Oristano per la Commissione urbanistica che prosegue nelle audizioni ad amministratori, associazioni, sindacati e categorie sul Piano paesaggistico regionale sullo stralcio della legge urbanistica inserita nel maxicollegato alla finanziaria. Una consultazione doverosa - ha spiegato il presidente, on. Giuseppe Pirisi - voluta dalla Commissione, all'unanimità. Delicato il tema, non scevro da polemiche: i Comuni (Oristano ne conta 12 costieri) affermano che non c'è stata concertazione con la Regione e questo Piano, calato dall'alto, li danneggia. L'on. Pirisi ha assicurato una platea affollata: "Il vostro contributo produrrà effetti"; la Commissione fa il proprio mestiere, è un organo legislativo che ha il dovere di decidere "nell'interesse dei sardi". Due i richiami: uno strategico ("l'ambiente va coniugato con lo sviluppo ed al centro c'è l'uomo"), l'altro istituzionale ("ci muoviamo nel solco della Costituzione che riconosce ai Comuni competenze primarie nelle scelte del proprio territorio") per una conclusione politica ("l'urbanistica ha bisogno di essere condivisa; altrimenti non si va da nessuna parte").
E' opinione diffusa che se i tecnici incaricati della predisposizione del Piano si fossero confrontati con le realtà locali oggi "ci sarebbero meno contrasti" (sindaco di Narbolia) e, soprattutto, i Comuni "non possono ridursi a dare qualche concessione edilizia" (Salvatore Chighini, Anci), considerato mentre quello della Regione è "un potere derivato", i Comuni rappresentano "la comunità originaria dove i cittadini si riconoscono ed esprimono la loro sovranità" (Giacomo Meloni del Sindacato sardo). Anche se la riforma del titolo quinto della Costituzione riconosce pari dignità con la regione, il ruolo dell'ente locale è più rilevante e nessuna norma può espropriarlo di competenze primarie. Non si capisce, perciò, perché la programmazione debba essere a regia regionale: la Regione "non rispetta le autonomie locali".
Considerazioni di metodo, queste, alle quali se ne accompagnano altre, più strettamente tecniche. In primo luogo la commistione di due nome, quella paesaggistica e quella urbanistica, che diventano "una combinazione micidiale" (Giuliano Uras, assessore dell'urbanistica del Comune di Oristano). Non si può fare confusione e logica vorrebbe che la legge urbanistica (non un semplice stralcio) anticipasse l'altra (ing. Serpi) per fissare subito regole chiare, non affidate alla discrezionalità interpretativa di un funzionario regionale o, peggio ancora, dell'assessore di turno, in condizione di rimettere in discussione le stesse regole. A queste condizioni "può scappare di mano il controllo del territorio" (ing. Naitana, assessore di Magomadas e consulente di alcune amministrazioni della zona).
Ma c'è di più: norme e cartografia non convincono (Serpi, presidente dell'ordine degli ingegneri e Maura Falchi, ordine degli architetti) e i tecnici (che alla Commissione hanno chiesto un'ulteriore audizione "per scendere nel dettaglio") affermano che esisterebbero discordanze fra l'enunciazione delle linee generali e loro trasposizione nel piano, che ha le caratteristiche del piano attrattivo e non può essere illustrate con carte tematiche a 25 mila, assolutamente insufficienti.
Altro aspetto preoccupante, la Regione va verso una "monocultura del turismo", non vede altro, nessun'altra ipotesi di sviluppo. Troppo poco considero che i grandi gruppi non sono in mano ai sardi, per i quali resta la prospettiva "di qualche poco come cameriere o manovale" (Serpi). Troppo poco per assicurare una crescita sociale ed economica al territorio, soprattutto ad Oristano, dove, secondo i dati rilevati, transita l'80 per cento del flusso turistico, ma si ferma solo il 4 per cento. Impostare il futuro su un fenomeno così aleatorio appare (Angelo Medde, segretario della Cisl) allarmante. Dare modo ai territori più deboli di rafforzarsi è un progetto necessario, ma tutto da inventare.
Anzi, quel poco turismo che c'è sembra nel mirino della giunta. Parliamo di campeggi, che la giunta vorrebbe fare arretrare. "Si vuole eliminare una fascia di turismo" (Ignazio Porcedda, del Consorzio turistico oristanese) dipinto come espressione di un ceto sociale basso con scarsa capacità di spesa. A parte il fatto che lontano dal mare l'appeal cala (tendenza che può essere corretta, ma occorrerebbero molti anni), i campeggi montani decollano (dice l'esperienza) se sono legati a quelli balneari. Eppure su questi impianti, a regola d'arte, a bassissimo impatto ambientale pende la spada di Damocle del mancato rinnovo della concessione (dove c'è).
Altro aspetto cruciale, quel "non si mette un chiodo" che l'assessore avrebbe proferito a proposito di interventi di sistemazione di alberghi sulla costa. Gli operatori fanno osservare che sono strutture nate per il turismo balneare, cioè per la stagione estiva. Per altri periodi dell'anno sono indispensabili una serie di modifiche, con qualche aumento di volumetria (ad esempio, le piscine dovranno essere al coperto; sale di ritrovo e altri siti di aggregazione sono necessari quando si trascorre in albergo la maggior parte della giornata).
A conti fatti, il piano (e la legge urbanistica che gli dà gambe), congelando tutto, penalizzano i Comuni virtuosi, quelli che hanno preservato il territorio (alcuni lo hanno fatto scrupolosamente), ai quali sembra preclusa l'espansione urbanistica.
Un altro quesito sollevato, riguarda una situazione di sostanziale ambiguità fra Programmazione e Urbanistica. I due assessori - ha affermato Antonello Figus, sindaco di Santa Giusta - non parlano la stessa lingua. La Programmazione ha attiva i "laboratori" indicando alcuni possibili progetti economici e chiedendo ai Comuni di coinvolgere le imprese. Su che cosa? Se l'assessorato dell'Urbanistica non recepirà i progetti condivisi dall'assessorato della Programmazione, saranno in forse i finanziamenti comunitari?
Fra i virtuosi c'è Bosa, che nel 1999 ha approvato il Puc secondo le norme vigenti dei Piani territoriali, rinunciando al 50 per cento delle volumetrie, spostando le "zone F" all'interno dell'abitato e lasciando "intonsi" 30 km. di coste (Salvatore Pusceddu, assessore). Ora Bosa è stata divisa in due ambiti con filosofie diverse; uno dei due afferisce a territori montani (Ittiri e Thiesi) con scarse attitudini marinare.
Senza l'uso (corretto) delle coste per alcuni paesi il futuro è grigio ("stiamo morendo", dice Ferrari, assessore di Cabras. I suoi 40 km di coste, facilmente accessibili potrebbero non essere più una ricchezza). Per questo i sindaci chiedono che la Regione tracci linee di sviluppo economico, presenti la legge urbanistica (testo unico) e poi affronti gli aspetti paesaggistici ambientali. Non parlare, in queste zone, di pesca e di agricoltura può fare comodo; ma il progetto che ne viene fuori è monco. (adel)
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