CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

 

La Giunta difenderà i diritti della Sardegna anche di fronte alla Corte  Europea di Giustizia".
La Seconda commissione e le scelte politiche comunitarie


Cagliari, 15 dicembre 2005 - Oggi e domani si discutono, a Bruxelles, i destini dell'Unione europea; i capi di Stato e di Governo sono chiamati, infatti, a decidere sulle proposte di finanziamento della Comunità esaminando, approfondendo, la proposta di Toni Blair (presidente di turno della Comunità) sulla quota di PIL (il prodotto interno lordo) che ogni Paese deve versare alla UE per il suo funzionamento. La proposta inglese, "al ribasso" rispetto alle altre ipotesi di accordo avanzate in questi ultimi anni, porterebbe ad una "significativa" diminuzione dei fondi europei disponibili ed ad un drastico "taglio dei finanziamenti comunitari destinati alla Sardegna".

Una situazione di per se grave, aggravata dall'uscita della Sardegna dall'Obiettivo 1 ed il suo trasferimento nel programma "uscita e basta", senza il paracadute fornito dall'uscita "morbida", ipotizzata anche dagli impegni solennemente "confermati", sino a qualche settimana fa, dal Governo nazionale.

Una situazione denunciata, con forza, dal presidente della Regione, che ha incontrato la Seconda commissione, Politiche comunitarie, presieduta da Paolo Pisu, proprio per illustrare l'attuale situazione della "vicenda Comunità", alla luce degli ultimi incontri con il ministro Micciché, responsabile per lo Sviluppo e la Coesione territoriale, che ha messo a punto le "proposte" dell'Italia sulla riforma della politica di coesione comunitaria 2007-2013, che saranno illustrate nell'incontro di Bruxelles che si è aperto questa mattina.

Da parte del Governo, ha detto il presidente Soru, una inconcepibile "chiusura" nei confronti dell'Isola, che ha inutilmente chiesto il rispetto degli accordi solennemente firmati, nel luglio 2002, tra il presidente del Consiglio Berlusconi, quattro ministri del "suo" governo ed il presidente della Giunta Mauro Pili. In quell'Intesa Stato-Regione si sanciva, solennemente, l'impegno del Governo a difendere il diritto della Sardegna, per la sua insularità e le particolari condizioni socio-economiche, a "rimanere" nell'Obiettivo 1, assieme all'altra isola italiana, la Sicilia.

Di quel "solenne impegno", nelle recenti affermazioni del ministro Micciché non c'è alcuna traccia, ma il presidente Soru ha indicato una serie di decisioni che fanno "credere" che il Governo avesse firmato quell'Intesa con altri scopi e con più di una riserva mentale sul suo rispetto. Comunque, ha aggiunto Soru, abbiamo ribadito al Ministro il "nostro impegno a difendere i diritti della Sardegna, in ogni sede", anche disconoscendo le posizioni nazionali a proposito delle politiche europee e ricorrendo "all'Alta Corte di giustizia", nel caso lo Stato si dimenticasse degli impegni sottoscritti con l'Isola, non tutelasse i diritti, le ragioni della Sardegna.

Una posizione avvalorata, proprio in sede comunitaria, dalla "disponibilità" espressa dalla commissaria europea alle Politiche regionali, Canuta Hubner, ad inserire anche la Sardegna tra le regioni alle quali garantire "un'uscita morbida" dai programmi finanziati dall'Obiettivo 1.

La Seconda commissione, dal canto suo, affermando la necessità del rigoroso rispetto dell'Intesa del 2002, ha elaborato un documento a sostegno della posizione della Giunta ed ha auspicato l'approvazione, da parte del Consiglio regionale, di un ordine del giorno unitario, da trasmettere immediatamente al Governo, con il quale ribadire il diritto della Sardegna a "non essere ulteriormente penalizzata" dalle scelte europee ed al rispetto dei numerosi accordi e decisioni, da quelli di Nizza a quelli di Lisbona, nei quali l'handicap dell'insularità è sempre stato "riconosciuto" come fattore geografico penalizzante per lo sviluppo delle regioni periferiche e marittime europee. Un "riconoscimento" che non può, certamente, essere ignorato addirittura dallo Stato italiano. (mc)


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